DOPO IL CINEMA, ROMA VELTRONA LANCIA LA SUA FIERA DELL'ARTE E SCIPPA IDEE E ORGANIZZATORI A TORINO E BOLOGNA. ORA ALLEATE CONTRO LA CAPITALE RUBONA: "SE ROMA VUOLE CRESCERE, FACCIA CRESCERE I SUOI UOMINI".
Alessandra Mammì per "L'espresso"
Né falsi né cortesi, ma diretti, irritabili e burrascosi. Mai fidarsi dei vecchi proverbi perché le più belle risse cultural-politiche arrivano tutte da Torino. Non solo per il festival del cinema, ma anche per la zuffa fieristico-artistica che di poco ha preceduto quella cinefila. A onor del vero qui gli attori in commedia non sono tutti torinesi, anzi il casus belli è scatenato da un poco diplomatico, per sua stessa natura, fiorentino. Fu un'intervista alla 'Stampa' di Francesco Bonami, ex direttore della Biennale di Venezia e attuale della Fondazione Sandretto di Torino, dove il 10 novembre tuonò contro Roberto Casiraghi organizzatore di Artissima, la fiera d'arte più trendy d'Italia, rivelando un progetto a suo parere in evidente conflitto d'interessi. "Così non si fa", disse senza mezze parole Bonami, "non si può essere organizzatore di una fiera con fondi pubblici (Regione, Comune, Provincia) a Torino, e intanto come imprenditore privato organizzarne un'altra concorrenziale a Roma".
La parola Roma cade come un macigno nello stagno. Fosse stata Zurigo, Torino avrebbe pure mantenuto il suo proverbiale aplomb. Ma Roma no, e giù articoli da destra e da sinistra, contro 'Roma-pigliatutto' diventata ormai una parola sola. Ne fa le spese un incauto Walter Veltroni, giunto a Torino per presentare il suo libro proprio in quei giorni. "Pure l'arte ci volete togliere", gridano scalmanati torinesi dal pubblico. A niente valgono le rassicurazioni del sindaco capitolino che dichiara di non conoscere Casiraghi, di non aver promosso tanto progetto e di non trovare niente di scandaloso in attività culturali che si accendono nelle diverse città d'Italia. In fondo lui non ha mai rinfacciato a nessuno l'avergli copiato le notti bianche.
Fedeli interpreti del sentimento popolare sono una sconcertata Mercedes Bresso, presidente della Regione, e un furioso assessore regionale alla Cultura, Gianni Oliva, che lanciano un aut aut a Casiraghi: 'o Roma, o Artissima'. Lui sbatte la porta, si dimette, contrattacca: "Non sono manifestazioni analoghe; sono vittima di poteri forti a cui dà fastidio l'autonomia della fiera; se avessero tenuto alla manifestazione avrebbero aumentato di qualche euro un contributo fermo da sei anni...".
Sì, perché la romana Road of Contemporary Art a differenza di Artissima, nelle intenzioni di Casiraghi nasce come fiera paludata e di grande collezionismo da ospitare in luoghi di prestigio. Già decise le date del debutto (26-29 aprile 2007) e alcune location (palazzo Venezia, un'ala dell'ospedale di Santo Spirito e, sovrintendenza permettendo, le Terme di Diocleziano). Già deciso il comitato scientifico in cui figurano il sovrintendente Claudio Strinati e i responsabili dei musei d'arte contemporanea di Roma, Danilo Eccher per il Macro e Pio Baldi per la Darc-MaXXi. Già deciso il progetto di portare cento tra le più importanti gallerie del mondo. Non ancora chiuso il budget, che prevede un minimo di 3 milioni e un optimum di 5 milioni, tutti privati.
