vincenzo consoli piccarreta

VENETO BANCA - NON È STATO IL SOLO AMMINISTRATORE VINCENZO CONSOLI A ORCHESTRARE LA GESTIONE CHE HA PORTATO AL CRACK DELL’ISTITUTO DI CREDITO E ALLA PERDITA DI ALMENO UN CENTINAIO DI MILIONI DI RISPARMI DELLE FAMIGLIE. AD OPERARE ALTRI 5 MANAGER, TRA I QUALI SPUNTA ANCHE CATALDO PICCARRETA (ORA AD DEL GRUPPO CASILLO…)

Giuseppe Pietrobelli per www.ilfattoquotidiano.it

 

veneto banca

Contrordine. Non è stato il solo amministratore Vincenzo Consoli a orchestrare la gestione di Veneto Banca che ha portato al crack dell’istituto di credito e alla perdita di almeno un centinaio di milioni di risparmi delle famiglie. Ad operare è stata, secondo l’accusa, una vera e propria associazione per delinquere in doppiopetto, composta, oltre che dallo stesso Consoli, anche da alcuni dei manager di Montebelluna che erano usciti, un paio di mesi fa, da quello che veniva considerato il filone principale dell’inchiesta che Treviso ha ereditato due anni fa dalla Procura di Roma. In realtà si trattava di un filone complementare, riguardante i reati di aggiotaggio, in cui l’unico imputato è rimasto Consoli.

VINCENZO CONSOLI cataldo piccarreta

 

E’ arrivato ora all’epilogo un filone rimasto sottotraccia, ma che ridà speranza agli acquirenti di azioni della banca, il cui valore è poi miseramente crollato, di rivalersi in un giudizio penale. I pubblici ministeri trevigiani Massimo De Bortoli e Gabriella Cama hanno notificato il deposito degli atti a sei persone perché tra il 2012 e il 2015 “promuovevano, costituivano, organizzavano e partecipavano a un’associazione per delinquere finalizzata alla commissione di una serie indeterminata di delitti di truffa aggravata concernenti la vendita, a condizioni inique, di titoli azionari e obbligazionari”.

 

veneto banca

Esisteva quindi, ai piani alti di Veneto Banca, una struttura che conosceva lo stato effettivo dei bilanci e tuttavia aveva agito per far rastrellare le azioni, spesso con il sistema delle “baciate”, ovvero concessione di mutui in cambio dell’acquisto delle azioni (per un valore complessivo di 400 milioni di euro).

 

cataldo piccarreta

Al vertice, secondo l’accusa, c’era l’amministratore delegato Consoli, poi diventato nel 2014 direttore generale. Ma non si trattò di un declassamento, visto che non fu nominato un altro ad e così il suo potere rimase intatto. Assieme a lui anche Mosè Fagiani (69 anni, di Bergamo, ex condirettore generale e responsabile dell’area commerciale dal 2010 al 2014), Renato Merlo (66 anni, di Montebelluna, ex responsabile della Direzione centrale Pianificazione e Controllo),

 

Stefano Bertolo (59 anni, di Montebelluna, responsabile della Direzione centrale amministrativa dal 2008 al 2014, poi dirigente incaricato della redazione dei libri contabili societari), Massimo Lembo (67 anni, di Treviso, responsabile della Direzione Centrale Compliance) e Cataldo Piccarreta (58 anni, di Bari, ex direttore dell’Area Mercato Italia). Nell’inchiesta per aggiotaggio erano stati indagati, ma poi prosciolti, Fagiani, Merlo, Bertolo e Lembo. Il nome nuovo è quello di Piccarreta. Ma potrebbero spuntarne anche altri, visto che l’inchiesta non è finita.

 

VENETO BANCA

Nella conclusione dell’inchiesta, questo gruppetto viene dipinto come una specie di consorteria finanziaria. Consoli viene indicato come “il promotore e capo dell’associazione a delinquere che utilizzò la struttura organizzativa di Veneto Banca per asservirla alle finalità illecite del sodalizio criminoso”. Ma la banca non è un istituto privo di controlli, perché è dotato di un consiglio di amministrazioni, di sindaci e di revisori.

