donald trump xi jinping

UN PECHINO DI DAZI – XI RISPONDE A TRUMP E IMPONE DEI CONTRO-DAZI SU 60 MILIARDI DI DOLLARI DI PRODOTTI AMERICANI: ORDINI DI BOEING RIDOTTI E STOP AGLI ACQUISTI DI PRODOTTI AGRICOLI ED ENERGETICI – LA CINA SPERA CHE IL PUZZONE DI WASHINGTON FACCIA UN PASSO INDIETRO, MA LUI NON SEMBRA AVERNE LA MINIMA INTENZIONE E SPIEGA IL SUO OBIETTIVO: “NON RESTERÀ NESSUNO IN CINA PER FARE AFFARI” – BORSE IN PICCHIATA

1 – PECHINO: DAZI SU 60 MILIARDI, MENO BOEING E STOP ACQUISTI GAS E PRODOTTI AGRICOLI USA

Riccardo Barlaam per www.ilsole24ore.com

XI JINPING DONALD TRUMP

 

La guerra dei dazi continua. E le borse affondano. La Cina ha fatto sapere che dal primo giugno prossimo alzerà al 25% i dazi su 60 miliardi di dollari di esportazioni americane, interromperà i maggiori acquisti promessi di prodotti agricoli ed energetici (gas liquefatto) e ridurrà gli ordini di aerei Boeing. Sono 2.493 i beni Made in Usa colpiti. Finora Pechino aveva imposto dazi su 110 miliardi di esportazioni americane, pari a un terzo del totale. Inoltre Pechino potrebbe reintrodurre i dazi del 25%, sospesi nei mesi scorsi, sui Suv made in Usa.

 

boeing 737 max 8

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha consigliato questa mattina alla Cina con un tweet di non “replicare” all'aumento delle tariffe commerciali deciso nei giorni scorsi dalla Casa Bianca perché questo «non farebbe che peggiorare le cose». «La Cina ha approfittato degli Stati Uniti durante talmente tanti anni che ora ha un grosso vantaggio perché i nostri presidenti non hanno fatto il loro lavoro dunque farebbe meglio a non replicare perché questo non farebbe che peggiorare le cose».

 

TRUMP DAZI

La seduta a Wall Street è iniziata all’insegna delle vendite per le tensioni commerciali tra le due superpotenze. Il Dow Jones cede oltre , il 2,2%, con un calo di 588 punti nelle prime fasi delle contrattazioni, , lo S&P 500 il 2,3% e il Nasdaq addirittura il 2,6 per cento. Il petrolio vola del 2,4%. E l’indice Vix che misura la volatilità dei mercati ha avuto un balzo di oltre il 30%. I titoli di Uber, che venerdì è entrata nel mercato americano per quella che doveva essere l'Ipo dell'anno, continuano a soffrire pesantemente. Questa mattina le azioni sono scese sotto i 39 dollari (le azioni Uber con un pricing a 45$ avevano cominciato a essere scambiate a 42$ con un forte calo già in avvio di contrattazioni).

 

LIU HE DONALD TRUMP

L'undicesimo round di negoziati tra Stati Uniti e Cina, a Washington,si è concluso venerdì scorso senza un accordo. Sotto il fuoco di fila dell'aumento delle sanzioni, voluto da Trump, entrato in vigore lo stesso venerdì su 200 miliardi $ e 5.7oo categorie di prodotti cinesi.

 

La Cina già la scorsa settimana si era detta pronta a introdurre i suoi contro-dazi, ma per ora non aveva fatto. Questa mattina il ministero delle Finanze cinesi ha pubblicato l'annuncio dei nuovi dazi anti americani che partiranno da giugno.

 

I negoziati non si sono interrotti. Ma la tensione è altissima. Entrambe le parti la scorsa settimana avevano confermato che le consultazioni sono state “costruttive” e “continueranno” nel prossimo futuro. Si continuerà a negoziare, a Pechino, ma la data non è stata resa nota. Gli americani puntavano a chiudere entro tre quattro settimane. Prima dell'incontro tra Xi e Trump al G 20 in Giappone il 28-29 giugno.

 

trump xi

Il quadro di fondo non è cambiato. Gli Stati Uniti tirano la corda: chiedono alla Cina di eliminare gli aiuti pubblici alle aziende e di rivedere il loro piano Made in China 2025, oltre a una maggiore tutela della proprietà intellettuale e degli investimenti stranieri. La Cina come precondizione di un eventuale accordo vuole che vengano cancellati tutti i dazi.

