SI SCRIVE "PRIVACY" MA SI LEGGE "PROVACI": IL CASO CECCHI GORI ARRIVA IN PARLAMENTO

Testo stenografico dell'interpellanza di Roberto Giachetti, deputato della Margherita.
Signor Presidente, signora sottosegretario, onorevoli colleghi, l'interpellanza di cui sono primo firmatario si riferisce alla vicenda giudiziaria del dottor Cecchi Gori, già senatore della Repubblica. Come, immagino i colleghi sapranno, il 6 luglio scorso tutti i giornali hanno pubblicato numerosi articoli riguardanti questa vicenda giudiziaria. Fin qui non ci sarebbe nulla di male. Il fatto che noi abbiamo voluto rilevare con questa interpellanza riguarda invece cosa i giornali hanno pubblicato.
Se voi guardate e fate una misura dello spazio che viene dedicato alla vicenda giudiziaria vedrete che, per la stragrande maggioranza, si parla e si informa su quanto avvenuto nel corso della perquisizione e su quanto scritto nei verbali che la polizia ha redatto nel corso delle operazioni ed assai meno si parla invece della vicenda giudiziaria in sé.

Solo per dare l'idea del livello a cui siamo arrivati vorrei leggere pochi passi di alcuni articoli di questi giornali. Cito dal quotidiano La Repubblica, signor Presidente: «gli agenti si muovono, cercano. Niente. Poi ecco un grande specchio. Una specie di tabernacolo sistemato là in fondo. Un po' di pressione e lo specchio si muove. Si apre. Una stanza, un letto, Vittorio è lì nel suo pigiama di seta. C'è Valeria Marini» e potrei continuare.
Non diverso è il tono degli articoli del Corriere della Sera: «Gli agenti della mobile di Firenze rovistano ovunque. Rovesciando i cuscini dei divani e frugando dietro ai libri. Muti, guanti di lattice alle mani, lavorano con metodo. Metro dopo metro. Finché un'agente non è finito davanti allo specchio. Non ha neppure chiesto il permesso di premere il pulsante. Ci ha messo il dito, d'istinto, e ha spinto. Allora lo specchio ha cominciato ruotare. Lentamente. Una scena da film».
Tutto ciò rischia di trasformare una cronaca giudiziaria, che dovrebbe essere una attività volta a dare informazione sui casi giudiziari, in una cronaca rosa. Ovviamente si possono citare altri giornali nei quali viene chiaramente scritto che i verbali sono stati diffusi; penso a Il Messaggero nel quale si dice: «Sul verbale della Polizia non è spiegato cosa stessero facendo al momento dell'irruzione. Ma uno che c'era, ride e dice che non dormivano».

Signor Presidente, è del tutto evidente che ci troviamo di fronte alla violazione dei più elementari diritti degli imputati, o meglio degli indagati, perché come sappiamo fino a prova contraria questi sono da considerare innocenti; ci troviamo di fronte alla violazione di qualunque riferimento ai diritti di riservatezza. Ieri abbiamo avuto dal Garante informazioni preoccupanti. A questo proposito sappiamo che i diritti alla riservatezza sono tutelati anche nella legislazione europea, eppure in questa vicenda, come peraltro in molte altre, questi diritti vengono calpestati. Con questa vicenda sembra di essere ritornati a momenti di spettacolarizzazione dei casi giudiziari, momenti che hanno rappresentato sicuramente - se mi è consentito - la parte più negativa della vicenda mani pulite.
Tale vicenda, svoltasi negli anni scorsi, ha rappresentato un momento importante per la storia del nostro paese, ma ha portato con sé elementi inquietanti rispetto al problema della spettacolarizzazione delle indagini. Non credo che di quella stagione - pur straordinariamente significativa per la vita democratica del paese - si vogliano conservare solamente gli aspetti più odiosi ed irrispettosi dei diritti civili.

