fabrizio palenzona fondazione crt

FABRIZIO PALENZONA SI È DIMESSO DA PRESIDENTE DELLA FONDAZIONE CRT! IL “CAMIONISTA” HA LASCIATO CON UNA LUNGHISSIMA LETTERA, PARLANDO DI UN CLIMA DI TENSIONE DA “STEMPERARE” PER RISPETTO DELLA FONDAZIONE – IERI SI ERA DIMESSO IL SEGRETARIO GENERALE, ANDREA VARESE, SFIDUCIATO DAL CDA DOPO AVER DENUNCIATO UN PRESUNTO “PATTO OCCULTO” TRA CONSIGLIERI – IL PASSO FALSO SULL’ACRI E L’INSOFFERENZA DEI TORINESI VERSO IL PAPA STRANIERO DI ALESSANDRIA

fabrizio palenzona foto di bacco

FABRIZIO PALENZONA SI È DIMESSO DA PRESIDENTE FONDAZIONE CRT

(ANSA) - Il presidente della Fondazione Crt Fabrizio Palenzona si è dimesso. Lo si apprende da fonti qualificate. Ieri si era dimesso il segretario generale Andrea Varese, sostituito ad interim da Annapaola Venezia.

 

LE GIRAVOLTE DI PALENZONA: TORINO PROCESSA IL PRESIDENTE DELLA FONDAZIONE CRT

Estratto dell’articolo di Paolo Griseri per www.lastampa.it

 

Attenzione, camionista contro il guard rail. La disavventura torinese di Fabrizio Palenzona da Alessandria è la classica rissa in cerca di una narrazione plausibile. Un infortunio sorprendente per un uomo navigato […], un banchiere di lungo corso che aspirava alla guida di Acri o, in alternativa, della cassa Depositi e Prestiti.  Uno che […] nell’aprile scorso, avrebbe utilizzato la guida della Fondazione della cassa di Risparmio di Torino come trampolino di lancio verso nuove e ben più ambiziose avventure.

fondazione crt

 

Forse proprio questa interpretazione della carica ha finito per alienargli almeno una parte dei consensi che lo avevano portato all’elezione: «Certe volte – commentava ieri sera un banchiere torinese – i trampolini sono meno elastici di quanto si crede».

 

Il mestiere di rappresentante dei camionisti in Conftrasporto Palenzona lo ha abbandonato da tempo anche se non del tutto. È rimasto a lungo alla guida dell’associazione dei concessionari autostradali, l’Aiscat. Così il nomignolo di camionista gli è rimasto appiccicato addosso […].

 

giuseppe guzzetti

C’è una logica che unisce biografie e territori. Da sempre la sua Novi Ligure e la provincia di Alessandria (che ha presieduto più volte) sono uno dei nodi strategici della logistica italiana, retroporto naturale di Genova e punto di passaggio verso i valichi alpini. Così, sostenuto dal mondo delle infrastrutture e del trasporto ha finito per rappresentarli nelle aziende bancarie fino a scalare il vertice di Unicredit di cui è stato vicepresidente.

 

Non c’è comparto infatti, come la logistica, che non abbia bisogno di una forte intensità di capitale investito: sul triangolo trasporti, banche, politica, Palenzona ha costruito la sua fortuna. Nato politicamente nella Dc, è sempre sostanzialmente rimasto su quelle posizioni inseguendole nel fantasioso mutare di nome dei partiti italiani, fino ad approdare alla Margherita.

 

FABRIZIO PALENZONA ALLA MASSERIA LI RENI DI BRUNO VESPA

Una delle caratteristiche della vecchia Dc e del suo muoversi per correnti è sempre stata la prudenza. […] Purtroppo per lui Palenzona è, al contrario, un personaggio irruente, più vicino ai modi bruschi degli avventori degli autogrill che al fare felpato dei sacerdoti del sistema bancario italiano.

