mancini allegri guidolin

STIAMO ALLEGRI - IL CONTE MAX É IN POLE PER LA PANCHINA DELL’ITALIA (MA CHI GLIELO DICE A PIRLO?) - L’ALTERNATIVA È MANCINI MA DEVE RIDURRE LE PRETESE ECONOMICHE - TAVECCHIO SPONSOR DI GUIDOLIN: “NON POSSIAMO PERMETTERCI UN CT CHE GUADAGNA 2 MLN DI €”

1. ALLEGRI AVANZA, GUIDOLIN IL COMPROMESSO

Alessandro Bocci per il "Corriere della Sera"

 

MARIO BALOTELLI E ROBERTO MANCINI MARIO BALOTELLI E ROBERTO MANCINI

Massimiliano Allegri è il primo candidato alla panchina della nazionale, Roberto Mancini è in stand by, Francesco Guidolin potrebbe essere l’uomo del compromesso, precipitano le quotazioni di Alberto Zaccheroni, mentre Luciano Spalletti è sempre molto difficile. Caos calmo. Tutto è aperto. Unica certezza in un mare di ipotesi e illazioni: l’assemblea per l’elezione del nuovo presidente federale si farà l’11 agosto. Tecnici e legali della Federcalcio hanno verificato che ci sono i tempi per rispettare la data scelta da Abete.

 

Il presidente, lunedì in Consiglio Federale, rassegnerà le dimissioni irrevocabili e poi promuoverà una commissione, con a capo Demetrio Albertini, presidente del Club Italia e pure lui in uscita, per trovare una soluzione condivisa e individuare subito l’erede di Prandelli. Non sarà facile perché bisognerà mettere d’accordo più anime (sette sono le componenti). I due vicepresidenti, Albertini e Tavecchio, sono in disaccordo su quasi tutto: su come gestire la Federcalcio e anche sul nome del nuovo tecnico.

 

LA FACCIA DI ALLEGRI MENTRE PARLA BARBARA BERLUSCONI LA FACCIA DI ALLEGRI MENTRE PARLA BARBARA BERLUSCONI

«Tempi stretti», ha invocato l’ex milanista. Tavecchio, presidente della Lega dilettanti, ha risposto così: «Apprendo con piacere che Demetrio non è dimissionario. Perché, se lo fosse, certi discorsi sul nuovo tecnico non dovrebbe farli lui. Quanto alla decisione sul rinnovo di Prandelli non è stata condivisa: io l’ho appresa solo in Consiglio federale».

 

Albertini se ne andrà, resta per l’ordinaria amministrazione e, seguendo la linea di Abete, suggerirà il nome di Allegri sul quale possono convergere in tanti: la Lega di A (Beretta), l’associazione allenatori (Ulivieri), forse anche l’Assocalciatori (Tommasi). Tavecchio ha altre idee: «Non possiamo permetterci un c.t. che guadagna due milioni di euro. Dobbiamo tornare all’antico e creare la nostra cantera federale».

 

Ora limitata a Luigi Di Biagio, tecnico della Under 21 e Antonio Cabrini alla femminile. Francesco Guidolin potrebbe essere il logico compromesso tra posizioni apparentemente inconciliabili. Ma la strada è da verificare. Abete, che non intende partecipare al summit, ha però tracciato la linea: «Si sceglie subito l’allenatore soltanto se si trova una soluzione condivisa, altrimenti aspettiamo l’assemblea elettiva».

 

GUIDOLINGUIDOLIN

Così, a naso, sembra difficile riuscire a mettere d’accordo personaggi così diversi tra loro. Allegri accetterebbe uno stipendio intorno al milione e mezzo. Guidolin, invece, lascerebbe Udine, dove adesso ha un ruolo di supervisore, proprio per allenare la nazionale e sarebbe l’ideale per istruire nuovi allenatori. Roberto Mancini guadagna tanto, ma è attratto dalla prospettiva e potrebbe fare un forte sconto alla Federazione. Spalletti, vincolato per altri 12 mesi dallo Zenit, a cinque milioni e mezzo di euro, è molto lontano.

 

zaccheroni01zaccheroni01

Nomi e ipotesi. Ma senza accordo ampio tra le componenti, la panchina dell’Italia resterà senza padrone. La scelta, in questo caso, spetterebbe al nuovo presidente che, eletto l’11 agosto, avrebbe il tempo di individuare il candidato ideale. L’Italia comincerà il nuovo percorso il 4 settembre a Palermo in amichevole contro l’Olanda e farà l’esordio nelle qualificazioni a Euro 2016 il 9 settembre a Oslo.

