mast bologna

UN MARZIANI A BOLOGNA - VADO AL ‘MAST’, VADO A GONFIE VELE – LA STANCHEZZA DI UN OPERAIO CATTURATA NELLO SCATTO DI SEBASTIÃO SALGADO, IL PESCIVENDOLO E I DUE MACELLAI IMMORTALATI DA IRVING PENN. SONO ALCUNI DEGLI OLTRE SEICENTO SCATTI RACCOLTI NELLA MOSTRA UNIFORMINTO THE WORK / OUT OF THE WORK, UNA MOSTRA COLLETTIVA SULLE DIVISE DA LAVORO NELLE IMMAGINI DI 44 FOTOGRAFI – COMPLETA IL PERCORSO UN’ESPOSIZIONE MONOGRAFICA DI WALEAD BESHTY, CHE RACCOGLIE CENTINAIA DI RITRATTI DI ADDETTI AI LAVORI DEL MONDO DELL’ARTE

Gianluca Marziani per Dagospia

 

 

sebastiao salgado

L’Italia industriale di una borghesia emiliana luminosa. L’Italia filantropica di famiglie consapevoli che rilasciano valori sul territorio geografico ma anche sulle geografie del pensiero etico. L’Italia che sa fare Cultura con strumenti sensibili, motivazioni pedagogiche e profili specifici, inclusivi, aperti ai codici liquidi del mondo civile.

 

Il vostro marziano atterra a Bologna per visitare un luogo unico come la Fondazione MAST, un’istituzione che dal 2013 è l’evoluzione kantiana del museo d’azienda, sorta di organismo bioculturale voluto da Isabella Seragnoli, presidente di Coesia, holding di aziende che producono macchine automatiche per il packaging e sistemi di controllo ad alta tecnologia.

 

Il pianeta Seragnoli è una di quelle imprese familiari per cui vale la parola “eccellenza”, un termine che qui definisce un modello civico non casuale, da considerare “modello Bologna” vista la schiera di figure regionali che lo implementano: Marino Golinelli (fondatore di Opificio Golinelli, altro gioiello di cui il marziano vi parlerà prossimamente), il ravennate Federico Marchetti (fondatore di YOOX, oggi a capo del gruppo YNAP S.p.A.), Marina Deserti, Giovanna Furlanetto, Alberto Masotti e, appunto, la Presidente della Fondazione MAST Isabella Seragnoli che del filantropismo a rilascio capillare ha fatto un maturo modello olistico.

roland fisher

 

Dai portici del centro si arriva nel periferico quartiere Reno. Scendo dal taxi, giro lo sguardo e capisco subito che al MAST convivono visione e strategia, civiltà e progetto, lavoro e umanesimo. Labics, innovativo duo di architetti romani, ha elaborato uno spazio possente con la leggerezza di un’ala in cemento, un posto di gravità sospesa che ricorda un’isola definitiva e silenziosa, vero laboratorio del pensiero per immaginare la misura umana della tecnologia, il profilo educativo del progresso digitale, quel fatidico valore morale che forma generazioni mentre modula le strategie culturali di un’industria ad altissimo fatturato.  

 

paola agosti

La scultura rossa firmata Mark di Suvero è la firma netta nello spazio d’ingresso, il codice geometrico che condensa la filosofia aziendale, ovvero, rigore e solidità, equilibrio e potenza ma anche passione, sangue, personalità. Rappresenta il prologo iconico di una collezione (distribuita negli spazi interni) in cui la geometria si scalda nei colori accesi, nei materiali eterogenei, negli angoli morbidi. Anish Kapoor, Olafur Eliasson, Donald Judd, Julian Opie, Robert Indiana, loro ed altri per implementare il silenzio meditativo con isole di pura energia, allestite tra vuoti densi che si integrano alle sale didattiche (favolosa la prima parte che spiega, con processi interattivi, come funzionano i sistemi meccanici ad altissima precisione), alle aree di raccordo, alla zona del mangiare, alle aule dell’Academy, al Centro Wellness, al Nido Scuola, all’Auditorium, ai servizi e ad un corollario virtuoso di vetrate, strutture a palafitta, colori modulari, scale, tecnologia nascosta, luci variabili…

