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VA SEMPRE IN CULO AL CETO MEDIO – IL CLAMOROSO EFFETTO BOOMERANG DEL TAGLIO AL CUNEO FISCALE: L’ALIQUOTA IRPEF SCHIZZERÀ AL 56% PER LA FASCIA DEI LAVORATORI DIPENDENTI CON REDDITO TRA I 32 E I 40MILA EURO – È IL RISULTATO DEL SISTEMA MISTO DI BONUS E DETRAZIONI VOLUTO DAL GOVERNO MELONI - I CONTRIBUENTI DOVRANNO POI AGGIUNGERE LE ADDIZIONALI REGIONALI E COMUNALI, ANCORA STRUTTURATE COME LA VECCHIA IRPEF A QUATTRO SCAGLIONI…

Estratto dell'articolo di Valentina Conte per “la Repubblica”

https://www.repubblica.it/economia/2024/11/25/news/irpef_riforma_manovra_ceto_medio_penalizzato-423717252/

 

giorgia meloni e giancarlo giorgetti 4

Il governo della tassa piatta per tutti, promessa in campagna elettorale e realizzata solo per gli autonomi, è lo stesso della stangata sul ceto medio. Quella che da gennaio si abbatterà sui lavoratori dipendenti con reddito tra 32 mila e 40 mila euro. Per effetto della terza manovra dell’esecutivo Meloni, l’aliquota Irpef schizzerà al 56% in quella fascia dal 35% ufficiale.

 

Lo stesso ceto medio impoverito che in queste settimane Palazzo Chigi cerca di beneficiare rastrellando gli incassi, per ora non entusiasmanti, del concordato biennale proposto alle partite Iva. Un effetto paradossale per quei lavoratori dipendenti che dall’anno prossimo verseranno più tasse dei redditi superiori.

 

PAGARE LE TASSE IN ITALIA

Un pasticcio figlio di una finta riforma fiscale. […] Il governo Meloni inciampa sulle alchimie del nostro sistema fiscale. E nel tentativo di confermare e rendere strutturali il taglio del cuneo e dell’Irpef – valgono il 60% della manovra, 18 miliardi su 30 – mette in campo un sistema misto tra bonus e detrazioni che non solo rende ancora più complicata l’imposta pagata dai lavoratori dipendenti.

 

Ma inasprisce la pressione fiscale proprio del ceto medio che più soffre la morsa dell’inflazione e la sua lunga coda. Lo sostiene l’Ufficio parlamentare di bilancio, nella sua audizione parlamentare sulla manovra. E anche uno studio di Ruggero Paladini, emerito di Scienza delle finanze alla Sapienza, in uscita il 2 dicembre sulla rivista Menabò .

Le conclusioni sono analoghe.

Irpef Irap Inps

 

Le aliquote formali dell’Irpef rimangono tre: 23% fino a 28 mila euro, 35% fino a 50 mila euro, 43% sopra i 50 mila euro. Ma le aliquote effettive, già quattro quest’anno, salgono fino a sei l’anno prossimo di cui una in particolare schizza, come detto, al 56%.

 

L’effetto è straniante. Dovuto al tentativo del governo Meloni di trasformare, come raccomandato da tutti (Bankitalia, Corte dei Conti, lo stesso Upb), il taglio del cuneo da contributivo a fiscale, evitando così di impattare sui contributi previdenziali.

 

IRPEF - TASSE

Quest’operazione sembra riuscita solo in parte. Intanto perché un milione di contribuenti su 18 milioni, nota Upb, ci perde: prenderanno meno di quest’anno o perderanno i benefici. E poi perché le aliquote si moltiplicano.

 

Accade perché il governo, […] nel passaggio dal taglio dei contributi al taglio delle tasse, si inventa un doppio intervento. Introduce un bonus fino a 20 mila euro di reddito (come gli ex 80 euro di Renzi). E una detrazione fino a 40 mila euro: fissa da mille euro fino a 32 mila euro, poi decrescente. Le detrazioni fiscali riducono le tasse da pagare. Quando calano, soprattutto se in modo ripido (a 50 mila euro si annullano), formano scalini, strappi. E fanno salire la pressione fiscale. Alzano le tasse, quindi.

 

GIANCARLO GIORGETTI - GIORGIA MELONI

Quello che succederà dal 2025. Sulla carta le aliquote Irpef sono tre, nella realtà sono il doppio, dal 23 al 43%. Non solo. Secondo i calcoli di Ruggero Paladini, «la detrazione per i dipendenti tra 32 mila e 40 mila si riduce di 12,5 euro ogni 100, per cui l’aliquota marginale complessiva diventa del 56,18%».

 

A queste aliquote «i contribuenti devono aggiungere poi le addizionali regionali e comunali », che sono ancora strutturate come la vecchia Irpef a quattro scaglioni anziché tre. E questo complica un quadro già caotico.

TASSE IN ITALIA

 

Scrive l’Upb, sull’aumento delle aliquote effettive, diventate «più irregolari», e il picco del 56%: «Tale evoluzione sembra discostarsi dai principi della legge delega che indicava come obiettivi la transizione verso un’aliquota impositiva unica e la razionalizzazione e semplificazione complessiva del sistema». […]

 

Senza dire poi che in Italia, a parità di reddito, pensionati, autonomi, dipendenti e rentier pagano aliquote diverse. Le più alte ai dipendenti. Le più basse al capitale.

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