MEMORIE DI ADRIANO (PANATTA): “A WIMBLEDON VILLAGGIO SI FINSE MIO ALLENATORE E FINCHÈ MI RIMASE ACCANTO LE VINSI TUTTE - LA GAG DEL “BATTI LEI” INVENTATA DA FANTOZZI - AMO ROMA: È COME UNA DONNA UN PO’ ZOCCOLA CHE HA VISTO DI TUTTO”

Eleonora Barbieri per “il Giornale

 

Villaggio e PanattaVillaggio e Panatta

Adriano Panatta ha perso tutti i suoi trofei. Tutti. «E lo sa? Non me ne frega niente, di quelle coppe». Eppure allora godeva di quelle vittorie, eccome. Oggi a sessantaquattro anni si è scrollato di dosso il tennis, meno la fama di viveur, lui che è sposato da quasi quarant'anni con la moglie Rosaria e ha tre figli ma ancora quest'estate ha fatto parlare di sé e di una avvocatessa di Treviso, finendo sulle pagine dei quotidiani del Nord Est e non solo.

 

E avrà anche chiuso con la dolce vita, «vado a letto presto, sono tranquillissimo», ma negli anni Ottanta ne è stato un protagonista, lui così amato dal pubblico e dalle donne, in giro per l'Italia e per il mondo, circondato da amici famosi, dello sport e del cinema. Sono gli anni che racconta nel suo libro, appena firmato con Paolo Villaggio, Lei non sa chi eravamo noi (Mondadori).
 

ADRIANO PANATTA COLPO DI SONNO FOTO ANDREA ARRIGA ADRIANO PANATTA COLPO DI SONNO FOTO ANDREA ARRIGA

Chi eravate voi?
«Bisogna pensare a quegli anni, venivamo da tempi terribili, il buio del '74-'75. Dopo gli anni del terrorismo, gli Ottanta erano un po' quelli del cazzeggio: c'era voglia di leggerezza, e quando ci incontravamo pensavamo a divertirci. Però sempre in modo sereno, non c'era volgarità».
I suoi amici dell'epoca?
«Paolo Villaggio, Ugo Tognazzi. Meravigliosi».
 

Che cosa hanno in comune Panatta e Villaggio?
«Niente. Non sappiamo neanche come siamo diventati amici: è successo, all'improvviso. Paolo mi piace perché è un genio per intelligenza, cultura, ironia».
Dove vi siete conosciuti?
«Lui dice a Montecarlo, io a Cortina. Non ci ricordiamo bene: era la fine degli anni Settanta, giocavo ancora».
 

Nelle vostre avventure c'era anche Tognazzi.
«Esilarante. Quando era in forma, non c'era nessuno di più divertente».
E Gassman. Non era in soggezione con lui?
«Tutti eravamo in soggezione. Perché, come dice Paolo, lui è Gassman: si veste da Gassman, parla da Gassman, si muove come Gassman. Avevamo sempre timore di farlo rimanere male, o che si arrabbiasse. Era anche severo».
 

pietrangeli panatta pietrangeli panatta

Con lei?
«Mi rimproverò per la partita che avevo perso, ai quarti di finale di Wimbledon nel '79. In un altro caso mi sarei detto: ma che vuole questo? Però lui era Gassman, accettavi tutto. E poi aveva ragione».
È vero che in quel Wimbledon c'era anche Villaggio?
«Verissimo. C'era e si finse mio allenatore per molti giorni. Paolo riusciva a fare qualunque cosa, era senza freni. Diceva a tutti che era il mio coach, finché un inglese non l'ha riconosciuto».
 

giuliano amato adriano panatta enrico letta gianni rivera giuliano amato adriano panatta enrico letta gianni rivera

Fino a che le è rimasto accanto, vinceva. Se ne è andato proprio in occasione della partita persa con Dupre, quella che poi le rimproverò Gassman...
«Ma non è stata colpa di Paolo. È stata colpa mia. Sono stato un cretino a perdere quel match».
Ha dato anche una sua «consulenza» per una delle gag più celebri di Fantozzi, il «batti lei» della partita con Filini.
«Solo qualche consiglio. Ha inventato tutto Paolo. Il “batti lei” è un'icona, non c'è tennista che non l'abbia ripetuto, specialmente quando si gioca in doppio, è un classico».
 

