pierre cardin jean paul gaultier

LA GUERRA DI PIERRE – EDITH PIAF, I BEATLES, JEANNE MOREAU (L’UNICA DONNA DELLA SUA VITA), LE CONFESSIONI DI CARDIN: “SONO RIMASTO ME STESSO. MI SI RICONOSCE IN OGNI COSA CHE CREO, NEGLI EDIFICI CHE DISEGNO” – FIERO DELL’ALLIEVO GAULTIER? “HA SEMPRE AVUTO TALENTO, È SE STESSO IN OGNI COSA CHE CREA. SOLO CHI NON HA TALENTO CAMBIA STILE. VERMEER È SEMPRE VERMEER, MODIGLIANI È SEMPRE MODIGLIANI”

Laura Putti per “il Venerdì di Repubblica”

 

pierre cardin e il nipote rodrigo basilicati

Un lungo corridoio pieno di porte. Qualcuno ha lasciato un mazzo di chiavi nella serratura della numero 207. Non è una dimenticanza. È il segnale. «Monsieur Cardin è arrivato» dice Jean-Pascal Hesse, direttore della comunicazione (e autore di molti libri sul maestro) da più di vent' anni. La porta si apre e Pierre Cardin è seduto alla scrivania già intento a firmare una pila di fogli. Si alza per salutare. Elegante, come sempre. Indossa un doppiopetto blu con quattro enormi bottoni di plastica très Cardin, pantaloni grigi e vistose scarpe da ginnastica.

 

sfilata abiti pierre cardin (5)

Ha 96 anni, 70 dei quali di una carriera che è spinta oltre la moda per arrivare al teatro, alla ristorazione (è dall' 81 proprietario di Maxim' s, ristorante-museo della Belle Époque), ai mobili, ai profumi, agli accessori e a molti altri oggetti, perfino all' acqua minerale. Anni fa ha comprato una sorgente a Stia, nel Casentino, e ora mostra fiero la nuova bottiglia disegnata con il nipote Rodrigo Basilicati, che sarà il suo erede. Ha Leonardo stampato sull' etichetta e un' eccentrica forma bombata. «In tavola è decorativa, e potrebbe anche diventare una lampada» dice Cardin, attento al lato pratico delle cose.

 

pierre cardin palazzo delle bolle

Tracce, forse, di un' educazione senza fronzoli e di un' infanzia vissuta con molti fratelli - era il più piccolo di otto - arrivati in Francia nel '24 da San Biagio di Callalta, vicino a Treviso. Pietro aveva due anni. «Dovevamo rimanere tre mesi. Non siamo più partiti» dice. «I miei avevano terre. Non fuggivamo dalla povertà. Fuggivamo dal fascismo e dalla guerra». Il seguito è oramai scritto nella storia della moda.

 

pierre cardin 5

Pierre Cardin inizia giovanissimo a lavorare da Paquin, poi da Schiaparelli, fino ad arrivare nel '46, a 24 anni, a essere primo sarto da Dior. Taglia lieve come un angelo e veloce come una saetta. Cuce benissimo. Nel '50 si mette in proprio, nel '53 presenta la prima collezione (con il celeberrimo cappotto rosso, il suo rosso). Nel '59, con una sfilata nei magazzini Printemps, inventa il prêt-à-porter. La moda per tutte le donne, anche per chi non può permettersi l' haute couture.

Nessuno aveva mai osato tanto. È radiato dalla Camera della Moda.

 

Come una sfida, inizia la sua rivoluzione. Abiti-scultura ai quali corpi anche non perfetti si adeguano. Linee dritte, triangoli. Crea le celebri robe bulle e robe trapèze. Forme geometriche, futuriste. Il futuro, quindi lo spazio, lo hanno sempre attratto. Ormai leggendaria è la sua visita a Cape Canaveral, quando con una bella mancia corruppe un guardiano della Nasa, entrò e si fece una foto nella tuta di Neil Armstrong, indossata al primo sbarco sulla Luna. Eccola qui, la foto. Pierre Cardin la mostra sempre e a tutti. L' uomo Cardin può essere duro. Secco.

jeanne moreau

 

Sicuro di sé, nessuna vergogna per la sua fortuna (la decima di Francia, stimata a 600 milioni di euro) e per il contestato ruolo di imprenditore e finanziere grazie a circa trecentocinquanta licenze attraverso le quali il suo nome arriva in tutto il mondo - nell' ambiente della moda lo hanno accusato di essersi venduto l' anima - Cardin è un "intervistato" sorprendente.

