virginia raggi opera

"BUONISSIMA LA PRIMA" – MATTIOLI: "I VESPRI SICILIANI’ AL COSTANZI DI ROMA RESTERANNO UNA PIETRA MILIARE NELLA STORIA INTERPRETATIVA DELL'OPERA DI VERDI - TRIONFO PER DANIELE GATTI: CON LUI SUL PODIO L'ORCHESTRA SI SUPERA - QUALCHE BABBIONESCA CONTESTAZIONE PER LA REGISTA VALENTINA CARRASCO SU UNA SCENA DOVE LE BALLERINE SI SCAMBIAVANO SECCHIATE D’ACQUA: NOSTALGIA DEL TUTÙ? - LA SINDACA VIRGINIA RAGGI ARRIVA IN RITARDO, FA UN INGRESSO TIPO JOAN COLLINS IN UNA SERIE TIVÙ ANNI OTTANTA E VIENE IGNORATA DAI PIÙ'' - VIDEO

 

 

Alberto Mattioli per la Stampa

 

vespri all'opera di roma

Questa inaugurazione romana resterà nella memoria per l'eccezionale direzione di Daniele Gatti. Il titolo era «difficile», Les Vêpres siciliennes di Verdi, un’opera capitale che però si dà poco perché risulta sempre problematica da realizzare, tanto più che il teatro dell’Opera ha scelto la lingua originale e l'integralità, balletto compreso.

 

virginia raggi carlo fuortes

Inutile dire che è giusto così: l’opera è la più intimamente francese di Verdi, la traduzione italiana di Fusinato pessima (e la tradizione interpretativa di conseguenza sbagliata) e prima o poi bisognerà fare i conti con il grand opéra parigino, che potrà pure essere un insieme di effetti senza causa, ma resta un momento imprescindibile per tutto il teatro musicale dell'Ottocento e per tutti i suoi protagonisti, anche quelli che ci facevano sopra dell'ironia come Verdi o lo osteggiavano come Wagner.

roberta mantegna roberto d'agostino e valentina carrasco

 

Che poi i grand opéra più belli li abbiano scritti tre italiani e un tedesco conferma solo il cosmopolitismo di questa forma spettacolare pur così francese e che Parigi è stata davvero, come voleva Walter Benjamin, la capitale del XIX secolo.

 

Virginia Raggi vespri all'opera di roma

Del Verdi di Gatti si era già avuto un saggio splendente alla prima romana scorsa, Rigoletto. Un Verdi raffinatissimo nelle dinamiche e nei fraseggi, suonato benissimo da un’orchestra che con lui sul podio si supera, e splendidamente concertato grazie a compagnie di canto addestrate a lavorare sulla parola, dunque sul teatro, non sull’effetto e men che meno sull’effettaccio. Siamo ovviamente lontanissimi sia dal Verdi monolitico e retorico della tradizione sia da quello «sinfonico» di molti grandi direttori contemporanei, perché la musica, nel Verdi di Gatti, è sempre un mezzo per fare teatro e non un fine in sé.

luca bergamo carlo fuortes virginia raggi

 

Ora, questi Vespri siciliani portano, per così dire, alle estreme conseguenze le premesse di quel Rigoletto, approdando a un linguaggio verdiano del tutto nuovo che, partendo dal rispetto rigoroso del segno scritto, sfocia in un'emozione molto più contrastata e molto meno epidermica di quelle cui siamo abituati.

 

vespri all'opera di roma

Un esempio per tutti: il duetto fra Hélène e Henry del quarto atto, dove non si supera mai il mezzoforte e l'addio straziante fra due innamorati viene sussurrato in tutte le possibili declinazioni del piano, mentre l'orchestra si illumina di mille colori e infinite sfumature. Sembra facile, ma in realtà suonare - e cantare - piano è molto più difficile che farlo forte. E, a parte tutto, i fortissimo secchi e compatti come fucilate che Gatti cava dall'orchestra quando ci vogliono risultano ancora più dirompenti.

Vespri - lo chic romano

 

 

In più, ed è la specificità dei Vespri, Gatti non si sottrae alla sfida che rappresenta la peculiarità di questo titolo. In fin dei conti, dei tre titoli parigini di Verdi (Macbeth fu riscritto per il Théâtre-Lyrique, tutta un'altra estetica), proprio i Vêpres (1855) segnano l’adesione più convinta al modello meyerbeeriano, quasi un’opera sperimentale. Jérusalem (1849) resta il rifacimento infranciosato (e probabilmente pure migliorato) dei Lombardi, Don Carlos (1867) è un grand opéra a babbo (Meyerbeer) morto e guarda già avanti.

