ferrari gucci poste italiane

BRAND E PORTA A CASA - LA FERRARI RICONQUISTA LA POLE: È IL MARCHIO PIÙ FORTE DEL MONDO - L'AZIENDA PER LA SECONDA VOLTA GUIDA LA GRADUATORIA MONDIALE APPENA PRESENTATA A DAVOS DA BRAND FINANCE IN TERMINI DI "FORZA" ANCHE SE È SOLO 206ESIMA QUANTO A "VALORE" - TRA LE ITALIANE LA SECONDA È GUCCI, TERZA È POSTE ITALIANE - IL SUPERPODIO PER VALORE ECONOMICO: AMAZON, GOOGLE E APPLE…

Raffaele Ricciardi per “Affari & Finanza - la Repubblica”

 

ferrari f40

Il Cavallino rampante sbaraglia la concorrenza e per il secondo anno di fila si conferma il marchio più forte del mondo. È Ferrari la società che, più di ogni altra, può fare leva sul proprio brand per influenzare le scelte dei consumatori e generare valore aggiunto dai propri prodotti. Un riconoscimento arrivato da Davos, dove la scorsa settimana si sono radunati i leader della finanza e della politica mondiale: sulle nevi dei Grigiori la società di consulenza Brand Finance ha svelato l'edizione 2020 della Global 500, la classifica dei marchi di maggior valore al mondo. Il report offre una duplice chiave di lettura.

gucci 3

 

Il ranking globale per valore economico dei marchi (di cui la "forza" è solo una componente) premia Amazon: il colosso dell'e-commerce da tre edizioni guarda tutti dall'alto. Il logo di Amazon vale oltre 220 miliardi di dollari: mai nessuno si era spinto oltre quota 200. Tra sé e Google, seconda in classifica, la società di Seattle ha scavato un solco di oltre 60 miliardi. Il motore di ricerca (160 miliardi di valore) ha scavalcato al terzo posto Apple, che ha visto il proprio brand value scendere dell'8,5% a quota 140 miliardi.

 

poste italiane

A detta di Brand Finance, il primato di Amazon sarà duraturo: oltre a imporsi sulle scelte dei consumatori in tema di acquisti, il colosso Usa si è già posizionato da leader nel cloudcomputing, nell'intelligenza artificiale e nello streaming. Non mancano sfide all'orizzonte per Bezos: dai grandi produttori - come Nike - che vogliono sfuggire alla dittatura commerciale della piattaforma e ritirano i loro prodotti, al pressing per una maggiore sostenibilità a discapito del modello delle "consegne a domicilio", tipica richiesta che viene dall'Europa, passando perla resistenza dei piccoli retailer indiani.

 

OLD ECONOMY IN RECUPERO

amazon

Dietro il successo di Amazon, un'analisi più sofisticata dei dati svela che il periodo del "tech è bello" sta volgendo al termine. I marchi del comparto tecnologico restano quelli che esprimono complessivamente il maggior valore, davanti a banche e retail. Ma, con la maturazione del settore, iniziano anche a sommarsi i casi di 'crisi' reputazionali che dimostrano come non sia più sufficiente presentarsi come alfiere del nuovo mondo digitale per avere successo: l'e-commerce di eBay, ma anche i cinesi Taobao e Tmall stanno perdendo smalto mentre i brand tradizionali come Walmart, che si dimostrano reattivi alla sfida digitale, stanno recuperando terreno.

