MACRO-PASTICCIO - IL MUSEO CON-“FUSO” CON PALAZZO BRASCHI E LA GALLERIA DI VIA CRISPI: POLEMICHE PER “IL DECLASSAMENTO” - PIETROMARCHI: “PROGETTO RISCHIOSO” - L’ASSESSORE MARINELLI: “PASSO IN AVANTI PER L’ARTE CONTEMPORANEA”

1 - IL MACRO FINISCE NEL SUPER-MUSEO UN “POLO” A TRE PER RILANCIARLO

Sara Grattoggi per “la Repubblica - Edizione Roma

 

Macro 
Palazzo 
Braschi 
Macro Palazzo Braschi

Dopo un anno e mezzo di “limbo”, annunci e smentite sulla nomina (per mesi data per imminente) del nuovo direttore, si delinea il futuro del Macro. Che entrerà a far parte di un nuovo polo museale del moderno e del contemporaneo, insieme al Museo di Roma e alla Galleria comunale d’arte moderna di via Crispi.

 

Perdendo, quindi, la sua autonomia. Ciò significa che non avrà più un suo direttore: il nuovo polo sarà, infatti, guidato da un unico dirigente, che — informa l’assessorato capitolino alla Cultura — «sarà selezionato attraverso un bando per titoli aperto all’interno e all’esterno dell’amministrazione comunale, che verrà pubblicato nei prossimi giorni».

 

La riorganizzazione, approvata dalla giunta il 26 settembre scorso con una delibera sul riassetto delle strutture capitoline, viene salutata come «un grande passo avanti in un percorso che dovrà proseguire per dare ancora più spazio al contemporaneo coordinando nel modo migliore tutte le istituzioni che fanno riferimento all’amministrazione» dalla titolare capitolina della Cultura, Giovanna Marinelli.

 

bartolomeo pietromarchibartolomeo pietromarchi

«Questo nuovo assetto risponde alla necessità di mettere in sinergia i nostri bellissimi musei dedicati al moderno e contemporaneo. Siamo convinti che questo contribuirà al rilancio del Macro, che nasce con una forte vocazione di museo civico» dichiara l’assessore. Ringraziando «la Sovrintendenza e chi (talvolta in condiglierebbe zioni difficili) ha guidato il Macro e il Museo di Roma che hanno raccolto — per guardare solo all’ultimo anno — centinaia di migliaia di visitatori». E, in effetti, nonostante la difficile situazione economica e l’emorragia di personale, durante i 16 mesi di interim affidato ad Alberta Campitelli il Macro ha registrato un aumento di pubblico.

 

Ma non tutti vedono il suo accorpamento agli altri musei come un passo per il “rilancio”: c’è chi nota, infatti, come somiglia più a un “declassamento”. Sia perché verrà privato di un proprio direttore (figura gerarchicamente superiore al dirigente, per cui più volte il Campidoglio aveva dichiarato di volere un nome «di prestigio»), che perché non è chiaro se manterrà un proprio bilancio autonomo (250mila euro per il 2014).

 

Cosa che, in realtà, ai più pare improbabile, visto il riassetto organizzativo. Per quanto riguarda, invece, il nuovo dirigente, nonostante l’annuncio del bando imminente, le indiscrezioni indicano come possibile nome quello di Federica Pirani, attuale responsabile della Galleria d’arte moderna e delle mostre per la Sovrintendenza. Ma il ruolo farebbe gola a molti e potrebbero esserci numerosi competitor.

 

2 - UN PROGETTO RISCHIOSO SALVATE L’AUTONOMIA

Bartolomeo Pietromarchi per “la Repubblica - Edizione Roma

(l’autore è l’ex direttore del Macro)

 

Un progetto ambizioso ma rischioso quello di mettere sotto un unico tetto i tre musei civici di Roma dedicati all’espressione artistica di questa città nel moderno e nel contemporaneo che sembra avere la ratio, oltre che nella oggettiva questione della restrizione delle risorse, la città stessa e il suo rapporto con gli artisti degli ultimi tre secoli.

GIOVANNA MARINELLIGIOVANNA MARINELLI

 

Un progetto ambizioso per chi dovrà coglierne la sfida, oltre che per le vaste competenze necessarie anche per l’aspetto organizzativo che dovrà avere la necessaria autonomia di indirizzo e di gestione e le adeguate risorse senza i quali il progetto rischia di restare sulla carta: una necessità ancora più urgente e necessaria rispetto a quando il Macro nacque.

