draghi putin

LE AZIENDE ITALIANE SI PREPARINO: ARRIVANO LE CONTRO-SANZIONI RUSSE - IL CREMLINO HA MINACCIATO RITORSIONI: POTREBBE VENDERE GLI ASSET (PRESUMIBILMENTE IN RUBLI) O AFFIDARE LE AZIENDE A UN'AMMINISTRAZIONE FIDUCIARIA - SAREBBE UN DISASTRO PER GLI INVESTITORI OCCIDENTALI - IN RUSSIA OPERANO CIRCA 500 SOCIETÀ ISCRITTE A CONFINDUSTRIA, CON UN FATTURATO DI 7,5 MILIARDI E UNO STOCK DI OLTRE 11 MILIARDI. UNIMPRESE CONTA 60 STABILIMENTI DI AZIENDE ITALIANE, ATTIVE NEL SETTORE INDUSTRIALE, IN QUELLO DEI SERVIZI E NELL'AGRO-ALIMENTARE.

Francesco Verderami per il “Corriere della Sera”

 

draghi putin

Il Cremlino si prepara alla ritorsione contro le aziende italiane che operano in Russia. È da una settimana che Mosca ha avvisato Roma: Putin ha ordinato al suo governo di approntare un provvedimento economico che rappresenterà la risposta all'applicazione delle sanzioni e al sequestro dei beni degli oligarchi. La mossa sembra essere per ora uno strumento di pressione politica, perché non è stata ancora indicata la data precisa in cui il decreto presidenziale entrerebbe in vigore.

 

aziende in fuga dalla russia 2

Tuttavia l'esplicita minaccia di varare «eguali contromisure» evoca la possibilità che i russi arrivino ad usare contro le società di Paesi europei «ostili» le stesse norme adottate contro gli americani. Fino all'esproprio. Putin non tollera quelle che i suoi emissari definiscono le «continue violazioni dei principi regolatori della proprietà privata» in Italia e di cui i suoi ricchi amici sarebbero vittime: per i russi si tratta di azioni illecite, per di più strumentalmente amplificate attraverso i media.

 

Secondo fonti del governo italiano è chiaro che la difesa degli oligarchi da parte di Mosca è un modo per evitare ulteriori crepe nella corte del dittatore. Ma l'intento primario è un altro: impedire che l'Europa proceda con ulteriori sanzioni, evitare che - per rispondere all'appello di Zelensky - decida infine di chiudere il rubinetto del gas da cui dipende la sopravvivenza economica della Federazione.

 

MARIO draghi E VLADIMIR putin

L'escalation del conflitto militare sta inevitabilmente determinando un'escalation del conflitto economico. E Putin immagina di usare le società occidentali presenti in Russia come ostaggio, incuneandosi nelle contraddizioni di un'Europa che - secondo Mosca - «non parla con una voce sola» perché ha «interessi confliggenti». I russi per ora non hanno mosso un dito nei riguardi delle aziende straniere che si trovano sul loro territorio e hanno deciso di interrompere l'attività: anzi sostengono di comprendere il loro atteggiamento di attesa.

 

aziende in fuga dalla russia 1

Ma se il fermo dovesse protrarsi, il governo di Putin imporrà una scelta: vendere gli asset (presumibilmente in rubli) o affidarli a un'amministrazione fiduciaria che sarà definita dal provvedimento all'esame del Cremlino. Sarebbe un disastro per gli investitori occidentali. Ecco l'arma. Puntata soprattutto contro Italia, Francia, Germania e Spagna. E che a quanto pare non riguarderebbe altri Paesi del Vecchio Continente - come l'Ungheria, la Grecia e Cipro - che Mosca tratta con benevolenza perché non si sono opposti alle sanzioni e però non le avrebbero di fatto applicate.

 

In Russia operano circa cinquecento società iscritte a Confindustria, con un fatturato di sette miliardi e mezzo e uno stock di oltre undici miliardi. Unimprese conta sessanta stabilimenti di aziende italiane, attive nel settore industriale, in quello dei servizi e nell'agro-alimentare. Tutti sono stati colti di sorpresa allo scoppio della guerra. E un paio di settimane dopo l'invasione dell'Ucraina il presidente degli industriali Bonomi - in un discorso tenuto a Salerno - lanciò un grido di dolore: «Di loro nessuno parla.

