lobby

QUANDO LA POLITICA E’ DEBOLE, IL BUSINESS DELLA LOBBY VA A GONFIE VELE - CON LEGA E M5S AL GOVERNO, I BIG DEL SETTORE HANNO MESSO SU UN GIRO D’AFFARI DI OLTRE 34 MILIONI (+15,5% RISPETTO ALL’ANNO PRECEDENTE) - LE AZIENDE, SOPRATTUTTO QUELLE INTERNAZIONALI, HANNO AVUTO BISOGNO DI PROFESSIONISTI DEL SETTORE PER AGGANCIARE PARLAMENTARI, SOTTOSEGRETARI E MINISTRI - IN VETTA C'È CATTANEO ZANETTO, COMIN & PARTNERS E “INRETE”

Andrea Montanari per “Milano Finanza”

 

DI MAIO SALVINI CONTE

Cambiano i governi, si spostano parlamentari e ministri, ma i lobbisti continuano a fare affari in Italia. Le elezioni del 4 marzo 2018 hanno portato una rivoluzione non banale negli equilibri politici nazionali: si era affacciata al comando dell' esecutivo una coalizione mai vista prima, Lega e 5 Stelle.

 

Un'alleanza durata poco più di un anno perché i leader dei due movimenti, Matteo Salvini e Luigi Di Maio, alla fine non hanno più retto alle tensioni quotidiane e, con l' indiretto sostegno dell' Europa, si è completato un ribaltone che ha confermato in sella il premier Giuseppe Conte, lo stesso esponenti del grillini ma ha visto completarsi, in men che non si dica, la fragorosa uscita di scena del partito che ha e continua ad avere i maggiori consensi elettorali, la Lega.

 

PAOLO ZANETTO

Tornando ad analizzare il mercato della lobby, è emerso che nonostante gli iniziali timori sul brusco cambio di rotta del precedente esecutivo giallo-verde e l'arrivo sulla scena di governanti poco avvezzi alle relazioni e alla gestione del potere, business is business come direbbero Oltreoceano. Forse perché i pentastellati erano alla loro prima volta sulla tolda di comando, le società specializzate in lobbying ne hanno tratto particolare vantaggio. Almeno stando ai dati di bilancio relativi al 2018.

 

Basti dire che i primi dieci operatori del settore hanno messo assieme un giro d' affari di oltre 34 milioni, in crescita del 15,5% rispetto all' anno precedente. Evidentemente le aziende, soprattutto quelle internazionali, hanno avuto bisogno di professionisti del settore per far breccia nel cuore di parlamentari, sottosegretari e ministri.

 

gianluca comin foto di bacco

A dominare la scena è stata ancora una volta Cattaneo Zanetto dei tre soci Alberto Cattaneo, Paolo Zanetto e Claudia Pomposo: La società fondata nel 2005 e che ha sedi a Roma, Milano e Bruxelles conta su uno staff di 45 persone e un portafoglio di oltre 100 clienti (la gran parte internazionali) ha archiviato il 2018 con un fatturato di quasi 7,4 milioni, in rialzo del 18% e con un utile che ha sfiorato quota 2 milioni (+37,8%). A inseguire, sul secondo gradino del podio, c' è anche nel 2018 la Comin&Partners.

 

Fondata sei anni fa da Gianluca Comin, ha da pochi mesi inaugurato la nuova sede milanese- che ha superato la soglia dei sette milioni di ricavi, mettendo a segno un balzo del 37% e profitti che hanno sfiorato 1,3 milioni (+65%). Al terzo posto, in Italia, si conferma InRete di Simone Dattoli, che resta però distante dalla coppia di vetta, con un giro d' affari di 4,55 milioni (+4,4%) e un utile di 132 mila euro (+32,8%).

 

Consolida il quarto posto in classifica la Fb Associati di Fabio Bistoncini, che di recente ha nominato due nuovi partner, Annalisa Ferretti e Agnese Chiscuzzu, e che ha registrato un fatturato di 3,52 milioni (+5,6%) e un utile di 251mila euro. Sopra la soglia dei 3 milioni di ricavi anche UtopiaLab.

