
“TUTTO E’ INIZIATO CON UN FIDO DA 50MILIONI DI LIRE. MIO PADRE DISSE: SE LO USI MALE, DOVREMO VENDERE LA CASA” – PARLA IL SALERNITANO ANGELO MASTROLIA, PRESIDENTE DI "NEW PRINCES", LA HOLDING CHE HA RILEVATO I SUPERMERCATI "CARREFOUR" DAI FRANCESI E, QUALCHE SETTIMANA FA, IL MARCHIO "PLASMON" – “NON MI SENTO UN CAVALIERE BIANCO, NÉ MI ILLUDO DI ESSERE UNO STEVE JOBS, VALUTO SOLO LE OPPORTUNITA’ DI MERCATO E MI ISPIRO A LEONARDO DEL VECCHIO" – LA FERRARI CHE NON USA E LA VITA IN SVIZZERA DAL 1992: “HAI UNA BELLA PERCEZIONE DI SICUREZZA E TRANQUILLITÀ. ANCHE SE C’È LA PATRIMONIALE..."
Cenzio Di Zanni per repubblica.it - Estratti
Tutto è cominciato con un fido da cinquanta milioni di lire. A Campagna, meno di 20mila abitanti a una quarantina di chilometri da Salerno. “Mio padre Giuseppe mi delegò a fare operazioni su un suo conto corrente. Non c’era liquidità, solo un fido. Disse: “Se lo usi male, dovremo vendere la casa”.
E’ andata bene. Oggi è alla testa di NewPrinces, una holding che, se tutto va secondo i suoi piani, dopo l’acquisizione di Carrefour potrà contare su un giro di affari da quasi 7 miliardi di euro.
“Ho fatto tesoro di quella lezione, peccato che lui sia mancato solo due mesi dopo la mia prima acquisizione importante: Pezzullo, il pastificio di Eboli, acquistato da Nestlé nel 2005”, racconta Angelo Mastrolia, 60 anni, geometra, studi in giurisprudenza a Salerno, oggi presidente della NewPrinces, la società con base a Reggio Emilia che ieri ha firmato un accordo per rilevare i supermercati Carrefour in Italia.
“Non mi sono mai laureato perché ho cominciato presto la mia avventura imprenditoriale. Però devo dire che quegli studi mi hanno dato molto, noi trattiamo contratti delicati con multinazionali e li seguo tutti da vicino”.
Il primo acquisto importante sono stati i camion per il trasporto del latte.
“Sono una parte di quell’investimento da 50 milioni di vecchie lire. L’avevo fatto per far crescere Piana del Sele, l’azienda di famiglia fondata da mio padre, che dal 1962 ha sempre fatto commercio di latte”.
(...)
Il primo brand portato a casa?
“La pasta Guacci di Campobasso. Rilevai marchio e pastificio dalla vedova Pallante, un’insegnante, la ricordo benissimo. Il marito Massimo era morto suicida e con l’associazione degli industriali cercavano un potenziale acquirente: mi cedette il 50,1% a condizioni favorevoli”.
Da allora non si è più fermato. C’è un’operazione che le sta più a cuore?
“Sicuramente Pasta Guacci, per questo profilo umano e la grande storia iniziata nel 1870, poi gli stabilimenti Buitoni di Sansepolcro da Nestlé: lì conserviamo ancora i bilanci dell’Ottocento in pergamena”.
Quindi Giglio e altri marchi dal crac Parmalat. Fino a Plasmon, solo qualche settimana fa, e a Carrefour, appunto.
“Ma non mi sento un cavaliere bianco, né mi illudo di essere uno Steve Jobs. Io e la mia famiglia, con i miei figli Giuseppe e Benedetta, tutti e due in azienda con me, valutiamo solo le opportunità sul mercato”.
I supermercati sono un business diverso, però.
“Mica tanto, è un business complementare. Noi vogliamo integrare produzione e distribuzione”.
A chi si ispira?
“A Leonardo Del Vecchio, al modello della sua Luxottica. Trentacinque anni fa capì che doveva mettere su una rete di negozi per i suoi occhiali, in modo da unire industria e distribuzione. Carrefour conta un importante patrimonio immobiliare e il nostro obiettivo è acquistare l’80% degli immobili in affitto”.
Quella catena non è stata performante in Italia. Dove hanno sbagliato i francesi?
“Il problema non è il business, che funziona, come dimostrano anche le catene sorte al posto degli Auchan nel Sud Italia, per esempio. Il punto è il modello di gestione e forse anche una cultura poco adatta all’Italia”.
Per quanto tempo ha lavorato su questo dossier?
"Un mese e mezzo. Avevo saputo quasi per caso da un’amica che i francesi volevano uscire dal mercato italiano e così ho chiamato i dirigenti di Rothschild & Co., l’advisor che li seguiva. In un mese e mezzo abbiamo chiuso l’accordo”.
Cosa insegna ai suoi figli?
angelo mastrolia - NEWPRINCES GROUP
“La responsabilità e la concretezza. Non mi piace apparire. Ho una Ferrari 488 spider da sette anni, ma ci avrò fatto poco più di 1.000 chilometri”.
Resta spesso in garage.
“Non ho molto tempo. Ogni tanto ci faccio un giro qui in Svizzera. Vivo a Paradiso”.
Paradiso?
"E’ un piccolo comune del Canton Ticino, vicino Lugano. Sono in Svizzera dal 1992, viaggio spesso a Milano, ma non ci vivrei mai. Qui hai una bella percezione di sicurezza e tranquillità. Anche se c’è la patrimoniale, questa sensazione non ha prezzo”.