"Insomma", sostiene Casiraghi, "niente di paragonabile a quella fiera nata per soddisfare un mercato giovane, artisti di ricerca e gallerie di tendenza che è Artissima". Verissimo, perché da questo quadro Roma sembra puntare a ben altro concorrente: la storica Artefiera di Bologna, indiscusso leader del settore in Italia. Manifestazione solida, specchio della grande tradizione del nostro mercato, appuntamento d'obbligo per quello moderno, ma aperta anche al contemporaneo, Artefiera negli ultimi anni è sempre più cresciuta negli spazi e nel prestigio internazionale. Ma all'udire la parola Roma qualche brivido scuote anche la sua opulenta solidità bolognese.
"Dispiace", afferma Marisa Corso, direttore commerciale di Bologna Fiere, " che questo Paese non sappia mai fare sistema, che invece di consolidare quello che ha o di concertare le iniziative, ne faccia nascere altre in competizione. E non parlo di Artissima, che è sempre stata per noi una fiera complementare, non concorrenziale". Tanto complementare che, tra i nomi candidati a sostituire Casiraghi, ci sono da una parte Vittorio Bo, responsabile del Festival della Scienza di Genova, dall'altra Lorenzo Rudolf, il favorito. Ex direttore di Basilea, Rudolf è ora consulente di Artefiera e organizzatore della ShContemporary, che si terrà dal 6 al 9 settembre all'Exhibition Center di Shanghai. Ovvero prima colonia di Artefiera in Cina.
Se Rudolf accetta la direzione di Artissima, significa che Torino ha accolto l'offerta di aiuto giunta da Luca di Montezemolo (presidente di BolognaFiere). E significa ancora che le due fiere si preparano a un gemellaggio per costituire un asse contro "la vorace grandeur di Roma in piena deriva neocentralista", come l'ha definita Rolando Picchioni direttore della Fiera del Libro, preoccupato a sua volta per la veltroniana rassegna 'Più libri, più liberi' che già gli ha scippato due componenti dello staff. Tanto è preoccupato Picchioni da farsi promotore, il prossimo 8 maggio alla Casa Olimpia al Sestriere, di un dibattito nazionale dal titolo: 'Capitali culturali d'Italia. Collaborazione o competizione?', con sottinteso sottotitolo, 'processo a Roma'.
"Non vogliamo chiedere alla capitale di rinunciare ai suoi eventi. È ovvio che la città del cinema senta il bisogno di un festival del cinema, ma non possiamo neanche accettare sistematicamente che ci vengano sottratti quadri, formati e cresciuti in questa città", è la protesta dell'assessore alla Cultura di Torino, Fiorenzo Alfieri, che ha fama di uomo diplomatico: "È irritante che giungano proposte per la Festa del Cinema ad Alberto Barbera e a Steve Della Casa. Che a Casiraghi venga offerta un'altra fiera d'arte. Se Roma vuole crescere, faccia crescere i suoi uomini. Le esperienze degli altri non sono un supermercato in cui comprare idee e persone". "Prima di tutto io sono genovese e non torinese, secondo non mi ha formato l'assessore Alfieri, terzo non capisco perché accusano me di conflitto di interessi e poi vanno a cercare un direttore che arriva da Basilea ed è consulente di Bologna", risponde sarcastico Casiraghi: "Io voglio rilanciare il grande mercato d'arte nella capitale per renderla concorrente a Madrid, Londra e Parigi, in un'ottica internazionale e non provinciale".
Ma il mercato da che parte sta? "Per carità, un'altra fiera no. Ho fatto sette fiere nel 2006: Basilea, Miami, Parigi, Torino, Bologna, Londra, New York", spiega Massimo De Carlo, uno dei più attivi galleristi italiani: "Oltre 70 giorni fuori Milano solo per questo. E ho visto nascere con successo solo fiere come Frieze a Londra, in città che avevano alle spalle una solida cultura contemporanea dal design al teatro, dal cinema all'architettura. Non vedo spazio per un'altra fiera in Italia dove c'è ancora una legislazione punitiva verso il collezionismo, la più pesante pressione fiscale sull'arte d'Europa e dove non c'è quasi cultura della contemporaneità. Tutta questa storia dimostra che abbiamo un respiro corto e uno sguardo che non supera le Alpi".
