giuseppe conte ponte morandi benetton autostrade

IL CASELLO DI CARTA - ATLANTIA FINANZIA AUTOSTRADE PER L'ITALIA CON 1 MILIARDO DI EURO, CHE SERVONO PER PAGARE GLI STIPENDI DEI 7.000 ADDETTI E METTERE QUALCHE TOPPA NEI PROSSIMI MESI VISTO IL CROLLO DEL TRAFFICO - ORA PARTE LA RICHIESTA DI FINANZIAMENTO GARANTITO DA SACE, MA IL GOVERNO ANCORA NON HA SCIOLTO LA RISERVA SULLA CONCESSIONE, CHE BALLA DAL CROLLO DEL PONTE MORANDI (AGOSTO 2018). GLI AZIONISTI DI ATLANTIA HANNO GIÀ SCHIERATO GLI STUDI LEGALI

 

Umberto Mancini per “il Messaggero

 

Autostrade per l'Italia è una società robusta, sostanzialmente sana, che però, se continuamente scossa, potrebbe andare in frantumi con danni gravissimi per tutta la filiera. Lo si capisce leggendo alcune delle 446 pagine del bilancio 2019 della concessionaria. L'elemento più rilevante, finora non emerso, è che Aspi può operare solo grazie a un finanziamento di circa 1 miliardo messo a disposizione da Atlantia, la holding infrastrutturale. Soldi freschi che servono per  pagare gli stipendi dei 7.000 addetti che gestiscono la principale rete autostradale italiana e mettere qualche toppa nei prossimi mesi visto che il crollo del traffico causa virus ha ridotto drasticamente gli introiti al casello.

giuseppe conte patuanelli

 

I VINCOLI

Ma la società, a causa della più volte annunciata revoca della concessione nei termini previsti dall'articolo 35 del Milleproroghe - che l'hanno di fatto esclusa dal mercato dei capitali - non può reggere a lungo senza liquidità propria. I numeri parlano chiaro: a dicembre 2019 Autostrade aveva un debito di circa 10 miliardi, effetto delle attività degli anni precedenti e composto in prevalenza da obbligazioni possedute da non meno di 7.000 piccoli risparmiatori italiani. Un importo in linea con quello delle altre concessionarie autostradali europee, diventato però difficilmente sostenibile dopo che, lo scorso gennaio, il cambio delle norme imposto in modo unilaterale dall'esecutivo ha fatto crollare il rating di Atlantia e di Aspi di ben tre scalini, a livello junk, cioè spazzatura.

 

roberto tomasi autostrade per l'italia

La sfida è difficile. Non è un mistero che nei prossimi 7 anni Aspi avrà bisogno di circa 13 miliardi di nuove risorse per finanziare gli investimenti - e ripagare i debiti che a mano a mano scadranno - e che questo passaggio sarà cruciale per la vita dell'azienda. A tutto questo, come accennato, si somma il crollo di traffico per il virus, che solo quest'anno porterà in cassa 1 miliardo di ricavi in meno e che vede, anche nel 2021, una riduzione stimata di oltre il 7% sul 2019. Ecco perché gli analisti hanno due scadenze in agenda: tra rimborsi dei bond e mancati ricavi, a giugno 2020 e a febbraio 2021 Aspi potrebbe andare in sofferenza di cassa per circa 400 e 900 milioni. Un problema serio, cui sta provando con fatica a rimediare cercando finanziamenti alternativi per supportare gli investimenti.

ATLANTIA INVESTITORI

 

Da un lato Aspi sta valutando di accedere alla garanzia Sace prevista dal Decreto Liquidità, dall'altro chiede a Cdp di poter usare una linea di credito di 1,3 miliardi stipulata nel 2017 anche se, paradossalmente, finora ha ottenuto un diniego dall'istituto di Via Goito, che si è trincerato dietro gli effetti del Milleproroghe. Questa situazione rischia anche di compromettere il programma di investimenti da 14 miliardi (di cui almeno 5 miliardi entro il 2023) che Autostrade sta realizzando (con opere come la Gronda di Genova e il Passante di Bologna), oltre che il piano di manutenzioni da oltre 2 miliardi entro il 2023. Soldi che darebbero un grande aiuto al Pil, soprattutto nella fase di rilancio post Covid-19 (ogni euro investito produce 2,5 euro di effetto indotto a livello del Pil).

 

IL NEGOZIATO

Aspi e Atlantia hanno messo sul piatto del governo (scrivendolo nero su bianco in bilancio) 2,9 miliardi per chiudere la partita della revoca. In cambio il gruppo privato chiede una modifica dall'articolo 35 del Milleproroghe per riacquistare lo status di investment grade nei giudizi delle agenzie di rating e quindi, come in passato, l'accesso diretto al mercato dei capitali, finanziando così gli investimenti senza garanzie dello Stato.

GIANNI MION 1

 

Finora, al di là di qualche contatto, nessuna risposta ufficiale è arrivata dal governo, nonostante il premier Giuseppe Conte avesse dato pubblicamente la propria disponibilità a valutare delle proposte, che sono state formulate da Aspi il 5 marzo. Il silenzio dell'esecutivo e l'ostracismo sul credito proprio mentre si stanno riversando sulle imprese diverse decine di miliardi di fondi pubblici non sono comprensibili ad analisti e investitori esteri, che iniziano a chiedersi a chi possa giovare questo immobilismo. 

 

La preoccupazione che circola tra analisti e fondi d'investimento è che si stia delineando un disegno per far perdere sempre più valore alla società, per avviare una nazionalizzazione a poco prezzo e contro le regole di mercato. Se ciò fosse vero sarebbe molto grave: non a caso su questo tema alcuni investitori esteri di Atlantia, il cui flottante è pari al 70% del capitale, stanno coinvolgendo prestigiosi studi legali per affilare le armi.

Ultimi Dagoreport

igor taruffi elly schlein

DAGOREPORT - QUALCUNO DICA A ELLY SCHLEIN CHE STA AFFONDANDO IL PD! - NON SOLO TOSCANA E UMBRIA, DALLA CAMPANIA ALLA SICILIA FINO ALLA PUGLIA, SI MOLTIPLICANO I PROBLEMI SUI “TERRITORI” - A FINIRE NEL MIRINO LO “SPICCIAFACCENDE” DI ELLY, IGOR TARUFFI, RESPONSABILE ORGANIZZAZIONE DEL NAZARENO. DOVE C’È LUI, C’È CASINO, VISTA LA SUA PROPENSIONE A SALVAGUARDARE I CACICCHI FEDELI ALLA MIGLIORE ALLEATA DEL GOVERNO MELONI - IN SUO SOCCORSO È ARRIVATO ANCHE IL BERSANIANO NICO STUMPO CHE NON RIESCE AD EVITARE I PASTICCI CHE "LO STRATEGA IN VERSIONE PIZZICAGNOLO" TARUFFI COMBINA A CAUSA DELLA SCARSA CONOSCENZA DELLE REGOLE E DELLE DIVERSE REALTA’ LOCALI. E PER LA PRIMA VOLTA…

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…