 

Un progetto, questo, che ha bisogno di una dose di creatività spiccata e di una ampia visione culturale nell’immaginarsi percorsi che ne possano valorizzare le singole identità e allo stesso tempo incrociarne i percorsi, sapendo anche mischiarne le carte.

 

Una decisione in linea con altre situazioni analoghe internazionali e nazionali e che potrà dare i suoi frutti solo se saranno garantiti un orizzonte temporale di medio lungo periodo, autonomia e risorse, e un vero sostegno politico che crede nella produzione e nella promozione delle arti contemporanee, purtroppo di recente abbandonate a loro stesse in questa città. La storia del Macro pretende questa chiarezza e questo coraggio.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni matteo salvini adolfo urso abodi giorgetti tajani giorgio armani

UN PO’ PIU’ DI RISPETTO SE LO MERITAVA GIORGIO ARMANI DA PARTE DEL GOVERNO – SOLO IL MINISTRO DELL’UNIVERSITA’, ANNA MARIA BERNINI, HA RESO OMAGGIO ALL’ITALIANO PIU’ CONOSCIUTO AL MONDO RECANDOSI ALLA CAMERA ARDENTE DOVE, TRA SABATO E DOMENICA, SONO SFILATE BEN 16 MILA PERSONE - EPPURE MILANO E’ A DUE PASSI DA MONZA, DOVE IERI ERA PRESENTE AL GP, OLTRE AL VICEPREMIER MATTEO SALVINI, IL MINISTRO DELLO SPORT ANDREA ABODI, SMEMORATO DEL PROFONDO LEGAME DELLO STILISTA CON BASKET, CALCIO, TENNIS E SCI - A 54 KM DA MILANO, CERNOBBIO HA OSPITATO NEL WEEKEND TAJANI, PICHETTO FRATIN, PIANTEDOSI, CALDERONE E SOPRATTUTTO ADOLFO URSO, MINISTRO DEL MADE IN ITALY, DI CUI ARMANI E’ L’ICONA PIU’ SPLENDENTE – E IGNAZIO LA RUSSA, SECONDA CARICA DELLO STATO, DOMENICA ERA A LA SPEZIA A PARLARE DI ''PATRIOTI'' AL DI LA’ DI RITUALI POST E DI ARTICOLETTI (MELONI SUL “CORRIERE”), UN OMAGGIO DI PERSONA LO MERITAVA TUTTO DAL GOVERNO DI CENTRODESTRA PERCHE’ ARMANI E’ STATO UN VERO “PATRIOTA”, AVENDO SEMPRE PRESERVATO L’ITALIANITA’ DEL SUO IMPERO RIFIUTANDO LE AVANCES DI CAPITALI STRANIERI…

giorgia meloni mantovano alfredo giovanbattista fazzolari gian marco chiocci rossi

DAGOREPORT - CHI AVEVA UN OBIETTIVO INTERESSE DI BRUCIARE IL DESIDERIO DI GIORGIA MELONI, PIÙ VOLTE CONFIDATO AI SUOI PIÙ STRETTI COLLABORATORI, DI ARRUOLARE L’INGOMBRANTE GIAN MARCO CHIOCCI COME PORTAVOCE? - IN BARBA ALLA DIFFIDENZA DEI VARI SCURTI, FAZZOLARI E MANTOVANO, FU L’UNDERDOG DE’ NOANTRI A IMPORRE FORTISSIMAMENTE (“DI LUI MI FIDO”) COME DIRETTORE DEL TG1 L’INTRAPRENDENTE CHIOCCI, DOTATO DI UNA RETE RELAZIONALE RADICATA IN TUTTE LE DIREZIONI, DAL MONDO DELLA SINISTRA ALL’INTELLIGENCE DI DESTRA - BEN CONOSCENDO IL CARATTERINO DELL’EX DIRETTORE DE “IL TEMPO” E ADNKRONOS, BEN LONTANO DALLA DISPONIBILITÀ AD ACCETTARE ORDINI E DINIEGHI, OCCORREVA CORRERE AI RIPARI PRIMA CHE LA SGARBATELLA PROCEDESSE ALL’INFELICE NOMINA, FACENDO CIRCOLARE LA VOCE DEL SUO TRASLOCO DALLA DIREZIONE DEL TG1 A BRACCIO MEDIATICO DELLA PREMIER - NEL CASO, SEMPRE PIÙ LONTANO, DI VEDERE CHIOCCI A PALAZZO CHIGI, ALLORA VORRÀ DIRE CHE L’EQUILIBRIO DI POTERI ALL’INTERNO DELLA FIAMMA MAGICA È FINITO DAVVERO IN FRANTUMI...