 

Sino a lunedì, giorno del Consiglio federale, le voci si rincorreranno, così come i nomi. Di sicuro Prandelli non tornerà indietro. Ieri se n’è andato in fretta dall’aeroporto di Malpensa dove l’Italia, bagnata dalla pioggia, è stata accolta nella più totale indifferenza (a Roma volantini di protesta, ma nessuna vera contestazione). Cesare è andato a Orzinuovi dalla mamma e adesso si prenderà una lunga vacanza per ricaricare le batterie.

 

2. DOPO IL FLOP CINQUE TECNICI HANNO TOLTO IL DISTURBO

Federico Pistone per il "Corriere della Sera"

 

Non è nemmeno entrato negli ottavi e il Mondiale si è già divorato 5 allenatori, di cui due italiani, Prandelli e il «giapponese» Alberto Zaccheroni (foto) . «Mi assumo tutte le responsabilità, ho scelto io i giocatori e il modulo». Risultato: ultimo posto del girone C, uno dei più facili, con Colombia e Grecia qualificate più Costa d’Avorio bocciata. Si dispera, nel vero senso della parola, l’interista Yuto Nagatomo che, in un’intervista tv sulle dimissioni di Zac, scoppia in lacrime e si getta nelle braccia del p.r. nipponico Hideki Kato: «Avremmo voluto dedicargli almeno la vittoria finale con la Colombia», ha singhiozzato Nagatomo.

 

fabio capellofabio capello

«Zaccheroni è una persona magnifica — ha ribadito il capitano Makoto Hasebe — prima ancora di essere il nostro c.t.». A sostituirlo sarà il 55enne ex tecnico del Messico Javier Aguirre. Un altro dimissionario è l’ex giocatore di Parma, Inter e Genoa Sabri Lamouchi, a un passo dalla qualificazione con la Costa d’Avorio e punito dal rigore di Samaras nel recupero.

 

«Il mio contratto con la nazionale finisce qui e non ci sarà un seguito — ha precisato —. Il perché è presto detto, non siamo riusciti a ottenere risultati né in Coppa d’Africa né al Mondiale». Quarta vittima, il portoghese Carlos Queiroz, sulla panchina del Real Madrid al posto di Del Bosque nel 2003-2004 e c.t. dell’Iran in Brasile: per lui non è bastata l’eroica partita con l’Argentina, decisa da Messi al 93’. Ultimo posto e addio: «È stato un onore lavorare per l’Iran ma non ho ricevuto nessuna proposta per rimanere».

 

Il quinto abbandono è quello di Luis Fernando Suarez, c.t. dell’Honduras, fanalino del girone E con 3 sconfitte secche: «Ho voglia di lavorare altrove», afferma comprensibilmente. La vera rivelazione in negativo, la Spagna, va in controtendenza e conferma Del Bosque fino al 2016. In questo caso, il tecnico resta, cambiano i giocatori: subito fuori i senatori Xavi, Xabi Alonso e David Villa. 

 

 

TavecchioTavecchio

 

 

Ultimi Dagoreport

igor taruffi elly schlein

DAGOREPORT - QUALCUNO DICA A ELLY SCHLEIN CHE STA AFFONDANDO IL PD! - NON SOLO TOSCANA E UMBRIA, DALLA CAMPANIA ALLA SICILIA FINO ALLA PUGLIA, SI MOLTIPLICANO I PROBLEMI SUI “TERRITORI” - A FINIRE NEL MIRINO LO “SPICCIAFACCENDE” DI ELLY, IGOR TARUFFI, RESPONSABILE ORGANIZZAZIONE DEL NAZARENO. DOVE C’È LUI, C’È CASINO, VISTA LA SUA PROPENSIONE A SALVAGUARDARE I CACICCHI FEDELI ALLA MIGLIORE ALLEATA DEL GOVERNO MELONI - IN SUO SOCCORSO È ARRIVATO ANCHE IL BERSANIANO NICO STUMPO CHE NON RIESCE AD EVITARE I PASTICCI CHE "LO STRATEGA IN VERSIONE PIZZICAGNOLO" TARUFFI COMBINA A CAUSA DELLA SCARSA CONOSCENZA DELLE REGOLE E DELLE DIVERSE REALTA’ LOCALI. E PER LA PRIMA VOLTA…

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…