 

vincenzo consoli

Secondo i pm, Consoli e gli altri avrebbero tenuto sia il cda che i soci all’oscuro della situazione. In che modo? “Presentavano pianificazioni aziendali non disciplinate da alcuna regolamentazione interna e completamente accentrate nelle strutture di vertice, assieme a dati di bilancio e previsionali non aderenti alla realtà, eccessivamente ottimistici, irragionevoli e inattendibili, costringendoli a mantenere elevato il prezzo unitario delle azioni”. Il riferimento è sia alle sedute dei consigli, che alle assemblee dei soci.

 

GIANNI ZONIN E VINCENZO CONSOLI

Eppure sulla banca si era accentrato anche l’interesse degli ispettori della Banca d’Italia che avevano effettuato un accesso ai bilanci il 15 aprile e 9 agosto 2013, evidenziando come il valore delle azioni fosse “incoerente con la situazione finanziaria della società e con il contesto economico”. Consoli e i manager avrebbero “approfittato dell’insufficiente attività di controllo svolta dal Collegio dei Sindaci e dalla società incaricata della revisione dei bilanci, la PricewaterhouseCoopers”.

 

I vertici, consapevoli di questa situazione, che ha portato danni ai sottoscrittori per oltre 107 milioni di euro, avrebbero indotto in errore le direzioni territoriali (e quindi anche funzionari e impiegati di banca) a cui spettava il compito della collocazione delle azioni. In questo modo non entrano neppure nel processo i direttori di banca che in molti casi contattavano i clienti proponendo acquisti, la cui sicurezza veniva garantita a parole.

VINCENZO CONSOLI

 

Nelle riunioni con i responsabili territoriali, secondo i pm, i manager “fornivano reiteratamente e pubblicamente false rassicurazioni circa il valore e la solidità finanziaria dei titoli emessi, tacendo sul fatto che il valore dell’azione era ampiamente sopravvalutato almeno del 40 per cento”. Per questo i dipendenti erano “lo strumento inconsapevole per mettere in atto i piani illeciti”.

 

Inoltre i clienti erano “persone non in grado, per livello di istruzione, età avanzata, tipologia di professione… di valutare correttamente il rischio dell’investimento effettuato”. Un’altra categoria era costituita da clienti che avevano bisogno di mutui e quindi erano in qualche modo costretti ad accettare l’acquisto delle azioni. In ogni caso, gli impiegati al momento della sottoscrizione usavano un software che impediva la tracciatura del percorso di verifica di adeguatezza e appropriatezza.

 

VINCENZO CONSOLI

Con queste contestazioni dovrebbe essere stato posto un argine alla prescrizione, perché la truffa contrattuale si sarebbe consumata nel momento di danno massimo, ovvero nel giugno 2017, quando vi fu la dichiarazione dello stato di insolvenza. E si apre anche la porta a migliaia di potenziali vittime che potrebbero costituirsi nel processo, aggiungendosi alle circa 3.500 denunce già presentate.

