PER CHI RASTRELLA AZIONI RCS, IL MANAGER MILANESE FRANCESCO PERILLI? FORSE PER LO SCARPARO INDIGNATOD’S? - L’ACQUISTO PER CONTO DI SALINI COSTRUTTOLI DEL 5% DI IMPREGILO - PERILLI, CHE È TRA I SOCI EDITORI DE ‘LINKIESTA’, È L’UOMO A CUI SORU HA AFFIDATO LA MISSIONE IMPOSSIBILE DI VENDERE ‘L’UNITÀ’ - EX EUROMOBILIARE, EX BORSA ITALIANA, IL MANAGER MILANESE HA OTTIME ENTRATURE A MEDIOBANCA…

Camilla Conti per "Economiaweb.it"

Velista, sciatore e manager. Con un nuovo pallino: quello dell'editoria. Francesco Perilli è l'amministratore delegato di Equita Sim, la banca d'investimento milanese che si sta muovendo in mezzo alla crisi a caccia di occasioni per i propri clienti e che sembra guardare con un occhio di riguardo il settore della carta stampata.

CACCIA A PACCHETTI RCS. Secondo radio Borsa, in queste settimane starebbe rastrellando sul mercato titoli Rcs (Rizzoli Corriere della Sera) in vista delle grandi manovre sull'azionariato con la pace armata fra Diego Della Valle, patron di Tod's e l'imprenditore sanitario, Giuseppe Rotelli. Resta da capire chi sia il mandante dello shopping.

L'attivismo di Perilli e del suo team sul gruppo del Corriere della Sera segue un'altra operazione finita sotto ai riflettori di Piazza Affari, ovvero l'acquisto per conto di Salini Costruttori il 5% di Impregilo. Sempre sul fronte editoriale, a maggio di quest'anno, la Equita di Perilli è stata incaricata dal patron di Tiscali, Renato Soru, di ricercare nuovi acquirenti per le quote di maggioranza del quotidiano L'Unità alle prese con emorragia di lettori e conti in rosso.

Non è di carta ma on line il giornale su cui Perilli ha invece scommesso in proprio, con un investimento personale, quando nel 2010 è entrato nel gruppo degli 80 soci de Linkiesta aderendo all'iniziativa di un gruppo di giornalisti e sponsorizzata, tra gli altri, da Guido Roberto Vitale.

IL SODALIZIO CON VITALE. Quello tra Perilli e Vitale è un rapporto di lunga data. Per intendersi, Vitale è l'ex presidente di Lazard, di Rcs e anche ex amministratore delegato di Euromobiliare (considerata a lungo uno dei salotti buoni della finanza milanese, l' unico capace di tenere testa a Mediobanca, attorno al suo tavolo si sono seduti Agnelli, Pirelli, De Benedetti, Gardini e Berlusconi) dove il numero uno di Equita è cresciuto e si è formato. Perilli è entrato in Euromobiliare nel febbraio del 1985, ne ha seguito la trasformazione in Sim che ha portato nel 2007 alla vendita della maggioranza da parte del Credem al fondo di private equity americano JC Flowers e poi al cambiamento di ragione sociale in Equita Sim.

IL DIVORZIO AD ALTA TENSIONE DA CREDEM. All'origine della cessione, secondo indiscrezioni riportate al tempo dal Sole 24 Ore, ci sarebbero stati dissapori tra la squadra di Perilli e i vertici della banca di Reggio Emilia. Problemi nati anche dalla convivenza con Abaxbank, l'altro braccio di investment banking di Credem Holding. Forse non a caso era stato scelto Guido Roberto Vitale come advisor per la cessione. Rispettato e vicino a entrambe le parti, avrebbe trattato un compromesso equilibrato.

Alla fine il Credem aveva scelto l'offerta di Jc Flowers, il private equity americano che controlla la società di consulenza Fox-Pitt Kelton, rispetto a quelle messe sul piatto dalla Investindustrial di Andrea Bonomi e dalla cordata formata da Tamburi, Lehman Brothers e dagli stessi manager di Euromobiliare che alla fine hanno affiancato gli americani anche con l'obiettivo di allargare l'orizzonte della società ai mercati Usa mantenendo il 40% della Sim milanese.

LA SCELTA DELL'INDIPENDENZA. Perilli fa parte anche della commissione direttiva di Assosim dal 1994, mentre dall'aprile'96 a dicembre ‘97 è stato membro dell'ultimo comitato direttivo di Borsa Italiana, prima della sua privatizzazione. Un manager che frequenta poco i salotti e ha vissuto sul mercato le fasi Toro e quello Orso.

Nella city milanese gode di una buona reputazione: anche i concorrenti ne riconoscono, come doti, quelle della riservatezza e dell'indipendenza. In particolare, da quando ha rotto, tre anni fa, il cordone che lo legava al Credito Emiliano, Equita vede il management al 40% del capitale e la quota relativa di maggioranza in capo appunto al fondo americano JC Flowers. Niente prestiti alla clientela, nessun gruppo bancario italiano che ne detti la linea e quindi conflitti d'interesse ridotti al minimo.

LE ENTRATURE IN MEDIOBANCA E L'OPERAZIONE PREMAFIN. Sul fronte dei risultati, nel 2010 la squadra di Perilli ha portato a casa oltre 35 milioni di ricavi e un utile di 9 milioni, con una redditività netta sul fatturato al 26 per cento. Il team di ricerca di Equita si è inoltre piazzato al primo posto, per il secondo anno consecutivo, nella classifica di Institutional Investor.

Oltre alla divisione ricerca guidata da Matteo Ghilotti e Stefano Lustig, la piccola banca d'affari milanese si compone dell'area sales&trading (Fabio Deotto ed Edward Duval) e dell'area investment banking in forte crescita e gestita da Andrea Vismara (ex Barclays e Goldman Sachs) con Carlo Volpe (ex Citigroup) e Gaia Mazzalveri (ex Mediobanca e Morgan Stanley). Proprio ai rapporti della Mazzalveri, ex numero due di Alberto Nagel in Piazzetta Cuccia, sarebbe da attribuire l'origine del deal con Premafin, la holding della famiglia Ligresti, a cui Equita ha fatto da advisor nella ricapitalizzazione.

 

 

FRANCESCO PERILLIDella ValleFABIO SALINIALBERTO NAGEL

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