ATTENTI AI DUE ARZILLI VECCHIETTI – LA STRATEGIA DI DEL VECCHIO E CALTAGIRONE ORMAI È CHIARA: MARCIARE DIVISI, COLPIRE UNITI. OBBIETTIVO: STRAPPARE GENERALI A MEDIOBANCA (CHE HA IN PANCIA IL 13%) – SE IL PAPERONE DI AGORDO NON PUÒ ATTACCARE NAGEL (PER OTTENERE L’OK DALLA BCE PER SALIRE AL 20% DI MEDIOBANCA HA DOVUTO ACCETTARE IL MANAGEMENT E IL PIANO INDUSTRIALE), ALLORA PARTE ALL’ATTACCO CALTARICCONE – RIUSCIRANNO NAGEL E DONNET A RESISTERE AL COMANDO FINO ALL'ASSEMBLEA DEL LEONE CHE SI TERRÀ NEL 2022?

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Francesco Spini per "la Stampa"

 

francesco gaetano caltagirone philippe donnet francesco gaetano caltagirone philippe donnet

La vigilia di una altrimenti ordinarissima assemblea delle Generali non poteva essere più dirompente. Il secondo socio del Leone, Francesco Gaetano Caltagirone, titolare del 5,63%, con un colpo di scena non deposita le sua azioni ai fini della riunione.

 

Quindi il costruttore romano non voterà oggi il bilancio delle assicurazioni triestine che egli stesso, da vicepresidente vicario, non ha mancato di licenziare in sede di consiglio. In effetti nel mirino non ci sono tanto i conti del Leone, quanto la stagione che si aprirà da oggi in avanti.

Leonardo Del Vecchio Leonardo Del Vecchio

 

La mossa ha una portata più che altro segnaletica, un avviso ai naviganti prima che affrontino un mare forza 6: molto agitato, tendente a burrasca. Il consiglio nelle prossime settimane comincerà infatti la discussione sull' opportunità - contemplata dalla riforma dello statuto di un anno fa - di comporre una propria lista da sottoporre, tra 12 mesi, al voto dei soci, quando andrà in scadenza l' attuale cda.

 

Alberto Nagel Alberto Nagel

Eppure quello dell' Ingegnere non è un gesto teso a rovesciare il tavolo. Non ancora. Si vuole piuttosto marcare un malessere nella governance, per evitare che la lista del consiglio diventi un modo per Mediobanca - che da primo socio col 13% firmò la lista da cui è stata tratta l' attuale maggioranza, non senza strascichi polemici già allora - di perpetuare la sua influenza, ignorando il nuovo panorama dell' azionariato che nel frattempo è cresciuto attorno: non solo Caltagirone, ma anche Leonardo Del Vecchio (al 4,82% di Trieste) e il gruppo Benetton, che ha il 3,97%.

 

philippe donnet philippe donnet

Raccontano che i Benetton abbiano avuto la tentazione di seguire l' Ingegnere, ossia lasciare in cassaforte le azioni, per poi desistere all' ultimo momento: la loro idea sarebbe quella, rimasti fuori all' ultimo giro, di entrare nel cda. Del Vecchio, invece, ha depositato i titoli e espresso il suo voto, mantenendo separato il tracciato con gli altri azionisti pur condividendo con Caltagirone una certa idea di Trieste. Il suo, di malessere, del resto l' ha già espresso arrivando al 13,2% di Mediobanca dove potrà salire fino al 20%.

 

Quello di Caltagirone è, se vogliamo, il secondo razzo sparato in aria dopo l' ingresso con l' 1% proprio in Piazzetta Cuccia con cui vorrebbe aprire un dialogo per ragionare sul futuro di Trieste e capire se ci sia spazio per un percorso comune senza procedere a colpi di maggioranza.

francesco gaetano caltagirone foto mezzelani gmt42 francesco gaetano caltagirone foto mezzelani gmt42

 

Presto per tirare conclusioni e pensare già a liste alternative.

Ma la sintesi non sarà facile. Da tempo le cronache raccontano di un Ingegnere insofferente su strategia e visione dell' ad Philippe Donnet. Dopo aver detto di sì ai suoi piani, ha mostrato perplessità su diverse operazioni. Celebre il disappunto su Cattolica, come il supplemento di indagine chiesto sulla Malesia, ancora in fieri.

 

Insomma: troppi piccoli passi tra qualche occasione persa, come in Polonia, dove però il prezzo per gli asset di Aviva pagato da Allianz superava il budget del Leone.

Il punto forte dell' ad sono i conti: il risultato operativo del bilancio che oggi i soci sono chiamati a votare è ai massimi di sempre a 5,2 miliardi, in sei anni il manager francese ha distribuito 7 miliardi di dividendi.

GENERALI GENERALI

 

Sono questi numeri che, oggi, rendono Donnet il candidato su cui Mediobanca - che pure non appare intenzionata ad aprire guerre con i soci - continua a puntare. E questo nonostante non sempre in cda ci sia identità di vedute: è recente il «no» opposto all' ad dalla maggioranza su un' acquisizione in Russia.

 

Non solo. Dentro Piazzetta Cuccia si ritiene che la cosa migliore per il futuro del Leone sia percorrere la via della lista del consiglio, una espressione di governance considerata moderna e trasparente, a favore del 100% dell' azionariato.

 

philippe donnet philippe donnet

Anche in una «lista del cda», il ricambio sarà comunque accentuato, visto che diversi attuali consiglieri, avendo completato due mandati, perderanno i requisiti di indipendenza. Ma lo scontro in atto è sul vertice e tra due visioni del mondo. Il mercato per ora non si infiamma e il titolo sonnecchia con un +0,59%.

 

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