 

carlo fuortes maddalena letta virginia raggi e gianni letta

I Vespri invece sono proprio concepiti come un tipico prodotto del genere. Da qui soluzioni formali del tutto aliene all'opera italiana coeva: di brani costruiti sulla canonica successione di recitativo-cantabile-tempo di mezzo-cabaletta ce n’è uno solo, la cavatina di Procida. E come sempre, come in Carmen, per fare un esempio clamoroso, la forma musicale diventa sostanza drammaturgica, dando una caratterizzazione molto più sfumata e contraddittoria a tutti i personaggi (con l'eccezione appunto di Procida, «terrorista» talebano - o mazziniano? - dall'inizio alla fine). Questo Gatti lo coglie benissimo, come finora non ha fatto alcun direttore io abbia ascoltato nei Vespri.

lady tittarelli anna federici paola ugolini valentina carrasco federica cerasi

 

Prendete la grande aria di Montfort del secondo atto, «Au sein de la puissance», cioè «In braccio alle dovizie» in fusinatese. Non è per nulla la solita aria baritonale verdiana, almeno se la si esegue in francese e se Gatti la dirige così (e così la canta il suo Montfort, Roberto Frontali). Piuttosto è un monologo, una «scena» dove la forma italiana si frattura in un andamento irregolare, tutto sulla parola, come se fosse un grande declamato gluckiano riletto da un romantico.

 

carlo fuortes e marisela federici

Rossini, in fin dei conti, si era comportato in maniera analoga, scrivendo per il suo baritono grandopérista, Guillaume Tell, quel «Sois immobile» che tutto è meno un'aria nel senso tradizionale e italiano del termine. Certo, bisogna saperlo fare. Visto però che questi Vêpres sono diretti e forse più ancora concertati da padreterno, resteranno una pietra miliare nella storia interpretativa dell'opera.

 

carlo fuortes e maite bulgari

Naturalmente, la compagnia è stata scelta di conseguenza. Gatti voleva dei cantanti in grado soprattutto di cantare piano ed espressivo, mandando nella soffitta di nonna Speranza l'acutone e la canna e la voce «verdiana» con cui ci hanno scassato i cabasisi, giusto per restare in Sicilia, e per decenni, i verdiani della domenica modello loggione di Parma. Resta il problema del francese, perché cantanti italiani o italianati, abituati a cercare la sonorità delle nostre vocali, sono in difficoltà con le mute e le nasali francesi. Però funzionano molto bene tutti. John Osborn, per esempio, ha capito che lo stile di Henry nulla ha a che vedere con quello di Manrico, ed è capace di eseguire piano perfino il micidiale re sopracuto che fu fatale a Chris Merritt alla Scala nell’89.

vespri all'opera di romacarlo fuortes con rossella brescia e luciano cannito

 

Frontali, come si è detto, è ancora un cantante solido e soprattutto un magnifico interprete per la parte più tormentata dell’opera. Michele Pertusi avrà ormai il timbro un po' inaridito, però entra in scena, fa una messa di voce sul primo «Palerme!» ed è subito lezione di canto, tutti a sentire ammirati come si «suona» con la bocca: un grande.

anna adragna massimiliano paolucci

 

Quanto alla giovane Roberta Mantegna, è una voce, e che voce. Deve sistemare il passaggio dai centri agli acuti che talvolta risulta «ingolfato» e imparare a recitare in maniera un po’ meno banale (è stata servita malissimo dal costumista, peraltro): ma prevedere per lei una carriera importante è una profezia scontatissima. Comprimari eccellenti, e il livello del teatro si vede anche qui.