 

Funziona così. Si arriva nel suo studio, sempre disordinato, sempre molto impolverato (ingresso vietato alle governanti, finché ha potuto si è fatto le pulizie da solo), e si fruga. È come la caverna di Alì Babà: centinaia di fotografie sono appoggiate alle pareti, mentre dalle librerie si affacciano in ordine sparso mucchi di riviste di moda, di arredamento e anche d' arte; perché da buon veneto che crede nel mattone, tra le decine di appartamenti, ville e castelli, Cardin possiede tre dimore storiche, il Palais Bulles affacciato sul mare della Costa Azzurra, il castello di Lacoste nel quale abitò il marchese de Sade e Cà Bragadin, uno dei palazzi veneziani dove visse Giacomo Casanova.

Si estraggono a caso fotografie e irrompe la Storia.

 

festini a casa di pierre cardin

In molte Pierre Cardin è con la danzatrice russa Maja Plissetskaja. «È stata un' amica meravigliosa». Eccolo con Jeanne Moreau. «Jeanne» dice quasi sottovoce. È stata l' unica donna della sua vita (Cardin non mai fatto mistero della sua omosessualità), con lei ha vissuto per quattro anni all' inizio dei Sessanta, fu amica e musa, con lei provò ad avere un figlio che non arrivò, e che ancora oggi rimpiange.

 

Dicono che per convincerlo l' attrice gli mandasse rose rosse ogni giorno e che, quando lui cedette, confermò la sua teoria secondo la quale ogni uomo si poteva avere. «Non ricordo tutte queste cose». Eccolo con Joan Miró. E con Marguerite Yourcenar che, come lui, faceva parte dell' Académie des beaux-arts. «Non ho disegnato nessun abito per lei. Yourcenar non era coquette. Ma per Piaf sì, ecco la foto. Una robe trapèze nera». Ecco i Beatles nel '63, con il celebre vestito grigio con bordino nero e senza collo che così bene li definì.

 

la villa di pierre cardin

Foto di Cardin con Sonia Gandhi, con Fidel Castro, con papa Wojtyla, con Mandela, con Pompidou. Eccolo qui in mezzo a Charlotte Rampling e a Jean-Michel Jarre negli anni Settanta. «Io l' ho scoperto, io l' ho mandato la prima volta in televisione».

 

E pensare che adesso Jarre ha i capelli tinti. Si è mai fatto ritocchi estetici lei? «Mai. Ho quasi cent' anni e neanche una ruga. Ma non mi importa nulla di queste cose, non voglio mica nascondere l' età». Una foto con Jean-Paul Gaultier, che a 18 anni ha cominciato nella sua maison.

 

È andato alle Folies Bergère a vedere il suo Fashion Freak Show?

JEAN PAUL GAULTIER E MADONNA

«Certo. Così divertente. Jean-Paul ha reinventato il musical. E quante volte mi nomina nella prima parte!». Fiero della strada che ha fatto il suo allievo? «Molto, ha sempre avuto talento. È se stesso in ogni cosa che crea. Solo chi non ha talento cambia stile. Vermeer è sempre Vermeer, Modigliani è sempre Modigliani».

 

Lei è rimasto se stesso?

«Direi di sì. Mi si riconosce in ogni cosa che creo, anche negli Evolution 5, gli occhiali disegnati con mio nipote l' anno scorso per i settanta anni di carriera; anche nei mobili-scultura da non appoggiare ai muri; negli edifici che disegno».

 

Non tutti realizzati però. Il rifiuto di Venezia, cinque anni fa, alla costruzione del futuribile Palais Lumière tra Mestre e Porto Marghera, che seguiva alla delusione, vent' anni fa, per non aver potuto ricostruire il Faro di Alessandria, sono state cose molto spiacevoli per lei.

 

pierre cardin 4

«Piazza San Marco, la Concordia, la Piramide del Louvre, la Tour Eiffel, sono tracce di civilizzazione. La creatività diventa cultura, e senza creazione il mondo non ha futuro» dice quasi tra sé e sé. Ma Pierre Cardin sta per consolarsi. A Houdan, una cinquantina di chilometri da Parigi, sta per sorgere il Concept Créatif International Pierre Cardin.

 

 «Era una vecchia fabbrica di mobili. Sono cinquemila metri quadrati nei quali ci saranno un teatro, spazi comuni, negozi Pierre Cardin e uffici». Mostra il disegno di un edificio senza finestre sull' esterno. Solo una fessura che in basso ne percorre i muri. «È un nastro di luce che attraversa tutto l' edificio. La luce è essenziale, senza luce si muore».

