TIRI MANCINI - LO SPIONE DI POLLARI TORNERÀ A ROMA COME VICE AI SERVIZI? - CONDANNATO PER IL CASO ABU OMAR, SALVATO DALLA “RAGION DI STATO”, AMATO DA DESTRA E DAI DALEMIANI. CHE CON MINNITI ANCORA CONTROLLANO I SERVIZI

Fabrizio d’Esposito per "il Fatto Quotidiano"

 

Il grande ritorno a Roma di Marco Mancini, lo spione principe dell’era Pollari al fu Sismi, che ha sospinto nella bufera i servizi segreti per gli scandali Abu Omar e Telecom (Tavaroli-Cipriani). L’operazione è in corso in questi giorni ed è riconducibile a Marco Minniti, l’ex dalemiano calabrese che ha conservato la delega di sottosegretario agli 007 anche nel traumatico passaggio dal governo di Enrico Letta a quello di Matteo Renzi.

 

MARCO MANCINIMARCO MANCINI

La pratica Mancini è una delle priorità di Minniti, che peraltro avrebbe già informato, con esito positivo, il senatore Giacomo Stucchi, il leghista bergamasco eletto a capo del Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica. Del resto, sotto i governi Berlusconi II e III (che coprono la legislatura dal 2001 al 2006) la gestione pollariana del Sismi è sempre stata protetta dall’intero centrodestra (Gianni Letta, An e Lega), oltre a godere di una scontata sponda dalemiana nel centrosinistra (Cossiga buonanima: “D’Alema mi disse: ‘Pollari non si tocca’”).

 

marco mancinimarco mancini

Lo stesso Minniti, poi, fa parte del Cisr, il Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica, e di solito presiede, da autorità delegata dal presidente del Consiglio, il collegio di vertice composto dai direttori del Dis (Dipartimento delle informazioni per la sicurezza retto dall’ambasciatore Giampiero Massolo), dell’Aise (l’ex Sismi con a capo Alberto Manenti), dell’Aisi (l’ex Sisde guidato da Arturo Esposito).

 

CAPOCENTRO A VIENNA, VICEDIRETTORE A ROMA?

In questa cornice, dunque, Minniti sta lavorando al rientro-riabilitazione di Mancini a Roma. Attualmente l’agente che aveva in mano il contro-spionaggio si trova a Vienna in Austria, come capocentro, e scalpita per un ritorno nel quartier generale romano, al Forte Braschi (una curiosità, la caserma è intitolata a Nicola Calipari, la cui vedova Rosa Maria Villecco rappresenta il Pd, insieme con Casson e Speranza, nel Copasir).

 

abu omar abu omar

Per lui è probabile l’incarico di capo-divisione ma c’è chi azzarda addirittura un’ipotesi di vicedirezione per “riequilibrare” la recente nomina di Manenti al vertice dell’Aise, che si occupa della sicurezza esterna, voluta nello scorso aprile dal premier Renzi e dal ministro della Difesa Roberta Pinotti.

 

abu omar abu omar

E l’interrogativo che pende sul nuovo fascicolo Mancini riguarda proprio il ruolo del presidente del Consiglio. In questo senso: Renzi è al corrente dell’operazione che sta facendo Minniti? L’ex dalemiano, avvicinatosi allo stesso Renzi, ha una lunga consuetudine con gli 007 e tre lustri fa, nei governi D’Alema, aveva l’identica poltrona di oggi.

 

Senza dimenticare il pensatoio bipartisan di intelligence che Minniti ha fondato, l’Icsa, e che vanta convenzioni remunerate con vari enti, tra cui anche la Polizia. Quando poi il Rottamatore ha spazzato via il governo Letta, Minniti ha logorato con successo la candidatura del renziano Luca Lotti al ruolo di sottosegretario con l’ambita delega alla Sicurezza. Lotti si è accontentato dell’Editoria e l’ex dalemiano è rimasto dov’era.

