DAGOGAMES BY FEDERICO ERCOLE – IN “POKEMON SPADA E SCUDO” LA SENSAZIONE DI DEJÀ-VU, ALMENO ALL’INIZIO, RISULTA FASTIDIOSA: DI NUOVO UN ALLENATORE CHE SALUTA LA MAMMA, SCEGLIE IL SUO “STARTER” E PARTE PER CONQUISTARE LE MEDAGLIE DELLE PALESTRE ACCOMPAGNATO DA UN AMICO ANTAGONISTA – MA NON È UN BRUTTO GIOCO, PERCHÉ RICONSEGNA UN DIVERTIMENTO ORMAI “ANCESTRALE” E SI LASCIA GIOCARE PER ORE SENZA ANNOIARE - VIDEO

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POKEMON SPADA E SCUDO

Federico Ercole per Dagospia

 

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Richiede un duplice punto di vista la nuova avventura dei Pokémon, con l’attesissimo avvento di un’ottava generazione di creature, perché rappresenta, o avrebbe dovuto, un’evoluzione radicale di questa pluriennale e miliardaria saga di giochi di ruolo, considerato soprattutto il suo trasferimento sulla Switch, console assai più potente delle altre di Nintendo su cui girarono gli altri giochi.

 

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E’ stato quindi necessario affiancare alle mie considerazioni su Spada e Scudo quelle di mio figlio di nove anni, conoscitore e appassionato dei Pokémon in ogni loro forma mediatica. Ci sono innumerevoli criticità che ho riscontrato durante il viaggio per la regione di Galar, alcune confutate dopo qualche ora di gioco, altre confermate fino e oltre la fine del videogame.

 

L’intreccio narrativo innanzitutto, perché i film e i cartoni animati dei Pokémon dimostrano quanto sia stratificata e complessa la mitologia attorno alle bestie fantastiche inventate da Satoshi Tajiri. Se si esclude l’esordio con Rosso e Blu per il suo essere cosa nuova e Bianco e Nero, la trama dei videogame pokémoniani non ha mai scintillato per profondità e originalità, risultando sempre sviluppata sugli stessi luoghi di narrazione convenzionale.

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Tuttavia in Spada e Scudo, almeno all’inizio, la sensazione di dejà-vu risulta fastidiosa: di nuovo un allenatore in erba di Pokémon che saluta la mamma, sceglie il suo “starter” e parte per conquistare le medaglie delle Palestre accompagnato da un amico antagonista. Tuttavia quella che per le prime ore sembra una banale collezione di luoghi comuni dell’epos dei Pokémon rivela in seguito alcune intuizioni dal valore diegetico affascinante, insolitamente drammatico e persino politico nella sua critica, abbozzata ma efficace, al capitalismo dello spettacolo.

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Poi c’è la grafica, Galar possiede dei panorami squisiti, solenni o graziosi, tuttavia si rivelano uno scenario bello quanto inerte, cartoline appese lungo una serie di ineludibili corridoi. Inoltre risulta sciatto che gli interni delle case siano perlopiù identici uno con l’altro. Ci sono le vaste zone selvagge che consentono un’esplorazione più libera e permettono la rotazione della “macchina da presa” virtuale ma, forse perché spazi disegnati soprattutto per un sistema online di condivisione con altri giocatori, l’estetica di queste terre risulta risulta grama, davvero vetusta. Non stiamo parlando di un poverissimo videogame indie, ma di un “brand” miliardario, e non è errato aspettarsi una grafica da colossal.

 

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Quindi questo Pokémon Spada e Scudo è un brutto gioco? No, neanche per chi scrive, poiché riconsegna un divertimento ormai “ancestrale”, i Pokémon della nuova generazione hanno un loro indiscutibile carisma, le musiche sono più ispirate del solito e si lascia giocare per ore senza annoiare, talvolta sorprendendo. Tuttavia per i milioni di appassionati che sono cresciuti con Pikachu era lecito aspettarsi qualcosa di più. Ma forse è questo il problema, essere cresciuti, perché se si considera Spada e Scudo un gioco per bambini (anche solo dentro) allora tutto cambia e, come dice emozionato mio figlio, si tratta di un videogame di Pokémon favoloso, uno dei migliori. 

