CHI NON SPIA NON E' FIGLIO DI MARIA - DOPO STORACE, SI DIMETTE IL CAPO DEL SISMI POLLARI MA BERLUSCONI GLI CONFERMA LA FIDUCIA - UN DURISSIMO ARTICOLO DI "REPUBBLICA" SULLO SCANDALO DELLE INTERCETTAZIONI SCATENA LA BUFERA.
1 - POLLARI RIMETTE IL MANDATO
Da Repubblica.it - Il direttore del Sismi, Nicolò Pollari rimette il mandato nelle mani del presidente del Consiglio ma Berlusconi gli conferma la fiducia. Le notizie "pubblicate da un quotidiano" ("la Repubblica"; ndr.) su un presunto ruolo del Sismi nella vicenda delle intercettazioni dei politici che hanno portato alle dimissioni del ministro Storace, ha spinto il direttore del Sismi, l'intelligence politico militare a rimettere il mandato e a chiedere al presidente del Copaco Enzo Bianco di essere sentito dal Comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti.
"A fronte di reiterate iniziative stampa volte a trasferire sul piano istituzionale momenti di confronto politico - si legge in una nota di Palazzo Chigi - il direttore del Sismi ha immediatamente chiesto un incontro al Presidente del Consiglio al quale ha manifestato con grande responsabilità e grande senso del dovere e dello Stato l'intenzione di mettere a disposizione dello stesso l'incarico affidatogli".
"Il Presidente del Consiglio dei Ministri, dando atto al direttore del Sisimi dell'alta e forte sensibilità istituzionale, gli ha confermato, a nome di tutto il Governo, piena ed incondizionata fiducia, sottolineando la stima e la gratitudine che l'intero Paese gli deve per la meritoria opera svolta nell'interesse dello Stato e delle Istituzioni democratiche. Lo ha perciò invitato con fermezza a continuare nella sua importante missione con lo stesso spirito istituzionale con cui l'ha sempre svolta - conclude la nota - e senza curarsi dei tentativi messi in atto con evidenti fini strumentali".
I MARESCIALLI E IL SUPERMANAGER, L'OMBRA DEL SISMI SULLO SCANDALO
Carlo Bonini per La Repubblica
Che diavolo ci fanno due marescialli della Guardia di Finanza di Novara in una storia di intrusioni e pedinamenti, di intercettazioni abusive e intelligence in appalto, che incrocia tra Roma e Milano? Perché proprio Novara? Provare a rispondere significa raccogliere alcune suggestive circostanze che forse spiegano il perché quanto bolle nella pentola dell'inchiesta milanese toglie il sonno non solo a un'armata Brancaleone di investigatori privati, ma al governo e alla nostra intelligence politico militare, il Sismi, il cui profilo e ruolo appaiono al centro di un "sistema" che non aveva nulla di episodico, che ora comincia a disvelarsi e che è il vero oggetto del lavoro istruttorio della procura della repubblica di Milano.
I fatti. Quando vengono arrestati, i marescialli Francesco Liguori, 35 anni, marchigiano, e Franco Amato, romano, 43 anni, sono da tempo in forza al comando provinciale della Guardia di Finanza di Novara. Sono uomini di "strada". Fanno quel genere di lavoro che non comporta il dover dare troppe spiegazioni alla catena gerarchica perché, dal 2000, sono assegnati alla "sezione I", informazioni, l'intelligence delle Fiamme Gialle.
Al livello locale, la "sezione" risponde direttamente ed esclusivamente al comandante provinciale, al punto da condividerne, almeno a Novara, gli uffici al piano comando. A Roma, il loro lavoro ha come terminale il II reparto del Comando Generale, che è l'interfaccia istituzionale del Sismi ed è comandato, oggi, dal generale Walter Cretella Lombardo, ufficiale legato da un antico rapporto di amicizia con il direttore del Sismi Nicolò Pollari.
Il II Reparto con le sue "sezioni I" e il Sismi sono le due metà di una stessa mela. Istituzionalmente integrate nei ruoli, di fatto fungibili negli uomini (in quello che si annuncia come il prossimo avvicendamento, il generale Cretella sarà destinato a un comando in Calabria e il suo II Reparto verrà affidato a un alto ufficiale del Sismi, oggi responsabile della sala situazione del Servizio).