 

LO STRANO VERSANTE CALABRESE E QUELLA BOMBA PER SCOPELLITI

L’operazione del ritorno di Mancini a Roma, da capo-divisione dell’Aise, ha anche un curioso e strano versante calabrese. Di Minniti, infatti, da settimane si parla come il più autorevole candidato del Pd alle regionali del prossimo anno, a patto però che non si facciano le primarie (condizione posta dall’ex dalemiano).

 

Lì in Calabria l’era del centrodestra dovrebbe essersi chiusa con la condanna in primo grado dell’ex governatore Giuseppe Scopelliti, alfaniano di Ncd, a sei anni per abuso d’ufficio e falso (il cosiddetto caso Fallara, il buco nelle casse del comune di Reggio Calabria quando Scopelliti era sindaco della città).

Marco Minniti Marco Minniti

 

Che c’entra Mancini con la possibile candidatura di Minniti? Nulla, in teoria. Ma giova ricordare, forse, un incredibile episodio accaduto nel 2004, quando l’impopolarità di Scopelliti, da sindaco di Reggio, era ai massimi livelli.

Marco Minniti Marco Minniti

 

In quei giorni venne trovata una bomba nei bagni del Comune, a poca distanza dall’ufficio di Scopelliti. Un ordigno senza innesco ma che “sarebbe dovuto esplodere la mattina successiva”. La bomba fu segnalata anonimamente proprio a Mancini, con la classica lettera. Lui scese a Reggio e la trovò.

 

LA CASSAZIONE HA ANNULLATO LE CONDANNE

Cinquantatré anni, Mancini venne arrestato nel luglio del 2006. I magistrati di Milano lo accusano di concorso in sequestro di persona. È lo scandalo Abu Omar, l’imam egiziano della moschea di viale Jenner, nella metropoli meneghina, rapito con un’azione congiunta del Sismi di Pollari e della Cia americana.

 

POLLARI E DE GREGORIO resize POLLARI E DE GREGORIO resize

Viene chiamata extraordinary rendition. Mancini sarebbe al centro di una trama torbida, con parecchie zone d’ombra. Servizi deviati, polizia parallela e una rete di giornalisti amici per depistare. Pollari e Mancini si fanno scudo con il segreto di Stato e così sia in primo grado, sia in Appello, il tribunale di Milano delibera per loro due il non luogo a procedere.

 

Ma nel 2012 la Cassazione annulla questa decisione e rinvia a un nuovo processo d’Appello. Stavolta Pollari è condannato a 10 anni, Mancini a nove. Non è finita. Il diritto e la giustizia si scontrano con il riconoscimento della ragion di Stato (apposta da tutti i governi dal 2006 in poi) sul caso Abu Omar e nel gennaio di quest’anno la Consulta sancisce questo principio.

 

Giuseppe Scopelliti Giuseppe Scopelliti

La Cassazione si adegua e annulla senza rinvio le condanne di Pollari e Mancini. Stessa sostanza per l’altro grave scandalo in cui Mancini viene coinvolto, sempre nel 2006. Ancora un arresto: associazione per delinquere finalizzata alla corruzione e alla rivelazione del segreto d’ufficio.

 

Il caso Telecom-Sismi delle intercettazioni illegali. Protagonisti, oltre a Mancini, Giuliano Tavaroli ed Emanuele Cipriani. Mancini, capo del controspionaggio nel Nord, ne esce indenne. Segreto di Stato, al solito. Adesso aspira al grande ritorno nel quartier generale dell’Aise. Con il placet di Minniti e Renzi permettendo.

