jean pierre mustier

HACKER CON POCA FANTASIA: SEMPRE ALL'ATTACCO DI UNICREDIT! - INTRUSIONE IN 3 MILIONI DI PROFILI - I PIRATI HANNO POTUTO ESTRARRE NOMI, INDIRIZZI, EMAIL E CELLULARI. MA NON PASSWORD E CODICI, QUINDI NESSUNA OPERAZIONE FINANZIARIA - IL GENERALE RAPETTO: ''È IL QUARTO ATTACCO IN POCHI ANNI. A MUSTIER, CHE È MOLTO CONCENTRATO SUI LICENZIAMENTI, SUGGERISCO…''

 

MUSTIER ELKETTE

1. ATTACCO AI CLIENTI DI UNICREDIT: GLI HACKER IN 3 MILIONI DI PROFILI

Gian Maria De Francesco per “il Giornale

 

Unicredit è stata oggetto di un attacco hacker. Ieri l' istituto guidato da Jean Pierre Mustier ha segnalato un caso di «accesso non autorizzato a dati relativo a un file generato nel 2015» contenente circa 3 milioni di profili italiani relativi a nomi, città, numeri di telefono ed e-mail. La banca ha precisato che «non sono stati compromessi altri dati personali, né coordinate bancarie in grado di consentire l' accesso ai conti dei clienti o l' effettuazione di transazioni non autorizzate».

 

Occorre, infatti, ricordare che ormai tutti i sistemi di digital banking prevedono la doppia autenticazione o con chiave di accesso inviata sullo smartphone o direttamente con i parametri biometrici se si usano le App.

 

JEAN PIERRE MUSTIER

Unicredit ha immediatamente avviato un' indagine interna e ha informato tutte le autorità competenti, compresi l' unità Cnalpic della polizia postale e il Garante della privacy. Piazza Gae Aulenti sta inoltre contattando, esclusivamente tramite posta tradizionale e/o notifiche via online banking, tutte le persone potenzialmente interessate (attivato il numero verde 800323285).

 

Poiché l' attacco si è verificato nel 2015, non dovrebbero esserci sanzioni da parte del Garante in base alla normativa Gdpr, entrata completamente in vigore l' anno scorso, che prevede l' erogazione di multe alle aziende che subiscono attacchi cyber perdendo dati dei propri clienti. Le associazioni dei consumatori, tuttavia, hanno invitato tutti gli utenti a prestare la massima attenzione in quanto l' indirizzo mail e i numeri di cellulare (per quanto a volte recuperabili anche dai social network) potrebbero essere oggetto di phishing.

 

L' istituto ha poi ricordato che il piano strategico «Transform», che si conclude quest' anno, ha previsto investimenti per 2,4 miliardi di euro nei sistemi di Information technology. «Abbiamo un approccio di continuo investimento per rafforzare la sicurezza dei nostri clienti», ha dichiarato il co-Chief operating officer di Unicredit, Ranieri De Marchis.

Nonostante l' attenzione e le risorse dedicate alla cyber security, Unicredit - come altri grandi banche italiane - è stata «vittima» negli anni scorsi di attacchi hacker.

jean pierre mustier con elkette versione disegno

 

Come è possibile che in istituzioni così grandi si possano aprire delle «falle» (leaks, in inglese)? «Le multinazionali moderne, ad alto grado di complessità continuano a seguire modelli organizzativi a compartimenti stagni, spesso trascurando che la trasversalità dei processi It», spiega Genséric Cantournet, ceo e fondatore di Kelony, agenzia di valutazione del rischio e già advisor di Unicredit, sottolineando che «questa separazione, basata su prassi standard di risk management, non consente di certificare la validità di servizi, funzioni e applicazioni ancor prima che si verifichi un incidente».

Ieri in Borsa Unicredit ha guadagnato lo 0,42% a 11,58 euro.

 

 

2. SIGNORI HACKER, SMETTETELA DI INFIERIRE SU UNICREDIT. L’ARTICOLO DI RAPETTO

Umberto Rapetto per www.startmag.it

 

 

Non credevo che gli hacker fossero così monotoni, tanto da giocare sempre la stessa partita e da far rimbombare lo sgradevole slogan “ti piace vincere facile” di un noto spot pubblicitario.

 

UNICREDIT - LE TORRI DI CESAR PELLI

Non credevo nemmeno che un istituto di credito “di primaria importanza”, come si diceva una volta, potesse trasformarsi in una palestra in cui giovani ed irrequieti virgulti della pirateria digitale hanno modo di addestrarsi nel più rocambolesco free-climbing.

 

Il 26 luglio 2017 i dati di 400mila persone, che si erano rivolte a Unicredit per ottenere crediti personali, sono finiti nelle mani sbagliate e chi vuol sapere cosa è successo può leggere direttamente il comunicato stampa di chi si è visto saccheggiare gli archivi elettronici.

