ferdinando fefe de giorgi

I SEGRETI DI “FEFÈ” DE GIORGI, L’ALLENATORE CHE HA PORTATO L’ITALVOLLEY SUL TETTO DEL MONDO – SI TRATTA DEL QUARTO MONDIALE, IL PRIMO DA ALLENATORE, VINTO DALL'EX "PALLEGGIATORE DEGLI DEI" DELLA “GENERAZIONE DEI FENOMENI” DI VELASCO – DOPO IL RITIRO HA PASSATO 3 ANNI IN POLONIA AD ALLENARE SQUADRE DI CLUB E POI L'APPRODO IN NAZIONALE –  “IN PANCHINA È PIÙ BELLO VINCERE, TI GODI DI PIÙ IL TRIONFO E HAI UNA PERCEZIONE PIÙ GLOBALE…” 

Giorgio Gandola per “La Verità”

 

sergio mattarella fefe de giorgi

«Avevate in mano anche il primo set, ma offrirlo ai polacchi è stato un gesto di grande cortesia». Il racconto dei ragazzi d'oro del volley può trovare il punto esclamativo nelle parole del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che li ha accolti ieri al Quirinale dimostrando di avere visto la finale di Katowice dall'inizio e di non essere rimasto indifferente alle martellate azzurre. 

 

Vincenti (3-1) e allegre come il carattere del re Mida in panchina, Ferdinando De Giorgi detto Fefè, al quarto oro mondiale dopo 24 anni, primo da allenatore. Perché l'irregolare della «generazione dei fenomeni», il factotum in regia nell'Italvolley di monumenti come Julio Velasco e Bebeto era lui.

 

fefe de giorgi

Irregolare per due motivi, che sintetizzano la forza morale della squadra andata prendersi il mondo in Polonia, capace di demolire in finale i padroni di casa campioni uscenti: Fefè era umile ed era basso (1.78 su un pianeta di corazzieri). Di sicuro umile perché basso, non certo basso perché umile. Anzi, la schiena di quel gladiatore era sempre dritta, quando bisognava segnalare cambi o imperfezioni ai quattro leggendari Andrea: Lucchetta-Zorzi-Gardini-Giani. 

 

fefe de giorgi

Era il piccolo palleggiatore degli dei. Li gestiva e li domava con un sorriso, alleggeriva le pressioni, faceva sentire al sicuro quei meravigliosi campioni dai nervi fragili. Di lui Velasco diceva: «È un metronomo ma anche un barometro». Nel senso che sapeva cambiare, con una parola gentile, le previsioni del tempo di tutta la squadra.

 

Quasi sessantuno anni, salentino di Squinzano (Lecce), ghiotto di gamberetti, pacioso e riflessivo, De Giorgi è un uomo saggio e paziente. Lo era fin da giovane; senza queste doti non arrivi a 330 presenze in Nazionale con palleggiatori come Fabio Vullo e Paolo Tofoli davanti. Faceva parte degli eroi dei tre mondi (mondiali in Brasile, Grecia, Giappone) e una generazione dopo è andato a conquistarsi il quarto, tutto suo. 

 

fefe de giorgi

«In panchina è più bello vincere, ti godi di più il trionfo e hai una percezione più globale. Ti sei occupato di tutto prima, li abbracci tutti adesso. Impagabile». Ha imparato ad essere leader passo dopo passo. Da riserva, da protagonista in campo, da commissario tecnico. Fino all'urlo liberatorio di Katowice, quando esultando ha fatto cadere la gomma da masticare e - in trance assoluta - se l'è rimessa in bocca in mondovisione.

 

fefe de giorgi

A 25 anni Velasco lo chiama alla Panini Modena e il suo orizzonte si allarga all'infinito. Quel mitico allenatore impazzisce per la sua freddezza in campo e per l'ironia fuori. «Non potevo puntare sui centimetri. Ero un atleta del Sud che cercava di guadagnarsi lo spazio; avevo l'altezza da fair play fisico». Tre mondiali da giocatore, ma una sola Olimpiade, quella del 1988 a Seul.