Ultimi Dagoreport

beppe sala manfredi catella giancarlo tancredi stefano boeri

DAGOREPORT - L’ANSIA ATTANAGLIA LA ‘’MILANO DEL BALLO DEL MATTONE’’. ‘’QUI SALTA TUTTO!’’, BALBETTANO PIÙ SPAVENTATI DI UN CONIGLIO - SE IL GIP DELLA PROCURA DECIDESSE DI ACCOGLIERE LE PROPOSTE DEI PM, A QUEL PUNTO, ESPLODEREBBE UNA SANTA BARBARA A MISURA DUOMO. E POTREBBE RIPETERSI CIÒ CHE SUCCESSO ALL’EPOCA DI TANGENTOPOLI: A TANTI DEI 74 INDAGATI, LA PAURA DI FINIRE IN GABBIA A SAN VITTORE APRIREBBE DI COLPO LE VALVOLE DELLA MEMORIA - DA PARTE SUA, IL SINDACO BEPPE SALA, INDAGATO, INTASCATA LA SOLIDARIETÀ DA DESTRA E SINISTRA, HA RIPRESO A MACINARE ARROGANZA, E HA SPARATO TESTARDO E SPAVALDO: “LE DIMISSIONI NON AVREBBERO FATTO COMODO A NESSUNO…” – QUALCHE ANIMA PIA GLI RICORDI CHE L’USO SBARAZZINO DELL’URBANISTICA MENEGHINA È AVVENUTO SOTTO IL SUO NASONE... 

urbano cairo sigfrido ranucci la7 fiorenza sarzanini

DAGOREPORT - SIETE PRONTI? VIA! È PARTITA LA GRANDE CAMPAGNA ACQUISTI (A SINISTRA!) DI URBANO CAIRO - IL COLPACCIO SU CUI LAVORA URBANETTO: PORTARE A LA7 SIGFRIDO RANUCCI E L’INTERA SQUADRA DI “REPORT”, A CUI TELE-MELONI STA RENDENDO LA VITA IMPOSSIBILE - IL PROGETTO È GIÀ PRONTO: PRIMA SERATA DI LUNEDI', SECONDE SERATE CON "REPORT-LAB", COINVOLGENDO SITO, SOCIAL E L'EDITRICE SOLFERINO - MA NON FINISCE QUI: CAIRO VUOLE RIPOSIZIONARE IL “CORRIERE DELLA SERA”: ESSERE LA GAZZETTA DI FAZZOLARI NON PORTA ALL'EDICOLA NUOVI LETTORI, CHE PREFERISCONO L'ORIGINALE: "IL GIORNALE", "LIBERO", "LA VERITA'": MEGLIO RITORNARE AL CENTRO-SINISTRA. IN ARRIVO GIOVANI GIORNALISTI BEN DISTANTI DAL MELONISMO...

mara venier gabriele corsi

PERCHÉ GABRIELE CORSI HA MOLLATO “DOMENICA IN”? LA SUA PRESENZA AL FIANCO DI MARA VENIER ERA STATA FRETTOLOSAMENTE ANNUNCIATA DA ANGELO MELLONE, DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI RAI. E INVECE, SOLO DUE GIORNI FA, CORSI HA ANNUNCIATO DI ESSERSI TIRATO INDIETRO - COSA È SUCCESSO? LA RAI AVEVA TENTATO DI COMMISSARIARE LA "ZIA MARA", PIAZZANDOLE ACCANTO I "BADANTI" NEK E CORSI. MA L'ARZILLA 74ENNE, FORTE DI BUONI ASCOLTI, HA FATTO TERRA BRUCIATA AI SUOI DUE "VALLETTI", USANDO L’ARMA DA FINE DEL MONDO: “SE IO MOLLO AD AGOSTO CHI CI METTETE?". E COSÌ, UNA VOLTA VISTO IL SUO SPAZIO RIDOTTO A QUALCHE MINUTO DI UN QUIZ, IL CONDUTTORE SI È CHIAMATO FUORI (NEK ERA GIÀ SCAPPATO A "THE VOICE") - LA VENIER HA TENTATO DI DISSIPARE I DUBBI SULLE SUE “COLPE” POSTANDO UNA STORIA IN CUI SI INSINUAVA CHE CORSI AVESSE MOLLATO PER I SOLDI (POCHI). MA A SMENTIRE LA SUA VERSIONE È STATO IL MANAGEMENT DEL CONDUTTORE…

