ARTSPIA - ROMA: HABEMUS ASSESSORE ALLA CULTURA. "IL GIORNALE DELL'ARTE" NE DA' NOTIZIA PUBBLICANDO UN SONDAGGIO SUL GRADIMENTO AL SINDACO MARINO. IL VOTO DI CURATORI, STORICI DELL'ARTE E GIORNALISTI E' UNANIME: ZERO MENO

Guglielmo Gigliotti per  "Il Giornale dell'arte"

 

 

Roma. Dopo un anno di inconsistente assessorato di Flavia Barca, il sindaco di Roma Capitale Ignazio Marino ha impiegato 50 giorni per designare il nuovo assessore alla cultura della città d’arte più grande e antica del mondo.

Alessandro Nicosia Ignazio Marino e Flavia Barca Alessandro Nicosia Ignazio Marino e Flavia Barca

 

È Giovanna Marinelli, 67 anni, nel 2001-2008 direttore del Dipartimento cultura del Comune e braccio destro dell’allora assessore alla cultura Gianni Borgna, prima e dopo una vasta esperienza nel governo delle istituzioni teatrali.

GIOVANNA MARINELLIGIOVANNA MARINELLI

 

L’assessore ora c’è, ma è il metodo Marino che non convince più, anzi, la sua assenza di metodo. Roma langue, il Macro non ha direttore da oltre un anno, molti musei rischiano la chiusura o l’accorpamento, teatro e musica non hanno più fondi.

 

Il sindaco Ignazio Marino sorride e promette, messo sotto pressione da accorati e autorevoli appelli ha nominato l’agognato assessore, ma sempre più chiaro appare che il problema non è (solo) economico ma profondamente culturale: il sindaco non ha una visione.Nei giorni precedenti la nomina di Giovanna Marinelli, abbiamo chiesto ad artisti e intellettuali un commento o un appello da rivolgere al sindaco. Il mondo dell’arte della capitale si è espresso così:

ROMA - MANIFESTAZIONE DI CASA POUND CONTRO MARINOROMA - MANIFESTAZIONE DI CASA POUND CONTRO MARINO

 

 

Massimiliano Tonelli, direttore di «Artribune» Il sindaco sarebbe giustificato a disinteressarsi della cultura se assorbito al 100% a risistemare la città dal punto di vista economico, del degrado, della legalità, dell'appeal turistico ormai perduto, della morsa della malavita in ogni comparto produttivo, dell'inefficienza totale ad ogni livello, del funzionamento inaccettabile dei servizi a rete (dai trasporti alla luce, dall'acqua ai rifiuti). E invece non è così: la cultura è abbandonata, ma in cambio l'amministrazione non appare concentrata su nulla di più importante benché qualcosa di più importante da fare effettivamente ci sarebbe pure. E allora?

 

alfredo pirrialfredo pirri

Alfredo Pirri, artista Marino è un albero secco da tagliare perché penetri più luce.

 

Claudio Libero Pisano, curatore Che ci faccio qui?

 

Edoardo Sassi, giornalista  Caro sindaco Marino, ora che un assessore c'è (sia pure con clamoroso ritardo) perché non smetterla di stringere accordi «culturali» in cambio di soldi (a volte neanche molti, vedi il milione di euro dell'Azerbaigian) o scambi avvilenti, con Paesi che non rispettano i diritti umani? Immorale, vergognoso vederla saettare di gioia dopo l'apertura della borsa da parte dell'Arabia Saudita, Paese dove, per dirne solo una, l'omosessualità è punita con la pena di morte? Ah già, pecunia non olet, dicevano i Romani.

 

Raffaele Gavarro, storico dell’arte Egregio sindaco Ignazio Marino, una volta conclusa la difficile partita del bilancio, non ritiene che sia arrivato il momento di illustrare ai cittadini romani quali sono le sue idee, e quelle della sua giunta, a proposito delle politiche di sviluppo economiche e culturali nei prossimi anni? ?

 

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Ludovico Pratesi, storico dell’arte Roma è una delle venti città simboliche del pianeta. Per rilanciare la sua immagine internazionale sarebbe opportuno promuoverla con una grande visione culturale, in grado di tutelare il passato, promuovere il presente e costruire un futuro capace di proiettare il suo inestimabile patrimonio con la creatività contemporanea ai livelli simbolici più alti. Una visione che unisca i Fori con il Macro, i Capitolini con il Palaexpò, le Scuderie con Villa Torlonia, il Bilotti con la Galleria Comunale d'Arte Moderna, in un racconto per immagini e idee fortemente innovativo.

 

Lucilla Meloni, storico dell’arte Roma è sospesa sul baratro ed è lampante l'assenza di un progetto politico, culturale e amministrativo. Mi chiedo, e chiedo al sindaco Marino, se abbia riflettuto sufficientemente sul ruolo che andava a occupare, nel momento in cui si è candidato. Mi chiedo, e gli chiedo, perché non sia riuscito a nominare prima un altro assessore alla cultura (cercandolo anche fuori dalla politica). La logica dell'immobilismo, che tutto sembra pervadere, di fatto, riporta Roma indietro di decenni.

 

Adriana Polveroni, direttore di «Exibart»  Dopo la pedonalizzazione di via dei Fori Imperiali, il sindaco ha qualche altra idea in programma?

 

Giorgio Manacorda, storico della letteratura Fare politica è una cosa che ti può essere perdonata, amministrare una città (e una città come Roma) invece non consente sconti. Forse non lo sapeva quando si è candidato. Sono decenni che è passata l’idea che per fare politica devi venire dalle professioni, dalla cosiddetta società civile. È vero il contrario: la politica e l’amministrazione sono due cose intrinsecamente legate. E poi ci vuole quel particolar talento, che Marino chiaramente non ha. 