Simone Dattoli

 

Ma cosa si cela dietro al consolidamento del settore in un paese come l' Italia che spesso non è in grado di apprezzare completamente il lavoro del lobbista? Un primo aspetto riguarda proprio la modalità operativa di lavoro: in questi ultimi anni si è progressivamente professionalizzato l' approccio al mestiere, al punto che sono diminuiti i consulenti che operano a titolo personale, a favore degli operatori strutturati. L' assenza di veri e propri outsider dimostra inoltre che il mercato è arrivato a una sua solidità strutturale che obbliga gli attori in campo alla massima professionalità e al costante aggiornamento.

Fabio Bistoncini

 

E se in Italia i governi durano poco - il ricambio dal gialloverde al giallorosso è emblematico - il business non ne risente, anzi prolifera, perché i lobbisti continuano a difendere e tutelare la loro indipendenza rispetto ai palazzi della politica. In tal senso non è da escludere che se non a breve magari nel medio periodo i big internazionali si interessino al business italiano di grandi network quali Fti, Kreab, Teneo e Wpp. In questo caso il mercato diventerebbe ancora più competitivo e non è da escludere che si assisterà a una stagione di consolidamento e di aggregazioni anche cross-border.

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - LA CAPITALE DEGLI AFFARI A MISURA DUOMO, A CUI IL GOVERNO MELONI HA LANCIATO L’ANATEMA “BASTA CON I BANCHIERI DEL PD”, È IN TREPIDA ATTESA DI COSA DELIBERERÀ UNICREDIT DOMENICA PROSSIMA, A MERCATI CHIUSI - SI RINCORRONO VOCI SULLA POSSIBILITÀ CHE ANDREA ORCEL ANNUNCI L’ADDIO NON SOLO ALL’OPS SU BPM MA ANCHE ALLA SCALATA DI COMMERZBANK, PER PUNTARE TUTTA LA POTENZA DI FUOCO DI UNICREDIT LANCIANDO UN’OPS SU GENERALI - DOPO LE GOLDEN MANGANELLATE PRESE SU BPM, ORCEL AVRÀ DI CERTO COMPRESO CHE SENZA IL SEMAFORO VERDE DI PALAZZO CHIGI UN’OPERAZIONE DI TALE PORTATA NON VA DA NESSUNA PARTE, E UN’ALLEANZA CON I FILO-GOVERNATIVI ALL’INTERNO DI GENERALI COME MILLERI (10%) E CALTAGIRONE (7%) È A DIR POCO FONDAMENTALE PER AVVOLGERLA DI “ITALIANITÀ” - CHISSÀ CHE COSA ARCHITETTERÀ IL CEO DI BANCA INTESA-SANPAOLO, CARLO MESSINA, QUANDO DOMENICA IL SUO COMPETITOR ORCEL ANNUNCERÀ IL SUO RISIKO DI RIVINCITA…

parolin prevost

PAROLIN È ENTRATO PAPA ED È USCITO CARDINALE - IN MOLTI SI SONO SBILANCIATI DANDO PER CERTO CHE IL SEGRETARIO DI STATO DI BERGOGLIO SAREBBE STATO ELETTO AL POSTO DI PAPA FRANCESCO – GLI “AUGURI DOPPI” DI GIOVANNI BATTISTA RE, IL TITOLO FLASH DEL “SOLE 24 ORE” (“PAROLIN IN ARRIVO”) E LE ANALISI PREDITTIVE DI ALCUNI SITI - PERCHÉ I CARDINALI HANNO IMPALLINATO PAROLIN? UN SUO EVENTUALE PAPATO NON SAREBBE STATO TROPPO IN CONTINUITÀ CON BERGOGLIO, VISTO IL PROFILO PIU' MODERATO - HA PESATO IL SUO “SBILANCIAMENTO” VERSO LA CINA? È STATO IL FAUTORE DELL’ACCORDO CON PECHINO SUI VESCOVI...

