800 MILIONI DI FESSI-BOOK - QUANTO VALE "LA VITA DEGLI ALTRI"? QUANTO RENDE FRUGARE NELLE AMICIZIE, NELLA STORIA PRIVATA, NEI GUSTI, NELLE ABITUDINI, NEGLI INTERESSI, NELLE DEBOLEZZE DEGLI 800 MILIONI DI ESSERI UMANI CHE AFFIDANO LA PROPRIA IDENTITÀ, DUNQUE LA PROPRIA VITA, ALLA SOCIETÀ CREATA DA MARK ZUCKERBERG, A FACEBOOK? VALE FRA GLI 80 E 100 MILIARDI DI DOLLARI…

Vittorio Zucconi per "la Repubblica"

Quanto vale "la vita degli altri"? Quanto rende frugare nelle amicizie, nella storia privata, nei gusti, nelle abitudini, negli interessi, nelle debolezze degli 800 milioni di esseri umani che affidano la propria identità, dunque la propria vita, alla società creata da Mark Zuckerberg, a Facebook?

Vale fra gli 80 e 100 miliardi di dollari, secondo le prime stime di Wall Street dove il massima «social network» del mondo sta depositando i documenti necessari per essere quotata in Borsa. Almeno ottanta miliardi saranno la somma investita da chi vuol sapere chi sono e che cosa fanno 800 milioni di persone. Dieci centesimi a testa. Ci vendiamo a buon mercato.

Dalle lunghe e gelide orecchie della «Stasi» tedesco orientale, che voleva sapere tutto di tutti per opprimere i cittadini, alle carinerie delle pagine di Facebook per scambiarsi amicizie vaporose, l'intrusione di grandi fratelli e di grandi sorelle nel nostro privato ha traslocato dalla dittatura della politica alla tirannide del commercio. Chi punterà fortune sulla creatura dell'ex studente fuori corso di Harvard - a quasi 28 anni non ancora laureato, ma difficilmente classificabile come «sfigato» - non sembra avere, per ora, sinistri interessi o secondi fini politici.

Per ora Chi investirà probabilmente centinaia di miliardi, molto più delle sempre prudenti previsioni degli analisti della Morgan Stanley che gestirà l'Opa al prezzo di mezzo miliardo di dollari (Google fu offerta a 90 dollari e oggi è oltre i 500 ad azione) lo farà non per diventare tuo «amico», nella semantica dolce dei Facebook. Lo farà per mettere le mani sulla più colossale banca dati che il mondo abbia mai visto.

Un oceano di uomini e donne, dunque di consumatori o supporter potenziali, in ogni continente, quale neppure la Cia o il vecchio Kgb avrebbero mai osato sognare. Persino il grande gorilla della Rete, Google, ha tentato inutilmente di emulare Zuckerberg, con il suo Google+. Si è fermato, finora, a 60 milioni di utenti.

A propria difesa, e non a torto, il Grande Minatore del Web che ora mette la propria vena aurifera a disposizione di investitori, azionisti, società e di tutto l'esercito di «fund raiser», di professionisti della raccolta di fondi per beneficenza o per finanziamenti politici, può opporre la circostanza di fondo straordinaria sulla quale si regge questo impero: la assoluta volontarietà di chi si offre.

Non ci sono forme di coercizione, né spioni con cuffie e cimici ambientali, dietro il successo di Facebook. C'è soltanto la natura umana, il desiderio di spezzare il cerchio del proprio piccolo mondo quotidiano e illudersi di volare nello spazio, e a ritroso nel tempo, senza muoversi dalla propria stanza, per stabilire un contatto o riallacciare i fili del tempo perduto.

Su questa umanissima e universale debolezza si fiondano i venditori di cose, di servizi e sempre più anche di iniziative politiche, nella super Catena di Sant'Antonio che supera anche i limiti strutturali dei blog e l'angustia dei tweet. L'incubo della pubblicità è sempre la ignoranza del proprio «target», che spinge a sprecare investimenti a pioggia rovesciati sperando di bagnare il campicello giusto.

Queste sono la promessa dei «social network» oggi in vendita e la implicita violazione volontaria della privatezza: offrire il «cliente perfetto», l'uomo, la donna, il ragazzo con il profilo ideale per il proprio prodotto ed evitare di gettare denaro bersagliando fanciulle con offerte di dopobarba o baffuti signori con nuove varietà di rossetti.

La rotta di collisione fra privacy e interessi commerciali (o politici) è così evidente che persino la Microsoft, che pure aveva tentato invano di battere la stessa strada e da sempre arranca all'inseguimento di altri nell'oceano del Web, si è sentita in dovere di denunciare con pagine di pubblicità sui giornali i rischi dell'invadenza (altrui).

L'ingresso in Borsa imporrà infatti a Facebook ancora più accanimento nello scavare e nell'estrarre le pepite d'oro dalla propria miniera. Esposta allo scrutinio delle autorità americane di Borsa, la Sec, e soprattutto degli investitori, la creatura di Zuckerberg dovrà dare ai venditori, agli inserzionisti, ai cercatori di liste di potenziali benefattori o finanziatori o elettori notizie sempre più mirate e precise, sperando che quegli 800 milioni continui a offrirsi spontaneamente e liberamente sul mercato.

Per questo esiste, perché Facebook, come Google, come Yahoo, come Linkedin, come tutte le «majors» della «libera ricerca in libera rete» trascurano il fatto di essere aziende a fini di lucro, non enti benefici. È un rischio, l'ingresso in Borsa e la condanna a crescere e scavare ancor di più nelle vite degli altri, per Facebook. Ma come aveva capito Phineas T Barnum, l'inventore dei musei dei falsi orrori 150 anni or sono, «nessuno è mai andato fallito investendo sulla credulità della gente».

 

logo facebookZUCKERBERGMARK ZUCKERBERGFACEBOOKGoogleyahoo LinkedIn

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....