Dagospia 12 Gennaio 2007
Né falsi né cortesi, ma diretti, irritabili e burrascosi. Mai fidarsi dei vecchi proverbi perché le più belle risse cultural-politiche arrivano tutte da Torino. Non solo per il festival del cinema, ma anche per la zuffa fieristico-artistica che di poco ha preceduto quella cinefila. A onor del vero qui gli attori in commedia non sono tutti torinesi, anzi il casus belli è scatenato da un poco diplomatico, per sua stessa natura, fiorentino. Fu un'intervista alla 'Stampa' di Francesco Bonami, ex direttore della Biennale di Venezia e attuale della Fondazione Sandretto di Torino, dove il 10 novembre tuonò contro Roberto Casiraghi organizzatore di Artissima, la fiera d'arte più trendy d'Italia, rivelando un progetto a suo parere in evidente conflitto d'interessi. "Così non si fa", disse senza mezze parole Bonami, "non si può essere organizzatore di una fiera con fondi pubblici (Regione, Comune, Provincia) a Torino, e intanto come imprenditore privato organizzarne un'altra concorrenziale a Roma".
La parola Roma cade come un macigno nello stagno. Fosse stata Zurigo, Torino avrebbe pure mantenuto il suo proverbiale aplomb. Ma Roma no, e giù articoli da destra e da sinistra, contro 'Roma-pigliatutto' diventata ormai una parola sola. Ne fa le spese un incauto Walter Veltroni, giunto a Torino per presentare il suo libro proprio in quei giorni. "Pure l'arte ci volete togliere", gridano scalmanati torinesi dal pubblico. A niente valgono le rassicurazioni del sindaco capitolino che dichiara di non conoscere Casiraghi, di non aver promosso tanto progetto e di non trovare niente di scandaloso in attività culturali che si accendono nelle diverse città d'Italia. In fondo lui non ha mai rinfacciato a nessuno l'avergli copiato le notti bianche.
Fedeli interpreti del sentimento popolare sono una sconcertata Mercedes Bresso, presidente della Regione, e un furioso assessore regionale alla Cultura, Gianni Oliva, che lanciano un aut aut a Casiraghi: 'o Roma, o Artissima'. Lui sbatte la porta, si dimette, contrattacca: "Non sono manifestazioni analoghe; sono vittima di poteri forti a cui dà fastidio l'autonomia della fiera; se avessero tenuto alla manifestazione avrebbero aumentato di qualche euro un contributo fermo da sei anni...".
Sì, perché la romana Road of Contemporary Art a differenza di Artissima, nelle intenzioni di Casiraghi nasce come fiera paludata e di grande collezionismo da ospitare in luoghi di prestigio. Già decise le date del debutto (26-29 aprile 2007) e alcune location (palazzo Venezia, un'ala dell'ospedale di Santo Spirito e, sovrintendenza permettendo, le Terme di Diocleziano). Già deciso il comitato scientifico in cui figurano il sovrintendente Claudio Strinati e i responsabili dei musei d'arte contemporanea di Roma, Danilo Eccher per il Macro e Pio Baldi per la Darc-MaXXi. Già deciso il progetto di portare cento tra le più importanti gallerie del mondo. Non ancora chiuso il budget, che prevede un minimo di 3 milioni e un optimum di 5 milioni, tutti privati.
"Insomma", sostiene Casiraghi, "niente di paragonabile a quella fiera nata per soddisfare un mercato giovane, artisti di ricerca e gallerie di tendenza che è Artissima". Verissimo, perché da questo quadro Roma sembra puntare a ben altro concorrente: la storica Artefiera di Bologna, indiscusso leader del settore in Italia. Manifestazione solida, specchio della grande tradizione del nostro mercato, appuntamento d'obbligo per quello moderno, ma aperta anche al contemporaneo, Artefiera negli ultimi anni è sempre più cresciuta negli spazi e nel prestigio internazionale. Ma all'udire la parola Roma qualche brivido scuote anche la sua opulenta solidità bolognese.