 

Così è bastata una frase sulla necessità di «rendere più rapida ed efficace l’attività dell’Acri», frase inserita in un documento delle fondazioni del Nord-ovest e considerata di chiara provenienza palenzoniana, per irritare Giuseppe Guzzetti, che di Acri è stato a lungo presidente, e spingerlo a bloccare il camionista al casello.

 

Perso il treno della presidenza è presto sfumata anche la vicepresidenza di Acri e Palenzona si è trovato con un pugno di mosche. Ma non ha ammesso la sconfitta: «Non volevo quelle cariche, sto bene dove sto». […]

 

Tanta attività a livello nazionale lo ha spinto a curare meno l’orto torinese. Le malelingue raccontano di un «presidente in smart working», che a Torino si vede poco e delega al segretario Andrea Varese e al plenipotenziario Roberto Mercuri, suo parente.

 

LE PRINCIPALI PARTECIPAZIONI DELLA FONDAZIONE CRT

Narrano di decisioni prese senza consultazioni, investimenti in aree lontanissime dal cuore della città. Si sprecano ironie sui finanziamenti ad un istituto enologico di Fubine che diventa “la vigna nell’alessandrino”, come fosse l’orto della casa natale del presidente. Per non parlare dell’ingresso nella Banca del Fucino, quella dei Torlonia e della Fontamara di Silone.

 

Tutte polemiche di corridoio […]. Diventano invece un caso quando viene a mancare il collante che tiene insieme l’istituzione. Così il voto che ha spinto alle dimissioni il segretario generale, motivato probabilmente anche da ambizioni personali e richieste di nomina a capo di questo o quell’ente controllato dalla Fondazione, diventa un segnale di rivolta. Eccola la narrazione che mancava, l’insofferenza dei torinesi verso il papa straniero di Alessandria.

 

fabrizio palenzona foto di bacco (2)

Non che fino a ieri la Fondazione fosse governata da torinesi. Giovanni Quaglia, predecessore di Palenzona, è uno dei massimi esponenti della democristianità cuneese. Ma è arrivato a Torino in punta di piedi, facendosi accettare e imparando a dialogare con i salotti che contano in città. Non ha dichiarato, come Palenzona, che «la Fondazione deve prestare più attenzione ai territori, essere meno torinocentrica».

 

Perché anche quello del papa straniero è un mestiere difficile. Approfittando della debolezza della classe dirigente romana, gli etruschi riuscirono a portare sul trono del Campidoglio due re. Il primo, Tarquinio Prisco, è ricordato come un grande riformatore, benvoluto dal popolo. Il secondo, Tarquinio il Superbo, si porta addosso ancora oggi quel soprannome. Non si sa quanto realmente meritato.

FABRIZIO PALENZONA

 

giovanni quaglia fabrizio palenzona foto di bacco (3)fabrizio palenzona

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni - matteo salvini - meme by edoardo baraldi

DAGOREPORT - IL DIVORZIO TRA SALVINI E MELONI È SOLO QUESTIONE DI TEMPO: DOPO LE REGIONALI IN AUTUNNO, UNA VOLTA VARATA LA NUOVA LEGGE ELETTORALE, LA ZELIG DELLA GARBATELLA POTREBBE SFANCULARE LA LEGA DAL GOVERNO E COALIZZARSI SOLO CON FORZA ITALIA AL VOTO ANTICIPATO NELLA PRIMAVERA DEL 2026 – LIBERA DALLA ZAVORRA DEL CARROCCIO, MELONI SAREBBE FINALMENTE LIBERA DI AVVICINARSI AL PARTITO POPOLARE EUROPEO – DOPO TIRANA, RIDOTTA ALL'IRRILEVANZA CON I VOLENTEROSI AL TELEFONO CON TRUMP, LA DUCETTA HA CAPITO DI AVER SBAGLIATO E HA CAMBIATO COPIONE - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PERSO PERO' IL VIZIO, PER RITORNARE SULLA RIBALTA INTERNAZIONALE, DI ''STRUMENTALIZZARE'' PERFINO PAPA LEONE XIV CHE FIN DAL PRIMO GIORNO SI E' DETTO PRONTO AD OSPITARE IL NEGOZIATO TRA RUSSIA E UCRAINA (MA FINCHÉ NON PORTERÀ A CASA LA SUA "VITTORIA", PUTIN NON PUÒ FARE ALTRO CHE SABOTARE OGNI TENTATIVO DI PACE...)