 

Un anno fa, il 21 ottobre 2018 secondo il comunicato di Unicredit, qualche “mattacchione” (è così che si immagina benevolmente chi attacca i sistemi informatici) ha sgraffignato nomi, cognomi, codici fiscali e codici identificativi di 731.519 clienti di Unicredit (così come si legge in un provvedimento del Garante della privacy), acquisendo anche le password di 6.859 utenti, cui è poi stato fortunatamente bloccato l’accesso una volta scoperta l’intrusione.

UMBERTO RAPETTO

 

Nella seconda metà di gennaio 2019, parecchi correntisti della medesima banca si sono visti recapitare per posta una lettera che li informava di un tentativo di violazione dei loro dati (il cui esito non è noto ma legittimamente immaginabile).

 

Adesso salta fuori la storia dei tre milioni di utenti – naturalmente sempre di Unicredit – che, inclusi in un vecchio elenco del 2015, hanno avuto modo di vedere i propri dati nelle voraci fauci di qualcuno che mai avrebbero autorizzato ad acquisirne copia.

 

Unicredit getta – comprensibilmente – acqua sul fuoco e spara un comunicato in cui cerca di tranquillizzare i malcapitati. Se è difficile capire cosa sia effettivamente accaduto, è l’altrettanto improbabile che ogni volta intrusioni e furti di dati non abbiano alcun peso come si vuol far credere.

hacker

 

Resta un fatto inequivocabile. Qualcuno ha le doppie chiavi dei forzieri digitali oppure le serrature virtuali sono davvero facili da scassinare.

 

L’impenitente curiosità di chi si occupa da troppi anni di queste cose induce a pretendere di sapere come sia andata a finire nelle precedenti non meno imbarazzanti situazioni divenute di pubblico dominio.

HACKER

 

Sarebbe carino che “il team di sicurezza informatica di Unicredit” (come si legge nell’incipit di ogni comunicazione online della banca) raccontasse cosa e come si è verificato in questa occasione e in quelle passate.

 

Sarebbe simpatico scoprire cosa non ha funzionato a tutela dei dati della clientela, così da sapere se le misure di sicurezza non sono idonee oppure se qualche comportamento umano ha inficiato la regolarità delle procedure.

 

Sarebbe, infine, rilevante conoscere i correttivi adottati per rimediare a falle e vulnerabilità e le iniziative volte a risarcire chi ha assistito alla indesiderata diffusione di dati che lo riguardano (a prescindere dalla loro sensibilità).

 

A questo punto sento il dovere di fare due appelli, il primo a Jean Pierre Mustier e l’altro all’orda barbarica che ha scambiato Unicredit per Gardaland o Mirabilandia.

 

All’amministratore delegato – fortemente impegnato sul fronte dell’ottimizzazione delle risorse umane e su ipotesi di ridimensionamento del suo esercito – mi permetto di suggerire solo qualche licenziamento mirato. L’evidenza della cronaca può dare qualche spunto perché simili incidenti hanno una riverberazione negativa sotto il profilo commerciale tale da vanificare l’impegno e la professionalità del resto dell’azienda.

 

HACKER

Agli hacker vorrei chiedere un atto di clemenza nei confronti di questa banca. Se continuano nonostante questa mia accorata preghiera, la storia assume i connotati di un brutto sequel di cyberbullismo. E non è affatto bello.

Ultimi Dagoreport

beatrice venezi secolo d italia libero verita italo bochino fenice venezia

DAGOREPORT - DI PIÙ STUPEFACENTE DELLA DESTRA CI SONO SOLO I SUOI GIORNALI MALDESTRI. SULLA VICENDA VENEZI A VENEZIA, PRODUCONO PIÙ BUFALE CHE NELL’INTERA CAMPANIA - SI SORRIDE SULLA RINASCITA DEL TEATRO LA FENICE CON “LIBERO” E “LA VERITÀ” MA LA RISATA (PIU’ PERNACCHIO) ARRIVA COL “SECOLO D’ITALIA”: “BUONA LA PRIMA: 7 MINUTI DI APPLAUSI PER VENEZI”. PECCATO CHE NON DIRIGESSE AFFATTO LEI, LA “BACCHETTA NERA”, MA IVOR BOLTON, COME C’È SCRITTO PERFINO NEL PEZZO. INCREDIBILE MA VERO. PERÒ LÌ SOTTO C’È LA GERENZA DEL GIORNALE, DOVE SI SCOPRE CHE NE È DIRETTORE EDITORIALE TALE BOCCHINO ITALO. E ALLORA TUTTO SI SPIEGA

andrea orcel unicredit giorgiia meloni giovanbattista fazzolari giancarlo giorgetti francesco gaetano caltagirone lovaglio milleri