 

 

lorenza bonaccorsi

Lo spettacolo di Valentina Carrasco non è all'altezza della parte musicale, ma non è affatto male. Le scene sono i soliti muri di Richard Peduzzi, questa volta in chiave mediterranea-bianca-cotta dal sole: sono quarant'anni che li vediamo e ci hanno un po' rotto i mattoni, francamente.

carlo fuortes con l'ambasciatore francese christian masset e signora

 

Costumi moderni con i siciliani oppressi che lavorano nelle cave di pietra e i francesi oppressori vagamente franchisti. Si direbbe uno spettacolo di impianto tradizionale, ma in realtà una regia c’è e tutti recitano, con qualche eccesso di sottolineature  (la defunta moglie di Montfort dunque mamma altrettanto morta di Henry si vede tanto, anzi troppo) ma anche qualche bellissima idea, come Frontali che nella sua ricordata scena culla la sedia vuota del figlio perduto. Il tentato stupro delle siciliennes è una scena forte perfettamente realizzata, idem la festa chez Montfort e anche l’aforistico finale, con i muri palermitani che schiacciano gli occupanti francesi, è ben riuscito.

eleonora abbagnato federico balzaretti

 

Les Vêpres siciliennes di Verdi, alias I vespri siciliani

Il balletto, ovviamente, resta un problema. Carrasco si comporta da regista «moderna» comme il faut e ne fa il solito riassuntone della vicenda, con ognuna delle Quattro stagioni cui è intitolato il divertissement che corrisponde a un personaggio dell’opera. Su una scena dove le ballerine si scambiavano secchiate d’acqua, come in un innocuo Pina Bausch, è scoppiata una violenta contestazione di cui non si capisce bene il senso: troppo rumore sulla musica? Nostalgia del tutù? Protesta gretina per lo spreco di risorse idriche? Boh.

daniele gatti img 0159 md

 

il cast con alessio vlad, valentina carrasco, virginia raggi e carlo fuortes ph yasuko kageyama

Però diciamolo: se si accetta la sfida del grand opéra bisogna ammettere anche che comprende delle parti puramente decorative, tipo appunto i balletti, e magari si deve trattarle come tali, magari con un filo d'ironia.  Gatti naturalmente si è posto il problema e ha trovato il suono giusto per queste pagine saltellanti.

 

corrado augias e signora

Già che siamo, la cronaca. Al fine, trionfo per Gatti, contestazioni telefonatissime ma non troppo violente per Carrasco, applausi per tutti. Il pubblico delle prime romane si conferma di una maleducazione perfino sublime nel suo cinico menefreghismo. È tutto un andare e venire, un trillare di cellulari, un scartocciare caramelle facendo commenti idioti a voce naturalmente altissima. La sindaca Virginia Raggi arriva in ritardo, fa un ingresso tipo Joan Collins in una serie tivù Anni Ottanta e viene ignorata dai più, al massimo con qualche commento compassionevole dei meno.

eleonora pacetti e roberta mantegna

 

L'Opera è attualmente il teatro italiano più stimolante e abitualmente ci si vede (ma non alle primone di parata, ovvio) anche un pubblico meno geriatrico delle carampane d’ordinanza. Ma che il direttore sia costretto più volte a voltarsi verso uno spettatore che disturba in platea è francamente intollerabile. Forse è il caso di colpirne uno per educarne cento, mandando le maschere a fare giustizia sommaria. Nel complesso, però, buonissima la prima.

foyer 1

 

 

 

claudio de vincenti e signora

 

 

elena bonelli img 9830 md danilo mancini valentina carrasco anna biagiotti luigi marani img 0142 mdvespri all'opera di romavespri all'opera di romavirginia raggi carlo fuortes eleonora pacetti e roberta mantegna img 0125 md

vespri romani gina florea sbrigoli francesco pittari con mogliecosimo manicone e valentina carrasco il costumista luis carvalho con il marito mark synder irida dragoti con marito andrea john osbron con la moglie francesca chiala e eleonora pacettianna princeva valentina carrasco e yasuko kageyama valentina carrasco e peter van praet simona antonucci renato bossa valerio cappelli con la moglie roberta mantegna marisela federicivalentina carrasco

dino villatico img 0065 md danilo mancini valentina carrasco anna biagiotti luigi marani img 0142 md alessio verna daniele centra dario russo giulio pelligra saverio fiore img 0116 md carla moreni img 0063 md duillio giammari e maite bulgari img 0074 md anna adragna massimiliano paolucci img 9782 mdtittarelli cerasivirginia raggi carlo fuortes carlo fuortes e maite bulgari img 0079 mdfederica tittarelli con il marito luca cerasieleonora abbagnato federico balzaretticarlo fuortes maddalena letta virginia raggi e gianni lettacarlo fuortes virginia raggicarlo fuortes e marisela federicicarlo fuortes e maite bulgarivirginia raggi con carlo fuortes alla prima dei vespri siciliani al teatro dell'opera 2virginia raggi alla prima dei vespri siciliani al teatro dell'opera 5Les Vêpres siciliennes di Verdi, alias I vespri sicilianiLes Vêpres siciliennes di Verdi, alias I vespri siciliani eleonora pacetti e roberta mantegna img 0125 md

