bacon freud chiostro del bramante

A ROMA C’E’ UNA MOSTRA STRAORDINARIA, DA LECCARSI GLI OCCHI: QUELLA DI BACON E FREUD (DUE GIGANTI PER LA PRIMA VOLTA INSIEME IN UNA ESPOSIZIONE IN ITALIA) AL CHIOSTRO DEL BRAMANTE - LA SCUOLA DI LONDRA E LE 46 OPERE PRESTATE DALLA “TATE” - TUTTE BENE? NO, LO SCRITTORE COVACICH IRRITATO PER IL "COMMENTO DROGATO" DELL’AUDIOGUIDA...

MAURO COVACICH

Mauro Covacich per “la Lettura - Corriere della Sera”

 

bacon freud chiostro del bramante

Capisco bene l' assillo dei direttori di musei e gallerie: riconquistare visitatori. Dev' essere un bel problema quando la gente, dopo il calvario scolastico, preferisce fare qualsiasi altra cosa piuttosto che rinchiudersi in quelle sale buie, piene di spiegazioni e immagini ferme.

 

Quindi capisco i tentativi di rendere meno indigesta la visita museale, camuffare il posto, riempirlo di schermi interattivi, cuffie, touchscreen, animazioni parlanti, qualsiasi stravaganza possa rassicurare chi entra sulla innocuità dell' esperienza, se non addirittura sulla sua piacevolezza. Del resto, è lo stesso di quanto accade nel mondo editoriale, che ha trovato nel sistema sempre più capillare dei festival l' ultima possibilità per riuscire a promuovere i libri, mandando gli autori ogni fine settimana da una parte all' altra della penisola a presentarsi, raccontarsi, mostrarsi simpatici e alla mano.

bacon freud chiostro del bramante

 

Sono tentativi disperati, almeno nel mio caso, ma non mi sottraggo certo, se questi tentativi riescono a tenermi ancora per un po' lontano dal macero. È come quando si accusavano i ciclisti di doping: sì, è vero, si dopavano, ma come potevano tirarsi indietro? Il doping, alla fine, aiuta a non mollare, lo fa anche con i musei e i libri, quindi ben venga il doping.

 

Poi però mi capita di entrare al Chiostro del Bramante per vedere la mostra di Bacon e Freud (e gli altri notevoli comprimari della Scuola di Londra) di cui «la Lettura» ha già dato conto con ampiezza. All' ingresso vengo dotato di guida con cuffiette - inclusa nel biglietto, tiene a precisare la commessa - e vengo avviato verso la prima sala.

 

freud ragazza con gatto chiostro bramante

Siamo in pochi, è un lunedì mattina, i quadri sono bene illuminati, l' atmosfera ideale per godersi la visita. Mi avvicino al primo ritratto di Lucian Freud, Girl with a Kitten , 1947, una giovane donna che regge un gatto per il collo, quasi volesse strozzarlo, ma i suoi occhi sono persi nel vuoto in uno sguardo allucinato e malinconico che mi ricorda un meraviglioso ritratto di Cagnaccio di San Pietro ( La ragazza e lo specchio , 1932).

 

bacon freud chiostro del bramante - CAGNACCIO DI SAN PIETRO

Ora perderei qualche minuto per capire bene quello sguardo, quanto assomiglia a quello comparso nella mia memoria, quanto stride, nella sua estatica immobilità, con la presa violenta sul collo del gatto. E cercherei di capire il gatto, che mi fissa in un modo tutt' altro che spaventato, direi anzi che mi scruta con l' intenzione di intimidirmi o forse smascherarmi, denudarmi, chissà.

 

Avrei bisogno di concentrazione per capirlo, avrei bisogno anche di un pizzico di devozione, o meglio, di devota soggezione, per chiedergli di entrare, di sprofondare dentro il dipinto (olio su tela), ma ecco la voce entusiasta del critico Costantino D' Orazio raccontarmi in cuffia dei giorni del bombardamento a Londra, mentre in sottofondo si sentono le sirene dei rifugi antiaerei, eccolo spiegarmi il gattino mentre dei miagolii incessanti cercano di rubargli la scena.

lucien freud

 

Sono finito in un tunnel virtuale pieno di effetti speciali, devo togliermi subito le cuffie se voglio tornare con i piedi per terra, qui e ora, nella prima sala del museo, all' improvviso di nuovo silenziosa. I racconti immersivi di D' Orazio saranno senz' altro belli, non ho motivo di dubitarne, io discuto l' immersivo. Il doping va bene, ma fino a un certo punto.

