1. MENTRE L’ATTENZIONE DELL’INTERA NAZIONE È SEQUESTRATA DAI CASINI PENALI DEL BERLUSKA, AI PIANI ALTI DI TELECOM ITALIA SI CONSUMA L’ENNESIMA GUERRA DI POTERE TRA BANCHE AZIONISTE (INTESA SAN PAOLO E MEDIOBANCA) E MANAGEMENT. CON IL PERICOLANTE PRESIDENTE BERNABÈ CHE SI ROMPE GLI ZEBEDEI E GIOCA LA CARTA GIUDIZIARIA 2. SUCCEDE CHE IL CONSIGLIERE DI INTESA, IL BERLUSCONES ENZO CATANIA, SI È PROBABILMENTE FATTO BECCARE A PASSARE NOTIZIE RISERVATE A ROSARIO DIMITO DEL ‘’MESSAGGERO’’, I CUI ARTICOLI “HANNO FORTEMENTE INCISO SULL’ANDAMENTO DEL TITOLO” 3. IL “SOLE 24 ORE” PROFETIZZA IN MODO SINISTRO: “NON È DETTO CHE LA PIEGA DELL’ATTIVITÀ INQUIRENTE NON ABBIA PRESTO IN QUESTI GIORNI NUOVE E BRUSCHE ACCELERAZIONI: NON APPENA LE CONCLUSIONI DEL PUBBLICO MINISTERO, SARANNO SOTTOPOSTE AL VAGLIO DEL GIUDICE PER LE INDAGINI PRELIMINARI” (E OGGI C’E’ IL CDA DI TELECOM!)

1. TELECOM, CHI TOCCA I FILI SI BRUCIA
Mentre l'attenzione dell'intera nazione è sequestrata dai casini penali del Berluska, ai piani alti di Telecom Italia si consuma l'ennesima guerra di potere tra banche azioniste e management. Con Franchino Bernabè che si rompe gli zebedei e gioca la carta giudiziaria. La sua ascesa all'Eni ai tempi di Mani Pulite, del resto, avvenne proprio grazie alle Procure.

Ora succede che il consigliere di Intesa Sanpaolo, il berluscones Enzo Catania, si è probabilmente fatto beccare a passare notizie riservate a un giornalista del Messaggero, il saltellante Rosario Dimito, uno che quando scriveva di banche per Mf stava talmente sulle croste a Calta-papà che a un certo punto questi si scocciò dei suoi articoli critici e se lo comprò manco fosse un nano da giardino. Ieri la Finanza li ha perquisiti entrambi per insider trading, il Catania e il Dimito, quasi sicuramente su esposto di Bernabebè. La sensazione è che questa storia ci riserverà delle soddisfazioni perché l'indagine pare fosse aperta da almeno un mese.

Il pezzo che racconta più particolari è quello di Marco Ludovico sul Sole (p. 1 di Finanza&Mercati): "Indagato per insider il consigliere Elio Catania. Secondo il pm Francesca Loy sono state rivelate ‘informazioni privilegiate relative ai dati di bilancio non pubblici e decisioni del Cda". Le notizie sarebbero state passate a Dimito, i cui articoli "hanno fortemente inciso sull'andamento del titolo".

Il pezzo si chiude in modo sinistro: "Non è detto che la piega dell'attività inquirente non abbia presto in questi giorni nuove e brusche accelerazioni: non appena le conclusioni del pubblico ministero, frutto dei riscontri dell'attività di polizia giudiziaria svolta finora, saranno sottoposte al vaglio del giudice per le indagini preliminari".

Il Corriere delle banche creditrici tira fuori la notizia dalle pagine economiche e le dedica un colonnino intitolato "Un consigliere Telecom indagato per insider trading" (p. 14). Vi si legge che ieri Catania ha dovuto abbandonare improvvisamente il cda Telecom per seguire i finanzieri che gli hanno perquisito casa e ufficio.

Nel fascicolo della Procura ci sarebbe anche l'articolo del Messaggero che per il pm avrebbe originato il crollo di ieri del titolo Telecom (-6%). Repubblica fa tutto un gran pastone nelle pagine economiche e titola: "Telecom costretta a svalutare ancora. Catania indagato per la fuga di notizie" (p. 22). Il Messaggero se la cava con un francobollo a pagina 15 ("Telecom cade in piazza Affari. Perquisizioni a casa di Catania") in cui dà conto con grande correttezza del fatto che è indagato anche il suo giornalista.

