koons parigi

NON CE LA PRENDIAMO NEL KOONS: A PARIGI BUFERA SULL’OPERA PER LE VITTIME DELL’ISIS DI JEFF KOONS – BONAMI: "GIUSTAMENTE I PARIGINI SONO INSORTI. ERA COME PIAZZARE UN BOTERO A PIAZZA SAN PIETRO. MA IL MONUMENTO E’ SFORTUNATO ANCHE PER ALTRI MOTIVI". ECCO QUALI – "È BOOM DI OPERE DI NUOVI TALENTI AFROAMERICANI CHE CELEBRANO LA MEMORIA COLLETTIVA. MONUMENTO FA RIMA CON MOMENTO, MA LA SENSAZIONE È CHE QUESTA NUOVA VISIONE DEL MONDO E DELL' ARTE NON SARÀ PER NIENTE MOMENTANEA…"

Francesco Bonami per “la Repubblica”

 

KOONS PARIGI

C' è qualcosa di nuovo oggi nel sole, anzi d' antico. Come diceva Giovanni Pascoli. Il nuovo, anzi l' antico nel mondo dell' arte contemporanea è il monumento o la monumentalità che alcuni artisti hanno riscoperto, un po' per celebrare se stessi, un po' per correggere la storia e le sue celebrazioni molto spesso a senso unico. Alcuni esempi recenti ci aiutano a capire questa idea molto antica del monumento, con la quale l' arte contemporanea non ha mai avuto un rapporto facile.

 

Il primo esempio, sfortunato, su cui riflettere è il monumento alle vittime degli attacchi terroristici di Parigi realizzato da Jeff Koons, e piazzato dopo molte polemiche nei giardini del Petit Palais. In un primo momento doveva essere collocato tra il Musée d' Art Moderne de la Ville de Paris e il Palais du Tokyo, proprio in mezzo alla prospettiva che in fondo vede stagliarsi la Torre Eiffel.

 

Giustamente i parigini sono insorti. Era come piazzare un Botero a Piazza San Pietro.

KOONS PARIGI 1

Ma il monumento è sfortunato anche per altri motivi. Facciamo un passo indietro. Una bella serie di sculture di Koons si chiama Celebration. Tra quelle più note ci sono i vari Balloon Dog , cagnolini scintillanti fatti con i palloncini, Hanging Heart , il grande cuore sospeso e anche il mazzo dei Tulips (i tulipani) molto simile a quello che la grande mano del monumento alle vittime del Bataclan impugna e offre a Parigi. Ma quando si parla di terrorismo non si deve celebrare ma commemorare, e in questo Koons ha fatto confusione. Ed è di pessimo gusto la placca in cui non ci sono i nomi delle vittime ma di chi ha contribuito a realizzare l' opera (l' artista nella miglior tradizione ha donato l' idea ma non la realizzazione).

 

KOONS PARIGI 3

Non lontano dai tulipani di Koons, Yan Pei-Ming, artista cinese trapiantato dagli anni Ottanta a Parigi, ha celebrato al Museo d' Orsay i 200 anni dalla nascita di Gustave Courbet (1819-1877) con un monumentale dipinto esattamente delle stesse dimensioni del famoso Funerale a Ornans del 1850. Nel suo capolavoro Courbet rappresenta il funerale del suo prozio. Ming invece ha dipinto i funerali della mamma a Shanghai. Il confronto tiene, anche se ai punti vince la monumentalità di Courbet. A Londra invece, nella pancia di quella balena museale che è la Turbine Hall della Tate Modern, l' artista afroamericana Kara Walker ha installato Fons Americanus , una gigantesca fontana simil- Trevi dove però le ninfe sono state sostituite dalle vittime del razzismo della storia Usa. Un monumento che è una cicatrice o forse addirittura una ferita non ancora rimarginata su quella vergogna che è stata la schiavitù. Se il contenuto è dirompente, la realizzazione dell' opera è un po' raffazzonata.

 

cicciolina e jeff koons

Ma la storia del colonialismo e delle ingiustizie razziali rimangono al centro della nuova monumentalità. A New York ci sono ottimi esempi dell' urgenza di riscrivere la storia dell' umanità e dell' arte da punti di vista molto diversi da quelli stabiliti dalle nostre oramai barcollanti certezze. Monumentale è il nuovo Moma di New York, appena riaperto. Ma all' interno di questo monumento che una volta era il tempio della modernità dell' Occidente maschio, bianco e capitalista, i curatori hanno fatto una rivoluzione. Rimescolando le carte della storia dell' arte, spinti dai venti del #MeToo e dell' ascesa dell' arte afro e latinoamericana.

 

Così, accanto ai soliti Picasso e Matisse, oggi si possono ammirare emeriti ma non meno importanti sconosciuti.

 

rabbit jeff koons 4

Intanto a Times Square Kehinde Wiley, diventato famoso per aver fatto il ritratto ufficiale di Barack Obama, ha piazzato un enorme monumento equestre in bronzo alto più di otto metri intitolato Rumors of War . A cavallo non c' è però né un presidente né un generale, ma un giovane afroamericano con la felpa e la capigliatura di un musicista rap. È la risposta ai monumenti equestri che l' artista ha visto a Richmond in Virginia. E che celebrano i generali americani dell' esercito sudista che durante la guerra civile americana combattevano per difendere la schiavitù. Il cavaliere di Wiley, dopo New York, sarà installato permanentemente sull' Arthur Ashe boulevard proprio a Richmond, mentre si discute se rimuovere tutte le opere dedicate agli ex eroi razzisti.

 

Wangechi MutuThe NewOnes will free Us 2Wangechi MutuThe NewOnes will free Us

Ma i monumenti meno retorici e più belli sono le quattro figure femminili in bronzo dell' artista originaria del Kenya Wangechi Mutu intitolate The NewOnes, will free Us . Le sculture sono installate sulla facciata del Metropolitan Museum (sempre a New York) rimaste vuote dal 1902, quando il museo fu completato. Per il nuovo giovane direttore Max Hollein il lavoro di Mutu è il primo passo verso un nuovo dialogo che il museo e la società stanno portando avanti, sul fronte della storia dell' arte e della cultura. Le figure femminili rimarranno lì fino a gennaio del 2020, ma una o due potrebbero restare per sempre.

 

wangechi mutu blue eyes

Monumento fa rima con momento, ma la sensazione è che questa nuova visione del mondo e dell' arte non sarà per niente momentanea. I nuovi protagonisti, o meglio le nuove generazioni, forse ci libereranno, ma più che altro saranno libere di guardare il mondo da qualsiasi punto di vista vorranno. Perché tra Koons e Mutu c' è la stessa distanza che c' è tra la bombetta di un lord inglese e il cappello da baseball di Jay- Z.

Wangechi MutuThe NewOnes will free Us 1

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…