CARIGE PIANGENTE – CI SONO BEN DUE SOLUZIONI, PRIVATE E INDUSTRIALI, PER SALVARE CARIGE: SONO CENTRATE SU BPER E UNICREDIT, SI SOMIGLIANO MOLTO E RUOTANO INTORNO ALLA SGA, LA SOCIETÀ DEL MEF CHE SI OCCUPA DI GESTIRE I CREDITI DETERIORATI. C’È UN PICCOLO DIFETTO: IL PRESUPPOSTO PER I DUE ISTITUTI È "COMPRARE" A COSTO ZERO – IL RUOLO DI QUELLE CHE UNA VOLTA ERANO LE COOP ROSSE

-

Condividi questo articolo


1 – CARIGE, TESTA A TESTA TRA UNICREDIT E BPER PER COMPRARLA GRATIS

Estratto dell’articolo di Andrea Greco per “la Repubblica”

 

CARIGE CARIGE

Una soluzione privata e industriale, per salvare Carige, c' è. Anzi ce ne sono due, centrate su Bper e a Unicredit. Ma si somigliano, e hanno il difetto di preludere alla liquidazione della banca che azzererebbe gli azionisti e che la Banca d' Italia sta facendo di tutto per evitare. Tuttavia i negoziati sono partiti, con un lavorio sottotraccia e discreto che negli ambienti felpati tra le istituzioni romane (con epicentro il Tesoro dove si gioca la partita) e la finanza del Nord. Unicredit contattata non ha commentato.

 

alessandro vandelli bper 1 alessandro vandelli bper 1

I piani d' azione preparati in parallelo da Unicredit e da Bper hanno fondamentali molto simili, e ruotano intorno alla Sga, società pubblica che si occupa di gestione dei crediti problematici. E parte dal presupposto di «neutralità di capitale», sdoganato giovedì a Modena dall' ad di Bper Alessandro Vandelli parlando a margine dell' assemblea. «Credo che oggi sia difficile prospettare operazioni su Carige senza che ci sia un modo per neutralizzare gli impatti patrimoniali di un' operazione di questo tipo, credo che questo sia il primo presupposto. Il dossier si può guardare, ma con questa condizione ». Chi compra, insomma, non deve pagare. È un po’ lo schema messo a punto due anni fa dal governo Renzi per Popolare di Vicenza e Veneto Banca, che furono "vendute" a Intesa Sanpaolo insieme a una dote da 5,4 miliardi, perché il compratore non avesse ricadute per l' integrazione di attività e personale delle due banche venete. (…)

 

vittorio malacalza vittorio malacalza

2 – LE COOP E LA (STRETTA) VIA DI BPER-UNIPOL VERSO CARIGE

Camilla Conti per “il Giornale”

 

L' ad della Bper, Alessandro Vandelli, ha aperto la porta al dossier Carige ma solo se non ci saranno impatti patrimoniali. Ovvero se l' operazione sarà a costo zero. L' ad di Unipol (che di Bper controlla quasi il 20%) era stato ancora più cauto: «Per Carige serve una soluzione industriale, ma al momento non ci sono le condizioni», ha detto in un' intervista al Sole 24 Ore

alessandro vandelli bper 2 alessandro vandelli bper 2

 

Cimbri deve stare attento a far digerire eventuali «bocconi» ai suoi azionisti di riferimento, ovvero le cooperative cui ha promesso di distribuire ricche cedole per complessivi 600 milioni entro il 2021 dopo aver venduto Unipol Banca a Bper per 220 milioni (operazione costata 338 milioni di minusvalenze sul bilancio di Unipol e 50 milioni su quello di UnipolSai).

BANCA CARIGE BANCA CARIGE

 

Il mondo di quelle che un tempo venivano etichettate come coop rosse è stato stravolto da una complessa riorganizzazione che da una parte ha fatto pulizia, ma dall' altra ha messo ancora più in luce i rischi di un sistema che lega a doppio filo i consumatori alla finanza. E qualche mal di pancia resta. Come quello manifestato da due soci di Holmo, che ancora possiede il 6,66% del gruppo guidato da Cimbri e di cui fra l' altro Carige è creditrice.

