vladimir putin gas

PUTIN HA SDERENATO LE INDUSTRIE EUROPEE – LA FOLLE CORSA DEL PREZZO DEL GAS COSTRINGE INTERI SETTORI INDUSTRIALI A BLOCCARE LA PRODUZIONE – IN ITALIA LA CERAMICA SATURNIA È FERMA, COSÌ COME ACCIAIERIE DI SICILIA - LA FONDERIA DEL GRUPPO NORSK, IN SLOVACCHIA, STA PER CHIUDERE - NYRSTAR HA SPENTO LA SUA ACCIAIERIA NEL CUORE DEI PAESI BASSI FINO A DATA DA DESTINARSI – E IERI GAZPROM HA COMUNICATO CHE A FINE MESE IL RUBINETTO DI NORD STREAM SI FERMERÀ PER TRE GIORNI.  COSÌ IL PREZZO DEL METANO È SALITO ANCORA DEL 7%

Uski Audino Gabriele De Stefani per “La Stampa”

 

ACCIAIERIE DI SICILIA

La Ceramica Saturnia, nel Viterbese, è ferma e 120 dipendenti sono in cassa integrazione. Acciaierie di Sicilia, a Catania, non sta lavorando e per 250 addetti agosto è il mese del contratto di solidarietà. La fonderia del gruppo Norsk, in Slovacchia, sta per bloccare tutto. Nyrstar ha spento la sua acciaieria nel cuore dei Paesi Bassi fino a data da destinarsi. Per tutte la malattia ha un solo nome: bollette. E la cura è paradossale: per sopravvivere, non devi produrre. Così la corsa impazzita del prezzo del gas piega l'industria europea.

 

acciaieria Nyrstar di Budel olanda

E minaccia di spegnere interi settori nei prossimi mesi quando, stimano gli analisti di Citigroup, le chiusure aumenteranno «e più in fretta di quanto si pensasse». Anche perché da Mosca arrivano solo segnali negativi. Dopo la minaccia di nuovi aumenti del 60% dei giorni scorsi, ieri Gazprom ha comunicato che a fine mese il rubinetto di Nord Stream si fermerà per tre giorni (e già ora va ad un ritmo non superiore al 20% delle sua capacità). Copione consolidato dopo l'annuncio: per il quarto giorno consecutivo ha segnato il nuovo record storico a quota 257 euro per megawattora alla Borsa di Amsterdam, +6,8% rispetto a giovedì.

 

I settori

acciaieria Nyrstar di Budel olanda

L'ordine di grandezza del problema lo restituiscono i numeri di Inalpi, industria dell'agroalimentare cuneese: a luglio 2020 spendeva 100 mila euro per il gas e 150 mila per l'elettricità, quest' anno il conto è stato di un milione e mezzo per il metano e di un milione per la luce. A soffrire di più naturalmente sono i comparti energivori. Acciaierie, fonderie, ceramica, vetro, carta.

 

I primi a fermarsi o a spostare la produzione di notte o nei weekend già l'inverno scorso, quando pareva folle che il metano costasse 120 euro al megawattora. Oggi siamo su valori più che raddoppiati.

 

acciaieria Nyrstar di Budel olanda

Le fonderie del Nord-Est stanno reggendo. Ma solo facendo le acrobazie, e chissà fino a quando: «Noi abbiamo provato a spostare le ferie a luglio e lavorare ad agosto, sperando in una frenata dei prezzi: non è andata così, purtroppo - dice Enrico Frigerio, presidente delle Fonderie Torbole tra Brescia, Bergamo e Cuneo -. Reggiamo perché finora i clienti stanno accettando gli aumenti, con contratti a tre mesi». «Così è difficilissimo programmare, l'incertezza è troppa e questi costi non potremo sostenerli a lungo», aggiunge Fabio Zanardi, presidente di Assofond Veneto.

 

Gli aiuti non bastano più

importazioni di gas russo in europa

I due decreti Aiuti del governo sembrano già bruciati dalla nuova corsa delle quotazioni: dicono le imprese che è impensabile arrivare all'autunno inoltrato, quando ci sarà un nuovo esecutivo, prima di concedere nuovi sostegni. Ma è un continuo inseguire un punto di equilibrio che si sposta un po' più in là ogni volta che si alza l'asticella delle quotazioni. Come sta provando a fare anche la Germania, che ieri ha incassato il via libera dell'Ue al piano di aiuti di Stato per 27,5 miliardi destinato alle imprese energivore.

 

prezzo del gas in europa

Al momento nell'agenda di Palazzo Chigi non ci sono nuovi pacchetti. I piani di razionamento, al di là di quello non vincolante e ancora soft approvato a Bruxelles, rimangono uno scenario che nessuno vuole mettere sul tavolo in modo incisivo, anche se per molti analisti sarebbero efficaci per raffreddare i prezzi. E così l'esito è quello che Simone Tagliapietra del think tank Bruegel affida in poche parole a Bloomberg: «Diversi settori andranno sotto pesante stress e dovranno ripensare la loro produzione in Europa».

 

 Il Reno inguaia la Germania

nord stream

In Germania, la locomotiva d'Europa con il Pil fermo e la maggiore dipendenza da Mosca, ieri la doccia gelata è arrivata dal dato sui prezzi alla produzione: in luglio sono saliti del 5,3% rispetto al mese precedente, a fronte di una previsione di aumento dello 0,6%. È l'incremento più alto dal 1949. Naturalmente tutto muove dall'energia.

