enrico laghi

IN TUTTI I LUOGHI, IN TUTTI I LAGHI - APPENA PRESO DAI BENETTON PER GUIDARE EDIZIONE, IL PROFESSOR LAGHI È EX COMMISSARIO ILVA E ALITALIA, È PASSATO DALLE FILE TELECOM, PIRELLI, SEAT PAGINE GIALLE, GRUPPO ESPRESSO, FINMECCANICA, TIRRENIA, FINNAT, LA RAI E PERFINO DEL CONI. MOLTI INCARICHI, MOLTO ONERE. NEGLI INCONTRI CON L'AVVOCATO BIANCHI, HA PARLATO PURE DI BABBO RENZI…

 

Camilla Conti per “la Verità

 

Gianni Mion lascia il posto a Enrico Laghi che sarà il nuovo presidente di Edizione, la cassaforte della famiglia Benetton, con il mandato di «supportare il consiglio nella prosecuzione e consolidamento di un percorso di rinnovamento e rafforzamento della strategia sociale».

 

ENRICO LAGHI

Del resto, il curriculum del dottor Laghi è fittissimo: è stato professore di economia aziendale alla Sapienza di Roma e docente alla scuola di polizia tributaria della Guardia di finanza, ex commissario Ilva e Alitalia, è passato dalle file Telecom, Pirelli, Seat pagine gialle, Gruppo Espresso, Finmeccanica, Tirrenia, Finnat, la Rai e perfino del Coni. Ex presidente di Midco, la società che deteneva il 51% del capitale di Alitalia sai, ex consigliere Cai (la società che nel 2009 fece rinascere proprio l' Alitalia commissariata) e anche ex membro del collegio sindacale di Unicredit, già azionista di Alitalia. Si è attivato come advisor anche sul dossier Salini-Astaldi, è entrato in gioco nella realizzazione del progetto MilanoSesto e pure nell' arbitrato tra i due rami della famiglia Caprotti per definire il valore di Esselunga.

 

Ricoprire molte cariche grazie alla indiscutibile competenza per Laghi ha comportato molti onori ma anche molti oneri e il ritrovarsi coinvolto in vicende giudiziarie.

Come è successo per il crac Alitalia, di cui è stato commissario: solo pochi giorni fa la Procura di Civitavecchia ha chiesto l' archiviazione per alcuni indagati tra cui lo stesso Laghi in qualità di consulente incaricato e amministratore di Midco.

 

ENRICO LAGHI

Il suo nome compare anche negli appunti del presidente, l' avvocato Alberto Bianchi, messi agli atti dell' inchiesta sulla Fondazione Open. Il contesto storico cui vengono riferiti è quello della primavera del 2019 è quella in cui il Giglio magico si sta sfaldando mentre batte in ritirata. Bianchi, Marco Carrai e Luca Lotti stanno da una parte, Maria Elena Boschi, Matteo Renzi e il tesoriere del Pd Francesco Bonifazi da un' altra. Un lungo appunto di cinque facciate riporta i contenuti di una chiacchierata dell' avvocato fiorentino con Enrico Laghi (segnata come «EL 19/4/17»), che le Fiamme gialle sottolineano avrebbe toccato «diversi argomenti, personalità ed enti (fra l' altro viene fatto esplicito riferimento alla vicenda penale di Tiziano Renzi)».

 

Il manoscritto riporta la stessa data riscontrata sull' agenda 2017 di Bianchi, all' appuntamento a Roma nel pomeriggio appunto del 19 aprile di quell' anno con Laghi collegato da una linea con il nominativo «Jandall» (probabilmente il gruppo indiano Jindal che al tempo faceva parte della cordata di AcciaItalia interessata ad acquisire Ilva insieme a Cdp, Arvedi e Del Vecchio).

 

In quel momento Laghi, commissario straordinario dell' Ilva, è al centro di partite importanti. Il 2 maggio 2017 viene nominato dal Mise commissario Alitalia insieme a Luigi Gubitosi e Stefano Paleari. Il giorno dopo sul Corriere della Sera esce un commento firmato da Sergio Rizzo in cui vengono ricordati i suoi 24 incarichi, tra cui 10 da commissario, altri quattro da liquidatore, tre da presidente del consiglio di amministrazione, cinque da consigliere, uno da presidente del collegio sindacale e uno da semplice sindaco.

 

alberto bianchi

Qualche ora dopo sull' agenzia Ansa viene fatto filtrare che ha rassegnato le dimissioni da Midco e Cai il 26 aprile, mentre il 2 maggio ha rimesso il proprio incarico in Unicredit. Nell' agenzia si precisa inoltre che il ruolo di liquidatore di Lkts è in totale esaurimento e che Laghi è presidente di Beni stabili, membro del cda di Burgo group nonché presidente del collegio sindacale di Acea.