 

google

Vista nel suo complesso, la classifica mostra dunque incredibili storie di successo in un clima di generale rallentamento della progressione di valore dei marchi. Tanto da portare gli esperti a domandarsi se ci sia una "bolla dei brand" in via di esplosione. Il valore combinato della top 500 è salito solo del 2% in questa edizione, con 244 marchi capaci di crescere e quasi altrettanti (212) in contrazione. Come hanno dimostrato le delusioni finanziarie delle Ipo di WeWork o Uber, spiega il rapporto, stanno venendo al pettine i nodi di valutazioni euforiche che non riescono a trasformarsi in risultati concreti da parte delle aziende. Una storia di rilancio, in questo senso, è quella della Tesla: la casa delle auto elettriche, dopo lunghi scetticismi, sembra aver cambiato marcia. In Borsa ha superato i 100 miliardi di capitalizzazione mettendosi negli specchietti la Volkswagen. E la classifica di Brand Finance la premia per avere mosso i passi giusti in Cina, ponendola in cima al gruppo degli scalatori con un marchio in crescita del 65% a 12,4 miliardi di valore.

apple

 

«Da una nostra analisi condotta sull'indice SeP 500, le società con un pesante rapporto tra brand value ed enterprise value crescono molto più della media», spiega Massimo Pizzo che guida la società di consulenza in Italia. «La ragione è banale: se il business dipende molto da immagine e reputazione, l'impresa riesce a differenziarsi dai competitor in quest'epoca in cui i prodotti sono tutti molto simili». Visto dall'ottica del valore, il Made in Italy si presenta con le solite luci e ombre. «Complessivamente, con crescita media del 5% i marchi italiani si muovono in linea con l'intera classifica».

 

presentazione nuovo logo enel (3)

Sono otto gli alfieri del tricolore, con la sola Gucci (di proprietà francese) a issarsi nella top 100: 17,6 miliardi il valore (+20%) per il 99esimo posto. A seguire si trovano Enel (156esima), Eni (197esima), Ferrari (206esima, ma - come visto - prima per forza del marchio), Generali (236esima), Tim (271esima), Poste Italiane (307esima) e Intesa Sanpaolo (317esima).

 

Secondo Pizzo, la classifica evidenzia un problema di "scarsità" dei marchi italiani rappresentati: «Il valore complessivo degli italiani è di circa 76 miliardi, poco più dell'1% del complesso della Top 500. Le migliori performance di nazioni più piccole della nostra, come Olanda e Svizzera, dimostrano che è teoricamente possibile anche un maggior peso dei brand italiani».

 

ferrari 275

PENALIZZATI I PICCOLI

Il cuore della questione è dimensionale: «Il tessuto imprenditoriale italiano è composto soprattutto da Pmi, che faticano a generare valore economico da immagine e reputazione». Pochi anche, sottolinea l'esperto, «i manager espressi nella classifica dei Ceo in grado di sostenere immagine e reputazione delle imprese.

 

Perché spesso, nonostante siano profili di alto livello, il problema reputazionale è affidato alle intuizioni personali più che a solide analisi». Non mancano però punti a favore, espressi proprio dalla graduatoria che sintetizza la forza del marchio come assetintangibile in grado di differenziare un prodotto dai competitor. «Gucci è insieme a Ferrari è uno dei 12 brand più influenti del mondo. Poste Italiane, al 53esimo posto si questa speciale graduatoria, è un altro fiore all'occhiello dei brand che hanno grandi potenzialità di crescita», conclude Pizzo.

 

 

Ultimi Dagoreport

dagospia 25 anni

DAGOSPIA, 25 ANNI A FIL DI RETE - “UNA MATTINA DEL 22 MAGGIO 2000, ALL’ALBA DEL NUOVO SECOLO, SI È AFFACCIATO SUI COMPUTER QUESTO SITO SANTO E DANNATO - FINALMENTE LIBERO DA PADRONI E PADRINI, TRA MASSACRO E PROFANO, SENZA OGNI CONFORMISMO, HAI POTUTO RAGGIUNGERE IL NIRVANA DIGITALE CON LA TITOLAZIONE, BEFFARDA, IRRIDENTE A VOLTE SFACCIATA AL LIMITE DELLA TRASH. ADDIO AL “POLITICHESE”, ALLA RETORICA DEL PALAZZO VOLUTAMENTE INCOMPRENSIBILE MA ANCORA DI MODA NEGLI EX GIORNALONI - “ET VOILÀ”, OSSERVAVA IL VENERATO MAESTRO, EDMONDO BERSELLI: “IL SITO SI TRASFORMA IN UN NETWORK DOVE NEL GIOCO DURO FINISCONO MANAGER, BANCHIERI, DIRETTORI DI GIORNALI. SBOCCIANO I POTERI MARCI. D’INCANTO TUTTI I PROTAGONISTI DELLA NOSTRA SOCIETÀ CONTEMPORANEA ESISTONO IN QUANTO FIGURINE DI DAGOSPIA. UN GIOCO DI PRESTIGIO…”

