IL RUGGITO DEL LEONE – L’AD DI GENERALI GRECO: "I SIGNORI DI S&P HANNO FATTO UN CLAMOROSO ERRORE, DEVONO GUARDARE I NUMERI E SMETTERLA DI CONSIDERARCI AL 100% ITALIANA!” – COME MAI LA COMPAGNIA NON HA ANCORA CEDUTO BSI? AH, SAPERLO…

Carlotta Scozzari per Dagospia

L'amministratore delegato delle Generali, Mario Greco, proprio non ne vuole sapere di farsi rovinare la giornata dell'incontro londinese con la comunità finanziaria da Standard & Poor's. L'agenzia di rating, ieri sera, ha annunciato a sorpresa di avere messo sotto osservazione per un possibile declassamento il giudizio sul gruppo del Leone. Una mossa che non è andata giù a Greco, che dall'investor day ha tuonato: "La decisione di S&P è un clamoroso errore.

Questi signori prima di tutto non guardano i numeri e considerano Generali sulla base delle nuove metodologie una società al 100% italiana quando i tre quarti degli investimenti sono fuori Italia. O sono poco numerici - ha aggiunto il numero della compagnia triestina - o non capisco come funziona. Hanno scoperto adesso che c'è stata una crisi dell'euro. Lo scoprono nel momento in cui gli spread sono ai minimi degli ultimi anni, l'Italia sta uscendo dalla crisi, il deficit è sotto il 3%, il Pil risale" e Generali ha completato 2,4 miliardi di dismissioni, con i "risultati migliori degli ultimi cinque anni".

Proprio sul tema delle dismissioni, tuttavia, grava un'incognita: come mai le Generali non sono ancora riuscite a cedere la controllata svizzera Bsi? La Banca della Svizzera italiana, ha tagliato corto oggi l'ad di Generali, sarà ceduta "alla valutazione che si merita". Quanto alla tempistica, Greco ha aggiunto: "A gennaio quando abbiamo detto che avremmo fatto 4 miliardi di dismissioni entro il 2015, metà della sala ha riso e l'altra metà ha pensato che non l'avremmo fatto. Non consiglio a nessuno di prenderci sottogamba su questo target: abbiamo due anni e passa e ci arriviamo".

E sulla possibilità, ventilata di recente da indiscrezioni, che a Bsi sia interessato il Banco Espirito Santo, Greco non si è voluto sbottonare: "Siamo in trattative, ma non commento sui nomi. Bsi è un'ottima società ed è complicata perché attiva in Europa e in Asia, cosa quasi unica e deve quindi trovare un compratore interessato a questo mix particolare". Greco ha poi tenuto a sottolineare che i recenti accordi raggiunti dalla Svizzera in materia di trasparenza e collaborazione fiscale con Stati Uniti, Germania e Gran Bretagna sono favorevoli al contesto della transazione.

Probabilmente anche un accordo tra il paese elvetico e l'Italia renderebbe più semplice le cose per la cessione della controllata del gruppo del Leone, ma al momento non è ancora stato raggiunto.

E il fatto stesso che manchi, a detta di qualche osservatore, in questa fase, rende più difficile per il gruppo triestino chiudere in tempi stretti la partita su Bsi. A complicare le cose, potrebbero essere poi la richiesta di un prezzo troppo elevato (la compagnia triestina pare chieda sui 2,3 miliardi di franchi, cioè quasi 1,9 miliardi di euro), nonché un management dell'istituto elvetico ancora legato ai vecchi vertici di Generali, fino alla primavera del 2012 guidata dall'amministratore delegato Giovanni Perissinotto e dal suo braccio destro Raffaele Agrusti.

Gli stessi due manager verso i quali il gruppo triestino sta nuovamente valutando - come da richieste dell'autorità assicurativa Ivass - la promozione di una azione di responsabilità, alla luce di tutta una serie di operazioni irregolari legate a investimenti fondi alternativi e di private equity condotte in passato con soci e, in generale, con parti correlate.

A riguardo, Greco ha confermato le indiscrezioni riportate dal Sole 24 ore di una svalutazione di 230 milioni legata a tali operazioni e già a carico dell'esercizio del 2012, mentre sulla possibilità che altri 105 milioni siano già stati iscritti a bilancio per mettere le mani avanti, l'ad di Generali ha dichiarato che "non c'è nulla di sospeso in un limbo contabile".

Greco ha poi escluso che l'azione di responsabilità verso Perissinotto e Agrusti possa essere valutata già nel consiglio di amministrazione delle Generali del 6 dicembre. Che ci sia da prendere tempo perché i componenti del board e gli azionisti sono divisi come già accaduto nei mesi scorsi per la "cacciata" di Agrusti? Ah, saperlo...