Francesco Liguori e Franco Amato non sono dunque due marescialli qualunque, affamati di una mancia sostanziosa per un lavoretto extra proposto dal primo investigatore privato che passa. Per chi, come loro, maneggia intelligence, sei anni alla "sezione I" sono un tempo molto lungo, che consente di accumulare un bagaglio di informazioni cruciali, di coltivare rapporti. Per quel che se ne sa, almeno a partire dal 2003, Franco Amato, il più anziano dei due marescialli, allaccia i primi rapporti con Gaspare Gallo, socio di Pierpaolo Pasqua e Luca Garbelli nella "Security service investigation" ("SSI"), la società di investigazioni con sedi a Roma e Milano che - sappiamo oggi - nella primavera 2005 confeziona la zozzata che deve spezzare le gambe a Piero Marrazzo e Alessandra Mussolini.
I rapporti tra Amato e Gallo devono funzionare bene se è vero, come è vero, che a bordo dell'impresa "privata" sale un secondo maresciallo, Francesco Liguori, che, tuttavia, presto oscura il primo. Liguori è abilissimo nella manipolazione dei dati informatici. È brillante, sveglio, ma, soprattutto, rapido nel dare risposte alle domande che gli vengono sollecitate dalla "SSI". Soprattutto sembra certo che nessuno verrà a ficcare il naso in quelle interrogazioni abusive che digita al terminale della banca dati del Viminale. Questo spiega la solidità del sodalizio, ma non il punto chiave. Chi mette insieme i due marescialli e la "Ssi"? Come si finisce a Novara, partendo da Roma e Milano?
Una risposta certa, al momento, non c'è.
Il comandante provinciale della Finanza a Novara (ha assunto il comando alla fine dell'estate scorsa), colonnello Falorni, ha avviato un'inchiesta interna, con cui conta di fare pulizia e afferrare qualche risposta. Dunque, per il momento, vale la pena annotare soltanto una circostanza. Quantomeno curiosa. Nel 2003, l'anno in cui la "Ssi" avvia la collaborazione con i marescialli, l'allora comandante provinciale della Guardia di Finanza di Novara cambia lavoro. Transita al Sismi e diventa capo-centro a Milano. L'ufficiale conosce bene sia Liguori che Amato (che, come "sezione I", a lui riferivano nel periodo del suo comando), continua a frequentare con assiduità Novara, dove conserva la casa. Ora, sa qualche cosa del "secondo lavoro" che fanno quei due? Se lo sa, lo riferisce a qualcuno all'interno del Servizio? E in questo caso, a chi? Ancora: conosce la "Ssi"?
Non conviene avventurarsi in risposte avventate, ma, al contrario, annotare una seconda circostanza. Anche questa significativa. Nel mondo dell'investigazione privata, il nostro ex comandante provinciale della Finanza di Novara, ora capo-centro Sismi a Milano, ha sicuramente un amico importante: Emanuele Cipriani, titolare dell'agenzia di security "Polis d'Istinto", beneficiario di un mucchio di denaro (intorno ai 15 milioni di euro) su un conto inglese che Telecom Italia accredita con giustificazioni di una qualche vaghezza.Quello stesso Emanuele Cipriani da cui ha avviato le prime mosse l'indagine della procura di Milano di cui la vicenda "Ssi"- Storace-Marrazzo costituisce appunto un paragrafo.
Se abbiamo imparato a riconoscere gli indizi, nel "sistema" che questa storia lascia intravedere gli investigatori privati si muovono dunque al livello più basso, terminali di un network in cui troviamo sottufficiali della guardia di finanza (sezioni "I"), ufficiali del Sismi e, soprattutto, una sponda Telecom (tra gli arrestati dalla procura di Milano figurano due impiegati di basso livello dell'azienda). Come riferito ieri da Repubblica, dire Emanuele Cipriani significa infatti dire Giuliano Tavaroli, già capo della sicurezza aziendale e responsabile del Cnag (Centro nazionale autorità giudiziaria), la struttura Telecom che dispone le intercettazioni su ordine della magistratura. Ma significa, ancora una volta, ritornare al Sismi, raggiungendone il cuore.
Nel Servizio, Giuliano Tavaroli ha un amico fraterno con cui ha condiviso vita e destini professionali. Qualcosa di più di "uno dei massimi dirigenti" del Sismi. È il capo della Divisione Operazioni. La struttura operativa del nostro controspionaggio. L'ufficiale seduto alla destra di Pollari, di casa nello studio del sottosegretario Gianni Letta, ma con eccellenti rapporti a sinistra. Molti hanno timore a pronunciarne anche soltanto il nome, persino in Parlamento. La circostanza che sia lui il convitato di pietra di questa inchiesta può lasciare intuire quale fibrillazione stia percorrendo in queste ore i palazzi della politica e le stanze degli apparati.