nando pagnoncelli elly schlein giorgia meloni

DAGOREPORT - SE GIORGIA MELONI  HA UN GRADIMENTO COSÌ STABILE, DOPO TRE ANNI DI GOVERNO, NONOSTANTE L'INFLAZIONE E LE MOLTE PROMESSE NON MANTENUTE, È TUTTO MERITO DELLO SCARSISSIMO APPEAL DI ELLY SCHLEIN - IL SONDAGGIONE DI PAGNONCELLI CERTIFICA: MENTRE FRATELLI D'ITALIA TIENE, IL PD, PRINCIPALE PARTITO DI OPPOSIZIONE, CALA AL 21,3% - CON I SUOI BALLI SUL CARRO DEL GAYPRIDE E GLI SCIOPERI A TRAINO DELLA CGIL PER LA PALESTINA, LA MIRACOLATA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA FA SCAPPARE L'ELETTORATO MODERATO (IL 28,4% DI ITALIANI CHE VOTA FRATELLI D'ITALIA NON È FATTO SOLO DI NOSTALGICI DELLA FIAMMA COME LA RUSSA) - IN UN MONDO DOMINATO DALLA COMUNICAZIONE, "IO SO' GIORGIA", CHE CITA IL MERCANTE IN FIERA E INDOSSA MAGLIONI SIMPATICI PER NATALE, SEMBRA UNA "DER POPOLO", MENTRE ELLY RISULTA INDIGESTA COME UNA PEPERONATA - A PROPOSITO DI POPOLO: IL 41,8% DI CITTADINI CHE NON VA A VOTARE, COME SI COMPORTEREBBE CON UN LEADER DIVERSO ALL'OPPOSIZIONE?

giorgia meloni ignazio la russa

DAGOREPORT - LA RISSA CONTINUA DI LA RUSSA - L’ORGOGLIOSA  CELEBRAZIONE DELL’ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL MOVIMENTO SOCIALE, NUME TUTELARE DEI DELLE RADICI POST-FASCISTE DEI FRATELLINI D'ITALIA, DI SICURO NON AVRÀ FATTO UN GRANCHÉ PIACERE A SUA ALTEZZA, LA REGINA GIORGIA, CHE SI SBATTE COME UN MOULINEX IN EUROPA PER ENTRARE UN SANTO GIORNO NELLE GRAZIE DEMOCRISTIANE DI MERZ E URSULA VON DER LEYEN - DA MESI 'GNAZIO INTIGNA A FAR DISPETTI ALLE SORELLE MELONI CHE NON VOGLIONO METTERSI IN TESTA CHE A MILANO NON COMANDANO I FRATELLI D'ITALIA BENSI' I FRATELLI ROMANO E IGNAZIO LA RUSSA – DALLA SCALATA A MEDIOBANCA ALLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA, DAL CASO GAROFANI-QUIRINALE ALLO SVUOTA-CARCERI NATALIZIO, FINO A PROPORSI COME INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI DI ‘’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ E IL MAGNATE GRECO IN NOME DELLA LIBERTÀ D’INFORMAZIONE – L’ULTIMO DISPETTUCCIO DI ‘GNAZIO-STRAZIO ALLA LADY MACBETH DEL COLLE OPPIO… - VIDEO

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…