 

mario greco Group CEO Mario Greco BANCA DELLA SVIZZERA ITALIANA jpegPERISSINOTTO SEDE GENERALIBSI Esterno Imc BANCA DELLA SVIZZERA ITALIANA images Banche BSI

Ultimi Dagoreport

jackie kennedy e gianni agnelli a ravello nel 1962

JOHN KENNEDY E’ STATO IL PIÙ INFEDELE PUTTANIERE DEL XX SECOLO MA SUA MOGLIE JACQUELINE S’ATTACCAVA COME UN’IDROVORA A OGNI AUGELLO A PORTATA DI MANO (DAI DUE COGNATI ROBERT E TED PASSANDO PER SINATRA, BEATTY, MARLON BRANDO E VIA CHIAVANDO) - L’8 AGOSTO 1962, TRE GIORNI DOPO LA MORTE DI MARYLIN MONROE, JACKIE (INCAZZATA PER LE INDISCREZIONI SULLA LIAISON TRA IL MARITO E L’ATTRICE) RAGGIUNSE RAVELLO, SULLA COSTIERA AMALFITANA: FU ACCOLTA COME UNA REGINA DALL’ALLUPATISSIMO GIANNI AGNELLI – PER JACKIE, RAVELLO FECE RIMA CON PISELLO E LA VACANZA DIVENNE UN’ALCOVA ROVENTE (“LA VACANZA PIÙ BELLA DELLA SUA VITA”, RIPETEVA) AL PUNTO DA TRATTENERSI PIU’ DEL PREVISTO FINCHÉ NON PIOMBARONO 007 AMERICANI A PRELEVARLA COME UN ALMASRI QUALUNQUE PER RIPORTARLA A WASHINGTON DAL MARITO CORNUTO E INCAZZATO - LA VORACE JACKIE IMPARÒ A FARE BENE I POMPINI GRAZIE ALL'ATTORE WILLIAM HOLDEN: “ALL'INIZIO ERA RILUTTANTE, MA UNA VOLTA PRESO IL RITMO, NON SI FERMAVA PIÙ” –PER RIPICCA CI FU ANCHE UNA LIASON MARELLA AGNELLI-JOHN KENNEDY (CONFIDENZA DI INFORMATISSIMA SOCIALITE) - VIDEO

edmondo cirielli maria rosaria campitiello paolo di maio

“INUTILE FRUSTARE UN CIUCCIO MORTO, CAMBIA SPACCIATORE” – A PARLARE NON È UN HATER ANONIMO MA UN VICEMINISTRO DELLA REPUBBLICA: EDMONDO CIRIELLI, ESPONENTE DI SPICCO DI FRATELLI D'ITALIA E NUMERO DUE DI TAJANI AGLI ESTERI, CHE SBROCCA SU FACEBOOK E INSULTA IL SINDACO DI NOCERA INFERIORE, PAOLO DI MAIO – A FAR ANDARE FUORI GIRI CIRIELLI È STATO UN POST DEL PRIMO CITTADINO SU ALCUNI INCARICHI DELLA COMPAGNA AL MINISTERO DELLA SALUTE, MARIA ROSARIA CAMPITIELLO – LA VIOLENTISSIMA REPRIMENDA DI CIRIELLI: “NELLA VITA PRIVATA NON HAI MAI FATTO NIENTE DI BUONO" - COME MAI CIRIELLI SE L’È PRESA COSÌ TANTO? FORSE SENTE LA SUA CANDIDATURA A GOVERNATORE DELLA CAMPANIA CHE SI ALLONTANA? O TEME UNA SCONFITTA BRUCIANTE, ASSAI PROBABILE SE IL CENTROSINISTRA RITROVA L’UNITÀ?

igor taruffi elly schlein

DAGOREPORT - QUALCUNO DICA A ELLY SCHLEIN CHE STA AFFONDANDO IL PD! - NON SOLO TOSCANA E UMBRIA, DALLA CAMPANIA ALLA SICILIA FINO ALLA PUGLIA, SI MOLTIPLICANO I PROBLEMI SUI “TERRITORI” - A FINIRE NEL MIRINO LO “SPICCIAFACCENDE” DI ELLY, IGOR TARUFFI, RESPONSABILE ORGANIZZAZIONE DEL NAZARENO. DOVE C’È LUI, C’È CASINO, VISTA LA SUA PROPENSIONE A SALVAGUARDARE I CACICCHI FEDELI ALLA MIGLIORE ALLEATA DEL GOVERNO MELONI - IN SUO SOCCORSO È ARRIVATO ANCHE IL BERSANIANO NICO STUMPO CHE NON RIESCE AD EVITARE I PASTICCI CHE "LO STRATEGA IN VERSIONE PIZZICAGNOLO" TARUFFI COMBINA A CAUSA DELLA SCARSA CONOSCENZA DELLE REGOLE E DELLE DIVERSE REALTA’ LOCALI. E PER LA PRIMA VOLTA…

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...