 

Patrizia Ferri, storico dell’arte La cosa più irritante è la latitanza totale dell’Amministrazione comunale, l’indifferenza manifestata sul piano della gestione culturale e territoriale di una città che enuclea una complessità di piani che vanno dall’archeologia al contemporaneo: una situazione sollevata da più parti che non ha trovato ascolto, e che si ha avuto l’arroganza di chiudere ad ogni forma di contributo da parte di esperti del settore. Roma è oggi, forse come non è mai stata prima, una città alla deriva.

 

Marco Di Capua, storico dell’arte In un incontro di un paio d'anni fa, presentai Marino al cosiddetto mondo dell'arte, ma i temi che sollevai erano soprattutto sulla tenuta «civile» della città. Era un mistero per me come qualcuno potesse desiderare di diventare sindaco di una città difficile come Roma. Per il momento mi è chiaro, invece, quanto sarebbe stato meglio se Marino non lo avesse mai desiderato.

 

ALESSANDRA MAMMI LUIGI ONTANI ALESSANDRA MAMMI LUIGI ONTANI

Alessandra Mammì, giornalista Camminando fra cassonetti stracolmi e miasmi, tavolini invasivi in piazza della Maddalena con tovaglie a quadretti e cartelli acchiappaturisti che annientano ogni decoro urbano; fra cosiddetti artisti di strada provvisti di basi musicali e casse che fan tremare le finestre al Pantheon, tra bancarelle che nascondono la vista di Fontana di Trevi e mentre attendo autobus che non arrivano: Marino è riuscito nell'impresa impossibile di far pensare persino a me che l'assessorato alla Cultura non è più la priorità in tanto sfascio.

 

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Giovanni Albanese, artista Caro sindaco Marino, perché ogni tanto non scende dalla sua fiammante bicicletta, si toglie caschetto e perenne sorrisetto ed entra in un museo della nostra città, ad esempio il Macro? Vedrà un panorama da Siberia nera e potrà sentire il gelo che si respira lì ormai da troppo tempo.?Se poi si vuole proprio rinfrancare faccia una visita al Maam, sulla via Prenestina, non le dico cos'è, spero lo scoprirà da solo (ps: arrivarci in bici non è pericoloso).

 

Alberto Dambruoso, storico dell’arte  Gentile sindaco Marino, com'è possibile aver ridotto un museo dei romani e di tutti gli italiani come il Macro al disastroso stato attuale, tagliandogli forsennatamente tutti i fondi necessari alla programmazione annuale, non dandogli una guida direttiva da oltre un anno e riducendolo infine a un ufficio comunale qualunque che offre i suoi spazi espositivi alla mercé del primo venuto in grado di pagare le spese per una mostra, senza tenere conto se questa abbia o meno i benché minimi requisiti qualitativi? Come è possibile questo scempio culturale e politico e soprattutto perché? Perché a Lei dell'arte o della cultura in generale non gliene importa proprio un bel niente??

Luca ZeviLuca Zevi

 

Luca Zevi, architetto Per quanto riguarda la richiesta al sindaco in materia di politiche culturali, gli chiederei di individuare un assessore giovane, capace di ascoltare e interpretare le pulsioni culturali profonde che si nascondono sotto la coltre cinica dell’ambiente romano.

 

Giorgio Di Genova, storico dell’arte Votando Marino, speravo di vedere una rinascita di Roma. Purtroppo molte cose sono rimaste come ai brutti tempi della pessima gestione di Alemanno e molte altre sono peggiorate. Il sindaco Marino sarà stato un ottimo medico, ma come sindaco non funziona. Anzi è latitante sulle questioni fondamentali e indispensabili per una capitale, tra cui la cultura, che sembra per lui un aspetto del tutto secondario, tant'è che per troppi mesi non è riuscito a trovare il tempo di pensare come sostituire l'assessore alla cultura e chi nominare come direttore del Macro, mostrandosi nei fatti un pervicace continuatore della politica di Tremonti, che ebbe a dire che «con la cultura non si mangia» e della Gelmini, che ha inferto colpi mortali all'insegnamento della storia dell'arte, che dovrebbe essere primario per una nazione come l'Italia; sul patrimonio artistico potrebbe infatti ottenere una cospicua parte di quella crescita sia culturale sia economica di cui si ha estremo bisogno.

macro museo romamacro museo roma

 

Gabriele Simongini, storico dell’arte  Al sindaco rivolgo un appello storico: Fate presto! I 61mila euro dati al Macro per l'intero 2014 svelano indifferenza, incuria, miopia. Attendiamo un assessore dinamico e competente e anche una faccia nuova visto che la vecchia la stiamo perdendo di fronte al mondo...

 

marino pantani sindaco foto gmt marino pantani sindaco foto gmt

Dalma Frascarelli, storico dell’arte  A nome dell’Accademia di Belle Arti di Roma chiedo un sostegno concreto allo sviluppo culturale di Roma: si consegnino subito i locali di Campo Boario all’ex Mattatoio di Testaccio all’Accademia di Belle Arti, come programmato da anni, per realizzare laboratori e aule, come volano per il distretto delle Arti di Testaccio.

 

Ilaria Schiaffini, storico dell’arte  L’incredibile ritardo nella nomina del Direttore del Macro ha fatto disperdere un patrimonio di reputazione, anche internazionale, che il museo negli anni aveva conquistato. Una grande capitale dell’arte non può permettersi di rimanere tanto tempo senza guida in un settore decisivo e vitale come quello della cultura.

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