Dagospia 11 Marzo 2006
Da Repubblica.it - Il direttore del Sismi, Nicolò Pollari rimette il mandato nelle mani del presidente del Consiglio ma Berlusconi gli conferma la fiducia. Le notizie "pubblicate da un quotidiano" ("la Repubblica"; ndr.) su un presunto ruolo del Sismi nella vicenda delle intercettazioni dei politici che hanno portato alle dimissioni del ministro Storace, ha spinto il direttore del Sismi, l'intelligence politico militare a rimettere il mandato e a chiedere al presidente del Copaco Enzo Bianco di essere sentito dal Comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti.
"A fronte di reiterate iniziative stampa volte a trasferire sul piano istituzionale momenti di confronto politico - si legge in una nota di Palazzo Chigi - il direttore del Sismi ha immediatamente chiesto un incontro al Presidente del Consiglio al quale ha manifestato con grande responsabilità e grande senso del dovere e dello Stato l'intenzione di mettere a disposizione dello stesso l'incarico affidatogli".
"Il Presidente del Consiglio dei Ministri, dando atto al direttore del Sisimi dell'alta e forte sensibilità istituzionale, gli ha confermato, a nome di tutto il Governo, piena ed incondizionata fiducia, sottolineando la stima e la gratitudine che l'intero Paese gli deve per la meritoria opera svolta nell'interesse dello Stato e delle Istituzioni democratiche. Lo ha perciò invitato con fermezza a continuare nella sua importante missione con lo stesso spirito istituzionale con cui l'ha sempre svolta - conclude la nota - e senza curarsi dei tentativi messi in atto con evidenti fini strumentali".
I MARESCIALLI E IL SUPERMANAGER, L'OMBRA DEL SISMI SULLO SCANDALO
Carlo Bonini per La Repubblica
Che diavolo ci fanno due marescialli della Guardia di Finanza di Novara in una storia di intrusioni e pedinamenti, di intercettazioni abusive e intelligence in appalto, che incrocia tra Roma e Milano? Perché proprio Novara? Provare a rispondere significa raccogliere alcune suggestive circostanze che forse spiegano il perché quanto bolle nella pentola dell'inchiesta milanese toglie il sonno non solo a un'armata Brancaleone di investigatori privati, ma al governo e alla nostra intelligence politico militare, il Sismi, il cui profilo e ruolo appaiono al centro di un "sistema" che non aveva nulla di episodico, che ora comincia a disvelarsi e che è il vero oggetto del lavoro istruttorio della procura della repubblica di Milano.
I fatti. Quando vengono arrestati, i marescialli Francesco Liguori, 35 anni, marchigiano, e Franco Amato, romano, 43 anni, sono da tempo in forza al comando provinciale della Guardia di Finanza di Novara. Sono uomini di "strada". Fanno quel genere di lavoro che non comporta il dover dare troppe spiegazioni alla catena gerarchica perché, dal 2000, sono assegnati alla "sezione I", informazioni, l'intelligence delle Fiamme Gialle.
Al livello locale, la "sezione" risponde direttamente ed esclusivamente al comandante provinciale, al punto da condividerne, almeno a Novara, gli uffici al piano comando. A Roma, il loro lavoro ha come terminale il II reparto del Comando Generale, che è l'interfaccia istituzionale del Sismi ed è comandato, oggi, dal generale Walter Cretella Lombardo, ufficiale legato da un antico rapporto di amicizia con il direttore del Sismi Nicolò Pollari.
Il II Reparto con le sue "sezioni I" e il Sismi sono le due metà di una stessa mela. Istituzionalmente integrate nei ruoli, di fatto fungibili negli uomini (in quello che si annuncia come il prossimo avvicendamento, il generale Cretella sarà destinato a un comando in Calabria e il suo II Reparto verrà affidato a un alto ufficiale del Sismi, oggi responsabile della sala situazione del Servizio).