Altri amici del gruppo?
«Sergio Corbucci, il regista, mi faceva molto ridere. Uno che ha lavorato così tanti anni con Totò deve essere per forza speciale. Insomma ci divertivamo parecchio. In Sardegna c'era tutta la gente del cinema, uscivi a cena, chiacchieravi. Non come oggi».
Oggi com'è?
«Oggi l'ultimo dei tronisti ha la guardia del corpo, mi fa ridere. Allora non c'era il divismo. Giravi tranquillo, al massimo ti chiedevano un autografo. Non eravamo infastiditi se qualcuno ci fermava, oggi invece i vip sembrano avere tutti fretta: vanno di fretta, camminano di fretta, parlano di fretta».
 

PANATTA VILLAGGIO LEI NON SA CHI ERAVAMO NOIPANATTA VILLAGGIO LEI NON SA CHI ERAVAMO NOI

Ma la vostra era una vita da divi.
«Non come molti credono. Ci divertivamo con niente, una partita di pallone, una cena. Oggi se non hai la barca da cinquanta metri non sei nessuno. A noi bastava un moscone per andare a fare il bagno. Non c'era questo sfarzo esagerato, questi miliardari che poi sono invisibili, vedi solo le barche...»
È sempre una dolce vita la sua?
«No no, per niente. È tranquillissima. Quei tempi sono finiti, sono irripetibili. La ricchezza ostentata mi fa orrore».
 

Lei non era ricco, ma quando ha iniziato a giocare il tennis era ancora uno sport d'élite.
«Una delle cose di cui vado più orgoglioso è che siamo stati io e i miei compagni di Davis a sdoganarlo, a renderlo lo sport popolare che è oggi».

Paolo Villaggio Paolo Villaggio

Com'è stata la sua infanzia a Roma?
«Bellissima. Mio papà Ascenzio era custode del Circolo del tennis Parioli, uno dei più prestigiosi. Poi passò a quello del Coni, all'Eur, e io lo seguii. Mi chiamavano Ascenzietto. Ho sempre vissuto sui campi. E siccome non conosco l'invidia, ero molto sereno già allora».
 

È vero che avrebbe voluto iscriversi a nuoto?
«Sì, volevo frequentare la scuola del Coni. Mio papà andò a chiedere, ma gli dissero che non c'era più posto. C'era posto solo al tennis... è andata così».
Bene.
«Benissimo».
Campioni di cui è rimasto amico?
«Borg, Nastase, McEnroe, Noah. Non è che ci telefoniamo, ma se ci incontriamo a qualche torneo ci facciamo due risate. Però non amo molto le esibizioni di vecchie glorie...»
 

Ha raccontato che prima della vittoria del Roland Garros prese da parte il suo rivale Solomon, lo mise davanti allo specchio e gli disse: «Guardati, come fai a vincere?». Come ha fatto?
«Non mi stava simpatico. È vero, sono stato un po' cattivo. Ma se lo meritava».

paolo villaggio x paolo villaggio x

 

Nello stesso anno, il '76, la squadra italiana va in Cile per la finale di Coppa Davis. La sinistra chiede di boicottare la partita, «Pinochet sanguinario, Panatta milionario». Poi Berlinguer e Andreotti si sono accordati e voi siete partiti. Però avete giocato la finale con le magliette rosse.
«Era un simbolo di protesta contro il regime, il colore delle madri e delle sorelle dei desaparecidos. Io sono sempre stato di sinistra, ma socialista. Niente a che fare col comunismo».

 

Come mai?
«Ho visto il comunismo negli anni Sessanta, quando andavamo nei paesi dell'Europa dell'Est per i tornei juniores. Ho visto di persona i regimi totalitari e non li ho mai amati: mancava la libertà».
 

UGO TOGNAZZI IN COSTA SMERALDA FOTO DI NINO DI SALVO UGO TOGNAZZI IN COSTA SMERALDA FOTO DI NINO DI SALVO

Ha giocato a tennis con D'Alema. Com'è andata?
«Abbiamo giocato due o tre volte. È molto tignoso».
Ha giocato con altri politici?
«Con Amato, con Enrico Letta anche in doppio. E poi con Rutelli: gioca benino».
È anche stato in politica, da consigliere comunale e in provincia. Ci tornerebbe?
«No».
 

Che cosa fa oggi?

