Antonio Riello per Dagospia
LUXURY and POWER
Persia to Greece
The British Museum
Great Russell Street, Londra WC1B 3DG
Fino al 13 Agosto 2023
Il British Museum di solito organizza ogni anno un paio di grandi mostre tematiche con centinaia di reperti, spesso anche di imponenti dimensioni. Per dirla in linguaggio musicale, delle sinfonie con un robusto organico orchestrale.
La mostra LUXURY and POWER e’ invece - da questo stesso punto di vista - come fosse un quartetto d’archi: gli oggetti non sono molti e la visita si puo’ esaurire in una mezz’ora (o poco piu’). Ma nonostante cio’ si tratta un progetto di grande interesse perche’ indaga sul potere del lusso, che puo’ essere considerato come una arma (impropria ma efficace) della Geopolitica. Va riportato inoltre che il catalogo e’ molto ben fatto e l’allestimento assolutamente eccellente.
La maggior parte dei reperti in mostra sono proprieta’ del British Museum (come il celebre busto di Pericle o i fregi del Tempio delle Nereidi). Ma c’e’ anche il favoloso il Tesoro di Panagyuriste: nove calici di oro puro (per un totale di circa 7 Kilogrammi) che provengono dalla Bulgaria. Il ritrovamento di queste meraviglie nel 1949 fu assolutamente casuale.
Tre fratelli in un villaggio sperduto della Tracia stavano scavando argilla per fare dei mattoni con i quali costruire le proprie case quando si imbatterono in qualcosa di metallo luccicante. Raramente lo stato Bulgaro permette che siano trasportati all’estero, e quindi questa e’ senz’altro una ottima opportunita’ per poterli finalmente ammirare.
Il visitatore si ritrova al tempo delle famose “Guerre Persiane”, quando nel V Secolo a.C., le citta’ Greche si confrontano bellicosamente con l’Impero Achemenide, che si estendeva sul Medio Oriente e su parte dell’Asia Centrale.
La logica del potere degli imperatori Persiani era (almeno in parte) basata su dei preziosissimi regali che venivano fatti agli amministratori locali dell’autorita’ imperiale (i Satrapi, che erano sparsi in tutto l’Impero).
greek celebrating persian defeat
Lo scopo era di cementare la fedelta’ dei funzionari e questi oggetti del desiderio funzionavano piuttosto bene allo scopo: la cupidigia fa centro (quasi) sempre. Era diffusa una idea molto onnivora del lusso che comprendeva non solo l’oro, l’argento e le pietre preziose ma anche l’avorio, le spezie, gli incensi, i cosmetici e le stoffe con colori particolarmente accesi. Insomma la compagine imperiale persiana era tenuta assieme da questi doni impareggiabili che surrogavano, con grande sfoggio, la presenza del sovrano stesso.
Le citta’ Greche consideravano i Persiani dei “barbari”. E il loro “lusso Imperiale” sinonimo di arretratezza e di corruzione: qualcosa di primitivo e di intrinsecamente immorale. Gli Ateniesi consideravano lo sfoggio di ricchezze molto piu’ che una semplice mancanza di buon gusto: si trattava di una vera e propria minaccia alla democrazia. Sparta a sua volta considerava perfino Atene un luogo di smollaccioni depravati.
Nonostante questo il fascino sottile dell’Oriente debosciato si faceva comunque sentire. Gli artigiani Greci cercavano in qualche modo di riprodurre le forme dei manufatti Persiani (fatti in oro e argento) con materiali poco costosi come la ceramica. In mostra ci sono gli originali e le versioni Greche. “Ti disprezzo, sia chiaro, ma cerco, a modo mio, di copiarti” era il mantra ricorrente di questa ambigua situazione. Un po’ quello che succedeva in Italia durante l’autarchia fascista: i prodotti stranieri venivano, piu’ o meno abilmente, riprodotti ad un livello qualitativo inferiore.
Per i Greci il nemico era contrassegnato dalla barba assai curata, gli occhi bistrati/truccati, gli unguenti profumati e soprattutto i pantaloni (vero simbolo per eccellenza della barbarie, mai un greco li avrebbe indossati). I Barbari erano considerati in poche parole degli esseri corrotti e, spesso, anche effeminati. Se ai tempi di Pericle ad Atene l’omosessualita’ era pubblicamente praticata senza problemi, l’effeminatezza era in ogni caso oggetto di derisione.
Una societa’ androcratica, come quella Greca, approvava le pratiche omosessuali quando erano un elemento capace di sottolineare la mascolinita’ cameratesca. Il lato femminile (considerato come “debole”) veniva invece comunque fortemente stigmatizzato e deriso. Un uomo che curava troppo il proprio aspetto era paragonato senza compiacimento ad una femmina. Non c’era insomma proprio spazio per quella che oggi chiamiamo “cultura Trans”. Ma anche l’estetica chiassosa ed esibita era in genere censurata dai Greci antichi che consideravano la moderazione come una grande virtu’ civica. Gli incivili erano infatti sempre immaginati nell’atto di ostentare e di pavoneggiarsi con clamore.
Ogni Civilta’ ha bisogno di creare un proprio codice visivo che possa rappresentare, o almeno suggerire, le proprie coordinate morali. Il mondo Ellenistico, dopo la morte di Alessandro Magno, provera’ a sdoganare, un po’ alla volta, un certo livello di lusso (che i venerati filosofi del mondo classico non mancheranno comunque di castigare).
Lo scontro ideologico ed estetico, oltre che militare, tra la democrazia Greca e l’Assolutismo Persiano e’ una storia che in un certo senso va avanti fino ai nostri giorni. Basta sostituire ai personaggi: i paesi dell’Occidente da una parte e Russia & Cina dall’altra. Solo che oggi paradossalmente nello scacchiere internazionale la parte dei decadenti corrotti (o almeno dei viziati amanti delle comodita’) sembra che la stiamo facendo noi. E’ pur vero che il lusso tradizionale e’ prodotto dalla Francia e dall’Italia e quello tecnologico dagli Stati Uniti.
Quanto ai comportamenti sessuali siamo globalmente paragonati ad una super filiale di Sodoma&Gomorra. In questa molto-bizzarra prospettiva storica, parrebbe dunque che stiamo diventando (senza accorgercene) i “nuovi barbari”. Per fortuna pero’ ancora discretamente democratici e abbastanza tolleranti. Almeno sotto questo aspetto possiamo ancora immaginarci, in piena legittimita’, dalla stessa parte degli antichi Greci.
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