Francesco Liguori e Franco Amato non sono dunque due marescialli qualunque, affamati di una mancia sostanziosa per un lavoretto extra proposto dal primo investigatore privato che passa. Per chi, come loro, maneggia intelligence, sei anni alla "sezione I" sono un tempo molto lungo, che consente di accumulare un bagaglio di informazioni cruciali, di coltivare rapporti. Per quel che se ne sa, almeno a partire dal 2003, Franco Amato, il più anziano dei due marescialli, allaccia i primi rapporti con Gaspare Gallo, socio di Pierpaolo Pasqua e Luca Garbelli nella "Security service investigation" ("SSI"), la società di investigazioni con sedi a Roma e Milano che - sappiamo oggi - nella primavera 2005 confeziona la zozzata che deve spezzare le gambe a Piero Marrazzo e Alessandra Mussolini.
I rapporti tra Amato e Gallo devono funzionare bene se è vero, come è vero, che a bordo dell'impresa "privata" sale un secondo maresciallo, Francesco Liguori, che, tuttavia, presto oscura il primo. Liguori è abilissimo nella manipolazione dei dati informatici. È brillante, sveglio, ma, soprattutto, rapido nel dare risposte alle domande che gli vengono sollecitate dalla "SSI". Soprattutto sembra certo che nessuno verrà a ficcare il naso in quelle interrogazioni abusive che digita al terminale della banca dati del Viminale. Questo spiega la solidità del sodalizio, ma non il punto chiave. Chi mette insieme i due marescialli e la "Ssi"? Come si finisce a Novara, partendo da Roma e Milano?
Una risposta certa, al momento, non c'è.
Il comandante provinciale della Finanza a Novara (ha assunto il comando alla fine dell'estate scorsa), colonnello Falorni, ha avviato un'inchiesta interna, con cui conta di fare pulizia e afferrare qualche risposta. Dunque, per il momento, vale la pena annotare soltanto una circostanza. Quantomeno curiosa. Nel 2003, l'anno in cui la "Ssi" avvia la collaborazione con i marescialli, l'allora comandante provinciale della Guardia di Finanza di Novara cambia lavoro. Transita al Sismi e diventa capo-centro a Milano. L'ufficiale conosce bene sia Liguori che Amato (che, come "sezione I", a lui riferivano nel periodo del suo comando), continua a frequentare con assiduità Novara, dove conserva la casa. Ora, sa qualche cosa del "secondo lavoro" che fanno quei due? Se lo sa, lo riferisce a qualcuno all'interno del Servizio? E in questo caso, a chi? Ancora: conosce la "Ssi"?
Non conviene avventurarsi in risposte avventate, ma, al contrario, annotare una seconda circostanza. Anche questa significativa. Nel mondo dell'investigazione privata, il nostro ex comandante provinciale della Finanza di Novara, ora capo-centro Sismi a Milano, ha sicuramente un amico importante: Emanuele Cipriani, titolare dell'agenzia di security "Polis d'Istinto", beneficiario di un mucchio di denaro (intorno ai 15 milioni di euro) su un conto inglese che Telecom Italia accredita con giustificazioni di una qualche vaghezza.Quello stesso Emanuele Cipriani da cui ha avviato le prime mosse l'indagine della procura di Milano di cui la vicenda "Ssi"- Storace-Marrazzo costituisce appunto un paragrafo.
Se abbiamo imparato a riconoscere gli indizi, nel "sistema" che questa storia lascia intravedere gli investigatori privati si muovono dunque al livello più basso, terminali di un network in cui troviamo sottufficiali della guardia di finanza (sezioni "I"), ufficiali del Sismi e, soprattutto, una sponda Telecom (tra gli arrestati dalla procura di Milano figurano due impiegati di basso livello dell'azienda). Come riferito ieri da Repubblica, dire Emanuele Cipriani significa infatti dire Giuliano Tavaroli, già capo della sicurezza aziendale e responsabile del Cnag (Centro nazionale autorità giudiziaria), la struttura Telecom che dispone le intercettazioni su ordine della magistratura. Ma significa, ancora una volta, ritornare al Sismi, raggiungendone il cuore.
Nel Servizio, Giuliano Tavaroli ha un amico fraterno con cui ha condiviso vita e destini professionali. Qualcosa di più di "uno dei massimi dirigenti" del Sismi. È il capo della Divisione Operazioni. La struttura operativa del nostro controspionaggio. L'ufficiale seduto alla destra di Pollari, di casa nello studio del sottosegretario Gianni Letta, ma con eccellenti rapporti a sinistra. Molti hanno timore a pronunciarne anche soltanto il nome, persino in Parlamento. La circostanza che sia lui il convitato di pietra di questa inchiesta può lasciare intuire quale fibrillazione stia percorrendo in queste ore i palazzi della politica e le stanze degli apparati.
Dagospia 11 Marzo 2006