guggenheim palazzo strozzi

UNA VITA DA COLLEZIONE - I GUIZZI DI KANDINSKIJ, IL BACIO DI ERNST, GLI SCIMPANZE’ DI BACON: IN MOSTRA A FIRENZE LE OPERE INEDITE DEI LEGGENDARI COLLEZIONISTI SOLOMON E PEGGY GUGGENHEIM

pollockpollock

Vera Agosti per “Libero Quotidiano”

 

Solomon R. Guggenheim e Peggy Guggenheim, all' anagrafe Marguerite, sono due collezionisti fondamentali nella storia dell' arte del ventesimo secolo.

 

Solomon (1861-1949), lo zio di Peggy, nel 1939 con la baronessa e pittrice tedesca Killa Rebay fonda il Museo della pittura non oggettiva, basato sull' astrazione e l' arte di Kandinskij, affidando poi il progetto architettonico del nuovo Museo Guggenheim a Frank Lloyd Wright, che crea il famoso edificio a spirale, aperto nel 1959.

 

L' istituzione si arricchisce negli anni di altre importanti collezioni, tra cui quella dell' italiano Giuseppe Panza di Biumo. Peggy (1898-1979) si sposa in prime nozze nel 1922 con l' artista Laurence Vail, scultore e autore di collage, e inizia ad acquistare lavori surrealisti e astrattisti negli anni Trenta. Fondamentali per lei sono i consigli dello storico e critico Herbert Read e l' amicizia con Marcel Duchamp, Howard Putzel e Nellie Van Doesburg.

peggy guggenheimpeggy guggenheim

 

Nel 1938 apre la galleria Guggenheim Jeune a Londra. Arrivano gli anni difficili della guerra e del dopoguerra, ma Peggy continua a sostenere gli artisti e ad acquistare opere, secondo l' idea di «comprare un quadro al giorno». Dal 1942 al 1947, infatti, fonda Art of this Century a Manhattan, progettata dall' architetto Frederick Kiesler, e basata sugli scambi tra artisti europei emigrati e la nuova avanguardia americana.

 

Nel febbraio del 1949 presenta la sua collezione a Palazzo Strozzi a Firenze e nel 1951 colloca il suo museo nella sede definitiva di Venezia a Palazzo Venier dei Leoni. Nel 1976 dona le sue opere alla fondazione Solomon R. Guggenheim.
 

picassopicasso

Dall' esposizione del '49 a Firenze, muove la mostra Da Kandinskij a Pollock. La grande arte dei Guggenheim, a Palazzo Strozzi, fino al 24 luglio, curata da Luca Massimo Barbero, curatore associato della Collezione Peggy Guggenheim di Venezia.

 

Sono 26 i pezzi che erano stati esposti inizialmente e tornano oggi accanto alle immagini dell' archivio Foto Locchi, scattate nel corso dell' inaugurazione di quel lontano 22 febbraio; ci descrivono la disposizione nelle sale e l' atmosfera di quella serata.

 

La rassegna mette a confronto le due diverse collezioni dei Guggenheim, in un percorso che presenta artisti come Kandinskij, Duchamp, Max Ernst (marito di Peggy dal 1941 al 1943), Gorky, Baziotes, Gottlieb, Still e gli informali europei, quali Alberto Burri, Emilio Vedova, Jean Dubuffet, Lucio Fontana;

kleeklee

 

un focus sugli americani tra gli anni 40 e 60, ovvero Jackson Pollock, che aveva lavorato come ragazzo di bottega alla Art of this Century e poi si dedica solo all' arte grazie al contratto con Peggy; Mark Rothko, Alexander Calder; infine Willem de Kooning, Robert Motherwell, Sam Francis, Roy Lichtenstein e Cy Twombly. Edè quindi rappresentata l' arte del Secondo dopoguerra, dal Surrealismo all' Action Painting, dall' Informale all' Espressionismo astratto e la Pop Art.

 

La collettiva, approfondita dal punto di vista scientifico, racconta la vita e l' impegno dei due collezionisti, con una selezione di oggetti amati da Peggy, le immagini della sua casa newyorkese e della sua abitazione veneziana, il rapporto con le opere e la storia dei singoli pezzi.

peggy guggenheim 2peggy guggenheim 2

 

Dal coloratissimo ed energico, Verso l'alto (Empor) di Kandinskij a Foresta incantata di Pollock, che riprende la gestualità dei riti dei nativi americani, numerosi i capolavori in mostra:

 

il Bacio di Max Ernst del 1927, una celebrazione della sessualità, utilizzato per il manifesto dell' esposizione del 1949, in cui le linee dell' opera, manipolate consapevolmente dall' artista, non sono altro che le impronte di una corda lasciata cadere «casualmente» sulla tela, secondo le teorie surrealiste. Il gruppo piramidale delle figure e il gesto dell' abbraccio hanno suggerito raffronti con alcuni lavori rinascimentali.

 

Lo Studio per Scimpanzé di Francis Bacon del 1957, appeso nella camera da letto di Peggy, appartiene ai ritratti di animale dell' artista, affascinato dalla similitudine tra la scimmia e l' uomo, ispirato alla produzione dell' amico Graham Sutherland. Partendo da alcune fotografie, lo scimpanzé non presenta tratti deformati, rispetto a tanti altri lavori di Bacon che amava riflettere sulla dissoluzione dei corpi.

peggy guggenheim 1peggy guggenheim 1duchampduchamp

 

Luna gialla del 1966 è un celebre mobile di Alexander Calder, dove gli oggetti, la luna e altri astri, ondeggiano mossi dallo spostamento dell' aria. La luna gialla si oppone al sole rosso, come il freddo al caldo. Probabilmente l' opera riprende un paesaggio del Guatemala: un sole nascente e una luna calante.

kandinskykandinskybaconbaconernsternstkandinsky 1kandinsky 1

 

Ultimi Dagoreport

igor taruffi elly schlein

DAGOREPORT - QUALCUNO DICA A ELLY SCHLEIN CHE STA AFFONDANDO IL PD! - NON SOLO TOSCANA E UMBRIA, DALLA CAMPANIA ALLA SICILIA FINO ALLA PUGLIA, SI MOLTIPLICANO I PROBLEMI SUI “TERRITORI”. A FINIRE NEL MIRINO LO “SPICCIAFACCENDE” DI ELLY, IGOR TARUFFI, RESPONSABILE ORGANIZZAZIONE DEL NAZARENO. DOVE C’È LUI, C’È CASINO, VISTA LA SUA PROPENSIONE A SALVAGUARDARE I CACICCHI FEDELI ALLA MIGLIORE ALLEATA DEL GOVERNO MELONI - IN SUO SOCCORSO È ARRIVATO ANCHE IL BERSANIANO NICO STUMPO CHE NON RIESCE AD EVITARE I PASTICCI CHE "LO STRATEGA IN VERSIONE PIZZICAGNOLO" TARUFFI COMBINA A CAUSA DELLA SCARSA CONOSCENZA DELLE REGOLE E DELLE DIVERSE REALTA’ LOCALI. E PER LA PRIMA VOLTA…

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…