 

foto di bacon e freud

A suon di alleviare l' impatto, a suon di rassicurare il visitatore tenendolo in un ambiente sinestetico a lui familiare, un po' messaggio vocale, un po' doccia emozionale, lo si priva del contatto con l' opera, che è in effetti un contatto rischioso. Ogni didattica dell' arte dovrebbe ricordarlo. Quando vedo quegli splendidi bambini seduti in circolo nei musei europei, spero sempre che i loro insegnanti li stiano mettendo in guardia. Il rischio magari potrebbe non essere un fattore deterrente, i bambini sono attratti dal rischio. Comunque sia, l' incontro con l' opera d' arte non è innocuo, spesso non è neanche piacevole, trattandosi di un' esperienza di verità.

LUCIAN FREUD CON LA MADRE LUCIE

Trascinarlo a forza nell' infinito intrattenimento significa bonificarlo, disinnescarlo, quando invece quell' incontro ha bisogno di tutta la sua intrinseca tensione.

 

Ovviamente è giusto mettere a disposizione del visitatore un apparato informativo - le didascalie della mostra curata da Elena Crippa, tra l' altro, sono molto ben fatte -, è giusto fornirgli anche una guida, registrata o dal vivo, se lo desidera, perché un' erudizione corretta e misurata può agevolare la comprensione di un quadro.

 

tre studi di lucian freud francis bacon

Ma poi il visitatore dev' essere lasciato solo: lui e l' opera, niente effetti speciali.

L' interpretazione è un corpo a corpo, ora va in scena l' animo umano, quello dell' autore e quello di chi osserva. Nella fattispecie, trattandosi di un ritratto, siamo in tre: Lucian Freud, sua moglie (la ragazza con il gatto) e io. La tela incorniciata, appesa alla parete, è un mero oggetto finché non viene qualcuno a interrogarla. Solo nell' attimo in cui la guardo diventa un' opera, e si riaccenderà ogni volta che un uomo o una donna si metteranno in gioco nella sua contemplazione, ogni volta che un visitatore accetterà di essere visitato dall' opera.

 

lucien freud

L' arte accade, non è. Viene riattivata dall' interprete anche nel caso della pittura, come il lettore con il libro: viene a suo modo eseguita. Che cosa mi sta dicendo quella ragazza, dipinta laggiù, lontana nello spazio e nel tempo, da un marito di cui conosco solo l' irrefrenabile impulso di scavatore, di cercatore?

 

Cosa cercava Freud in quello sguardo? E nello sguardo del gatto? L' interprete insomma ha un ruolo attivo nello statuto dell' opera. Il miagolio e le sirene diffusi in cuffia lo rendono invece un consumatore passivo dell' infinito intrattenimento, creano un' atmosfera, una suggestione, ma perché allora non aggiungere qua e là anche dei bastoncini di incenso?

Lucien Freud and Francis Bacon

 

La nostra mentalità, prima ancora del nostro sistema educativo, ha rinchiuso la letteratura e l' arte nella categoria del «doveroso»: un passaggio obbligato, di fatto una seccatura, di cui ci si può liberare appena ottenuto il diploma o, nel caso dei più fanatici, di cui ci si può servire praticandola stancamente anche in età adulta per il vantaggio che se ne trae in termini di posizione sociale, ovvero trasformando la seccatura in cosiddetta cultura.

 

Ma leggere libri e contemplare quadri non è doveroso, è un viaggio che sgomenta - sgomenta e seduce - perché ci rivela, di noi stessi, cose che ignoravamo del tutto. Non a caso, è un viaggio che genera dipendenza, doparlo ulteriormente ottiene l' effetto contrario. Magari aiuta il ceto medio riflessivo a mandare giù un altro boccone di cultura, ma non avvicina nessuno alla vera esperienza dell' arte.

lucien freudlucien freudlucien freud

francis bacon three studies of lucian freud c invitati all inaugurazione della mostra di bacon e freud (1)Lucien Freud and Francis Bacon by Harry Diamond FRANCIS BACON - TRITTICO LUCIAN FREUD

lucien freud

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