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UNA BELEN FUMANTE E PICCANTE - ‘PENSAVO FOSSE UN RAPIMENTO. DENUNCIO IL PILOTA’: HA ACCESO LA SIGARETTA (ELETTRONICA) IN VOLO CAUSANDO UN ATTERRAGGIO DI EMERGENZA MA NON SI SCUSA, ANZI: ‘HA COMINCIATO A SCENDERE IN FRETTA, HO AVUTO UN ATTACCO DI PANICO. NON CI AVEVA DETTO NULLA’. IL RACCONTO DELLA NOTTE - POLEMICA PER I 30MILA EURO DI FONDI PUBBLICI DATI ALL’ARGENTINA PER LA SAGRA DEL PEPERONCINO DI DIAMANTE (COSENZA)

1. BELEN FUMA IN VOLO, SCATTA L’ALLARME «HO TEMUTO CHE FOSSE UN RAPIMENTO»

Carlo Macrì e Chiara Maffioletti per www.corriere.it

 

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«Non ho mai acceso una sigaretta in volo». La sua voce non perde il tono dolce e rilassato che, unito al resto, fa sognare i suoi milioni di fan. Ma questa volta Belén Rodríguez ha avuto davvero paura. Protagonista di un atterraggio di emergenza a Lamezia Terme per non aver accettato di spegnere una sigaretta durante il volo privato che portava lei e il suo fidanzato — il motociclista Andrea Iannone — da Ibiza a Creta, secondo le cronache. Al centro di una specie di incubo, invece, secondo il suo racconto.

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«Da una parte non ne volevo parlare, perché ormai sono abituata a questo genere di montature. Ma l’altro giorno mi sono davvero spaventata, ho avuto anche una specie di attacco di panico. Per questo adesso andremo per vie legali e nei confronti del pilota partirà una denuncia importante», spiega.

 

Per almeno un’ora, la showgirl non ha capito cosa stesse succedendo su quel volo: «A un certo punto si sono accese le spie di emergenza e il pilota non ha più voluto parlarci: ha messo il segnale di non disturbare. Il mio fidanzato ha provato a comunicare con lui, bussava alla porta, gli ripeteva please, ma niente. Sentivamo che l’aereo stava scendendo ma non capivamo dove fosse diretto. Non ce lo diceva. Così ho iniziato a mandare dei messaggi a mia mamma e ad alcune amiche con gli screenshot della nostra posizione: quando l’aereo non vola alto il telefono prende. Questo perché ho anche pensato più di una volta che mi stesse rapendo, che quel volo si fosse trasformato in un rapimento».

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Alla torre di controllo di Lamezia, la prima chiamata da parte del pilota della Top Jets Ltd — Deyan Tonchev, bulgaro — è arrivata alle 19.40 di giovedì scorso e la richiesta era appunto di dirottare il volo su quell’aeroporto perché i passeggeri rifiutavano di smettere di fumare. «Era una sigaretta elettronica», conferma Iannone, aggiungendo di aver avuto a sua volta «molta paura: il comandante ha chiuso la porta e non ha più voluto parlare con noi. Non sapevo dove ci stesse portando, mi pareva di essere al centro di un sequestro. In gara con le moto si rischia sempre, ma non ho mai avuto paura come l’altra sera. Almeno, quando sono in sella, sono io il comandante».

 

Una volta atterrati, come da protocollo, c’era la polizia. «Ci aspettava sulla pista — dice lui —. Uno spavento. Alla fine la compagnia, con cui volo da molti anni, mi ha chiesto scusa (c’è anche una lettera in cui si dissocia “dalle azioni e dalle scelte del comandante”) e mi hanno messo a disposizione un altro aereo perché io con quel pilota non avrei più volato». E nemmeno Belén.

 

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La coppia, dopo essere stata per qualche ora nella camera di un albergo poco distante dall’aeroporto calabrese, è ripartita alle 1.30 di venerdì, con un altro aereo (e pilota). Entrambi sono stati deferiti alla polizia per attentato alla sicurezza dei trasporti. «La polizia non può non prendere una denuncia ma io posso dire che quando gli agenti mi hanno vista si sono messi a ridere», riprende Belén.

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«Fare un atterraggio d’emergenza per nulla? Ma com’è possibile? In pista ci aspettavano quattro pattuglie. Ai poliziotti, che sono stati gentilissimi, ho subito chiesto di verificare che non ci fossero sigarette e hanno confermato anche nel loro resoconto che non ne eravamo in possesso, quindi cade tutta l’accusa».