giorgia meloni times musk sunak edi rama

COME AL SOLITO, I GIORNALISTI ITALIANI SI FERMANO AI TITOLI: L’ARTICOLONE DEL “TIMES” SUI LEADER INTERNAZIONALI “TUTTI PAZZI PER LA MELONI” NON È PROPRIO UNA CAREZZA SUL FACCINO DELLA SORA GIORGIA, COME CI VOGLIONO FAR CREDERE “CORRIERE”, “LIBERO” E GLI ALTRI MEGAFONI DELLA FIAMMA MAGICA. ANZI, È PIENO DI FRECCIATONE ALLA THATCHER DE’ NOANTRI, TIPO “L’UMILTÀ BEN PREPARATA” DI FRONTE AL PREMIER ALBANESE EDI RAMA. O LA CHIOSA SULL’INCONTRO CON JD VANCE: “IL FLIRT DELLA 48ENNE ERA SOLO NATURALMENTE SIMPATICO O SI È RESA CONTO CHE RIDENDO DELLE BATTUTE DEGLI UOMINI DI POTERE OTTERRÀ L'ACCORDO COMMERCIALE CHE DESIDERA?” – RICORDA I “THREESOME” E IL PACCO DI GIAMBRUNO, SMONTA LE ORIGINI PROLETARIE DELLA DUCETTA E CHIUDE CITANDO BERLUSCONI: “È UNA PERSONA CON CUI NON SI PUÒ ANDARE D'ACCORDO”. VI SEMBRANO COMPLIMENTI?

giampaolo rossi giorgia meloni silvia calandrelli felice ventura matteo salvini gianfranco zinzilli giancarlo giorgetti

C'È UN NUOVO CAPITOLO NELL'ETERNO SCAZZO MELONI-SALVINI E RIGUARDA LA RAI - NEL CDA DI DOMANI FELICE VENTURA, DIRETTORE DELLE RISORSE UMANE, SARÀ NOMINATO PRESIDENTE DI RAI PUBBLICITÀ - SULLA POLTRONA DELLA CASSAFORTE DEL SERVIZIO PUBBLICO SI È CONSUMATO L'ENNESIMO SCAZZO: L'AD, GIAMPAOLO ROSSI, VOLEVA ISSARE SILVIA CALANDRELLI (NONOSTANTE LA VICINANZA AL PD), OSTEGGIATA PERÒ DALLA LEGA CHE VOLEVA GIANFRANCO ZANZILLI - IL MINISTRO GIORGETTI HA CONVOCATO ROSSI AL MEF (AZIONISTA DELLA RAI) PER IMPORRE IL NOME, MA QUELLO, DI FRONTE AL DIKTAT, HA OPPOSTO UN "ME NE FREGO". E ALLA FINE È STATO TIRATO FUORI DAL CILINDRO IL NOME DI VENTURA...