 

Ma ora i costi di produzione sono destinati a salire ancora per effetto della crisi climatica e in particolare della siccità. Da fine luglio il Reno, l'aorta del sistema fluviale tedesco da cui transita circa l'80% del trasporto merci, è ridotto a un rigagnolo. In diverse località si è superato il minimo storico di acqua. Per esempio a Emmerich, vicino al confine olandese, l'idrometro ha segnato la profondità di 0,0 mentre a Düsseldorf martedì segnava 31 centimetri.

 

PUTIN E I RUBLINETTI - BY EMILIANO CARLI

 La ridotta navigabilità del Reno pesa ulteriormente sui costi alla produzione: «Normalmente, una nave da carico può trasportare fino a 4 mila tonnellate, attualmente siamo a un quarto» per via della ridotta profondità dell'acqua, quindi «c'è bisogno di tre o quattro navi per trasportare le normali quantità di frumento, agenti chimici o minerali», dice Martin Staats, presidente dell'Associazione per la navigazione interna. Così i costi di trasporto sono quintuplicati dall'inizio dell'estate.

 

I GASDOTTI VERSO L EUROPA

Secondo Holger Lösch della Bdi - la Confindustria tedesca - «è solo una questione di tempo prima che gli impianti dell'industria chimica o siderurgica si fermino o che gli oli minerali e i materiali da costruzione non arrivino più a destinazione». Il colosso Uniper rischia di essere la prima vittima e di dover chiudere due centrali a carbone. Perché di carbone, dal Reno, non ne arriva più.

vladimir putin ACCIAIERIAVLADIMIR PUTIN E IL GAS

Ultimi Dagoreport

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?

tommaso foti galeazzo bignami

CHIAGNI E FOTI – A VOLERE QUEL FENOMENO DI GALEAZZO BIGNAMI COME CAPOGRUPPO DI FDI ALLA CAMERA FU TOMMASO FOTI, CHE SCELSE IL CAMERATA BOLOGNESE COME SUO SUCCESSORE. QUANDO CI FU IL PASSAGGIO DI CONSEGNE, FOTI ASSICURÒ CHE NON AVREBBE POTUTO SCEGLIERE UN SUCCESSORE MIGLIORE (PENSA COM'ERANO GLI ALTRI PRETENDENTI) - DI SICURO BIGNAMI NON È MAI STATO TROPPO ISTITUZIONALE NEGLI INTERVENTI IN AULA: SPESSO PROVOCATORIO, OGNI VOLTA CHE PARLA IRRITA L'OPPOSIZIONE. PARE CHE UNA TELEFONATA DA PALAZZO CHIGI E UN CONSIGLIO “PATERNO” BY FOTI LO AVESSERO INDOTTO A MAGGIOR EQUILIBRIO. SINO A IERI…

sergio mattarella guido crosetto galeazzo bignami adolfo urso giorgia meloni

FLASH! - SULLA QUESTIONE GAROFANI-BELPIETRO, RIMBOMBA IL SILENZIO ASSORDANTE DI GUIDO CROSETTO. CHE LA LINEA DEL MINISTRO DELLA DIFESA E COFONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA SIA PIÙ IN SINTONIA CON IL COLLE CHE CON I CAMERATI DI “PA-FAZZO” CHIGI DI VIA DELLA SCROFA, NON È UNA NOVITÀ. D’ALTRONDE, NEL 2022 FU MATTARELLA A VOLERE CROSETTO ALLA DIFESA, DOPO AVER BOCCIATO IL NOME DI ADOLFO URSO PROPOSTO DA MELONI. ED È SEMPRE STATO CONSIDERATO UN “INTERLOCUTORE” DEL COLLE, TANT’È CHE GUIDONE SMISE DI PARTECIPARE  AI CONSIGLIO DEI MINISTRI POICHÉ TUTTI DAVANTI A LUI TENEVANO LA BOCCUCCIA CHIUSA…

maurizio belpietro giorgia meloni galeazzo bignami francesco saverio garofani sergio mattarella

GIORGIA MELONI NON ARRETRA! DOPO L'INCONTRO AL QUIRINALE CON MATTARELLA, LA DUCETTA HA RIBADITO LA VERSIONE DEL CAMERATA GALEAZZO BIGNAMI: “RAMMARICO PER LE PAROLE ISTITUZIONALMENTE E POLITICAMENTE INOPPORTUNE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI” – AL CONSIGLIERE DI MATTARELLA SARÀ SFUGGITA UNA PAROLA DI TROPPO, MA DA UNA BANALE OSSERVAZIONE POLITICA SUL CENTROSINISTRA AL GOLPE QUIRINALIZIO, CI PASSA UN OCEANO – PERCHÉ BELPIETRO NON PUBBLICA L'AUDIO IN CUI GAROFANI EVOCAVA UN “PROVVIDENZIALE SCOSSONE” (AMMESSO CHE LO "SCOSSONE" NON SI RIFERISSE AL CENTROSINISTRA)? SE LO FACESSE, LA QUESTIONE SAREBBE CHIUSA: PER GAROFANI SAREBBE DIFFICILE RESTARE AL SUO POSTO – IL QUIRINALE AVEVA FATTO SAPERE CHE DOPO L’INCONTRO CI SAREBBE STATO UN COMUNICATO. PER ORA L’HA FATTO LA MELONI: CI SARÀ UN’ALTRA NOTA DAL COLLE? - BIGNAMI INSISTE: "CI HA SORPRESO LA REAZIONE SCOMPOSTA DEL PD, GAROFANI HA CONFERMATO I CONTENUTI E NON HO VISTO PIATTI VOLARE DAL QUIRINALE..."