Nessuno sta pensando a loro. Le imprese sono abbandonate a se stesse».

DRAGHI PUTIN GAS

 

In realtà Palazzo Chigi e il ministero dello Sviluppo economico sono da tempo in allerta, e i segnali minacciosi che arrivano da Mosca erano messi nel conto. Non è dato sapere quali siano le contromisure che il governo italiano intenda adottare. Sul piano politico, il doppio standard prefigurato da Putin con i Paesi europei - la differenza che fa tra «buoni e cattivi» - è interpretato come la prova della strategia di chi mira a dividere l'Unione. Ma rivela anche la sorpresa del dittatore russo per la risposta dell'Occidente alla sua «operazione militare speciale» contro Kiev.

 

vladimir putin

Ce n'è traccia nei messaggi provenienti da Mosca, dove sottolineano come ci sia stato un diverso atteggiamento della Ue rispetto alla «crisi della Crimea». Perciò l'Italia deve sapere che l'attuale postura dei «Paesi ostili» rischia di produrre una frattura difficilmente ricomponibile, anche quando si arriverà a una soluzione del conflitto. L'offensiva preannunciata contro le aziende italiane (e non solo) è l'ennesimo avvertimento di Mosca nei confronti di chi «morde la mano che l'aveva aiutata». Se non fosse che a Roma il governo è cambiato da oltre un anno.

Ultimi Dagoreport

spionaggio paragon spyware giorgia meloni fazzolari mantovano giorgetti orcel francesco gaetano caltagirone flavio cattaneo

DAGOREPORT - E TRE! DALLO SPIONAGGIO DI ATTIVISTI E DI GIORNALISTI, SIAMO PASSATI A TRE PROTAGONISTI DEL MONDO DEGLI AFFARI E DELLA FINANZA: CALTAGIRONE, ORCEL, CATTANEO - SE “STAMPA” E “REPUBBLICA” NON LI FANNO SMETTERE, VEDRETE CHE OGNI MATTINA SBUCHERÀ UN NUOVO E CLAMOROSO NOME AVVISATO DI AVERE UN BEL SPYWARE NEL TELEFONINO - COME NEL CASO DEGLI ACCESSI ABUSIVI ALLA PROCURA ANTIMAFIA (FINITI IN CHISSÀ QUALCHE SCANTINATO), I MANDANTI DELLO SPIONAGGIO NON POSSONO ESSERE TROPPO LONTANI DALL’AREA DEL SISTEMA DEL POTERE, IN QUANTO PARAGON FORNISCE I SUOI SERVIZI DI SPYWARE SOLO AD AUTORITÀ ISTITUZIONALI - A QUESTO PUNTO, IL CASO È CORNUTO: O SI SONO TUTTI SPIATI DA SOLI OPPURE IL GOVERNO MELONI DEVE CHIARIRE IN PARLAMENTO SE CI SONO APPARATI “FUORILEGGE”. PERCHÉ QUANDO IL POTERE ENTRA NEI CELLULARI DEI CITTADINI, NON C’È PIÙ DEMOCRAZIA…

matteo salvini roberto vannacci giorgia meloni massimiliano fedriga luca zaia

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA GLI OCCHI PUNTATI SULLA TOSCANA! NELLA REGIONE ROSSA SARÀ CONFERMATO EUGENIO GIANI, MA ALLA DUCETTA INTERESSA SOLO REGISTRARE IL RISULTATO DELLA LEGA VANNACCIZZATA – SE IL GENERALE, CHE HA RIEMPITO LE LISTE DI SUOI FEDELISSIMI E SI È SPESO IN PRIMA PERSONA, OTTENESSE UN RISULTATO IMPORTANTE, LA SUA PRESA SULLA LEGA SAREBBE DEFINITIVA CON RIPERCUSSIONI SULLA COALIZIONE DI GOVERNO – INOLTRE ZAIA-FEDRIGA-FONTANA SONO PRONTI A UNA “SCISSIONE CONTROLLATA” DEL CARROCCIO, CREANDO DUE PARTITI FEDERATI SUL MODELLO DELLA CDU/CSU TEDESCA - PER LA MELONI SAREBBE UNA BELLA GATTA DA PELARE: SALVINI E VANNACCI POTREBBERO RUBARLE VOTI A DESTRA, E I GOVERNATORI IMPEDIRLE LA PRESA DI POTERE AL NORD...