 

irving penn

Varcata la soglia d’ingresso è subito chiaro il peso sostenibile dell’idea: uno spazio che racconti l’universo ampio del lavoro e dell’industria attraverso l’arte fotografica (il responsabile artistico è Urs Stahel), orientando lo spettatore tra mostre personali o tematiche che documentano fabbriche, lavori a mano, catene di montaggio, macchinari, sistemi, logistica e tutto l’apparato umano senza il quale l’industria sarebbe un termine vacuo. Uomini e donne con cui attraversiamo il Novecento europeo e statunitense, toccando guerre e tempi prosperi, città e periferie, artigianato e meccanizzazione, tra pionieri e capitani d’industria, manovalanza e settori specialistici, non dimenticando le ambiguità, le tragedie, l’incidenza sul paesaggio ma anche la creazione di nuovi costumi sociali, nuove professionalità e nuovi prodotti per un mondo migliore.  

 

LE MOSTRE

herb ritts

W. Eugene Smith coi suoi scatti anni Cinquanta su Pittsburgh, la più importante città industriale del primo Novecento; Thomas Ruff con il suo perfezionismo chirurgico che cattura macchinari e dettagli meccanici; Jakob Tuggener, gigante della fotografia industriale, con le immagini di FABRIK che narrano i rapporti tra uomo e macchina dagli anni Trenta agli anni Cinquanta; Dayanita Singh e il suo sguardo profondo sugli aspetti umani nel cuore dell’industria pesante… fino alla recente avventura di Anthropocene, un tuffo aereo sulla Terra plasmata dagli umani, un progetto di epocale centralità che ha intrecciato gli sguardi di Edward Burtynsky, Jennifer Baichwal e Nicholas de Pencier.

 

BIENNALE FOTO/INDUSTRIA

E’ il fiore all’occhiello del MAST, la prima Biennale sul tema Industria che ha da poco raggiunto la quarta edizione, conclusasi il 24 novembre 2019 e, come da consuetudine, organizzata tra la sede d’origine e una serie di spazi bolognesi. La quarta tappa, diretta da Francesco Zanot (che ha proseguito il lavoro di François Hébel), ha offerto 11 mostre in altrettanti luoghi per riflettere sul tema del costruire in un sistema complesso ma fragile come il presente.

 

Sfogliavo il catalogo a fascicoli e notavo quanto offra la fotografia “tecnica” per la comprensione dettagliata del presente, per ampliare le nozioni attraverso le visioni, per varcare l’inaspettato e definire le ragioni del progresso. Tutto diventa più complesso nel vostro mondo ma i fotografi dai connotati specialistici aiutano ad orientarsi sulle strade del domani. La loro è arte utile, pratica, pedagogica.   

 

UNIFORM

tubke

Il nuovo progetto espositivo coglie, negli scatti di 44 fotografi, tutta l’essenza curatoriale del MAST, la sua coerenza tematica ma anche la flessibilità con cui sa declinare l’ambito del Lavoro. In mostra oltre 600 scatti tra nomi internazionali e uno spin-off dedicato a Walead Beshty coi suoi ritratti ai professionisti del mondo artistico. Funziona bene l’intreccio tra due modi opposti di vedere le uniformi: da una parte le molteplici tipologie d’uniforme che raccontano contesti storici, umani e professionali, ricreando un’enciclopedia narrante che osserva usi e costumi lavorativi nel Novecento e oltre; dall’altra, con gli scatti di Beshty, un controcanto sull’uniforme invisibile del terziario culturale, su figure del mondo artistico che vivono outfit e approccio in maniera attitudinale, spesso con poco margine per la funzione pratica, con la coscienza di un valore addizionale dietro l’abito, il fatidico habitus che amplifica l’identità sociale del vestire.  

 

walead beshty 5

Sapete una cosa, noi marziani siamo particolarmente recettivi quando scopriamo un progetto terrestre che unisce Lavoro e Cultura in maniera limpida, senza ambiguità semantica e falsa retorica, tutelando le figure professionali, il senso di comunità inclusiva, la cultura del sostegno e dell’allargamento familiare. Perché qui al MAST siamo noi spettatori le pedine aggiunte, accolte con educazione ma nel rispetto dei lavoratori di Coesia, che qui godono di un’entropia ad elevata civiltà morale.