Ultimi Dagoreport

villa casa giorgia meloni antonio tajani matteo salvini

DAGOREPORT - AH, CHE STREGONERIA È IL POTERE: TRAFIGGE TUTTI. SOPRATTUTTO I PARVENU. E COSÌ, DA PALAZZO GRAZIOLI, CHE FU LA SEDE INFORMALE DI GOVERNO E DI BUNGA-BUNGA DI BERLUSCONI PREMIER, SIAMO PASSATI A "VILLA GRAZIOLI" CON LA NUOVA DOVIZIOSA DIMORA DELL’EX ABITANTE DELLA GARBATELLA, DOVE OCCUPAVA CON MADRE E SORELLA DUE DISGRAZIATE CAMERE E CUCINA - UN IMMOBILE CHE STA SOLLEVANDO UN POLVERONE DI POLEMICHE: VILLA O VILLINO? COL SOLITO AGOSTINO GHIGLIA CHE AVREBBE SOLLECITATO GLI UFFICI DELLA PRIVACY DI TROVARE UN MODO PER LIMITARE LE INFORMAZIONI DA RENDERE PUBBLICHE ALLA CAMERA, IN RISPOSTA A UN’INTERROGAZIONE DELLA BOSCHI SULLA RISTRUTTURAZIONE DELLA VILLA – LA SINDROME DI "IO SO' GIORGIA E NUN ME FIDO DE NESSUNO!" HA POI TRASFORMATO LA MAGIONE NEL SUO BUNKER PERSONALE, LONTANO DAGLI SGUARDI E ORECCHIE INDISCRETE CHE INFESTANO PALAZZO CHIGI - TUTTO BENE QUANDO VENGONO CHIAMATI A RAPPORTO I SUOI FEDELISSIMI, MOLTO MENO BENE QUANDO TOCCA AGLI ALTRI, AGLI “ESTRANEI” DELLA CONVENTICOLA MELONIANA. DAL CENTRO DI ROMA PER RAGGIUNGERE “VILLA GRAZIOLI” CI VOGLIONO, IN LINEA D’ARIA, BEN 40 MINUTI DI MACCHINA. ANCHE DOTATI DI SIRENE E LAMPEGGIANTI, È “UN VIAGGIO”…. - VIDEO

simone canettieri giorgia arianna meloni

DAGOREPORT - MASSÌ, CON I NEURONI SPROFONDATI NELLA IRRITABILITÀ PIÙ SCOSSA, ARIANNA MELONI AVEVA URGENTE BISOGNO, A MO’ DI SOLLIEVO, DELL’ARTICOLO DI DEBUTTO SUL “CORRIERONE” DI SIMONE CANETTIERI - MESSA DALLA SORELLA GIORGIA A CAPO DELLA SEGRETERIA DI FDI, ARIANNA NON NE HA AZZECCATA UNA - ALLA PARI DI QUALSIASI ALTRO PARTITO DI MASSA, OGGI FDI SI RITROVA ATTRAVERSATO DA UNA GUERRIGLIA INTESTINA FATTA DI COLPI BASSI, RIPICCHE E SPUTTANAMENTI, INTRIGHI E COMPLOTTI – DALLA SICILIA (CASINO CANNATA-MESSINA) A MILANO (AFFAIRE MASSARI-LA RUSSA), FINO AL CASO GHIGLIA-RANUCCI, DOVE IL FILO DI ARIANNA SI È ATTORCIGLIATO PERICOLOSAMENTE INTORNO AL COLLO - CHE LA SORELLINA NON POSSIEDA LA ‘’CAZZIMMA’’ DEL POTERE, FATTA DI SCALTREZZA E ESPERIENZA, SE N'E' AMARAMENTE ACCORTA ANCHE LA PREMIER. E PUR AMANDOLA PIÙ DI SE STESSA, GIORGIA L’AVREBBE CHIAMATA A RAPPORTO PER LE SCELTE SBAGLIATE: SE IL PARTITO VA AVANTI COSÌ, RISCHIA DI IMPLODERE… - VIDEO

carlotta vagnoli flavia carlini

COME SIAMO POTUTI PASSARE DA ELSA MORANTE E MATILDE SERAO A CARLOTTA VAGNOLI? È POSSIBILE CHE SI SIA FATTO PASSARE PER INTELLETTUALI DELLE FEMMINISTE INVASATE CHE VERGAVANO LISTE DI PROSCRIZIONE ED EVOCAVANO METODI VIOLENTI E LA GOGNA PUBBLICA DIGITALE PER “FARE GIUSTIZIA” DEI PROPRI NEMICI? LA CHIAMATA IN CORREITÀ DEL SISTEMA EDITORIALE CHE HA UTILIZZATO QUESTE “VEDETTE” LETTERARIE SOCIAL DA MILIONI DI FOLLOWER PER VENDERE QUALCHE COPIA IN PIÙ – VAGNOLI PUBBLICA PER EINAUDI, FLAVIA CARLINI HA VERGATO UN ROMANZO INCHIESTA SULL’ITALIA DEL GOLPE INFINITO PER SEM (FELTRINELLI) . MA SULLA BASE DI COSA? BASTA AVERE UN MINIMO SEGUITO SOCIAL PER ESSERE ACCREDITATI COME SCRITTORI O DIVULGATORI?