2. INDAGATO PER INSIDER IL CONSIGLIERE ELIO CATANIA
Marco Ludovico per il "Sole 24 Ore"

Gli uomini del Nucleo Valutario della Guardia di Finanza si sono presentati ieri al pre-consiglio di Telecom. E hanno chiesto a Elio Catania, consigliere di amministrazione, di accompagnarli. Il pubblico ministero Francesca Loy della procura di Roma aveva appena firmato un decreto di perquisizione a carico di Catania. L'ipotesi di reato è di insider trading. Per il manager, se le accuse fossero confermate, il rischio è di una condanna fino a 12 anni di carcere. Quello dei finanzieri guidati dal generale Giuseppe Bottillo, specialisti in reati economico finanziari, è stato un blitz vero e proprio.

Il decreto di perquisizione stigmatizza il fatto che, dopo l'articolo di ieri del Messaggero «Telecom si prepara a nuove svalutazioni», firmato da Rosario Dimito, anche lui indagato in concorso con Catania, in cui si parla di «svalutazioni tra 1,5 e 2 miliardi», accade che «il titolo della società subiva una significativa flessione negativa pari a -5% tale da determinarne la sospensione per eccesso di ribasso».

Ma va ricordato che in dottrina e in giurisprudenza il diritto di cronaca è prevalente (tranne i casi di dimostrato ritorno economico personale del giornalista). In altre parole, il lavoro di un cronista è proprio quello di scavare e pubblicare notizie e informazioni, anche - anzi a maggior ragione - se di natura riservata. Il decreto di perquisizione sottolinea che «il consigliere Catania riferiva» una serie di informazioni riservate come il fatto che «il fatturato della società Telecom Italia spa aveva avuto nel mese di maggio un trend negativo e aveva registrato un calo dell'8% rispetto all'anno precedente».

Il reato ipotizzato (articolo 184, comma 1 lettera b del Testo unico della finanza, "abuso di informazioni privilegiate") viene configurato dal pm Loy sottolineando, tra l'altro, che Catania «comunicava le informazioni privilegiate relativi a dati di bilancio non pubblici, decisioni del Cda, posizioni assunte dai singoli consiglieri». La conseguenza è che sono stati pubblicati «diversi articoli» che, rileva il decreto del pm, «hanno fortemente inciso sull'andamento del titolo».

Secondo la procura di Roma «la frequenza dei contatti e il tenore di consolidata confidenza delle conversazioni intercettate lascia poi presumere che tale rapporto illecito possa protrarsi nel tempo» con la conseguenza di un «potenziale grave danno per la società e il regolare andamento del mercato borsistico». Lo stesso presidente, Franco Bernabè, aveva sporto denuncia in procura viste le oscillazioni del valore delle azioni. L'azione del Nucleo Valutario partita ieri non sembra casuale, anzi ha il sapore di una mossa a tutti gli effetti preventiva vista la riunione odierna del Cda. Ora i finanzieri valuteranno il materiale acquisito durante le perquisizioni.

E non è detto che la piega dell'attività inquirente non abbia presto in questi giorni nuove e brusche accelerazioni: non appena le conclusioni del pubblico ministero, frutto dei riscontri dell'attività di polizia giudiziaria svolta finora, saranno sottoposte al vaglio del giudice per le indagini preliminari.

3. TELECOM BUFERA IN BORSA
Antonella Olivieri per il "Sole 24 Ore"

La minaccia di un aumento di capitale Telecom spaventa la Borsa. Il titolo è stato addirittura sospeso per eccesso di scostamento al ribasso alla previsione riferita da «il Messaggero» secondo cui il presidente Telecom, Franco Bernabè, in una sorta di pre-consiglio avrebbe potuto «mettere sul tavolo l'ipotesi di una ricapitalizzazione». A poco è servita la nota della società, uscita a metà mattinata, visto che Telecom ha terminato la seduta vicina ai minimi, con una chiusura a 0,5085 euro e un ribasso del 6,27%.