matteo salvini luca zaia giorgia meloni orazio schillaci

FLASH! – L’”HUFFPOST” RIPORTA CHE SALVINI VUOL CONVINCERE LUCA ZAIA A PORTARE IL SUO 40% DI VOTI IN VENETO MA SENZA CHE IL SUO NOME BRILLI SUL SIMBOLO – PER ACCETTARE IL CANDIDATO LEGHISTA STEFANI, LA MELONA INSAZIABILE, PAUROSA CHE L’EX GOVERNATORE VENETO PORTI VIA TROPPI VOTI A FDI, L’HA POSTO COME CONDIZIONE A SALVINI – PER FAR INGOIARE IL ROSPONE, OCCORRE PERÒ CHE ZAIA OTTENGA UN INCARICO DI PESO NEL GOVERNO. IL MAGGIORE INDIZIATO A LASCIARGLI LA POLTRONA SAREBBE ORAZIO SCHILLACI, MINISTRO TECNICO IN QUOTA FDI, ENTRATO IN COLLISIONE CON I TANTI NO-VAX DELLA FIAMMA - AVVISATE QUEI GENI DI PALAZZO CHIGI CHE ZAIA SUI VACCINI LA PENSA ESATTAMENTE COME SCHILLACI…

monique veaute

NO-CAFONAL! – ARCO DI TRIONFO PER MONIQUE VEAUTE, QUELLA VISPA RAGAZZA FRANCESE CHE NEL 1984 GIUNSE A ROMA PER LAVORARE ALL’ACCADEMIA DI FRANCIA DI VILLA MEDICI - DA ABILISSIMA CATALIZZATRICE DI GENIALI E VISIONARIE REALTÀ ARTISTICHE INTERNAZIONALI, DETTE VITA A UN FESTIVAL CHE SCOSSE LO STATO DI INERZIA E DI AFASIA CULTURALE IN CUI ERA PIOMBATA ROMA DOPO L’ERA DI RENATO NICOLINI – L'ONORIFICENZA DI ''COMMANDEUR DE L'ORDRE DES ARTS ET DES LETTRES'' NON POTEVA NON ESSERE CONSEGNATA DALL’AMBASCIATORE FRANCESE SE NON A VILLA MEDICI, DOVE 40 ANNI FA TUTTO È NATO….

de luca manfredi schlein tafazzi conte landini silvia salis

DAGOREPORT - LA MINORANZA DEL PD SCALDA I MOTORI PER LA RESA DEI CONTI FINALE CON ELLY SCHLEIN. L’ASSALTO ALLA GRUPPETTARA (“NON HA CARISMA, CON LEI SI PERDE DI SICURO”), CHE HA TRASFORMATO IL PD DA PARTITO RIFORMISTA IN UN INCROCIO TRA UN CENTRO SOCIALE E UN MEETUP GRILLINO – NONOSTANTE LA SONORA SCONFITTA SUBITA NELLE MARCHE E IL FLOP CLAMOROSO IN CALABRIA, LA SEGRETARIA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA RESISTE: TRINCERATA AL NAZARENO CON I SUOI FEDELISSIMI QUATTRO GATTI, NEL CASO CHE VADA IN PORTO LA RIFORMA ELETTORALE DELLA DUCETTA, AVREBBE SIGLATO UN ACCORDO CON LA CGIL DI “MASANIELLO” LANDINI, PER MOBILITARE I PENSIONATI DEL SINDACATO PER LE PRIMARIE – IL SILENZIO DEI ELLY ALLE SPARATE DI FRANCESCA ALBANESE - I NOMI DEL DOPO-SCHLEIN SONO SEMPRE I SOLITI, GAETANO MANFREDI E SILVIA SALIS. ENTRAMBI INADEGUATI A NEUTRALIZZARE L’ABILITÀ COMUNICATIVA DI GIORGIA MELONI – ALLARME ROSSO IN CAMPANIA: SE DE LUCA NON OTTIENE I NOMI DEI SUOI FEDELISSIMI IN LISTA, FICO RISCHIA DI ANDARE A SBATTERE…