2015

ARTSPIA - HAPPY NEW ART! FINITI I BAGORDI APRITE LE AGENDE. IL 2015 SARA' ARTISTICAMENTE INTENSO. DALLA BIENNALE DI VENEZIA A QUELLA DI ISTANBUL FINO ALLA GRANDE ABBUFFATA DELL'EXPO. QUI DATE E LUOGHI PER NON PERDERSI IL MEGLIO

Alessandra Mammì per Dago-art

 

 

Fine del ricreativo comincia il culturale. Digeriti i bagordi, aprite e agende. Il 2015 è un anno intenso sul fronte delle arti. Quindi bisogna segnare le date e controllare i voli. Da Venezia a Istanbul da New York a Philadelphia. E questo solo per rimanere nei confini dell'occidente, perché se si allargano le maglie, allora è davvero vita da globetrotter.

 

 

Africamania.

glenn ligonglenn ligon

 

Già si erano visti i sintomi nel 2014, ma il trionfo sarà nel 15. A parte la Biennale di Okwui Enwezor, (il primo nero politicizzato e militante a guidare tanta istituzione di cui diremo dopo) ci sono due mostre che completano il quadro storico.

 

La grande rassegna sui “200 anni di arte afroamericana” al museo di Philadelphia (dal 10 gennaio al 5 aprile) che parte da una straordinaria collezione di foto e dipinti già patrimonio del museo e si estende anche alle arti applicati, ai tessuti, al design fino a afroamerican artist contemporanei come Lorna Simpson o Glenn Lingon

 

 

 

 

 

 

african modernismafrican modernism

african modernismafrican modernism

Architettura dell'indipendenza: Il modernismo africano. Sofisticato come sempre il Vitra Museum di Weil-am-Rhein racconta gli esiti eccentrici del modernisno negli edifici pubblici di Costa dAvorio, Zambia, Ghana o Senegal. Un trionfo di piramidi, torri e stravaganti cupole in cemento che tra il 1950 e 1960 suggellarono la conquistata vittoria sul colonialismo. Foto di Iwan Baan. Dal 10 febbraio al 22 maggio.

 

 

 

 

 

 

 

Breuer WhitneyBreuer Whitney

 

 

 

 

 

New Whitney, New Life.

 

 

 

 

whitney-museum-renzo-pianowhitney-museum-renzo-piano

Il tempio dell'arte americana lascia le belle pietre di Marcel Breuer e si trasferisce a Sud Manhattan nell'edificio di Renzo Piano. Alcuni nella Grande Mela già piangono. E di lacrime nostalgiche sarà inondato il nastro che qualcuno taglierà il primo maggio. Si apron le porte lì accanto all'Hudson River, ai piedi dell'High Line Park, con l'orgoglio di mostrare tutta la collezione e la grandeur dell'arte americana moderna e contemporanea. Mentre quel vecchio, austero e potente edificio di Madison Avenue sarà inglobato dal Met ….Primo maggio, segnare data. Parte il dibattito

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Martin Parr

 "Chinese Photo book" Martin ParrMartin Parr curatore

 

Qui più che la mostra vale la pena di tenere a mente il curatore: Martin Parr in veste eccezionale chiamato a scegliere le immagini più significative per raccontare la Cina . Alla Parr naturalmente. “Chinese Photobook” è stato uno degli eventi più applauditi della Arles 2O14 arriva alla Photographer Gallery di Londra dal 17 aprile. E se si può, di certo non sarà banale la visita.

 

 

 

 

Le Biennali 

 

Questo è davvero l'evento italiano ( e non solo). Già dal titolo “All The World's Futures” la 56ma Biennale di Venezia che apre le danze il 9 maggio promette molto bene.

okwui enwezorl x okwui enwezorl x

A) perché è guidata da un direttore intelligente e militante come Okwui Enwezor che però non si blinda in tristi e cupe ideologie, ma lascia lo sguardo aperto sulle contraddizioni del mondo non rinunciando al glamour e all'ironia neanche per se stesso. Cosa di buon auspicio per i futuri del pianeta

B) Il direttore intelligente e militante ha citato Karl Marx e Walter Benjamin in conferenza stampa come spiriti guida di tanto compito.«Le fratture che oggi ci circondano e che abbondano in ogni angolo del panorama mondiale» ha detto «rievocano le macerie evanescenti di precedenti catastrofi accumulatesi ai piedi dell’angelo della storia nell’Angelus Novus. Come fare per afferrare appieno l’inquietudine del nostro tempo, renderla comprensibile, esaminarla e articolarla?» Bella domanda a cui sarà data risposta tra i Giardini e l'Arsenale tra il 9 maggio e il 22 novembre. Chi non trova il tempo per una visita in tutti questi mesi non ha scuse. E si chiama fuori dal giro credibile degli art addicted

okwui enwezorokwui enwezor

 

 

 

Anche Vienna ha diritto alla sua Biennale. L'ha fondata nel 2006 ma quest'anno per uscire dal coro ha deciso di allargare i confini all'umana creatività tutta. Dunque dall'11 giugno al 10 di ottobre sul tema “Ideas for change” si accoglie ogni nuova iniziativa che promette di dare una svolta seria alle nostre usurate abitudini visive. Interdisciplinarietà invenzione artistica, economia creativa sono i tempi su cui si articola una rassegna che potrebbe diventare una fiera caotica di dilettanti allo sbaraglio oppure costruire la vera piattaforma di una nuova estetica ai tempi del digitale e della fusione globale. Vedremo in estate.