D'altra parte questo stesso Parlamento è stato in qualche modo toccato da vicende similari. Ci sono colleghi, che ancora siedono in quest'aula, che hanno vissuto esperienze analoghe: faccio riferimento ad esempio al collega Carra, il quale - forse qualcuno ricorderà - fu sbattuto sulle prime pagine di tutti i quotidiani con i ferri ai polsi. Ovviamente nessuno ha poi più dato notizia di come si evolse la sua vicenda giudiziaria. Potrei ricordare la vicenda del collega Burlando, sindaco di Genova, anch'egli vittima degli stessi trattamenti. Tutti questi esempi presentano aspetti legati direttamente alla violazione di qualunque tipo di diritto.
Signor Presidente, signor sottosegretario, sappiamo che la fuga di notizie negli anni passati ha comportato anche pesanti lesioni nell'attività giudiziaria. Posso ricordare come nel maggio del 2000 sui quotidiani venivano pubblicate rivelazioni sulla presunta identità del telefonista implicato nell'omicidio D'Antona. In questo caso la Procura della Repubblica di Roma aprì un'inchiesta per scoprire chi avesse divulgato tali notizie commettendo il delitto di rivelazione del segreto.

Ricorderanno tutti i colleghi, come anche molti cittadini italiani di fronte alla televisione in quei giorni, che durante il sequestro Soffiantini si dette notizia degli arresti di alcuni dei partecipanti al sequestro dell'imprenditore, nonché si divulgarono alcune indiscrezioni sulle dichiarazioni rilasciate dagli arrestati. Si trattò di informazioni trapelate subito dagli ambienti investigativi e diffuse in tempo reale sugli organi di informazione. Tutto ciò rese più difficoltosa l'operazione, fino a comprometterne il buon esito, mettendo persino in serio pericolo la vita dell'ostaggio e comunque rendendo più arduo il suo ritrovamento. Potrei ricordare anche la vicenda riguardante Ocalan, il cui nascondiglio segreto rapidamente fu reso noto attraverso la stampa.

Si può parlare addirittura di atti interni della magistratura: signor Presidente, la stampa pubblicava l'11 dicembre 2000 un articolo in cui, in riferimento ad un processo di mafia, si dava notizia di un documento interno utilizzato come strumento di indagine dei magistrati.
Signor Presidente, tutto ciò per dire come mi renda conto del fatto che non vi sia molto di nuovo in quello che affrontiamo oggi: si tratta semplicemente del ripetersi di atti ed avvenimenti che, a mio avviso, è arrivato il momento di contrastare. Penso perlomeno che sia arrivato il momento, per alcuni, di prendere posizione. Non ho visto moltissimi interventi, moltissime prese di posizione in questo periodo su tale vicenda, o meglio su questo aspetto particolare della vicenda.

Ricordo il padre di tutti i casi di spettacolarizzazione giudiziaria, il cui protagonista purtroppo è deceduto: mi riferisco al caso Tortora. Non voglio qui ricostruirne la storia. Vorrei riagganciarmi a ciò per leggere dieci righe che un giornalista di fama e di prestigio come Enzo Biagi scrisse nei giorni in cui Tortora fu arrestato. Egli scrisse al Presidente della Repubblica le seguenti parole: «Signor Presidente della Repubblica, non le sottopongo il caso di un mio collega, ma quello di un cittadino. Non auspico un suo intervento, ma non saprei perdonarmi il silenzio. Vicende come quella che ha portato in carcere Enzo Tortora possono accadere a chiunque. E questo mi fa paura...».
Signor Presidente, signor sottosegretario molto più umilmente e nel mio piccolo penso che fosse indispensabile ed utile in qualche modo rimarcare - anche in quest'aula e anche in questa occasione, come in tante altre in passato - quanto la violazione di determinate garanzie degli imputati e la violazione della riservatezza delle indagini, in vicende giudiziarie anche complicate, sia un fatto negativo. Ritengo utile che ciò rimanga agli atti di quest'aula e mi aspetto dall'onorevole sottosegretario qualche informazione, soprattutto in merito a cosa il Governo intenda fare di più rispetto a ciò che, fino ad oggi, non siamo riusciti a garantire, consentendo che vicende come quella cui ho fatto riferimento accadano ancora.


Dagospia.com 19 Luglio 2001