 

Le 3 condizioni di Pechino

Il capo delegazione cinese Liu He alla fine dei negoziati ha concesso un'ampia intervista ai media cinesi. Ha spiegato che «la Cina non farà nessuna concessione in materia di principì». Per la prima volta, rompendo la sua tradizionale moderazione, ha fatto sapere quali sono le sue condizioni. Liu ha detto che ci sono tre punti imprescindibili da parte cinese per poter sottoscrivere la pax commerciale. Primo, come detto, la rimozione delle tariffe. Secondo: che i maggiori acquisti di prodotti americani per riequilibrare il saldo commerciale siano in linea «con la domanda reale» dei consumatori cinesi. Non un regalo, quindi.

trump xi

 

Terzo – punto non irrilevante per i cinesi – che il testo dell'accordo sia «bilanciato» e volto ad assicurare la “dignità” a entrambe le nazioni. Tradotto: che non ci sia un solo vincitore nella trade war, la più grave disputa commerciale dagli anni Trenta. Un solo vincitore come Trump che ha interesse, prima delle elezioni presidenziali, ad apparire tale, ma che il risultato alla fine del match sia il più possibile di parità. Lo stesso Trump stamattina ha avvisato dei pericoli di quest'escalation dei dazi che lui stesso ha avviato.

 

LIU HE

Le tre condizioni del capo negoziatore cinese mettono in luce le difficoltà ancora sul tavolo per trovare una sintesi positiva in un'intesa sempre più complessa tra le due prime potenze mondiali mosse da interessi diversi e contrastanti.

 

Gli Stati Uniti hanno concesso tre-quattro settimane di tempo alla Cina per tentare di chiudere l'accordo. Il segretario al Tesoro Steven Mnuchin ha quasi dato un ultimatum a Pechino. Ma è evidente che le concessioni non possono essere solo da una parte. La risposta di Pechino è arrivata chiara, subito dopo. D'altronde Liu He aveva già precisato giorni fa che la Cina non intende negoziare con la pistola puntata alla tempia.

xi jinping

 

L’annuncio dei nuovi dazi americani

Le brutte notizie sui dazi non sono finite. Perché oggi, come già annunciato da parte americana, il Responsabile speciale al commercio Robert Lighthizer annuncerà i nuovi ulteriori dazi che gli Stati Uniti sono pronti a introdurre, Trump gli ha già dato il via libera: una tassa del 25% sugli ultimi 325 miliardi di dollari di export cinese rimasti per ora fuori dall'offensiva protezionistica americana.

 

Con questa decisione tutto l'export cinese negli States verrebbe tassato. In questa ultima “tranche” di prodotti rientrano categorie sensibili per le aziende americane, come le scarpe e l'abbigliamento sportivo, i giocattoli e soprattutto l'elettronica di consumo. I prodotti che la Corporate America con la globalizzazione selvaggia realizza in Asia. Le Nike e gli iPhone rivenduti in Occidente dieci volte tanto.

 

2 – COME PROCEDE LA GUERRA A COLPI DI DAZI, ANNUNCI E TWEET FRA USA E CINA

Luigi Pereira per www.startmag.it

DONALD TRUMP XI JINPING

 

La Cina ha annunciato le attese contromisure alla decisione americana di far salire i dazi sui prodotti cinesi importati nel paese: Pechino – si è appreso oggi – intende aumentare i dazi su beni americani del valore di sessanta miliardi di dollari a partire dal prossimo primo giugno.

 

La decisione di Pechino è arrivata solo poco dopo un tweet di Donald Trump, nel quale avvertiva direttamente Xi Jinping che la Cina sarà “colpita in modo molto duro” se non sarà raggiunto un accordo commerciale con gli Stati Uniti.

 

apple store

“Io dico in modo aperto al presidente cinese ed a tutti i miei molti amici in Cina che il suo Paese sarà colpito in modo molto duro se non farete un accordo, perché le società saranno costrette a lasciare la Cina per altri Paesi”, ha scritto Trump, aggiungendo che i nuovi dazi renderebbero “troppo caro comprare in Cina”. “Avevate un grande accordo, quasi completato, ed avete fatto marcia indietro”, ha detto ancora, tornando ad accusare Pechino di aver mandato all’aria negoziati quasi conclusi.

 

Ecco tutti i dettagli.

 

CHE COSA HA ANNUNCIATO LA CINA

La Cina ha annunciato che su alcuni beni Usa per un totale di 60 miliardi di dollari graveranno dal primo giugno Dazi maggiorati. Lo si legge in una nota del ministero del Commercio.

