paolo zaccagnini renzo arbore gianni boncompagni bandiera gialla

BANDIERA GIALLA CELEBRATION! PAOLO ZACCAGNINI RICORDA IL PROGRAMMA DI ARBORE E BONCOMPAGNI, LA CUI PRIMA PUNTATA ANDO’ IN ONDA 60 ANNI FA: “IO E DAGO AVEVAMO SAPUTO CHE IL PROGRAMMA CERCAVA FIGURANTI E CI PRESENTAMMO SUBITO IN VIA ASIAGO. CERCAVAMO LA MUSICA. FINO AD ALLORA SI TRASMETTEVA SOLO MUSICA ITALIANA, CHE ERA CHIUSA COME IL RESTO DEL PAESE. CON BANDIERA GIALLA NON ERAVAMO PIÙ PROVINCIALI, PENSAVAMO INTERNAZIONALMENTE" - LE BARZELLETTE DI BATTISTI, ARBORE “TIMIDISSIMO, CHE CHIEDEVA A NOI DI PRESENTARGLI QUALCHE RAGAZZA” E QUEL SIGNORE CHE SI AFFACCIAVA ALLA FINESTRA DISGUSTATO: “CI DAVA DEI MASCALZONI, CAPELLONI, REIETTI. FUORI ERAVAMO DEI DIVERSI, DENTRO ERAVAMO DIVERSI COME TUTTI GLI ALTRI” - VIDEO

 

Simona Orlando per https://www.rockol.it/news-754748/bandiera-gialla-paolo-zaccagnini-intervista

 

paolo zaccagnini

Annuncio: «A tutti i maggiori di anni 18, a tutti i maggiori di anni 18, questo programma è rigorosamente riservato ai giovanissimi. Chi volesse, nonostante il nostro avviso, rimanere in ascolto, lo farà a proprio rischio e pericolo». Sirena d’allarme, sigla, tutti in pista a ballare. Tutti tranne uno, Paolo Zaccagnini, poi diventato importantissimo critico musicale, nonché presenza esilarante in due film di Nanni Moretti. Lo abbiamo intervistato per i 60 anni di Bandiera Gialla

 

Paolo, come arrivasti a “Bandiera Gialla”?

«Io e Roberto (D’Agostino) avevamo saputo che il programma cercava figuranti e ci presentammo subito a via Asiago, insieme ad altri, molti figli di dirigenti Rai e frequentatori del Piper Club, inaugurato qualche mese prima».

 

Cosa cercavate?

«La musica. Eravamo pazzi per la musica straniera, ma si sentiva poco in giro, le radio private non erano ancora nate, qualcosa arrivava da Radio Luxembourg. Facevamo la fila all’edicola di via Veneto per comprare le riviste straniere. Arbore era abbonato a “Billboard”, seguiva più il jazz, mentre io e Roberto aspettavamo l’uscita del “Melody Maker”, eravamo più ignoranti, più rock. Non capivamo niente di quello che c’era scritto. Correvamo a casa a tradurre gli articoli con il vocabolario». 

arbore boncompagni bandiera gialla

 

Imparavate tanto?

«Conoscevamo il gruppo malgascio Les Surfs pur non avendo idea di cosa fosse il Madagascar. Al tempo non sapevamo scrivere di musica ma sapevamo tutto di musica. Oggi mi sembra che tutti sappiano scrivere ma non sappiano così tanto di musica».

 

Simuliamo una puntata di “Bandiera Gialla”?

«Eravamo seduti, partiva la sigla “T Bird” di Rocky Roberts e tutti zompavano al centro. Io no, troppo timido, guardavo gli altri scatenarsi. I migliori in pista erano senz’altro Roberto e Renato, non ancora Zero, tutti lo chiamavano Renatino. Erano ballerini fenomenali. Con loro si scatenavano Patty Pravo e Loredana Bertè, che era anche capo-urlatrice, la più bella di tutte. Renato era il nostro orgoglio. Nel 1968 aprì il concerto di Jimi Hendrix al Brancaccio, danzando con i Kittens, un gruppo di ballerini. E noi fieri: “Quello è l’amico nostro!”».

gianni boncompagni bandiera gialla

 

(...) Non era importante chi vinceva, era l’idea straordinaria che ebbero Arbore e Boncompagni ad essere vincente».