Vianello Sul pattino con Ugo Tognazzi Vianello Sul pattino con Ugo Tognazzi

«Mi occupo di comunicazione. Mio fratello gestisce l'Accademia di tennis. Ah, ecco, io faccio anche il nonno».
È tenero?
«Coi bambini molto. Abbiamo finito?».
Che c'è, adesso è lei che ha fretta?
«No, no».
 

Ha detto che il ritiro dai campi è stato una liberazione. Perché?
«Non mi andava più, l'ultimo anno è stato una sofferenza. È un mestiere a esaurimento, a termine. C'è chi si ritira prima e chi dopo, io l'ho fatto a 34 anni, Borg per esempio a 26. Era il momento giusto, non ero ancora arrivato al declino totale».
L'hanno sempre accusata di essere pigro...
«E mi sono sempre arrabbiato. Sono il contrario del pigro, io. Altro che l'indolenza del romano, sono uno preciso, puntuale, pigro assolutamente no».
 

È un ritratto molto da «italiano»: il talento, la pigrizia. Perché se la prende?
«Perché hanno costruito un po' il personaggio, ma se giochi a livello mondiale non puoi essere pigro, non puoi non allenarti. Eppure me lo dicono ancora oggi: eh, Adriano, se ti fossi allenato di più... Gente che neanche mi conosce».
 

sergio corbuccisergio corbucci

Dice di odiare il divismo sui campi di oggi. Ma allora non c'era?
«No, oggi è il sistema a creare il divismo, noi ai tornei giravamo tranquilli, oggi è tutto blindato, esasperato. Sembra che chissà che stanno a fare... giocano in mutande con una pallina e una racchetta».
 

Allenerebbe qualcuno?
«Non sono sul mercato».
Che cos'è Roma?
«Fa parte del mio modo di essere, per me è la città più bella del mondo. Amo i suoi odori, la gente, i suoi difetti. È come una bella donna, una bella donna scafata: perché ammicca, ha visto tutto, non si meraviglia più di niente. È un po' zoccola».

 

VITTORIO GASSMAN NEL SORPASSO VITTORIO GASSMAN NEL SORPASSO

Ora lei fa parte della Roma bene...
«Ma se sono figlio di un operaio».
Lei frequenta...
«No, no, io sono uno tranquillo, non frequento niente, al massimo vado fuori a cena, al ristorante. Niente feste, niente salotti.

 

Non che ci sia niente di male, conosco tutti, gente normale che ama lo sport, ma esco poco. Vado a letto presto. Guardi, ormai non mi invitano neanche più».
 

Neanche le sue Coppe ha più. È vero?
«Non so che fine abbiano fatto».
Non le dispiace?
«Non me ne frega niente. Non amo i simboli, che faccio, mi metto a guardare la coppa che ho vinto a Parigi? Dopo ero anche depresso».
 

MASSIMO D ALEMA INTERVISTATO DA ALAN FRIEDMAN MASSIMO D ALEMA INTERVISTATO DA ALAN FRIEDMAN

Dopo la vittoria?
«Credo che sia normale un po' di depressione, dopo tanta felicità. Poi però mi è passata, eh».
«Il tennis l'ha inventato il diavolo». Perché?
«Perché è uno sport micidiale, sei da solo per qualche ora e nessuno può aiutarti, è uno scontro fisico, tecnico e psicologico molto stressante, dura parecchio, ci vuole una grande forza nervosa, una grande concentrazione».
 

Francesco Rutelli Francesco Rutelli

Lei soffriva?
«Lo stress non molto, non ero un conservatore, tendevo a rischiare parecchio. Però dopo quattro ore di partita sei svuotato. Sei stanco fisicamente e mentalmente. Ed è per questo che molti magari hanno un livello tecnico altissimo, ma restano giocatori mediocri».
 

Ha rimpianti?
«Nel tennis no, assolutamente. Ci ho pensato mille volte».
E nella vita?
«Un po', come tutti».
E...
«Non ci provi. Non glieli dico neanche se mi tortura».

