benetton ponte

DI MALE IN BENETTON – AUTOSTRADE IN DIECI ANNI HA SPESO IL 28% IN MENO DI QUANTO PROMESSO SUGLI INVESTIMENTI: MANCANO ALL’APPELLO 3 MILIARDI E 559 MILIONI – NEL FRATTEMPO LE TARIFFE SONO AUMENTATE DEL 27,3% E GLI AZIONISTI SI SONO MESSI IN TASCA 6 MILIARDI DI DIVIDENDI – L’ACCORDO CON CDP C’È MA NON C’È ANCORA NIENTE DI FIRMATO: L’ULTIMA NOVITÀ È LA MOSSA DELLA FONDAZIONE CASSA DI RISPARMIO DI TORINO, CHE SI È SCHIERATA A SOSTEGNO DELLA VENDITA DELLE AZIONI SUL MERCATO…

Sergio Rizzo per “la Repubblica”

 

luciano benetton

Un affare pazzesco, quello delle concessioni autostradali. Fra il 2009 e il 2018 gli azionisti di Autostrade per l'Italia si sono messi in tasca 6 miliardi di dividendi. Di cui 518 milioni nel solo 2018, l'anno del crollo del viadotto a Genova.

 

Una pioggia di denaro andata ai soci, ma a scapito degli investimenti. Nello stesso decennio Aspi ha speso per la rete il 28% in meno di quanto promesso.

 

Mancano all'appello 3 miliardi e 559 milioni, somma simile a quella spesa dal gruppo Benetton nel 1999 (attualizzata a oggi) per assicurarsi il controllo della concessionaria autostradale pubblica.

 

E nonostante nel medesimo arco di tempo le tariffe siano esplose: +27,3%. Il doppio dell'inflazione. Numeri e circostanze che dovrebbero avere il loro peso nella trattativa per risolvere il pasticcio della concessione del gruppo controllato dalla famiglia Benetton. Che però diventa sempre più grosso. Ricapitoliamo.

 

Dopo due anni dal crollo di Genova, trascorsi inutilmente, si arriva a una specie di accordo. La Cassa depositi e prestiti subentrerà gradualmente ad Atlantia dei Benetton nel capitale di Aspi, acquistando inizialmente il 33%. Ma non c'è niente di firmato. L'annuncio dell'accordo serve soprattutto a placare le polemiche: inevitabili, perché non avendo affrontato per due anni la faccenda si è dovuto riconsegnare il ponte appena ricostruito ad Aspi, ancora titolare di una concessione efficace.

 

i meme sui benetton e il crollo del ponte di genova

La vera partita comincia qui, e si capisce subito che non sarà facile. La Cassa dovrebbe mettere dei soldi per un aumento di capitale destinato agli investimenti. Cioè i contribuenti, dopo aver già ampiamente ripagato le autostrade, dovrebbero pure sborsare altri soldi per pagare gli investimenti che i soci privati di Autostrade non hanno fatto. Il che fa nascere ovvie perplessità su tutto.

 

i meme sui benetton e il crollo del ponte di genova

Ancora più accentuate dalla lettera spedita da Atlantia il 4 agosto, il primo giorno dell'apertura del viadotto ricostruito, con cui si cambiano tutte le carte in tavola. Non più la cessione diretta e graduale della partecipazione alla Cassa e ad altri investitori di suo gradimento, come proposto qualche settimana prima, bensì la vendita del proprio 88% di Autostrade sul mercato.

 

Vendita alla quale, è scritto nella lettera, «potrà partecipare Cassa depositi e prestiti» Uno scenario completamente diverso, nel quale la Cassa non avrebbe voce in capitolo sul prezzo delle azioni. Quindi siamo allo stallo, in una sfida dove il tempo gioca chiaramente a favore di Atlantia e dei Benetton, grazie pure all'incertezza della situazione politica.

giovanni quaglia

 

L'ultima novità è la mossa della Fondazione Cassa di risparmio di Torino, terzo azionista di Atlantia con quasi il 5%, che si è schierata a sostegno della vendita delle azioni Aspi sul mercato. Una mossa singolare, se si considera che la Fondazione Crt è anche azionista della Cassa.

 

Ma mica poi tanto, se invece si guarda alla sua governance. Presidente della Fondazione è infatti Giovanni Quaglia, che contemporaneamente presiede l'autostrada Torino- Piacenza e la società che deve completare la Asti-Cuneo. Entrambe fanno capo al gruppo Gavio, il secondo concessionario autostradale sotto l'ala dell'Aiscat, la lobby dei concessionari da 17 anni nelle mani di Fabrizio Palenzona.

 

E il gruppo Gavio è protagonista di una vicenda recente che mostra tutta la forza di persuasione di quel mondo nei confronti della controparte pubblica.

 

fabrizio palermo foto di bacco (3)

Mentre il governo tuonava contro Aspi e i concessionari, il ministero delle Infrastrutture validava infatti senza fare una piega i nuovi piani finanziari per la Torino-Savona e la Asti-Cuneo aggirando anche il necessario visto dell'Ue e riconoscendo a Gavio un valore di subentro, cioè la somma che l'eventuale nuovo concessionario dovrebbe pagare al vecchio come indennizzo, pari a un miliardo 232 milioni.

 

Uno sproposito già messo in luce dalla Corte dei conti e che secondo l'autorità dei trasporti potrebbe avere un effetto «del tutto simile a una proroga della concessione... scoraggiando «l'ingresso di nuovi operatori».

luciano giuliana gilberto benetton

 

LUCIANO BENETTON

Ultimi Dagoreport

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?

matteo piantedosi khalifa haftar giovanni caravelli

FOLLOW THE MONEY! - DIETRO AL RESPINGIMENTO DI PIANTEDOSI IN LIBIA, PROBABILMENTE, CI SAREBBE IL VIL DENARO! SADDAM HAFTAR, FIGLIO DEL GENERALISSIMO KHALIFA E GOVERNANTE DI FATTO DELLA CIRENAICA, AVREBBE CHIESTO ALL'ITALIA UN SOSTEGNO ECONOMICO PER "GESTIRE" I MIGRANTI (TENERLI IN GABBIA SENZA FARLI PARTIRE), COME QUELLO CHE ROMA CONCEDE AL GOVERNO DI TRIPOLI - L'AISE DI CARAVELLI, CHE HA OTTIMI RAPPORTI CON HAFTAR JR, TANTO DA AVERLO PORTATO IN ITALIA PER UN TOUR DEI MINISTERI (UN MESE FA HA INCONTRATO PIANTEDOSI, CROSETTO E TAJANI), HA CONTATTATO GLI 007 DI GRECIA E MALTA, PER CHIEDERE DI CONDIVIDERE L'ESBORSO. QUELLI HANNO RISPOSTO "NO, GRAZIE" - E COSÌ, È PARTITA LA "RITORSIONE" DEGLI HAFTAR, CHE HANNO ORGANIZZATO LA TRAPPOLA PER LA DELEGAZIONE EUROPEA (COMPOSTA OLTRE A PIANTEDOSI DAI MINISTRI DI GRECIA E MALTA)