 

TUTTI I DETTAGLI SULLA REAZIONE DI PECHINO

donald trump xi jinping mar a lago

La decisione, spiega una nota, è maturata all’interno della Commissione sulle tariffe doganali del Consiglio di Stato (governo cinese) dopo la mossa americana che, efficace da venerdì, ha portato i Dazi dal 10% al 25% sull’import di 200 miliardi di dollari di beni ‘made in China’. Queste ultime sono considerate “in contrasto col consenso delle parti di risolvere le divergenze commerciali attraverso consultazioni, ledendo gli interessi di entrambe le parti e non soddisfacendo l’aspettativa generale della comunità internazionale”. A difesa del sistema commerciale multilaterale e dei suoi diritti e interessi legittimi, “la Cina deve adeguare le tariffe su alcuni beni importati dagli Stati Uniti”.

CINA - LA NUOVA VIA DELLA SETA

 

LA LUNGA LISTA

Nel complesso, si tratta di una lunga lista di 2.493 beni, colpiti da Dazi al 10%, al 20% e al 25%. L’adeguamento alle misure tariffarie è “una risposta all’ unilateralismo e al protezionismo” degli Usa. La Cina”spera” che la parte americana torni alle consultazioni con sforzi congiunti nella stessa direzione “al fine di raggiungere un accordo reciprocamente vantaggioso sulla base del rispetto”.

 

LA REPLICA DI TRUMP

xi jinping conte

Donald Trump mette in guardia la Cina sui dazi: in caso di ritorsioni “sarà ancora peggio”. In una serie di tweet il presidente americano afferma che l’accordo commerciale fra Stati Uniti e Cina era quasi completo quando Pechino ha deciso di fare un passo indietro. Poi Trump si rivolge ai consumatori americani: “Non c’è alcun motivo per pagare i dazi. Possono essere completamente evitati se si acquistano prodotti da Paesi che non hanno tariffe o se si acquistano prodotti americani”.

 

CHE COSA HA TWITTATO TRUMP

“Ho detto apertamente al presidente Xi e ai miei amici in Cina che la Cina sarebbe stata colpita duramente in caso di mancato accordo commerciale perché le aziende sarebbero state costrette a lasciare il paese”, twitta Trump, precisando che “molte aziende potrebbero lasciare la Cina per il Vietnam o altri paesi asiatici. Non resterà nessuno in Cina per fare affari. Molto male per la Cina, molto bene per gli Stati Uniti! La Cina si è approfittata di noi per molti anni”.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni gennaro sangiuliano

DAGOREPORT - LE RESURREZIONI DI “LAZZARO” SANGIULIANO NON SI CONTANO PIÙ: “BOCCIATO” DA MINISTRO, RIACCIUFFATO IN RAI E SPEDITO A PARIGI, ORA SBUCA COME CAPOLISTA ALLE REGIONALI CAMPANE - ESSÌ: DIVERSAMENTE DAGLI IRRICONOSCENTI SINISTRATI, A DESTRA LA FEDELTÀ NON HA SCADENZA E GLI AMICI NON SI DIMENTICANO MAI - DURANTE I TRE ANNI A PALAZZO CHIGI, IL “GOVERNO DEL MERITO COME ASCENSORE SOCIALE” (COPY MELONI) HA PIAZZATO UNA MAREA DI EX DEPUTATI, DIRIGENTI LOCALI, TROMBATI E RICICLATI NEI CDA DELLE AZIENDE CONTROLLATE DALLO STATO - COME POTEVA LA STATISTA DELLA GARBATELLA DIMENTICARE SANGIULIANO, IMMARCESCIBILE DIRETTORE DEL TG2 AL SERVIZIO DELLA FIAMMA? IL FUTURO “GENNY DELON” ‘’ERA SALITO TALMENTE TANTO NELLE GRAZIE DELLA FUTURA PREMIER DA ESSERE CHIAMATO A SCRIVERE PARTE DEL PROGRAMMA DEI MELONIANI, INVITATO A CONVENTION DI PARTITO E, ALLA FINE, RICOMPENSATO ADDIRITTURA CON UN POSTO DI GOVERNO’’ - E’ COSÌ A DESTRA: NESSUNA PIETÀ PER CHI TRADISCE, MASSIMO PRONTO SOCCORSO PER CHI FINISCE NEL CONO D’OMBRA DEL POTERE PERDUTO, DOVE I TELEFONINI TACCIONO E GLI INVITI SCOMPAIONO… - VIDEO