 

«Arrivava l'anno olimpico e non si capisce, qualcosa cambiava. Così dicevo a Velasco che avrebbe dovuto completare il giro: Guarda Julio, non abbiamo mai vinto le Olimpiadi, ma se non mi convochi...». Dopo la vita in campo arriva la vita in panchina. Con un'esperienza particolare: i tre anni in Polonia ad allenare squadre di club e poi la Nazionale, una missione utile per conoscere giocatori che domenica si è ritrovato contro. 

 

Guidati da un suo vecchio rivale: Nikola Grbic, fosforo della Jugoslavia anni Novanta. Poi il ritorno in Italia nel 2018 e la zampata da Josè Mourinho del volley: con lui, prima dello stop pandemico, la Lube Civitanova vince scudetto, Champions league, Mondiale per club e Coppa Italia. Dopo la figuraccia ai Giochi di Tokyo, la federazione lo chiama per ripartire dai giovani. Eccoli già sul tetto del mondo.

fefe de giorgi quirinale

 

Questa è l'Italia di Fefè. Ragazzi tosti e concentrati che ad ogni punto vinto ridevano di gusto durante la finale. Mentre i polacchi avevano sulle spalle la pressione del macigno davanti a un popolo infiammato che pretendeva il titolo, gli azzurri volavano leggeri su ogni pallone, muravano e trovavano pertugi impossibili. E poi ridevano, e ridevano ancora come se dalla panchina non arrivassero indicazioni e strilli, ma barzellette. È la leggerezza calviniana, l'esatto contrario della superficialità, la dote che ti fa fare i miracoli. Ecco la presenza immanente di De Giorgi.

fefe de giorgi

 

Qualcosa di immateriale che alla fine il fenomenale Yuri Romanò ha spiegato così: «Giocare divertendosi è l'essenza dello sport». Anche il fuoriclasse monzese è un'invenzione del ct, che lo ha scelto per gli Europei dello scorso anno (vinti) quando giocava in A2. E lo ha confermato ai Mondiali contro tutti, a rischio di fraintendimenti politici: alla vigilia De Giorgi l'ha preferito a Ivan Zaytsev, l'ex capitano, un punto fermo. E anche se quest' ultimo è nato a Spoleto, sui social era cominciata la tiritera - ovviamente fasulla - della purga di Stato a chi ha un nome russo. Perfino nei rimproveri don Fefè riesce ad essere ironico.

 

italvolley in visita al quirinale

In un timeout, davanti alla frenesia che si era impadronita dei suoi ragazzi e rischiava di creare danni, ha detto loro: «Abbiamo bisogno di precisione, continuità e calma. Stiamo andando più veloce della partita». Un'immagine folgorante, un messaggio arrivato immediatamente a tutta la truppa. Così il palleggiatore Simone Giannelli (mvp del torneo) ha ricominciato a inventare, Daniele Lavia a schiacciare fino al centro della Terra. E alla fine Simone Anzani ha commosso l'Italia spiegando con la sua bimba in braccio: «Siamo un gruppo speciale ma qualcuno ci spingeva da lassù. È mio zio. Ce l'ho fatta zio».

Articoli correlati

DE GIORGI, L'ARTEFICE DELL'EURO-VITTORIA DELL'ITALVOLLEY: DOVREI RASSEGNARE LE DIMISSIONI...