giorgia meloni elly schlein

DAGOREPORT - LE MANOVRE DA "DOTTOR STRANAMORE" DI ELLY SCHLEIN: SFANGARLA AI REFERENDUM, VINCERE IN AUTUNNO IN TUTTE E 6 LE REGIONI CHE ANDRANNO AL VOTO, QUINDI ANDARE AL CONGRESSO ANTICIPATO DEL PD A GENNAIO 2026 PER POI FARSI INCORONARE LEADER DEL CENTROSINISTRA ALLE POLITICHE DEL 2027 (CONTE PERMETTENDO) – A FAVORE DI ELLY GIOCA IL FATTO CHE LA MINORANZA DEM E' FRANTUMATA CON BONACCINI E LO RUSSO TRATTATI DA TRADITORI DELLA CAUSA DEI RIFORMISTI E PICIERNO E GORI GIUDICATI TROPPO EX RENZIANI – NEL CENTRODESTRA GIRA GIÀ LA BATTUTA: “LUNGA VITA AD ELLY SCHLEIN”, CHE RESTA PER "LA STATISTA DELLA GARBATELLA" LA SUA MIGLIORE POLIZZA PER FARSI ALTRI 5 ANNI A PALAZZO CHIGI...

friedrich merz donald trump starmer macron meloni von der leyen jd vance

DAGOREPORT - L’INCONTRO DI GIORGIA MELONI CON VANCE E VON DER LEYEN È STATO SOLO ''ACCIDENTALE'': È STATO POSSIBILE IN VIRTU' DELL’INSEDIAMENTO DI PAPA LEONE XIV (NON È STATA LA DUCETTA A CONVOCARE I LEADER, BENSI' SANTA ROMANA CHIESA) – LA "COMPASSIONE" DI TRUMP, CHE HA COINVOLTO LAST MINUTE "COSETTA" MELONI NELLA CHIAMATA CON MACRON, STARMER E MERZ – LE FAKE NEWS DI PALAZZO CHIGI PROPALATE DALLA STAMPA E MEDIA DI DESTRA COL SUPPORTO DEL “CORRIERE DELLA SERA”:  ALL’ORIZZONTE NON C’È MAI STATO ALCUN INVIO DI TRUPPE EUROPEE AL FIANCO DI KIEV CONTRO MOSCA. SOLO DOPO LA FIRMA DI UNA TREGUA, GRAN BRETAGNA E FRANCIA SONO A FAVORE DI UN INVIO DI TRUPPE, MA UNICAMENTE AL FINE DELLA SALVAGUARDIA DEI CONFINI UCRAINI, E COL FONDAMENTALE SUPPORTO INTELLIGENCE DELLA CIA - ALTRA MINCHIATA DELLA PROPAGANDA ALLA FIAMMA: NON E' MAI ESISTITA LA VOLONTÀ DI ESCLUDERE L’ITALIA DAL GRUPPO DEI ''VOLENTEROSI''. È LA "GIORGIA DEI DUE MONDI" STESSA A ESSERSI CHIAMATA FUORI, IN PREDA ALL'AMBIZIONE SBAGLIATA DI DIVENTARE LA "PONTIERA'' TRA STATI UNITI ED EUROPA, E PER EVITARE GUAI IN CASA CON IL SUO NEMICO PIU' INTIMO, MATTEO SALVINI...

giuliano amato

AMOR CH’A NULLO AMATO – IL RITRATTONE BY PIROSO DEL DOTTOR SOTTILE: “UN TIPO COERENTE E TUTTO D’UN PEZZO, UN HOMBRE VERTICAL? O UN SUPER-VISSUTO ALLA VASCO ROSSI, ABILE A PASSARE INDENNE TRA LE TURBOLENZE DELLA PRIMA REPUBBLICA, UOMO-OMBRA DI CRAXI, MA ANCHE DELLA SECONDA?” – ALCUNI PASSAGGI STORICI DA PRECISARE: AMATO NON SI CANDIDÒ NEL 2001 A CAUSA DI ALCUNI SONDAGGI-PATACCA SVENTOLATIGLI DA VELTRONI, CHE DAVANO RUTELLI IN VANTAGGIO SU BERLUSCONI – A FERMARE LA CORSA AL QUIRINALE DEL 1999 FU MASSIMO D’ALEMA, CHE LO SCARICÒ PER IL “NEUTRO” CIAMPI  - IL MANCATO VIAGGIO AD HAMMAMET E IL RAPPORTO CON GIANNI DE GENNARO...