silvia salis giorgia meloni elly schlein matteo renzi

DAGOREPORT - IN ITALIA, DOPO TANTI OMETTI TORVI O INVASI DI VANITÀ, SI CERCANO DONNE FORTI. DONNE COL PENSIERO. DONNE CHE VINCONO. E, NATURALMENTE, DONNE IN GRADO DI COMANDARE, CAPACI DI TENER TESTA A QUELLA LADY MACBETH DELLA GARBATELLA CHE DA TRE ANNI SPADRONEGGIA L’IMMAGINARIO DEL 30% DEGLI ELETTORI, ALIAS GIORGIA MELONI - IERI SERA ABBIAMO ASSISTITO ATTENTAMENTE ALLA OSPITATA DI SILVIA SALIS A “OTTO E MEZZO”, L’EX LANCIATRICE DI MARTELLO CHE DALLA LEOPOLDA RENZIANA E DAL CONI DELL’ERA MALAGÒ HA SPICCATO IL VOLO NELL’OLIMPO DELLA POLITICA, SINDACO DI GENOVA E SUBITO IN POLE COME LEADER CHE SBARACCHERÀ ELLY SCHEIN E METTERÀ A CUCCIA LA CRUDELIA DE MON DI COLLE OPPIO - DOPO MEZZ’ORA, PUR SOLLECITATA DA GRUBER E GIANNINI, CI SIAMO RITROVATI, ANZICHÉ DAVANTI A UN FUTURO LEADER, DAVANTI A UNA DONNA CHE DAREBBE IL PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA ALL'AUTORE DE "IL MANUALE DELLA PERFETTA GINNASTICATA" - ECCITANTE COME UN BOLLETTINO METEO E LA PUBBLICITÀ DI TECHNO-GYM, MELONI PUO' DORMIRE SONNI TRANQUILLI - VIDEO

john elkann donald trump

DAGOREPORT – ITALIA, BYE BYE! JOHN ELKANN NON NE PUÒ PIÙ DI QUESTO DISGRAZIATO PAESE CHE LO UMILIA SBATTENDOLO PER 10 MESI AI "SERVIZI SOCIALI", COME UN BERLUSCA QUALSIASI, E STUDIA LA FUGA NEGLI STATI UNITI - PRIMA DI SPICCARE IL VOLO TRA LE BRACCIA DEL SUO NUOVO IDOLO, DONALD TRUMP, YAKI DEVE LIBERARSI DELLA “ZAVORRA” TRICOLORE: CANCELLATA LA FIAT, TRASFORMATA IN UN GRUPPO FRANCESE CON SEDE IN OLANDA, GLI RESTANO DUE GIORNALI, LA FERRARI E LA JUVENTUS – PER “LA STAMPA”, ENRICO MARCHI È PRONTO A SUBENTRARE (MA PRIMA VUOLE SPULCIARE I CONTI); PER “REPUBBLICA”, IL GRECO KYRIAKOU È INTERESSATO SOLO ALLE REDDITIZIE RADIO, E NON AL GIORNALE MANGIASOLDI E POLITICAMENTE IMPOSSIBILE DA GOVERNARE) - DOPO IL NO DI CARLO FELTRINELLI, SAREBBERO AL LAVORO PER DAR VITA A UNA CORDATA DI INVESTITORI MARIO ORFEO E MAURIZIO MOLINARI – SE IL CAVALLINO RAMPANTE NON SI TOCCA (MA LA SUA INETTA PRESIDENZA HA SGONFIATO LE RUOTE), PER LA JUVENTUS, ALTRA VITTIMA DELLA SUA INCOMPETENZA, CI SONO DUE OPZIONI IN BALLO…