"Dispiace", afferma Marisa Corso, direttore commerciale di Bologna Fiere, " che questo Paese non sappia mai fare sistema, che invece di consolidare quello che ha o di concertare le iniziative, ne faccia nascere altre in competizione. E non parlo di Artissima, che è sempre stata per noi una fiera complementare, non concorrenziale". Tanto complementare che, tra i nomi candidati a sostituire Casiraghi, ci sono da una parte Vittorio Bo, responsabile del Festival della Scienza di Genova, dall'altra Lorenzo Rudolf, il favorito. Ex direttore di Basilea, Rudolf è ora consulente di Artefiera e organizzatore della ShContemporary, che si terrà dal 6 al 9 settembre all'Exhibition Center di Shanghai. Ovvero prima colonia di Artefiera in Cina.
Se Rudolf accetta la direzione di Artissima, significa che Torino ha accolto l'offerta di aiuto giunta da Luca di Montezemolo (presidente di BolognaFiere). E significa ancora che le due fiere si preparano a un gemellaggio per costituire un asse contro "la vorace grandeur di Roma in piena deriva neocentralista", come l'ha definita Rolando Picchioni direttore della Fiera del Libro, preoccupato a sua volta per la veltroniana rassegna 'Più libri, più liberi' che già gli ha scippato due componenti dello staff. Tanto è preoccupato Picchioni da farsi promotore, il prossimo 8 maggio alla Casa Olimpia al Sestriere, di un dibattito nazionale dal titolo: 'Capitali culturali d'Italia. Collaborazione o competizione?', con sottinteso sottotitolo, 'processo a Roma'.
"Non vogliamo chiedere alla capitale di rinunciare ai suoi eventi. È ovvio che la città del cinema senta il bisogno di un festival del cinema, ma non possiamo neanche accettare sistematicamente che ci vengano sottratti quadri, formati e cresciuti in questa città", è la protesta dell'assessore alla Cultura di Torino, Fiorenzo Alfieri, che ha fama di uomo diplomatico: "È irritante che giungano proposte per la Festa del Cinema ad Alberto Barbera e a Steve Della Casa. Che a Casiraghi venga offerta un'altra fiera d'arte. Se Roma vuole crescere, faccia crescere i suoi uomini. Le esperienze degli altri non sono un supermercato in cui comprare idee e persone". "Prima di tutto io sono genovese e non torinese, secondo non mi ha formato l'assessore Alfieri, terzo non capisco perché accusano me di conflitto di interessi e poi vanno a cercare un direttore che arriva da Basilea ed è consulente di Bologna", risponde sarcastico Casiraghi: "Io voglio rilanciare il grande mercato d'arte nella capitale per renderla concorrente a Madrid, Londra e Parigi, in un'ottica internazionale e non provinciale".
Ma il mercato da che parte sta? "Per carità, un'altra fiera no. Ho fatto sette fiere nel 2006: Basilea, Miami, Parigi, Torino, Bologna, Londra, New York", spiega Massimo De Carlo, uno dei più attivi galleristi italiani: "Oltre 70 giorni fuori Milano solo per questo. E ho visto nascere con successo solo fiere come Frieze a Londra, in città che avevano alle spalle una solida cultura contemporanea dal design al teatro, dal cinema all'architettura. Non vedo spazio per un'altra fiera in Italia dove c'è ancora una legislazione punitiva verso il collezionismo, la più pesante pressione fiscale sull'arte d'Europa e dove non c'è quasi cultura della contemporaneità. Tutta questa storia dimostra che abbiamo un respiro corto e uno sguardo che non supera le Alpi".
Dagospia 12 Gennaio 2007