 

E dunque perché una situazione tutto sommato tranquilla può degenerare in questo modo? «Io davvero non lo so — prosegue Belén —. Anche gli agenti mi hanno chiesto se per caso il pilota mi avesse riconosciuta ma non lo so dire: più probabile, al limite, che abbia riconosciuto Andrea, che ha un pubblico più internazionale. Di certo mi stupirebbe se avesse fatto tutto questo per pubblicità perché é un tipo di pubblicità molto cattiva: questa persona rischia anche il licenziamento ora. Alla fine ha dovuto dire che sentiva puzza di bruciato per giustificare la sua decisione, ma le sigarette elettroniche non puzzano, è vapore acqueo, si sa. La sua è stata una messa in scena per cercare di spiegare il suo comportamento».

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Una brutta avventura «che mi ha fatto prendere un grosso spavento. Non mi era mai capitato nulla di simile... e dire che di aerei ne prendo. Ora cerco di riderci su, ma l’altro giorno siamo atterrati in Calabria sudati per la paura». Un sospiro. «Beh, vediamola così: se prima di morire dovessi mai scrivere un libro sulla mia vita, di sicuro ci metterò anche questo episodio».

 

 

2. BELEN MADRINA DEL FESTIVAL PER 30MILA EURO: POLEMICA IN CALABRIA

Luisa De Montis per www.ilgiornale.it

 

Un saluto, poche battute e magari il taglio del nastro. Il tutto per oltre 30mila euro (e non 60mila come inizialmente diffuso.

 

belen rodriguez andrea iannonebelen rodriguez andrea iannone

Tanto è stata pagata Belen Rodriguez per fare da madrina al festival del Peperoncino di Diamante (Cosenza). Un cachet che - come racconta Repubblica - non poteva non suscitare polemiche e che sarà pagato con i fondi stanziati dalla Regione Calabria per la manifestazione che si terrà dal 6 al 10 settembre.

 

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Fondi che di base sono destinati alla cultura, come denuncia il vicepresidente del Codacons, Francesco Di Lieto, che parla di "schiaffo ai calabresi" e ha portato la questione in procura e Anac perché verifichino il corretto utilizzo dei soldi pubblici. Sopratutto dopo che il governatore Mario Oliverio aveva escluso - racconta ancora Repubblica - altri appuntamenti storici dalla lista degli eventi culturali finanziati dalla Regione.

 

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"Ma come: non ci sono soldi per garantire un servizio da paese civile per tutti coloro che sono costretti a recarsi nei pronto soccorso; l’intera Calabria sta bruciando perché non abbiamo risorse economiche da destinare alla prevenzione… eppure si utilizzano i fondi destinati alla cultura per pagare una comparsata di Belen?", accusa ancora Di Lieto, "Purtroppo la Calabria è sempre stata terra di conquista e, pertanto, siamo certi che a settembre ci sarà una gara per farsi una foto insieme a Belen, dimenticando le storiche sofferenze di un popolo dinnanzi ad un selfie".

 

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Parole forti che hanno portato l'Accademia Italiana del Peperoncino a querelare il Codacons "per la diffusione di notizie false che ledono gli interessi dell'Accademia Italiana del Peperoncino Onlus organizzatrice", come ha annunciato la stessa associazione di consumatori riconoscendo l'errore.

 

Il Codacons inzialmente aveva parlato infatti di un cachet di 60 mila euro, mentre il compenso ammonta a 36.600,00 euro (di cui 23mila euro sarebbero a carico della Regione Calabria), "anche se l'associazione attende di conoscere eventuali spese aggiuntive - spese di trasporto e soggiorno per la madrina della manifestazione e l'eventuale staff - che, se confermate, ricondurrebbero la spesa alle cifre iniziali".

 

"È comunque uno spreco a fronte dei tanti progetti che nel territorio calabrese non godono di altrettanta fortuna", dicono ancora dal Codacons, "A giudizio dell'associazione, poi, la scelta di Belen resta contestabile proprio per le logiche che l'hanno ispirata. Il Codacons non può avallare visioni che usano e sviliscono la donna, relegandola al ruolo di mero oggetto. La rappresentazione di una donna eccitante come un peperoncino, piccante se svestita, condensa una quantità di stereotipi di genere ormai sorpassati. La Regione Calabria vanta enormi bellezze naturali, spesso sottovalutate o, peggio, mortificate e non ha certo bisogno di Belen per attrarre turismo, e di sicuro non ha bisogno di rappresentazioni che confinano la donna nel recinto della seduzione".

BELEN IANNONEBELEN IANNONE

 

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