Ultimi Dagoreport

consiglio supremo difesa mattarella meloni fazzolari bignami

DAGOREPORT - CRONACA DI UN COMPLOTTO CHE NON C’È: FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, CONSIGLIERE DEL QUIRINALE, SI SARÀ ANCHE FATTO SCAPPARE UNA RIFLESSIONE SULLE DINAMICHE DELLA POLITICA ITALIANA IN VISTA DELLE ELEZIONI 2027. MA BELPIETRO HA MONTATO LA PANNA, UTILE A VENDERE QUALCHE COPIA IN PIÙ E A DARE UN ASSIST A FRATELLI D’ITALIA, SEMPRE PRONTA ALLA LAGNA VITTIMISTA – A QUEL TORDO DI GALEAZZO BIGNAMI È SCAPPATA LA FRIZIONE. E DOPO IL SUO ATTACCO AL COLLE, IL SOLITAMENTE CAUTO GIOVANBATTISTA FAZZOLARI È INTERVENUTO PRECIPITOSAMENTE PER SALVARGLI LA FACCIA (E LE APPARENZE CON IL COLLE) - BELPIETRO ESONDA: "ISTITUZIONALMENTE SCORRETTA LA REPLICA DEL QUIRINALE"

alessandra smerilli riccardo campisi alessandra smerilli papa leone xiv

DAGOREPORT - CHI POTRÀ AIUTARE PAPA PREVOST A RIPIANARE IL DEFICIT ECONOMICO DELLA SANTA SEDE? - LEONE XIV EREDITA DA BERGOGLIO UNA COMMISSIONE PER LA RACCOLTA FONDI PER LE CASSE DEL VATICANO, PRESIEDUTA DA MONSIGNOR ROBERTO CAMPISI E IN CUI C’E’ ANCHE LA SUORA ECONOMISTA ALESSANDRA SMERILLI – I DUE HANNO UNA FREQUENTAZIONE TALMENTE ESIBITA DA FARLI DEFINIRE LA “STRANA COPPIA”. SONO ENTRAMBI AMANTI DELLO SPORT, DELLE PASSEGGIATE, DEI VIAGGI, DEL NUOTO IN ALCUNE PISCINE ROMANE ED ANCHE NEL MARE DI VASTO, DOVE SPESSO I DUE SONO VISTI IN VACANZA - LA SALESIANA SMERILLI, IN TEORIA TENUTA A VIVERE IN UNA COMUNITÀ DELLA SUA CONGREGAZIONE, VIVE IN UN LUSSUOSO APPARTAMENTO A PALAZZO SAN CALLISTO, DOVE LA SERA È DI CASA MONSIGNOR CAMPISI, SPESSO CON ALTRI OSPITI ATTOVAGLIATI AL SUO TAVOLO…

nicola colabianchi beatrice venezi alessandro giuli gianmarco mazzi

FLASH! - DA ROMA SALGONO LE PRESSIONI PER CONVINCERE BEATRICE VENEZI A DIMETTERSI DA DIRETTORE DELL’ORCHESTRA DEL VENEZIANO TEATRO LA FENICE, VISTO CHE IL SOVRINTENDENTE NICOLA COLABIANCHI NON CI PENSA PROPRIO ALLE PROPRIE DIMISSIONI, CHE FAREBBERO DECADERE TUTTE LE CARICHE DEL TEATRO – ALLA RICHIESTA DI SLOGGIARE, SENZA OTTENERE IN CAMBIO UN ALTRO POSTO, L’EX PIANISTA DEGLI ANTICHI RICEVIMENTI DI DONNA ASSUNTA ALMIRANTE AVREBBE REPLICATO DI AVER FATTO NIENT’ALTRO, METTENDO SUL PODIO LA “BACCHETTA NERA”, CHE ESEGUIRE IL “SUGGERIMENTO” DI GIULI E CAMERATI ROMANI. DUNQUE, LA VENEZI E’ UN VOSTRO ‘’PROBLEMA”…