McEnroeMcEnroe

 

Ultimi Dagoreport

jackie kennedy e gianni agnelli a ravello nel 1962

JOHN KENNEDY E’ STATO IL PIÙ INFEDELE PUTTANIERE DEL XX SECOLO MA SUA MOGLIE JACQUELINE S’ATTACCAVA COME UN’IDROVORA A OGNI AUGELLO A PORTATA DI MANO (DAI DUE COGNATI ROBERT E TED PASSANDO PER SINATRA, BEATTY, MARLON BRANDO E VIA CHIAVANDO) - L’8 AGOSTO 1962, TRE GIORNI DOPO LA MORTE DI MARYLIN MONROE, JACKIE (INCAZZATA PER LE INDISCREZIONI SULLA LIAISON TRA IL MARITO E L’ATTRICE) RAGGIUNSE RAVELLO, SULLA COSTIERA AMALFITANA: FU ACCOLTA COME UNA REGINA DALL’ALLUPATISSIMO GIANNI AGNELLI – PER JACKIE, RAVELLO FECE RIMA CON PISELLO E LA VACANZA DIVENNE UN’ALCOVA ROVENTE (“LA VACANZA PIÙ BELLA DELLA SUA VITA”, RIPETEVA) AL PUNTO DA TRATTENERSI PIU’ DEL PREVISTO FINCHÉ NON PIOMBARONO 007 AMERICANI A PRELEVARLA COME UN ALMASRI QUALUNQUE PER RIPORTARLA A WASHINGTON DAL MARITO CORNUTO E INCAZZATO - LA VORACE JACKIE IMPARÒ A FARE BENE I POMPINI GRAZIE ALL'ATTORE WILLIAM HOLDEN: “ALL'INIZIO ERA RILUTTANTE, MA UNA VOLTA PRESO IL RITMO, NON SI FERMAVA PIÙ” –PER RIPICCA CI FU ANCHE UNA LIASON MARELLA AGNELLI-JOHN KENNEDY (CONFIDENZA DI INFORMATISSIMA SOCIALITE) - VIDEO

edmondo cirielli maria rosaria campitiello paolo di maio

“INUTILE FRUSTARE UN CIUCCIO MORTO, CAMBIA SPACCIATORE” – A PARLARE NON È UN HATER ANONIMO MA UN VICEMINISTRO DELLA REPUBBLICA: EDMONDO CIRIELLI, ESPONENTE DI SPICCO DI FRATELLI D'ITALIA E NUMERO DUE DI TAJANI AGLI ESTERI, CHE SBROCCA SU FACEBOOK E INSULTA IL SINDACO DI NOCERA INFERIORE, PAOLO DI MAIO – A FAR ANDARE FUORI GIRI CIRIELLI È STATO UN POST DEL PRIMO CITTADINO SU ALCUNI INCARICHI DELLA COMPAGNA AL MINISTERO DELLA SALUTE, MARIA ROSARIA CAMPITIELLO – LA VIOLENTISSIMA REPRIMENDA DI CIRIELLI: “NELLA VITA PRIVATA NON HAI MAI FATTO NIENTE DI BUONO" - COME MAI CIRIELLI SE L’È PRESA COSÌ TANTO? FORSE SENTE LA SUA CANDIDATURA A GOVERNATORE DELLA CAMPANIA CHE SI ALLONTANA? O TEME UNA SCONFITTA BRUCIANTE, ASSAI PROBABILE SE IL CENTROSINISTRA RITROVA L’UNITÀ?

igor taruffi elly schlein

DAGOREPORT - QUALCUNO DICA A ELLY SCHLEIN CHE STA AFFONDANDO IL PD! - NON SOLO TOSCANA E UMBRIA, DALLA CAMPANIA ALLA SICILIA FINO ALLA PUGLIA, SI MOLTIPLICANO I PROBLEMI SUI “TERRITORI” - A FINIRE NEL MIRINO LO “SPICCIAFACCENDE” DI ELLY, IGOR TARUFFI, RESPONSABILE ORGANIZZAZIONE DEL NAZARENO. DOVE C’È LUI, C’È CASINO, VISTA LA SUA PROPENSIONE A SALVAGUARDARE I CACICCHI FEDELI ALLA MIGLIORE ALLEATA DEL GOVERNO MELONI - IN SUO SOCCORSO È ARRIVATO ANCHE IL BERSANIANO NICO STUMPO CHE NON RIESCE AD EVITARE I PASTICCI CHE "LO STRATEGA IN VERSIONE PIZZICAGNOLO" TARUFFI COMBINA A CAUSA DELLA SCARSA CONOSCENZA DELLE REGOLE E DELLE DIVERSE REALTA’ LOCALI. E PER LA PRIMA VOLTA…

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...