matteo renzi sergio mattarella elly schlein maurizio landini

DAGOREPORT – IL REFERENDUM ANTI JOBS-ACT PROMOSSO DALLA CGIL DI LANDINI, OLTRE A NON ENTUSIASMARE MATTARELLA, STA SPACCANDO IL PD DI ELLY SCHLEIN - NEL CASO CHE UNA DECINA DI MILIONI DI ITALIANI SI ESPRIMESSERO A FAVORE DELL’ABOLIZIONE DEL JOBS-ACT, PUR NON RIUSCENDO A RAGGIUNGERE IL QUORUM, LANDINI ASSUMEREBBE INEVITABILMENTE UN'INVESTITURA POLITICA DA LEADER DELL'OPPOSIZIONE ANTI-MELONI, EMARGINANDO SIA SCHLEIN CHE CONTE - E COME POTRANNO I RIFORMISTI DEM, I RENZIANI E AZIONE DI CALENDA VALUTARE ANCORA UN PATTO ELETTORALE CON UN PD "LANDINIZZATO", ALLEATO DEL POPULISMO 5STELLE DI CONTE E DE SINISTRISMO AVS DI BONELLI E FRATOIANNI? - A MILANO LA SCISSIONE DEL PD È GIÀ REALTÀ: I RIFORMISTI DEM HANNO APERTO UN CIRCOLO IN CITTÀ INSIEME A ITALIA VIVA E AZIONE. MA BONACCINI DIFENDE ELLY SCHLEIN

sergio mattarella giorgia meloni

DAGOREPORT - L'ARDUO COMPITO DI MATTARELLA: FARE DA ARBITRO ALLA POLITICA ITALIANA IN ASSENZA DI UN’OPPOSIZIONE - IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NON VUOLE SOSTITUIRSI A QUEGLI SCAPPATI DI CASA DI SCHLEIN E CONTE, NÉ INTENDE SCONTRARSI CON GIORGIA MELONI. ANZI, IL SUO OBIETTIVO È TENERE IL GOVERNO ITALIANO DALLA PARTE GIUSTA DELLA STORIA: SALDO IN EUROPA E CONTRO LE AUTOCRAZIE – IL PIANO DI SERGIONE PER SPINGERE LA PREMIER VERSO UNA DESTRA POPOLARE E LIBERALE, AGGANCIATA UN'EUROPA GUIDATA DA FRANCIA, GERMANIA E POLONIA E LONTANA DAL TRUMPISMO - LE APERTURE DI ''IO SONO GIORGIA" SUL 25 APRILE E AFD. MA IL SUO PERCORSO VERSO IL CENTRO E' TURBATO DALLL'ESTREMISMO DI SALVINI E DALLO ZOCCOLO DURO DI FDI GUIDATO DA FAZZOLARI...

francesco micheli

DAGOREPORT - IN UNA MILANO ASSEDIATA DAI BARBARI DI ROMA, SI CELEBRA LA FAVOLOSA CAPITALE DEGLI AFFARI CHE FU: IL CAPITALISMO CON IL CUORE A SINISTRA E IL PORTAFOGLIO GONFIO A DESTRA - A 87 ANNI, FRANCESCO MICHELI APRE, SIA PURE CON MANO VELLUTATA E SENZA LASCIARE IMPRONTE VISTOSE, IL CASSETTO DEI RICORDI: “IL CAPITALISTA RILUTTANTE” È IL DIARIO DI BORDO DELL’EX BUCANIERE DELLA FINANZA CHE, SALITO SULL’ALBERO PIÙ ALTO DEL VASCELLO, HA OSSERVATO I FONDALI OSCURI INCONTRATI NEL MARE MAGNUM INSIDIOSO DELL’ECONOMIA, SOMMERSA E SPESSO AFFONDATA - “IO E LEI APPARTENIAMO A ZOO DIVERSI”, FU IL VATICINIO DI CUCCIA – LUI, UNICO TESTIMOME A RACCOGLIERE LO SFOGO DI EUGENIO CEFIS SU QUEL “MATTO” DI CUCCIA CHE NEL GIORNO DELLE SUE CLAMOROSE DIMISSIONI DA MONTEDISON L’AVEVA ACCOLTO CON UN BEFFARDO: “DOTTORE, PENSAVO VOLESSE FARE UN COLPO DI STATO…”