 

(...)

«Innanzitutto rompeva un monopolio. Si passava musica dei giovani, per i giovani, non per le famiglie.

 

il microfono di bandiera gialla

La selezione non era più secondo criteri pedagogici o promozionali, e con la scusa di essere “una zona franca di quarantena” (battevano bandiera gialla le navi di appestati dal colera ndr) e di eleggere “la canzone regina”, che poi veniva ritrasmessa finché non veniva battuta, si poteva ascoltare più volte lo stesso brano (di norma invece un brano poteva passare nella stessa trasmissione ogni 15 giorni per evitare che i discografici corrompessero i conduttori ndr). Fino ad allora si trasmetteva solo musica italiana, che era chiusa come il resto del Paese. Non eramo più provinciali, pensavamo internazionalmente».

 

(...)

 

Lucio Battisti aveva già scritto per altri ma cantò con la sua voce per la prima volta proprio a “Bandiera Gialla”. Eri presente?

«Io non c’ero ma Lucio era spesso in sala fra noi, sempre con la chitarra in mano. Negli intervalli ci raccontava barzellette, era di una simpatia incredibile».

 

Alla fine della puntata vi regalavano i dischi?

«Sì ma io non avevo una lira, figuriamoci il giradischi. Prendevo i dischi e li regalavo a qualcuno, in cambio potevo ascoltarli a casa sua».

 

Fu Arbore a inventare l’espressione “musica beat”. Ti convinse subito?

bandiera gialla

«Sì perchè noi leggevamo i libri della beat generation, di Kerouac e Ginsberg. Un giorno io e Roberto scoprimmo che Fernanda Pivano, la traduttrice che aveva portato quegli scrittori in Italia, alloggiava all’Hotel Hassler. Ci presentammo da lei vestiti da randagi. Nacque un’amicizia.

 

Ricordo una bellissima cena sulla terrazza di Roberto con la Pivano e Alberto Arbasino. Roberto era così: andiamo a prendere quello, andiamo a incontrare quell’altra. Gente che nemmeno ci conosceva. Una volta partimmo con la sua Seicento multipla per andare a prendere all’aeroporto Jimmy Witherspoon, un cantante blues noto solo a lui».

 

 

Dagli adulti come venivate percepiti?

«Davanti a via Asiago c’era un bel palazzo con un signore che si affacciava disgustato. Ci dava dei mascalzoni, capelloni, reietti. Fuori eravamo dei diversi, dentro eravamo diversi come tutti gli altri».

renzo arbore roberto d agostino

 

(...)

 

Ricordi qualche canzone in particolare?

«”These Boots Are Made for Walkin’” di Nancy Sinatra e “Respect” di Otis Redding, dove perfino io muovevo le gambe. “Shapes Of Things” degli Yardbirds, “Just Like a Woman” di Dylan, “With A Girl Like You” dei Troggs (Zacca la canta al telefono ndr). Roberto impazziva per “In the Midnight Hour” di Wilson Pickett e “Papa’s Got A Brand New Bag” di James Brown. Ricordo uno straordinario Demetrio Stratos e i Los Bravos che con “Black Is Black” superarono per un po’ gli Stones. Tutta musica nuova di qualità, oggi invece è musica di qualità che nessuna radio passa».

 

 

Pensi che “Bandiera Gialla” aiutò anche il settore dei live?

rocky roberts canta la sigla di bandiera gialla

«Probabile, e di sicuro aiutò noi! Se un disco faceva successo poi l’artista veniva a suonare in Italia. Accadde con Aretha Franklin, o con lo Spencer Davis Group, che nel 1968 venne al Piper. Per l’occasione io indossavo un paio di stivali che sembravo una gru, e la pelliccia che Liz Taylor aveva indossato mentre girava “Cleopatra” e che poi aveva regalato a mia zia, sua assistente, e che mia zia aveva regalato a mia madre. Roberto si era fatto prestare da sua madre una pelliccia da orso siberiano. Pensavamo di fare colpo sulle ragazze e invece scoppiarono tutte a ridere».