 

Mensa, asilo nido e spazi comuni sono parte integrante del ciclo lavorativo, così da creare un’aria emotiva che non è solo atmosfera di bellezza ma contesto evoluto, per dare ai dipendenti un luogo letteralmente sano, dove anche i talk, le conferenze e le proiezioni (con un programma di ottimi ospiti che potete scoprire sul sito web) aumentano il bagaglio pedagogico di un’azienda da imitare con cura. E’ bellissimo, per una volta, entrare in un luogo espositivo e sentirsi ospiti in punta di piedi, attenti a non disturbare la quiete privata, come se qualcuno ci avesse aperto la sua casa per mostrarci frammenti di pura magia.

Gianluca Marziani

 

Esco da qui e sento che, parafrasando un famoso Vasco emiliano, “vado al massimo, vado a gonfie vele”. Ancor meglio, “Vado al Mast, vado a gonfie tele” (anche se qui vince la carta fotografica).

Gianluca Marzianiwalead beshty

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni alberto stefani luca zaia matteo salvini sondaggio

DAGOREPORT – VENETO DI PASSIONI PER IL CENTRODESTRA: LA VITTORIA DI ALBERTO STEFANI È SCONTATA, MA A CONTARE DAVVERO SARANNO I NUMERI! SECONDO IL SONDAGGIO DI PAGNONCELLI, IL GIOVANE LEGHISTA CON CIUFFO GIAMBRUNESCO È AL 62,8%, CONTRO UN MISERO 26,9% DEL CANDIDATO DI SINISTRA, GIOVANNI MANILDO. UN OTTIMO RISULTATO, MA SOLO SE NON SI RICORDA COSA AVVENNE CINQUE ANNI FA: ZAIA VINSE CON IL 76,79% DEI VOTI, E BASTÒ LA SUA LISTA, INSIEME A QUELLA DELLA LEGA, PER OTTENERE IL 61,5%. OGGI CI VUOLE TUTTO IL CENTRODESTRA UNITO PER RAGGIUNGERE LA STESSA CIFRA – LO SPETTRO DEL SORPASSO DI FDI SUL CARROCCIO: SE LE TRUPPE MELONIANE OTTENESSERO PIÙ VOTI, CHE FINE FAREBBE LA GIÀ FRAGILE LEADERSHIP DI SALVINI?

giorgia meloni matteo salvini antonio tajani giancarlo giorgetti

DAGOREPORT - COME MAI LADY GIORGIA INFLIGGE ALLA “NAZIONE”, IN VISTA DEL 2026, UNA FINANZIARIA COSÌ MICRAGNOSA, CORRENDO IL RISCHIO DI PERDERE CONSENSI? - UNA MISERIA DI 18 MILIARDI CHE, AL DI LÀ DELL’OPPOSIZIONE, STA FACENDO SPUNTARE LE CORNA DEL TORO AGLI ALLEATI SALVINI E TAJANI, MENTRE RUMOREGGIANO I VAFFA DI CONFINDUSTRIA E DEI MINISTRI COSTRETTI AD USARE L’ACCETTA AL BILANCIO DEI LORO DICASTERI (TAGLIO DI 89 MILIONI ALLA DISASTRATA SANITÀ!) – LA DUCETTA HA UN OTTIMO MOTIVO PER LA MANOVRA MIGNON: FINENDO SOTTO IL 3% DEL PIL, IL GOVERNO ALLA FIAMMA USCIRÀ CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER CONFEZIONARE NEL 2026 UNA FINANZIARIA RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON I TEMPI DELLE POLITICHE DEL 2027 - E GLI ITALIANI NELLA CABINA ELETTORALE POTRANNO COSÌ RICOMPENSARE LA BONTÀ DELLA REGINA GIORGIA…

shooting calendario pirelli 2026

A PRAGA SI SVAGA! – UNA PARATA DI STELLE STA PER INVADERE LA CITTÀ DI FRANZ KAFKA: PER LA PRESENTAZIONE DEL CALENDARIO PIRELLI 2026 VENERDÌ 14, ALLA MUNICIPAL HOUSE, SONO ATTESI 500 ILLUSTRI OSPITI ACCOLTI DA MARCO TRONCHETTI PROVERA CHE AVRÀ AL SUO FIANCO TANTO BEL MONDO: DA TILDA SWINTON A GWENDOLINE CHRISTIE, GUERRIERA NEL ‘’TRONO DI SPADE’’, DALLE MODELLE IRINA SHAYK ED EVA HERZIGOVA, DALLA STILISTA SUSIE CAVE ALLA TENNISTA VENUS WILLIAMS, DA LUISA RANIERI A FAVINO – NON MANCHERÀ CHIARA FERRAGNI ALLACCIATA ALL’EREDE GIOVANNI TRONCHETTI PROVERA…

