LA VENDETTA È UN PIATTO CHE VA SERVITO… AL DERBY! – PEDRO È IL TERZO GIOCATORE NELLA STORIA (DOPO RAGGIO DI LUNA SELMOSSON E KOLAROV) A SEGNARE NEL DERBY DELLA CAPITALE SIA CON LA ROMA CHE CON LA LAZIO – QUEST’ESTATE L’EX BARCELLONA E CHELSEA ERA STATO MESSO FUORI ROSA DA MOURINHO E HA DECISO DI RIABBRACCIARE SARRI– “IL MIO GOL È STORICO? ERA IMPORTANTE PER ME..." - VIDEO

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Matteo Pinci per "la Repubblica - Edizione Roma"

 

«Ci tenevo a fare gol, per me era un derby speciale». Mentre lo dice, nella testa di Pedro Rodriguez Ledesma scorrono certamente quei giorni a Trigoria. Non l'anno da calciatore della Roma, ma quel mese tra luglio e agosto in cui ogni giorno doveva raggiungere un campo periferico del centro sportivo romanista per allenarsi con gente che José Mourinho non riteneva all'altezza della sua Roma. 

 

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Nessuno gli ha mai spiegato il perché: lo hanno lasciato lì, a corricchiare accanto a Javier Pastore o a Steven Nzonzi, gente di cui a Roma si erano perse le tracce da tempo, Coric e Bianda, di cui non si sono avute mai. Lui, che tra Barcellona, Chelsea e Spagna ha alzato al cielo 25 trofei, tra cui Mondiali ( per Nazionali e per club), Europei, Champions, Europa League. 

 

La sua vendetta? Il gol del 2- 0. Ha esultato, eccome, e l'aveva annunciato. Chissà che piacere deve avergli dato infliggere il colpo fatale a Mourinho e alla Roma, a loro. In fondo, lo Special è sempre stato il " nemico": era l'uomo che, lo disse Piqué, esasperava Guardiola ai tempi del Barcellona, del suo Barcellona, contendendogli trofei, togliendogliene qualcuno - la finale di Champions del 2010, la Liga spagnola del 2012 - ma è a Roma che gli ha inflitto il colpo più duro. 

 

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Emarginare Pedro però può essere un rischio. Offrirlo ai rivali, addirittura una sentenza: lo dicevano tutti, a Trigoria, dall'estate. «Al derby partiamo da 0-  » , dicevano i più avveduti. O solo chi conosce la storia di questa partita magica, adrenalinica, in cui l'arma più appuntita di cui si possa disporre non è mai uno spietato centravanti ma la motivazione di chi la gioca. 

 

Non è un caso se, a differenza di Milano o Torino, sono i traslochi da una sponda all'altra. Prima di Pedro, a segnare con entrambe le maglie ci erano riusciti solo in due, Selmosson che chiamavano Raggio di luna, alla fine degli Anni Cinquanta, e poi Kolarov un paio di stagioni orsono. « L'ho saputo, ci tenevo, era la storia», ha sorriso lui. 

 

PEDRO LAZIO PEDRO LAZIO

Provando a spostare l'obiettivo: « Era molto importante per noi, per i tifosi, dopo quattro partite in cui non avevamo vinto. Oggi era un derby speciale per me. Anche se non ho fatto una partita bellissima sono molto felice per la squadra e per l'allenatore, ha una idea di gioco molto aggressiva, con cui mi trovo molto bene, abbiamo avuto tante occasioni, abbiamo fatto due gol subito ». 

 

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Adesso la Lazio non è più solo il posto in cui dimostrare di essere ancora un calciatore: un gol nel derby è un sigillo di garanzia: « Mi sento molto comodo qui, sono molto felice di essere alla Lazio, tutti i tifosi quando sono arrivato mi hanno ricevuto della migliore forma possibile, qui c'è una famiglia e sono contento di giocare per Sarri, giocare palla veloce e creare occasioni, bellissimo per me, non era facile fare questa partita per come ci arrivavamo, il derby difficile. Voglio dare tutto per questa squadra. Il mio gol è storico? Era importante per me segnare, era un momento importante per la mia carriera».

 

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 E forse è proprio per questo motivo che nonostante il curriculum impressionante, decida di mettere questa partita in cima alle più belle della sua carriera: « Il derby di Roma? Uno dei migliori del mondo, se ne parla tutta la settimana, la gente ti ferma per la strada, questo ti dice tutto. Ho giocato tanti derby, col Chelsea, col Barcellona, ma questa per me è la più forte del mondo».

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