 

A “Bandiera Gialla” si creavano coppie?

«Non che io ricordi, Il fatto divertente era che Arbore, timidissimo, chiedeva a noi di presentargli qualche ragazza, eppure era lui il responsabile del programma. Ma non si concludeva chissà cosa, erano altri tempi, nemmeno ci speravamo. Ci bastava conoscerci, incontrare altri simili a noi e condividere».

renzo arbore dario salvatori

 

Cosa ti resta di quell’esperienza?

«Il respiro della libertà, la spensieratezza. Venivo da un periodo durissimo, mia madre puliva le scale, mio padre era morto. La musica, Bandiera Gialla, il Piper, mi hanno permesso di dimenticare ogni dolore, di trovare una comunità. A ripensarci mi viene da piangere. Non per nostalgia, non per me, non per noi che l’abbiamo vissuto, ma per chi oggi non lo vive e pensa di assistere a cose straordinarie. Siamo stati fortunati».

paolo-zaccagninipaolo zaccagniniclaudio baglioni paolo zaccagninilocandinagianni boncompagni e renzo arbore all universita la sapienza (2)gianni boncompagni renzo arbore roberto d agostinoRenato, Carla Vistarini, Paolo Zaccagnini, DagoMARCO MOLENDINI JUAREZ ARAUJO PAOLO ZACCAGNINI

Ultimi Dagoreport

procuratore milano viola procura milano luigi lovaglio - francesco gaetano caltagirone - giancarlo giorgetti - milleri - alberto nagel - philippe donnet mediobanca mps giorgia meloni

FLASH! – MA GUARDA UN PO’... “EMERGE CHE IN AMBIENTI GIUDIZIARI SI È VALUTATO DI ESEGUIRE LE PERQUISIZIONI SOLO LA SCORSA SETTIMANA E NON A SETTEMBRE PER NON CONDIZIONARE L'ESITO DELL'OPS SU MEDIOBANCA ANCHE PERCHÉ LE INDAGINI NON SONO CHIUSE. ABBASTANZA PER IPOTIZZARE CHE IL RUOLO DELLA PROCURA POSSA DIVENTARE CRUCIALE NELLA FORMAZIONE DELLE LISTE PER IL RINNOVO DEI PROSSIMI CDA. IN PRIMAVERA TOCCHERÀ AI VERTICI DI BPM E DI MPS…” (BALESTRERI E SIRAVO PER “LA STAMPA”)

ignazio la russa matteo salvini giorgia meloni maurizio lupi

DAGOREPORT: HOMO HOMINI “LUPI” - DIVENTATO UN BRAVO SOLDATINO DELLA FIAMMA, PER LA SERIE "IN POLITICA NON SI SA MAI...", IL MODERATISSIMO CIELLINO MAURIZIO LUPI SI BARCAMENA TRA I FRATELLI LA RUSSA E I FRATELLI D'ITALIA - ALLE LUSINGHE DI CANDIDARLO NEL 2027 A SINDACO DI MILANO DI 'GNAZIO, ORA AGGIUNGONO LE COCCOLE DELLA DUCETTA CHE SI E' SCAPICOLLATA ALL’ASSEMBLEA DEL NANO-PARTITO FONDATO DAL SOSIA DELLA FIGLIA DI FANTOZZI - ESSI': SE PASSA LA NUOVA LEGGE ELETTORALE, CON SOGLIA DEL 40%, ANCHE L’1% DI “NOI MODERATI” POTREBBE SERVIRE ALLA MELONA PER DE-SALVINIZZARE LA MAGGIORANZA... - VIDEO

antonio tajani pier silvio berlusconi marina roberto occhiuto deborah bergamini pietro labriola alessandro cattaneo