 

 

 

Carolyn Christov Bakargiev Carolyn Christov Bakargiev

Venezia/ Instabul: Se in Laguna il direttore Enwezor sfida il futuro del mondo a Istanbul la Biennale di Carloyn Christov Bakargiev punta ancora più in alto e a un titolone “Saltwater: a Theory of Thought Forms” “ Acqua salata : una teoria delle forme del pensiero” . Per onorare tanto compito la direttrice chiama a raccolta un squadra di potenti alleati. Le sarà accanto di nuovo Pierre Huyghe non solo con la sua arte ma anche il suo purissimo e poetico immaginario, Marco Luytens, Fusun Onur,Anna Boghiguian e soprattutto il suo punto di riferimento di sempre: William Kentridge. E le sarà di supporto un punto di partenza storico «il 2015 anno importante che coincide con il 100mo anniversario dello sbarco alla baia di Anzac da parte dell'impero britannico e della Francia, nonchè l'anniversario del genocidio degli Armeni» come ci ha annunciato. Instanbul inaugura in settembre. Venezia chiude le porte in novembre. Per pochi mesi si assiste al confronto ravvicinato fra i due direttori che più di altri hanno reso Documenta a Kassel il paradigma della nuova esperienza dell'arte, che hanno fissato punti di non ritorno e ridefinito le gerarchie degli artisti e delle forme. Bel match. E a vincere sarà comunque l'arte.

 

 

 

arts&foods

Milano: tappa d'obbligo

 

 

Arts& Foods. Al traguardo la mostra curata da Germano Celant che provocò polemiche sui compensi ma che si annuncia come Kolossal non solo perchè riempie 7ooo metri quadri di spazio espositivo (dunque visita impegnativa, prepararsi al compito) ma perché intende trattare il tema in modo esaustivo. Dal design all'arte e dell'arte tutte le declinazioni: pittura video, scultura. installazione. Arte ambientale e oggetti, performance e riti. Il nutrirsi viene analizzato in ogni sua forma possibile che non trascura neanche coltelli e forchette, galateo, fast food e pic nic. Buon appetito. (9 aprile – 1 novembre, palazzo della Triennale, Milano)

 

 

Biennale Venezia Massimiliano Gioni Biennale Venezia Massimiliano Gioni

La Grande Madre. Palazzo Reale,tutto il piano nobile di 2mila metri quadri in una Milano in pieno agosto apre le sue porte per ospitare la mostra di Massimiliano Gioni sull'iconografia della maternità dai primi del Novecento a oggi. Laica, mistica, eccessiva, strabordante, provocatoria, la ricognizione sulla Madre Grande del Secolo Breve che sia castratrice, nutrice, anaffettiva o soffocante d'affetti segna una nuova tappa di quella esperienza enciclopedica-pedagogica sui confini dell'arte che Gioni ha codificato nella sua Biennale. Risposta all'Expo e a tutto quel cibo che simbolicamente e praticamente ricoprirà la città e le gazzette. Da agosto a novembre.

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Habemus Prada Museum. Da tempo annunciato e rimandato atteso come il museo privato più importante di Milano, finalmente apre al pubblico sull'onda dell'Expo. Tre nuove strutture 11.822 metri quadrati l'una per una superficie totale di 21.783 metri quadrati e la firma dell'architetto di fiducia di casa Prada: Rem Koolhaas

 

 

 

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Eva contro Eva

 

 

 

 

JOHN LENNON E YOKO ONOJOHN LENNON E YOKO ONO

Il potente Klaus Biesenbach firma la mostra omaggio a Björk come icona di un'estetica che ha ispirato artisti e film-maker. Uno di loro, Matthew Barney, l'ha anche sposata  per suggellare il potere di questa Musa del nord che in 2o anni sul fronte delle arti visive ha collaborato con stilisti e cineasti, fotografi e artisti, designer e costumisti. Si merita il Moma, il merchandising e file interminabili dall'8 marzo al 7 giugno. Nonchè il confronto per un paio di settimane, con analogo omaggio ad analoga icona: Yoko Ono ( dal 17 maggio al 7 settembre ) in altra ala del museo con “One Woman Show”. Dove si narra la Yoko tra il 1960 e 1971 quelli della sua più intensa ricerca sulla performance, quella più legata a Fluxus e quella politica e pacifista insieme a John Lennon, tipo il "Bed in" del 1969. Si annuncia anche un poderoso catalogo, pesantissimo e imperdibile.

 

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