FEFE' DE GIORGI, CT DELL'ITALVOLLEY, E LA NUOVA GENERAZIONI DI FENOMENI.LE LODI DI MATTARELLA

fefè de giorgifefè de giorgifefe de giorgi fefè de giorgi

Ultimi Dagoreport

francesco gaetano caltagirone alberto nagel francesco milleri

DAGOREPORT - GONG! ALLE ORE 10 DI LUNEDÌ 16 GIUGNO SI APRE L’ASSEMBLEA DI MEDIOBANCA; ALL’ORA DI PRANZO SAPREMO L’ESITO DELLA GUERRA DICHIARATA DAL GOVERNO MELONI PER ESPUGNARE IL POTERE ECONOMICO-FINANZIARIO DI MILANO - LO SCONTRO SI DECIDERÀ SUL FILO DI UNO ZERO VIRGOLA - I SUDORI FREDDI DI CALTARICCONE DI FINIRE CON IL CULO A TERRA NON TROVANDO PIÙ A SOSTENERLO LA SEDIA DI MILLERI SAREBBERO FINITI – L’ATTIVISMO GIORGETTI, DALL’ALTO DELL’11% CHE IL MEF POSSIEDE DI MPS – L’INDAGINE DELLA PROCURA DI MILANO SU UNA PRESUNTA CONVERGENZA DI INTERESSI TRA MILLERI E CALTAGIRONE, SOCI DI MEDIOBANCA, MPS E DI GENERALI - ALTRO GIALLO SUL PACCHETTO DI AZIONI MEDIOBANCA (2%?) CHE AVREBBE IN TASCA UNICREDIT: NEL CASO CHE SIA VERO, ORCEL FARÀ FELICE LA MILANO DI MEDIOBANCA O LA ROMA DI CALTA-MELONI? AH, SAPERLO….

iran israele attacco netanyahu trump khamenei

DAGOREPORT - STANOTTE L'IRAN ATTACCHERÀ ISRAELE: RISCHIO DI GUERRA TOTALE - È ATTESO UN VIOLENTISSIMO ATTACCO MISSILISTICO CON DRONI, RISPOSTA DI TEHERAN ALL'"OPERAZIONE LEONE NASCENTE" DI NETANYAHU, CHE QUESTA MATTINA HA COLPITO IL PRINCIPALE IMPIANTO DI ARRICCHIMENTO IRANIANO, UCCIDENDO L'INTERO COMANDO DELL'ESERCITO E DELLE GUARDIE RIVOLUZIONARIE. LA MAGGIOR PARTE DI LORO È STATA FATTA FUORI NELLE PROPRIE CASE GRAZIE AI DRONI DECOLLATI DALLE QUATTRO BASI SOTTO COPERTURA DEL MOSSAD A TEHERAN - ISRAELE HA DICHIARATO LO STATO DI EMERGENZA: GLI OSPEDALI SPOSTANO LE OPERAZIONI IN STRUTTURE SOTTERRANEE FORTIFICATE - TRUMP HA AVVERTITO OGGI L'IRAN DI ACCETTARE UN ACCORDO SUL NUCLEARE "PRIMA CHE NON RIMANGA NULLA", SUGGERENDO CHE I PROSSIMI ATTACCHI DI ISRAELE CONTRO IL PAESE POTREBBERO ESSERE "ANCORA PIÙ BRUTALI" - VIDEO

lauren sanchez jeff bezos venezia

FLASH! – I VENEZIANI HANNO LA DIGA DEL MOSE PURE NEL CERVELLO? IL MATRIMONIO DI JEFF BEZOS È UNA FESTICCIOLA PER 250 INVITATI DISTRIBUITI TRA QUATTRO HOTEL: GRITTI, AMAN, CIPRIANI E DANIELI - NIENTE CHE LA SERENISSIMA NON POSSA SERENAMENTE SOSTENERE, E NULLA A CHE VEDERE CON LE NOZZE MONSTRE DELL'INDIANO AMBANI, CHE BLOCCARONO MEZZA ITALIA SOLO PER IL PRE-TOUR MATRIMONIALE – DITE AI MANIFESTANTI IN CORTEO "VENEZIA NON E' IN VENDITA" CHE I 10 MILIONI DI EURO SPESI DA MR.AMAZON SI RIVERSERANNO A CASCATA SU RISTORATORI, COMMERCIANTI, ALBERGATORI, GONDOLIERI E PUSHER DELLA CITTÀ…