DAGOREPORT – QUALCOSA DI GROSSO SI STA MUOVENDO IN FORZA ITALIA: STUFA DI ESSERE PRESA PER I FONDELLI DAL PARACULISMO POLITICO DI TAJANI E DEI SUOI COMPARI SETTANTENNI GASPARRI E BARELLI, MARINA BERLUSCONI DA' IL VIA LIBERA AL CAMBIO DI LEADERSHIP IN FORZA ITALIA: IL PRESCELTO E' ROBERTO OCCHIUTO, REDUCE DA UNA TRIONFALE RICONFERMA ALLA PRESIDENZA DELLA REGIONE CALABRIA - IL PROSSIMO 17 DICEMBRE IL 56ENNE GOVERNATORE LANCERÀ LA SUA CORRENTONA NAZIONALE IN UN LUOGO SIMBOLO DEL BERLUSCONISMO, PALAZZO GRAZIOLI, CONTORNATO DAI FEDELISSIMI DELLA CAVALIERA DI ARCORE, i "NORDISTI" DEBORAH BERGAMINI E ALESSANDRO CATTANEO - CHE C'AZZECCA ALL'EVENTO DI OCCHIUTO, LA PRESENZA DELL'AD DI TIM, PIETRO LABRIOLA? C'ENTRA LO SMANTELLAMENTO DEL SERVIZIO CLIENTI "TELECONTACT" DI TIM...

antonio angelucci tommaso cerno alessandro sallusti

FLASH – UCCI UCCI, QUANTI SCAZZI NEL “GIORNALE” DEGLI ANGELUCCI! NON SI PLACA L’IRA DELLA REDAZIONE CONTRO L’EDITORE E I POCHI COLLEGHI CHE VENERDÌ SI SONO ZERBINATI ALL'AZIENDA, LAVORANDO NONOSTANTE LO SCIOPERO CONTRO IL MANCATO RINNOVO DEL CONTRATTO NAZIONALE E PER CHIEDERE ADEGUAMENTI DEGLI STIPENDI (ANCHE I LORO). DOPO LO SCAMBIO DI MAIL INFUOCATE TRA CDR E PROPRIETÀ, C’È UN CLIMA DA GUERRA CIVILE. L’ULTIMO CADEAU DI ALESSANDRO SALLUSTI, IN USCITA COATTA (OGGI È IL SUO ULTIMO GIORNO A CAPO DEL QUOTIDIANO). AL NUOVO DIRETTORE, TOMMASO CERNO, CONVIENE PRESENTARSI CON L'ELMETTO DOMANI MATTINA...

elly schlein giuseppe conte giorgia meloni rocco casalino

DAGOREPORT - QUESTA VOLTA, ROCCO CASALINO HA RAGIONE: ELLY SCHLEIN SULLA QUESTIONE ATREJU “HA SBAGLIATO TUTTO” - LA GRUPPETTARA DEL NAZARENO, CHIEDENDO UN FACCIA A FACCIA CON GIORGIA MELONI, HA DIMOSTRATO DI ESSERE ANCORA UNA VOLTA UN’ABUSIVA DELLA POLITICA. HA SERVITO SUL PIATTO D’ARGENTO ALLA DUCETTA L’OCCASIONE DI FREGARLA, INVITANDO ANCHE GIUSEPPE CONTE PER UN “THREESOME” IN CUI LA PREMIER AVREBBE SPADRONEGGIATO – IN UN CONFRONTO A TRE, CON ELLY E PEPPINIELLO CHE SI SFANCULANO SULLA POLITICA INTERNAZIONALE, DAL RIARMO ALL’UCRAINA, E FANNO A GARA A CHI SPARA LA “PUTINATA” O LA “GAZATA” PIÙ GROSSA, LA DUCETTA AVREBBE VINTO A MANI BASSE – QUEL FURBACCHIONE DI CONTE NON SI TIRA INDIETRO: NONOSTANTE LA DEM SI SIA SFILATA, LUI CONFERMA LA SUA PRESENZA AL DIBATTITO: "MI DISPIACE DEL FORFAIT DI ELLY, PER ME È IMPORTANTE CHE CI SIA UN CONFRONTO E POTEVAMO FARLO ANCHE INSIEME. POTEVAMO INCALZARE LA PREMIER..."