 

UN GRANDE GIOCO PER BAMBINI

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L’epica pokemoniana del viaggio mantiene inalterata la sua potenza per un giocatore di nove anni, quella che io considero ripetizione per lui è il tappeto classico, riconoscibile e confertevole sul quale germoglierà l’avventura. Il colpo d’occhio dei panorami montani, le architetture delle città tra gotico “potteriano”, steampunk e campagna britannica provoca al bambino moti di ammirazione, tanto da spingerlo ad arrestarsi per l’ammirazione.

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Le dinamiche ludiche legate alla cattura, alla salita di livello e agli scontri con i rivali rimangono pressoché immutate ma consentono al giocatore di concentrarsi sin da subito su una propria tattica, nella creazione della squadra e nell’esplorazione senza un lungo e noioso tutorial. Il gioco comincia subito per chi ha già esperito altri episodi ma è gentile con chi non l’ha mai fatto, senza risultare mai complesso, sebbene possa anche esserlo in via opzionale per ciò che concerne la cattura di Pokémon rari e i raid contro le creature più potenti.

 

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Desta nuova meraviglia la possibilità di fare ingigantire i propri Pokémon fino a dimensioni gargantuesche, così che le creature risultano ancora più solenni e impressionanti, persino quelle dall’aspetto più tenero e “puccioso”. Piace inoltre l’opzione di teletrarportarsi da una zona all’altra, sebbene non ci siano animazioni,  e le varie sfide enigmistiche o di abilità che precedono lo scontro con il capo-palestra di turno in un stadio immenso e gremito di pubblico.

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Ciò che comunque rende l’esperienza di Spada e Scudo imprescindibile anche per l’appassionato disilluso o deluso, è quel momento magico in cui compare un nuovo Pokémon, la sua cattura e la lettura delle sue caratteristiche sul Pokédex, o il mistero di una sua prossima, eventuale, evoluzione in un’altra forma. E tra i nuovi Pokémon della regione di Galar ce ne sono di stupefacenti.

 

IL BESTIARIO CRESCE

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Siamo arrivati ormai a quasi un migliaio di Pokémon ma in Spada e Scudo ce ne sono circa metà, una scelta criticata da tanti appassionati ma utile ai fini della gestione delle proprie creature e per il sempre più importante settore competitivo. Quello dei Pokémon è un bestiario straordinario, il più ricco e fantasioso dell’immaginario fantastico, e tra i nuovi esemplari di creature si distinguono ad esempio Impidimp, del tipo folletto-buio che “recupera le forze inalando dal naso l’energia negativa emessa da persone e Pokémon quando sono irritate”.

 

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Impidimp si evolve due volte, diventando, da una specie di Goblin violaceo, prima Morgrem che infilza il nemico con un ciuffo di capelli appuntito e infine il fortissimo Grimmsnalrl, in grado “di immobilizzare a terra” anche un lottatore provetto come Machamp dalle quattro braccia. C’è Stunfisk del tipo terra-acciaio, una conchiglia che sembra una trappola per orsi con all’interno due occhi allucinati. Il cavalleresco Sirfetch’d, nuova evoluzione di Farfetch’d, una pseudo papera che ora brandisce il suo porro come fosse una lama. Applin, che si presenta come una mela, ma che in realtà è un tipo erba-drago che “passa la vita all’interno di un pomo e quando si imbatte in Pokémon alati, si protegge fingendosi un semplice frutto”; questa piccola creatura avrà due evoluzioni diverse, una per Spada l’altra per Scudo, davvero mostruose. Poi il lanoso Wooloo, la ghignante versione Galar del felino Meowth, Carkol con il suo carbone, Centiscorch che sembra un drago cinese, quel botolotto di Yamper...

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Mio figlio ha criticato la mancanza di una forma intermedia per il Pokémon Mordace Chewtle che diventa il terrificante Drednaw senza vie di mezzo e per Toxel, del quale è comunque apprezzabile la trasformazione diversa (ma troppo incoerente con la base) secondo la predisposizione caratteriale della creatura.

 

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Malgrado le sue evidenti criticità, Spada e Scudo si lascia esperire da un adulto che ha appena finito un Death Strandig e ancora anela a tornarvi, come una “promenade” fantastica e distesa, senza picchi di emozioni, vagheggiando un nuovo inizio e confidando nella gioconda saggezza di Mew. Per un bambino invece l’opera di Game Freak per Switch risulta ancora una volta uno splendente portale verso un nuovo mondo dove incontrare straordinarie creature mai viste o già conosciute e risuonare con esse in un ecosistema fantastico di rara coerenza e grandezza.

 

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