emmanuel macron giorgia meloni volodymyr zelensky vladimir putin

DAGOREPORT – MACRON E MELONI QUESTA VOLTA SONO ALLEATI: ENTRAMBI SI OPPONGONO ALL’USO DEGLI ASSET RUSSI CONGELATI IN EUROPA, MA PER RAGIONI DIVERSE. SE IL TOYBOY DELL’ELISEO NE FA UNA QUESTIONE DI DIRITTO (TEME LE RIPERCUSSIONI PER LE AZIENDE FRANCESI, IL CROLLO DELLA CREDIBILITÀ DEGLI INVESTIMENTI UE E IL RISCHIO DI SEQUESTRI FUTURI DI CAPITALI EUROPEI), PER LA DUCETTA È UNA QUESTIONE SOLO POLITICA. LA SORA GIORGIA NON VUOLE SCOPRIRSI A DESTRA, LASCIANDO CAMPO A SALVINI – CON LE REGIONALI TRA CINQUE GIORNI, IL TEMA UCRAINA NON DEVE DIVENTARE PRIORITARIO IN CAMPAGNA ELETTORALE: LA QUESTIONE ARMI VA RIMANDATA (PER QUESTO ZELENSKY NON VISITA ROMA, E CROSETTO NON È ANDATO A WASHINGTON)

giorgia meloni matteo salvini elly schlein luca zaia

DAGOREPORT - C’È UN ENORME NON DETTO INTORNO ALLE REGIONALI IN VENETO E CAMPANIA, E RIGUARDA LE AMBIZIONI DI ZAIA E DE LUCA DI...RIPRENDERSI LA GUIDA DELLE RISPETTIVE REGIONI! - NULLA VIETA AL “DOGE” E ALLO SCERIFFO DI SALERNO DI RICANDIDARSI, DOPO AVER “SALTATO” UN GIRO (GLI ERA VIETATO IL TERZO MANDATO CONSECUTIVO) – IN CAMPANIA PER DE LUCA SAREBBE UN GIOCO DA RAGAZZI: GLI BASTEREBBERO 5-6 CONSIGLIERI FEDELISSIMI PER TENERE PER LE PALLE FICO E POI FARLO CADERE PER RICANDIDARSI. IDEM PER IL "DOGE", CHE PERO' NON AVRA' DALLA SUA UNA LISTA DI "SUOI" CANDIDATI - A CONTARE SARANNO I VOTI RACCOLTI DAI SINGOLI PARTITI NECESSARI A "PESARSI" IN VISTA DELLE POLITICHE 2027: SE FRATELLI D’ITALIA SUPERASSE LA LEGA IN VENETO, CHE FINE FAREBBE SALVINI? E SE IN CAMPANIA, FORZA ITALIA OTTENESSE UN RISULTATO MIGLIORE DI QUELLO DI LEGA E FRATELLI D'ITALIA, COME CAMBIEREBBERO GLI EQUILIBRI ALL'INTERNO DELLA COALIZIONE DI MAGGIORANZA?

edmondo cirielli giovambattista fazzolari giorgia meloni

DAGOREPORT - C’È UN MISTERO NEL GOVERNO ITALIANO: CHE “FAZZO” FA FAZZOLARI? – IL SOTTOSEGRETARIO ALL’ATTUAZIONE DEL PROGRAMMA FA IL TUTTOLOGO, TRANNE OCCUPARSI DELL’UNICA COSA CHE GLI COMPETE, CIOE' L’ATTUAZIONE DEL PROGRAMMA - SI INDUSTRIA CON LE NOMINE, SI OCCUPA DI QUERELE TEMERARIE AI GIORNALISTI (NEL SENSO CHE LE FA), METTE IL NASO SULLE VICENDE RAI, MA NON FA NIENTE PER PLACARE GLI SCAZZI NEL CENTRODESTRA, DOVE SI LITIGA SU TUTTO, DALL'UCRAINA ALLA POLITICA ECONOMICA FINO ALLE REGIONALI – LO SHOW TRASH IN CAMPANIA E EDMONDO CIRIELLI IN VERSIONE ACHILLE LAURO: L’ULTIMA PROPOSTA? IL CONDONO…