TOGHE ROTTE – ALTRA TEGOLA SULLA CAPA DI BRUTI LIBERATI: IL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, UN MINI-CSM LOCALE, GLI CHIEDE DI CHIARIRE PER ISCRITTO L’ESCLUSIONE DI ROBLEDO SU EXPO - E IL CSM SI SPACCA SULLA BOCCASSINI
Luigi Ferrarella per “Il Corriere della Sera”
Dopo le severe critiche a sorpresa del procuratore generale Manlio Minale alle ultime tre circolari del procuratore Edmondo Bruti Liberati riguardanti le inchieste Expo, una vivace seduta-fiume del Consiglio giudiziario del distretto della Corte d’Appello di Milano partorisce all’unanimità l’indicazione di una serie di punti sui quali chiarimenti scritti vengono chiesti al procuratore Bruti Liberati in merito ai nuovi criteri organizzativi dell’Ufficio: quelli dettati dopo l’esplodere degli attriti con il suo procuratore aggiunto e capo del pool tangenti Alfredo Robledo, e dopo la pasticciata archiviazione da parte del Csm del primo atto dello scontro.
Il Consiglio giudiziario è, su base locale, una sorta di mini-Csm (composto in parte anche da avvocati e professori) che, mentre ha titolo per approvare o bocciare i progetti organizzativi dei Tribunali, sulle Procure non ha invece per legge altra competenza che adottare una «presa d’atto» dei modelli organizzativi «con o senza rilievi». Il Consiglio giudiziario ieri non ha fatto nè l’una nè l’altra cosa.
Nell’ordine del giorno non sono stati inseriti due dei tre nodi criticati da Minale, e cioè le ragioni dell’assegnazione a due pm diversi da Robledo della costola d’inchiesta veneziana sul Mose trasferita da Venezia a Milano per competenza sulla corruzione contestata al generale GdF Spaziante; e il veto di Bruti a che Robledo partecipasse agli interrogatori di due indagati di inchieste Expo, questione fatta rifluire nel più generale vaglio del coordinamento che Bruti si è assegnato di tutte le inchieste Expo.
Alla fine di una lunga discussione, il Consiglio giudiziario ha invece deciso di mutuare dalle prassi valide per i Tribunali la possibilità di avviare la cosiddetta «interlocuzione» con il capo della Procura, analizzando, rilevando e segnalando a Bruti alcuni possibili profili problematici, in modo che il procuratore possa chiarirli o ritarare le sue determinazioni conclusive.
A Roma al Consiglio superiore della magistratura (che scade a fine luglio) tira aria di rinvio a dopo l’estate, e quindi a una nuova consiliatura, per l’esame delle lettera di Minale e del secondo esposto di Robledo (sull’interrogatorio vietato, sull’area omogenea Expo, e sul fascicolo Mose).
Ma intanto ieri si è verificata un’altra situazione paradossale nella VII commissione (organizzazione), chiamata a esprimersi sulla medesima questione che una settimana fa aveva indotto all’unanimità la I commissione (incompatibilità) a proporre al plenum una critica del procuratore aggiunto Ilda Boccassini (capo dell’antimafia milanese) per non avere «adottato soluzioni organizzative e operative che favorissero i rapporti di collaborazione» con il pm Filippo Spiezia della Procura Nazionale Antimafia:
alfredo robledo e edmondo bruti liberati
criticità però ridimensionata e smentita nei giorni successivi dalla presa di posizione pro-Boccassini di un altro pm della Procura Nazionale, Anna Canepa, succeduta a Spiezia nel tenere i collegamenti con Milano. In VII commissione ieri il relatore Vittorio Borraccetti (Magistratura democratica) ha così steso una proposta più blanda di quella della I commissione, ma il consigliere Antonello Racanelli (Magistratura indipendente) ne ha proposto invece una più aspra nei confronti di Boccassini, e con un passaggio critico anche verso Canepa, nella quale ha ravvisato «una contraddizione» rispetto a precedenti note.
Gli altri 4 membri della commissione hanno scelto di astenersi. Risultato: oggi al plenum Csm approderanno due proposte opposte, ciascuna con un solo voto: quello del loro promotore.