giorgia meloni sigfrido ranucci elly schlein bomba

DAGOREPORT – DOBBIAMO RICONOSCERLO: GIORGIA MELONI HA GESTITO IN MANIERA ABILISSIMA IL CASO DELL'ATTENTATO A RANUCCI, METTENDO ANCORA UNA VOLTA IN RISALTO L'INETTITUDINE POLITICA DI ELLY SCHLEIN - GETTARE INDIRETTAMENTE LA RESPONSABILITA' DELL'ATTO TERRORISTICO ALLA DESTRA DI GOVERNO, COME HA FATTO LA SEGRETARIA DEL PD, È STATA UNA CAZZATA DA KAMIKAZE, ESSENDO ORMAI LAMPANTE CHE LE BOMBE SONO RICONDUCIBILI AL SOTTOMONDO ROMANO DEL NARCOTRAFFICO ALBANESE, OGGETTO DI UN'INCHIESTA DI "REPORT" - E QUELLA VOLPONA DELLA PREMIER HA RIBALTATO AL VOLO LA FRITTATA A SUO VANTAGGIO: HA CHIAMATO RANUCCI PER MANIFESTARGLI SOLIDARIETÀ E, ANCORA PIÙ IMPORTANTE, HA INVIATO TRE AUTOREVOLI ESPONENTI DI FRATELLI D’ITALIA (TRA CUI, BIGNAMI E DONZELLI) ALLA MANIFESTAZIONE INDETTA DAL M5S PER RANUCCI E LA LIBERTÀ DI STAMPA - DOPO L’ATTENTATO, NESSUNO PARLA PIÙ DI UN POSSIBILE PASSAGGIO DI "REPORT" A LA7: SIGFRIDO, ORA, È INTOCCABILE… - VIDEO

giorgia meloni antonio tajani maurizio casasco marina pier silvio berlusconi salvini

DAGOREPORT - TAJANI, UNA NE PENSA, CENTO NE SBAGLIA. IL SEGRETARIO DI FORZA ITALIA CI HA MESSO 24 ORE AD ACCORGERSI CHE GIORGIA MELONI HA STRACCIATO UNO DEI SUOI CAVALLI DI BATTAGLIA IN EUROPA: IL SUPERAMENTO DEL DIRITTO DI VETO. IL MINISTRO DEGLI ESTERI È RIUSCITO A PARTORIRE SOLO UNA DICHIARAZIONE AL SEMOLINO (“HA DETTO LA SUA OPINIONE, IO PENSO INVECE CHE SI DEBBA FARE QUALCHE PASSO IN AVANTI”), MENTRE È STATO ZITTO DI FRONTE ALLE INVETTIVE ANTI-RIARMO E CONTRO L’UE DEI PARLAMENTARI LEGHISTI. IL POVERINO È ANCORA STORDITO DALLA PROMESSA, SCRITTA SULLA SABBIA, CON CUI L'HA INTORTATO LA DUCETTA: SE FAI IL BRAVO, NEL 2029 TI ISSIAMO AL QUIRINALE AL POSTO DI MATTARELLA (E CI CREDE DAVVERO) – IN TUTTO QUESTO BAILAMME, TAJANI PROVA A METTERE LE MANI SULLA CONSOB CON UNA MOSSA DA ELEFANTE IN CRISTALLERIA: NOMINARE IL DEPUTATO AZZURRO MAURIZIO CASASCO. MA SI È DIMENTICATO DI COORDINARSI CON LA FAMIGLIA BERLUSCONI, CHE NON L’HA PRESA BENE…

donald trump vladimir putin benjamin netanyahu volodymyr zelensky

DAGOREPORT – TRUMP HA FINALMENTE CAPITO CHE NON POTEVA PERMETTERSI, COME È SUCCESSO A FERRAGOSTO IN ALASKA, DI FARSI PRENDERE DI NUOVO PER CULO IN MONDOVISIONE DA PUTIN - L’INCONTRO DI BUDAPEST NON POTEVA ASSOLUTAMENTE FINIRE CON UN NUOVO FALLIMENTO, MA DI FRONTE AL NIET DI MOSCA A OGNI COMPROMESSO, HA DOVUTO RINUNCIARE – ORA CI SONO DUE STRATEGIE: O RIEMPIE KIEV DI TOMAHAWK, MISSILI IN GRADO DI COLPIRE IN PROFONDITÀ LA RUSSIA, OPPURE SCEGLIE LA STRADA MORBIDA CHE VERRÀ LANCIATA DOMANI DAL CONSIGLIO EUROPEO (L’INVIO A KIEV DI 25 BATTERIE DI MISSILI PATRIOT) – L’INNER CIRCLE “MAGA” LO PRESSA: “L’UCRAINA? LASCIA CHE SE NE OCCUPI L’UE” –  IN USA MONTA L’ONDATA DI SDEGNO PER LA SALA DA BALLO ALLA CASA BIANCA - LA STRIGLIATA A NETANYAHU DEL TRIO VANCE-WITKOFF-KUSHNER… - VIDEO

niaf francesco rocca daniela santanche arianna meloni claudia conte zampolli peronaci