antonio spadaro papa leone xiv robert prevost

FLASH! – SPADARO DI FUOCO! IL GESUITA, ORFANO DI BERGOGLIO, , OGGI SU ''LA STAMPA”, SPACCIA COME SUA ''INTERVISTA INEDITA'' UNA VECCHIA CONVERSAZIONE PUBBLICA CHE L'ALLORA CARDINALE ROBERT FRANCIS PREVOST TENNE A NEW LENOX, IN ILLINOIS, IL 7 AGOSTO 2024 - IL GESUITA HA PRESO IL TESTO SBOBINATO E L’HA INFRAMEZZATO CON DOMANDE SUE: UN CAPOLAVORO DI AUTO-PROMOZIONE DEGNO DI UN VERO INFLUENCER... - LA PRECISAZIONE DELLA CASA EDITRICE EDB: "SOLLEVIAMO DA OGNI RESPONSABILITA' PADRE SPADARO CIRCA OGNI FRAINTENDIMENTO TRA LA STAMPA E LA CASA EDITRICE" - VIDEO

tommaso labate mario giordano

DAGOREPORT - VA AVANTI IL PROGETTO DI PIER SILVIO BERLUSCONI DI “RIEQUILIBRARE” POLITICAMENTE LE RETI MEDIASET (TROPPO SOVRANISMO FA MALE ALL'AUDIENCE): L'ULTIMO ARRIVATO E' L’ACERBO TOMMASO LABATE, IN ODORE DI SINISTRA DEM, A CUI È STATO AFFIDATA LA PRIMA SERATA DEL MERCOLEDÌ - LA SUA SCELTA HA FATTO INVIPERIRE MARIO GIORDANO, SBATTUTO ALLA DOMENICA SERA CON IL SUO “FUORI DAL CORO”. E, GUARDA CASO, GIORDANO È DIVENTATO IMPROVVISAMENTE OSTILE AL GOVERNO MELONI: “NON STA DANDO LE RISPOSTE CHE SI ASPETTAVANO GLI ITALIANI, SEMBRA UN GOVERNO MELONI-FORLANI”

antonio tajani pier silvio marina berlusconi forza italia

DAGOREPORT: CHE CE FAMO CON FORZA ITALIA? È IL DUBBIO CHE ASSILLA I FRATELLI BERLUSCONI: MOLLARE AL SUO DESTINO IL PARTITO FONDATO DA "PAPI" O NE CAMBIAMO I CONNOTATI, A PARTIRE DAL "MAGGIORDOMO" DI CASA MELONI, ANTONIO TAJANI? -CON PIER SILVIO CHE SCALPITA PER SCENDERE IN POLITICA ALLE POLITICHE 2027, I DUE FRATELLI HANNO COMMISSIONATO UN SONDAGGIO SUL BRAND BERLUSCONI IN CHIAVE ELETTORALE. RISULTATO: L’8% DEI CONSENSI DI CUI È ACCREDITATO IL PARTITO, LA METÀ, CIOÈ IL 4%, È RICONDUCIBILE AL RICORDO DI SILVIO BERLUSCONI - ALTRO DATO: SE SCENDESSE IN CAMPO “UN” BERLUSCONI, I CONSENSI DI FORZA ITALIA CRESCEREBBERO FINO QUASI A RADDOPPIARSI - QUEL CHE COLPISCE È CHE IL PARTITO RACCOGLIEREBBE PIÙ VOTI CON PIER SILVIO LEADER DI QUANTI NE CONQUISTEREBBE CON MARINA - (SE SCENDE IN CAMPO, O PIER SILVIO PRENDERA' PIU' VOTI DI MELONI, STRAPPANDOLI A FDI E LEGA, E FARA' IL PREMIER OPPURE LO VEDREMO CHE PRENDERA' ORDINI DALLA DUCETTA...)