«In merito indiscrezioni di stampa, la società precisa che all'ordine del giorno del consiglio di amministrazione del 1° agosto non è prevista la discussione di un'operazione di aumento di capitale», è il testo della nota che delimita il campo, ma non esclude che il gruppo debba considerare opzioni strategiche che si combinino con l'esigenza di rafforzare la struttura patrimoniale, visto che la minaccia concreta è quella di un declassamento del rating, sulla scia di quello dell'Italia, che precipiterebbe il merito di credito di Telecom a livello junk, "spazzatura". Un marchio non proprio onorevole quando sulle spalle si hanno 40 miliardi di debito.

Così è probabile che, in libertà, si sia discusso anche di questo alla cena pre-cda che si è tenuta ieri con tutti i consiglieri. Una decina di giorni fa, SocGen ha ospitato a Parigi un road-show di Bernabè, compilando un dettagliato resoconto di quanto discusso. In particolare il presidente Telecom si era detto fiducioso di poter mantenere il livello di rating con una serie di nuove misure di taglio di costi che, aveva anticipato, saranno illustrate in conference call domani insieme ai risultati del secondo trimestre.

Bernabè aveva però espressamente escluso (e la posizione non è cambiata): un aumento di capitale, la cessione di Tim Brasil e la conversione delle azioni di risparmio in ordinarie. Fiducia non è però certezza e suona ragionevole che il management si interroghi su cosa si possa e si debba fare per evitare un pericoloso downgrading.

In effetti l'opzione intorno alla quale si sta ragionando da mesi è sempre la stessa: un aumento di capitale riservato accompagnato a una mossa strategica che, non solo non avrebbe un effetto negativo sui corsi di Borsa, ma addirittura il contrario. La proposta di ingresso nel capitale del magnate egiziano Naguib Sawiris era finalizzata a un rafforzamento della posizione in Brasile (ai tempi l'opportunità era Gvt, messa all'asta da Vivendi).

La profferta di H3g, in "natura" ma dello stesso genere, era legata a un'ipotesi di consolidamento nel mobile sul mercato domestico. Come sarebbe un'opzione sensata - se la Cdp non fosse contraria - un ingresso della Cassa nel capitale di Telecom finalizzata a sostenere e accelerare un progetto di sviluppo della rete di nuova generazione. Ipotesi - quelle con l'intervento di soggetti esteri - accantonate anche perchè non si è trovato l'accordo sugli economics degli asset sottostanti, ma potenzialmente ancora riapribili.

Proprio nel road-show parigino Bernabè aveva spiegato che la decisione di sospendere le trattative con Hutchinson Whampoa era legata alle «significative differenze di valutazione» dell'asset italiano, 3, da conferire, ma che le trattative potrebbero riaprirsi se le rispettive valutazioni si allineassero. Il manager ha però osservato che la politica di pricing (low cost) di 3 Italia alla lunga è insostenibile per gli stessi conti della società e che questa strategia potrebbe essere finalizzata a far pressione sui concorrenti per spuntare un premio elevato nell'inevitabile consolidamento, aggiungendo di ritenere probabile anche un'integrazione tra 3 Italia e Wind.

Oggi dunque in consiglio ci saranno i conti del semestre: gli analisti prevedono ricavi per 13,6 miliardi (-7,6%), Ebitda a 5,3 miliardi (-9,4%) e un indebitamento netto a 28,704 miliardi. Sul tavolo anche la svalutazione del goodwill: la cifra dovrebbe aggirarsi intorno a 2,2 miliardi (sui 32,17 miliardi attuali) e mandare in rosso il saldo finale. Nel frattempo ieri sono stati rilasciati i dati di Tim Brasil del secondo trimestre che evidenziano una crescita dell'utile netto del 18% a 405,8 milioni di reais su ricavi aumentati del 9,7% a 4,98 miliardi di reais.

 

 

FRANCO BERNABEFranco BernabèFranco BernabèFRANCO BERNABE E SIGNORA FRANCO BERNABE AD TELECOM Elio Catania ELIO CATANIA Elio Cataniaupub27 elio cataniaEnrico Cucchiani Giovanni Bazoli Banca Intesa ENRICO CUCCHIANI GIOVANNI BAZOLI RENATO PAGLIARO E ALBERTO NAGEL DAL CORRIERE jpegAlberto Nagel e Renato Pagliaro GUARDIA DI FINANZAtelecom tim brasil HUTCHINSON WHAMPOA

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