DAGOREPORT - SUL RISIKO BANCARIO, DI RIFFA O DI RAFFA, L’ARMATA BRANCA-MELONI HA FATTO L’ENNESIMA FIGURA DI MERDA - DI SICURO, NON POTRÀ PIÙ FAR RIDERE I POLLI BLATERANDO CHE UNICREDIT È UNA BANCA STRANIERA, QUINDI L’OPA SU BANCO BPM VA STOPPATA PERCHÉ È UNA MINACCIA PER LA ‘’SICUREZZA NAZIONALE’’ - PROSSIMAMENTE IL CEO DI UNICREDIT, ANDREA ORCEL, AVRÀ MANI LIBERE PER SCEGLIERE QUALE BANCA PAPPARSI, MENTRE NEI PROSSIMI DUE MESI I GENI DI ‘’PA-FAZZO” CHIGI AVRANNO I NEURONI MOLTO IMPEGNATI PER RISPONDERE CON UNA MODIFICA DELLA LEGGE (CHISSÀ SE AVRÀ EFFETTO RETROATTIVO) ALLA PROCEDURA D'INFRAZIONE DI BRUXELLES - SE POI ORCEL SARÀ COSTRETTO DAL GOVERNO DI BERLINO A VENDERE LA SUA PARTECIPAZIONE IN COMMERZBANK, UNA VOLTA INTASCATO IL RICCO BOTTINO, LE OPZIONI SULLA SUA SCRIVANIA PER EVENTUALI ACQUISIZIONI SAREBBERO SENZA FRONTIERE. E NULLA VIETEREBBE A UNICREDIT DI LANCIARE UNA RICCA OPA SU MPS DI LOVAGLIO-CALTAGIRONE-MEF, OBIETTIVO GENERALI: SAREBBE LA MASSIMA RIVINCITA DI ORCEL SUL GOVERNO SMANDRAPPATO DEL GOLDEN POWER…

giuseppe conte rocco casalino marco travaglio roberto fic o todde paola taverna elly schlein

DAGOREPORT - DOVE STA ANDANDO A PARARE QUELL’AZZECCAGARBUGLI DI GIUSEPPE CONTE? ALL’INTERNO DEL M5S SI CONTRAPPONGONO DUE POSIZIONI: LA LINEA MOVIMENTISTA ED EUROSCETTICA SQUADERNATA DAGLI EDITORIALI DI MARCO TRAVAGLIO, CONVINTO COM'È CHE IL "CAMPOLARGO" SIA UNA DISGRAZIA PEGGIORE DELL'ARMATA BRANCA-MELONI; CHE HA UNA CERTA PRESA SULLA BASE DEGLI ELETTORI EX GRILLINI - DALL’ALTRA, LA LINEA DI TAVERNA, FICO, PATUANELLI E TODDE, IN SINTONIA CON LA BASE PARLAMENTARE DEI CINQUE STELLE, FAVOREVOLE A UN ACCORDO PROGRAMMATICO DI GOVERNO CON IL PD, ANCHE AL DI LÀ DEL FATTO CHE CONTE SIA, VIA PRIMARIE, IL CANDIDATO PREMIER DELLA COALIZIONE DI CENTROSINISTRA (GOVERNARE SIGNIFICA CONQUISTARE POTERE, POSTI E PREBENDE) – PERCHÉ CONTE ZIGZAGHEGGIA BARCAMENANDOSI CON SUPERCAZZOLE PRIMA DI STRINGERE UN APERTO ACCORDO PROGRAMMATICO COL PD? - COME MAI TA-ROCCO CASALINO, L’APPRENDISTA STREGONE RASPUTINIANO CHE HA CONFEZIONATO PER ANNI LE MASCHERE DEL CAMALEONTISMO DI “CONTE PREMIER”, HA MOLLATO ''LA POCHETTE DAL VOLTO UMANO'' PER FONDARE UN GIORNALE ONLINE?

giorgia meloni maurizio belpietro francesco saverio garofani sergio mattarella

DAGOREPORT - IL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE MELONI” NON ESISTE: LO “SCOOP” DELLA “VERITÀ” È STATO CONFEZIONATO CON L’OBIETTIVO DI PRENDERE DI MIRA SERGIO MATTARELLA, COME MASSIMA RAPPRESENTANZA DI QUEL "DEEP STATE" CHE I CAMERATI DI PALAZZO CHIGI HANNO SUL GOZZO – LA STATISTA DELLA SGARBATELLA SOGNA L’EGEMONIA ISTITUZIONALE: BOCCIATO IL PREMIERATO, VUOLE CAMBIARE CON LA FORZA IL SISTEMA MODIFICANDO LA LEGGE ELETTORALE E INSERENDO IL NOME DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SULLA SCHEDA (COSI' DA BYPASSARE DI FATTO I POTERI DI NOMINA DEL PREMIER CHE SPETTANO AL COLLE) - MA NON TUTTO FILA LISCIO: LEGA E FORZA ITALIA SI OPPONGONO PERCHE' NON VOGLIONO ESSERE CANNIBALIZZATI DA FDI E IN CAMPANIA E PUGLIA SI PROSPETTA UNA BATOSTA PER IL CENTRODESTA - DA QUESTO DERIVA QUEL NERVOSISMO, CON VITTIMISMO PARACULO ANNESSO, CHE HA SPINTO GIORGIA MELONI A CAVALCARE IL “COMPLOTTO DEL COLLE” – E SE FDI, PER BOCCA DI BIGNAMI E MALAN, NON AVESSE RINCULATO, DAL QUIRINALE SAREBBE PARTITO UN SILURO A TESTATA MULTIPLA...

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...