sigfrido ranucci giovambattista fazzolari

DAGOREPORT - UCCI UCCI, TUTTO SUL CASO RANUCCI: DAI PRESUNTI CONTATTI DI SIGFRIDO CON I SERVIZI SEGRETI PER L'INCHIESTA DI "REPORT" SUL PADRE DI GIORGIA MELONI AL PEDINAMENTO DI SIGFRIDO, CHE COINVOLGEREBBE FAZZOLARI, IL BRACCIO DESTRO (E TESO) DI LADY GIORGIA – RANUCCI, OSPITE IERI SERA DI BIANCA BERLINGUER, HA PRECISATO, MA CON SCARSA CHIAREZZA, COSA E' ACCADUTO NELLE DUE VICENDE: “NON SONO STATO SPIATO DA FAZZOLARI. SO CHE È STATO ATTIVATO UN MECCANISMO PER CAPIRE CHI FOSSE IL NOSTRO INFORMATORE. SI TEMEVA FOSSE QUALCUNO DEI SERVIZI, MA NON È ACCADUTO” - SULL'ALTRA VICENDA DEL PEDINAMENTO: "NON SO SE SONO STATO SEGUITO MATERIALMENTE" – RIGUARDO L'ATTENTATO: "NON HO MAI PENSATO CHE DIETRO CI FOSSE UNA MANO POLITICA" - DAGOSPIA CERCA DI FAR LUCE SUI FATTI E I FATTACCI... - VIDEO

giorgia meloni marina berlusconi antonio tajani

DAGOREPORT – IL DESIDERIO DI FARSI INCORONARE REGINA D'ITALIA, PER IL MOMENTO, LA MELONA LO DEVE RIPORRE NEL CASSETTO DEI SOGNI - L’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, BOCCIATA DA TUTTI I PARTITI CHE NON INTENDONO FINIRE CANNIBALIZZATI DALLA MELONI, STA MANDANDO IN PEZZI FORZA ITALIA - TAJANI FA IL POSSIBILISTA E GLI AZZURRI ESPLODONO. LASCIAMO POI PERDERE LA FAMIGLIA DI ARCORE CHE VEDREBBE SPARIRE IL NOME BERLUSCONI DAL SIMBOLO DEL PARTITO - A MILANO SI VOCIFERA DI UN TERRIBILE SCAZZO AL CALOR BIANCO TRA UN TAJANI IN MODALITA' RIBELLE E CRISTINA ROSSELLO, VICINISSIMA A MARINA - L'IDEONA DI FARSI INCORONARE "SUA MAESTA' GIORGIA I" FA STORCERE IL NASO ANCHE AI VARI POTENTATI SOTTERRANEI DEI FRATELLINI D’ITALIA (LOLLOBRIGIDA-LA RUSSA-RAMPELLI)...

zaia stefani salvini meloni fico schlein de luca

DAGOREPORT – L'ESITO DELLE REGIONALI IN VENETO, CAMPANIA E PUGLIA E' GIA’ SCRITTO MA SARA' IMPORTANTISSIMO PER “PESARE” OGNI PARTITO IN VISTA DELLE STRATEGIE PER LE POLITICHE DEL 2027 – I VOTI DELLE VARIE LISTE POTREBBERO CAMBIARE GLI EQUILIBRI INTERNI ALLE COALIZIONI: SE IN CAMPANIA E PUGLIA LE LISTE DI DECARO E DI DE LUCA FARANNO IL BOTTO, PER L'EX ROTTAMATRICE DI ''CACICCHI'' ELLY SCHLEIN SAREBBE UNO SMACCO CHE GALVANIZZEREBBE LA FRONDA RIFORMISTA DEL PD - ANCHE PER CONTE, UN FLOP DEL SUO CANDIDATO ALLA REGIONE CAMPANIA, ROBERTO FICO, SCATENEREBBE LA GUERRIGLIA DEI GRILLINI CHE DETESTANO L'ALLEANZA COL PD - LADY GIORGIA TIENE D’OCCHIO LA LEGA: SE PRECIPITA NEI CONSENSI IN VENETO, DOVE E' STATA FATTA FUORI LA LISTA ZAIA, PROVEREBBE A SOSTITUIRE IL MALCONCIO CARROCCIO CON AZIONE DI CARLETTO CALENDA...