tajani urso vattani peronaci azzoni antonio adolfo mario marco alessandro

DAGOREPORT - MAI SUCCESSO CHE LA LISTA DEI NUOVI AMBASCIATORI, SCODELLATA DA TAJANI, VENISSE SOSPESA PER L’OPPOSIZIONE DI UN MINISTRO (URSO) IRATO PERCHÉ IL SUO CONSIGLIERE DIPLOMATICO È FINITO A NAIROBI ANZICHÉ A BUCAREST - DAL CDM SONO USCITI SOLO GLI AMBASCIATORI STRETTAMENTE URGENTI. ALLA NATO SBARCA AZZONI, MENTRE PERONACI VOLA A WASHINGTON. E’ LA PRIMA VOLTA CHE LA PIÙ IMPORTANTE SEDE DIPLOMATICA VIENE OCCUPATA DA UN MINISTRO PLENIPOTENZIARIO ANZICHÉ DA UN AMBASCIATORE DI GRADO (FRA DUE ANNI È GIA’ PRONTO IL FIDO CONSIGLIERE DIPLOMATICO DI LADY GIORGIA, FABRIZIO SAGGIO) – IL MALDESTRO MARIO VATTANI IN GIAPPONE, ANCHE SE ERA WASHINGTON LA SCELTA IDEALE DELLA FIAMMA MAGICA (MATTARELLA AVREBBE SBARRATO IL PASSO) – LA LISTA DI TUTTI GLI AMBASCIATORI SOSPESI….

giorgia meloni antonio tajani matteo salvini giancarlo giorgetti

DAGOREPORT - A SINISTRA SI LITIGA MA A DESTRA VOLANO GLI STRACCI! - LA MAGGIORANZA SI SPACCA SU ROTTAMAZIONE E TAGLIO ALL'IRPEF - GIORGIA MELONI DAVANTI AI COMMERCIALISTI PARLA DI SFORBICIATA AL CUNEO E LODA MAURIZIO LEO, "DIMENTICANDOSI" DI GIORGETTI. CHE ALZA I TACCHI E SE NE VA SENZA PARLARE - LA LEGA PRETENDE UN'ALTRA ROTTAMAZIONE, FORZA ITALIA E FDI CHIEDONO PRIMA DI TAGLIARE LE TASSE AL CETO MEDIO - PECCATO CHE I SOLDI PER ENTRAMBI I PROVVEDIMENTI, NON CI SIANO - LA LISTA DEGLI SCAZZI SI ALLUNGA: RISIKO BANCARIO, CITTADINANZA, POLITICA ESTERA, FISCO E TERZO MANDATO - VANNACCI METTE NEL MIRINO I GOVERNATORI LEGHISTI ZAIA E FEDRIGA CON UNA SPARATA, A TREVISO, CONTRO IL TERZO MANDATO: IL GENERALE, NOMINATO VICESEGRETARIO DA SALVINI, È LA MINA CHE PUÒ FAR SALTARE IN ARIA LA FRAGILE TREGUA NEL CARROCCIO (E DUNQUE NEL CENTRODESTRA)

ignazio la russa giorgia meloin zaia fedriga salvini fontana

DAGOREPORT - MEGLIO UN VENETO OGGI O UNA LOMBARDIA DOMANI? È IL DILEMMA SPECULARE DI GIORGIA MELONI E MATTEO SALVINI – L’APERTURA SUL TERZO MANDATO DEL NASUTO DONZELLI È UN RAMOSCELLO D’ULIVO LANCIATO VERSO IL CARROCCIO (ANCHE PER DESTABILIZZARE IL CAMPO LARGO IN CAMPANIA) - MA ALLA PROPOSTA S’È SUBITO OPPOSTO IL GENERALE VANNACCI – L’EX TRUCE DEL PAPEETE, CHE HA CAPITO DI NON POTER GOVERNARE TUTTO IL NORD CON L'8%, È DISPOSTO A CEDERE IL PIRELLONE A FRATELLI D'ITALIA (SI VOTA TRA TRE ANNI), MA LA SORA GIORGIA RIFLETTE: SOTTO LA MADUNINA COMANDA LA RUSSA, E SAREBBE DIFFICILE SCALZARE LA SUA PERVASIVA RETE DI RELAZIONI – I MALIGNI MORMORANO: VANNACCI AGISCE COME GUASTATORE PER CONTO DI SALVINI, PER SABOTARE IL TERZO MANDATO, O PARLA PER SE'?