 

carlo cimbri carlo cimbri

Nell' assemblea del 7 maggio scorso, la rappresentante del socio Manutencoop (che detiene il 18,7%) ha votato contro il bilancio 2018 chiuso con un utile di 4,4 milioni rispetto ai 796mila euro del 2017. «Il valore della partecipazione in Holmo è inferiore rispetto a quello rinvenibile dal bilancio all' esame dell' assemblea», si legge nel verbale depositato alla Camera di Commercio che il Giornale ha potuto consultare.

 

carige carige

Anche se fonti vicine alla società smentiscono l' esistenza di tensioni fra i soci, contro il bilancio ha poi votato anche Coopsette, socio al 7,3 per cento. Il principale azionista di Unipol è però Coop Alleanza 3.0, la più grande cooperativa di consumatori d' Europa, nata dalla fusione tra Adriatica di Bologna, Estense di Modena e Nord Est di Reggio Emilia, con ipermercati e punti vendita dal Friuli alla Sicilia.

carlo cimbri 3 carlo cimbri 3

 

Il bilancio 2018 è stato chiuso con una perdita di quasi 290 milioni (nel 2017 furono 37 milioni), il piano industriale prevede tagli poderosi ai punti vendita entro il 2022 (circa il 10% da cedere all' esterno) e la riduzione di 700 dipendenti amministrativi. La cooperativa detiene attualmente 3,6 miliardi di prestiti sociali di circa 400 mila soci, che peraltro nel corso del 2018 avrebbero ritirato quasi 400 milioni. I 44 milioni l' anno di dividendi che Unipol ha garantito fino al 2021 sono quindi una importante boccata d' ossigeno.

 

alessandro vandelli bper alessandro vandelli bper

Le coop socie un tempo riunite in Finsoe (l' ex cassaforte di controllo) hanno del resto finanziato con circa mezzo miliardo l' uscita di Unipol dal tunnel tramite le nozze con FonSai del 2012 e garantiscono i propri soci prestatori proprio con le azioni di Unipol Gruppo, valutandole in molti casi a pezzi più alti dei valori di Borsa. «Sono una grande organizzazione, sapranno adeguarsi come già hanno fatto in passato ai tempi che cambiano, rimanendo competitive: il nostro obiettivo è dar loro una redditività interessante», ha detto Cimbri. Le spalle sono larghe ma gli ultimi anni sono stati complicati, soprattutto per le coop delle costruzioni. Il colosso Cmc di Ravenna è stato ammesso al concordato preventivo. Per il rilancio, la storica Cooperativa muratori e cementisti sta guardando a un polo alternativo a quello lanciato dal gruppo Salini Impregilo e Cdp, che salvaguardi la sua natura cooperativa con un' alleanza di stazza minore.

carlo cimbri 1 carlo cimbri 1 carlo cimbri 2 carlo cimbri 2

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

DAGOREPORT – JOE BIDEN VUOLE CHE GIORGIA MELONI METTA ALL’ORDINE DEL GIORNO DEL G7 L’USO DEI BENI RUSSI CONGELATI. PER CONVINCERE LA DUCETTA HA SPEDITO A ROMA LA SUA FEDELISSIMA, GINA RAIMONDO, SEGRETARIO AL COMMERCIO – GLI AMERICANI PRETENDONO DALL’EUROPA UN'ASSUNZIONE DI RESPONSABILITÀ DOPO TUTTI I MILIARDI CHE WASHINGTON HA POMPATO A ZELENSKY. MA METTERE MANO AI BENI RUSSI È UN ENORME RISCHIO PER L’UNIONE EUROPEA: POTREBBE SPINGERE ALTRI PAESI (CINA E INDIA SU TUTTI) A RIPENSARE AI LORO INVESTIMENTI NEL VECCHIO CONTINENTE…