DAGOREPORT: METTI UNA SERA A CENA…I FRATELLI D’AMERICA! -SEMBRAVA DI ESSERE IN UN FILM DEI VANZINA AL GRAN GALA DEL NIAF, 2180 INVITATI, 218 TAVOLI DA 150MILA DOLLARI OGNUNO, OCCUPATI DAI BOSS DELLE PARTECIPATE DI "PA-FAZZO CHIGI" (DONNARUMMA, CATTANEO, FOLGIERO, ETC.), JOHN ELKANN CHE HA TRASFORMATO IL GIARDINO DELL'AMBASCIATA IN UN AUTOSALONE (TRA MASERATI E FERRARI, TRONEGGIAVA UN TRATTORE!), FINANZIERI VARI E DE LAURENTIIS, IL GOVERNATORE ROCCA E SANTANCHÉ - CAUSA SHUTDOWN DEL GOVERNO USA, NON C'ERA ALCUN TIRAPIEDI DI TRUMP: DELUSI COLORO CHE SOGNAVANO, ATTRAVERSANDO L'ATLANTICO, DI BANCHETTARE CON SUA MAESTÀ "THE DONALD" E LA SUA "RAGAZZA PONPON" GIORGIA MELONI - QUELLI DEL NIAF HANNO "COPERTO" IL BUCO DELLE AUGUSTE PRESENZE INVITANDO ARIANNA MELONI, UNICO SEGRETARIO POLITICO PRESENTE, CHE HA COSÌ RICEVUTO IL SUO BATTESIMO NELL'AGONE INTERNAZIONALE - NON POTEVA MANCARE L’ONNIPRESENTE CLAUDIA CONTE CHE SI È FATTA RITRARRE INSIEME ALL’AMBASCIATORE PERONACI, GIA’ CONSIGLIERE DIPLOMATICO DI PIANTEDOSI, E A QUEL MARPIONE DI PAOLO ZAMPOLLI, INVIATO SPECIALE DI TRUMP - LA PASTA SCOTTA E L’ESIBIZIONE DEL PREZZEMOLONE BOCELLI - VIDEO

matteo salvini alberto stefani luca zaia

DAGOREPORT - LUCA ZAIA MINACCIAVA DI DIVENTARE UN SERIO “PROBLEMA” PER MATTEO SALVINI E FORSE LO SARÀ: NON POTENDO IL “DOGE”, PER ORDINE DI SALVINI IN COMBUTTA CON MELONI, GUIDARE UNA LISTA A SUO NOME, UNA VOLTA SBATTUTO A CAPOLISTA IL SUO ENTUSIASMO POTREBBE SCEMARE E LA LEGA IN VENETO CORRE IL RISCHIO DI UN SORPASSO DI FRATELLI D'ITALIA - EVENTUALITA' CHE METTEREBBE DI NUOVO IN DISCUSSIONE LA LEADERSHIP DEL "CAPITONE" - I RAS LOCALI HANNO CRITICATO PER ANNI SALVINI, SENZA MAI AVERE IL CORAGGIO DI SFIDUCIARLO. QUESTA VOLTA, TRA UN VANNACCI CHE SI PRENDE I PIENI POTERI NEL PARTITO E I MALUMORI PER LA "CESSIONE" DELLA LOMBARDIA A FDI, UN FLOP IN VENETO POTREBBE ESSERE LA GOCCIA CHE FA TRABOCCARE IL VASO - SE SALVINI NON RIDE IN VENETO, ELLY SCHLEIN POTREBBE PIANGERE IN CAMPANIA: IL GRILLONZO ROBERTO FICO NON ENTUSIASMA E FA INCAZZARE DE LUCA CON LE SUE LEZIONCINE ETICHE SUI CANDIDATI. TANT'E' CHE TRA I FEDELISSIMI DI DON VICIENZO È PARTITO IL FUGGI FUGGI VERSO LE SIRENE DELLA DESTRA DI POTERE...