 

Proprio le vicende del colosso dell' energia e dell' acqua di Roma Capitale sono finite nel mirino di un pm della Capitale che nel dicembre 2018 chiese i mandati di arresto per tre professionisti, tra cui Laghi. Ma il capo della Procura di Roma Giuseppe Pignatone e i suoi vice negarono il visto. La storia emerge dalle carte depositate a Perugia nell' inchiesta Palamara e ruota intorno all' esposto che l' allora pm romano Stefano Fava aveva presentato al Consiglio superiore della magistratura contro Pignatone. All' origine dei dissidi un' inchiesta per cui Fava aveva proposto ai suoi superiori misure cautelari per ventotto soggetti, tra cui l' avvocato Luca Lanzalone e due commercialisti: Laghi e Corrado Gatti, a quel tempo, tra i vari incarichi, presidente del collegio sindacale di Alitalia.

 

GIANNI MION 1

Ma quali erano le ipotesi accusatorie di Fava? Il collegio sindacale di Acea avrebbe affidato due consulenze fotocopia a una società di revisione internazionale e a un commercialista pugliese. Ma quest' ultimo sarebbe stato ingaggiato in cambio di favori. A decidere di dare quegli incarichi gemelli sarebbero stati l' ex presidente Lanzalone, sponsorizzato dai 5 stelle e coinvolto anche nell' inchiesta sullo stadio della Roma, Laghi e Gatti (rispettivamente ex presidente del collegio dei sindaci e sindaco di Acea). Il beneficiario sarebbe stato, invece, Marco Lacchini, commercialista leccese trapiantato a Roma. Per tutti e quattro Fava chiese le manette. Alla fine, però, i procuratori aggiunti Rodolfo Sabelli e Paolo Ielo non hanno apposto l' assenso e Pignatone ha tolto il fascicolo a Fava.

Ultimi Dagoreport

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...

maurizio belpietro giorgia meloni la verita

DAGOREPORT - IL GIOCO DI PRESTIGIO DI MAURIZIO BELPIETRO: LO "SCOOP" SUL PRESUNTO “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È BASATO SULLE PAROLE “PROVVIDENZIALE SCOSSONE”, CHE IL CONSIGLIERE DEL COLLE, FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, AVREBBE PRONUNCIATO ALLA CENA DOPO L’EVENTO IN RICORDO DI AGOSTINO DI BARTOLOMEI. MA NELLA MAIL ANONIMA CHE SEGNALA LA VICENDA A "LA VERITA'" QUELLE DUE PAROLE NON SONO VIRGOLETTATE: SEMBRANO ESSERE UN RAGIONAMENTO DELL’AUTORE, IL MISTERIOSO "MARIO ROSSI" – “LINKIESTA”: “PER CAPIRE COSA PENSI MELONI BISOGNA LEGGERE ‘LA VERITÀ’, ESATTAMENTE COME PER CAPIRE COSA PENSI GIUSEPPE CONTE BISOGNA LEGGERE ‘IL FATTO’. QUANTI SI BEVONO OGGI LA FAVOLA DELLA SVOLTA ATLANTISTA ED EUROPEISTA DI MELONI, FAREBBERO BENE A LEGGERE ‘LA VERITÀ’, SMACCATAMENTE FILO-PUTINIANO, NO VAX E NO EURO. LA VERITÀ DEL GOVERNO MELONI STA LÌ”

tommaso cerno antonio giampaolo angelucci alessandro sallusti il giornale

FLASH! – COME PREVISTO, ANTONIO E GIAMPAOLO ANGELUCCI HANNO DECISO CHE, A PARTIRE DAL PRIMO DICEMBRE, AVVERRÀ IL CAMBIO DI DIREZIONE DE “IL GIORNALE” CON L’ARRIVO DI TOMMASO CERNO CHE, A SUA VOLTA, VERRÀ RIMPIAZZATO A “IL TEMPO” DA DANIELE CAPEZZONE – MALGRADO LA PROPOSTA DI ANDARE ALLA DIREZIONE EDITORIALE DE “IL GIORNALE”, AL POSTO DI VITTORIO FELTRI, CHE PASSEREBBE A QUELLA DI “LIBERO”, ALESSANDRO SALLUSTI NON L’HA PRESA BENE: IL BIOGRAFO DI GIORGIA MELONI LO CONSIDERA UNA DIMINUTIO PER IL SUO PRESTIGIO E MIREREBBE A DARE VITA A UN PROGETTO MEDIATICO CON NICOLA PORRO…

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?