 

Si alza e ci accompagna fuori dalla stanza 207. Lungo il corridoio si ferma davanti a un' enorme fotografia. Lui, vestito con il celebre habit vert degli Accademici voluto da Napoleone, con la giacca a falde ricamate, in mezzo a una quindicina di persone nella stessa divisa. «Tutti morti tranne me» considera senza malinconia. «Non aspetti altri nove anni prima di venirmi a trovare» dice. «Potrebbe non trovarmi più». E scoppia in una bella, italianissima, risata.

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni matteo salvini adolfo urso abodi giorgetti tajani giorgio armani

UN PO’ PIU’ DI RISPETTO SE LO MERITAVA GIORGIO ARMANI DA PARTE DEL GOVERNO – SOLO IL MINISTRO DELL’UNIVERSITA’, ANNA MARIA BERNINI, HA RESO OMAGGIO ALL’ITALIANO PIU’ CONOSCIUTO AL MONDO RECANDOSI ALLA CAMERA ARDENTE DOVE, TRA SABATO E DOMENICA, SONO SFILATE BEN 16 MILA PERSONE - EPPURE MILANO E’ A DUE PASSI DA MONZA, DOVE IERI ERA PRESENTE AL GP, OLTRE AL VICEPREMIER MATTEO SALVINI, IL MINISTRO DELLO SPORT ANDREA ABODI, SMEMORATO DEL PROFONDO LEGAME DELLO STILISTA CON BASKET, CALCIO, TENNIS E SCI - A 54 KM DA MILANO, CERNOBBIO HA OSPITATO NEL WEEKEND TAJANI, PICHETTO FRATIN, PIANTEDOSI, CALDERONE E SOPRATTUTTO ADOLFO URSO, MINISTRO DEL MADE IN ITALY, DI CUI ARMANI E’ L’ICONA PIU’ SPLENDENTE – E IGNAZIO LA RUSSA, SECONDA CARICA DELLO STATO, DOMENICA ERA A LA SPEZIA A PARLARE DI ''PATRIOTI'' AL DI LA’ DI RITUALI POST E DI ARTICOLETTI (MELONI SUL “CORRIERE”), UN OMAGGIO DI PERSONA LO MERITAVA TUTTO DAL GOVERNO DI CENTRODESTRA PERCHE’ ARMANI E’ STATO UN VERO “PATRIOTA”, AVENDO SEMPRE PRESERVATO L’ITALIANITA’ DEL SUO IMPERO RIFIUTANDO LE AVANCES DI CAPITALI STRANIERI…

giorgia meloni mantovano alfredo giovanbattista fazzolari gian marco chiocci rossi

DAGOREPORT - CHI AVEVA UN OBIETTIVO INTERESSE DI BRUCIARE IL DESIDERIO DI GIORGIA MELONI, PIÙ VOLTE CONFIDATO AI SUOI PIÙ STRETTI COLLABORATORI, DI ARRUOLARE L’INGOMBRANTE GIAN MARCO CHIOCCI COME PORTAVOCE? - IN BARBA ALLA DIFFIDENZA DEI VARI SCURTI, FAZZOLARI E MANTOVANO, FU L’UNDERDOG DE’ NOANTRI A IMPORRE FORTISSIMAMENTE (“DI LUI MI FIDO”) COME DIRETTORE DEL TG1 L’INTRAPRENDENTE CHIOCCI, DOTATO DI UNA RETE RELAZIONALE RADICATA IN TUTTE LE DIREZIONI, DAL MONDO DELLA SINISTRA ALL’INTELLIGENCE DI DESTRA - BEN CONOSCENDO IL CARATTERINO DELL’EX DIRETTORE DE “IL TEMPO” E ADNKRONOS, BEN LONTANO DALLA DISPONIBILITÀ AD ACCETTARE ORDINI E DINIEGHI, OCCORREVA CORRERE AI RIPARI PRIMA CHE LA SGARBATELLA PROCEDESSE ALL’INFELICE NOMINA, FACENDO CIRCOLARE LA VOCE DEL SUO TRASLOCO DALLA DIREZIONE DEL TG1 A BRACCIO MEDIATICO DELLA PREMIER - NEL CASO, SEMPRE PIÙ LONTANO, DI VEDERE CHIOCCI A PALAZZO CHIGI, ALLORA VORRÀ DIRE CHE L’EQUILIBRIO DI POTERI ALL’INTERNO DELLA FIAMMA MAGICA È FINITO DAVVERO IN FRANTUMI...

marcello viola alberto nagel giorgia meloni francesco gaetano caltagirone luigi lovaglio mps mediobanca piazza affari

DAGOREPORT - MEDIOSBANCA! I GIOCHI ANCORA NON SONO FATTI. E LE PREMESSE PER UN FUTURO DISASTRO SONO GIÀ TUTTE SUL TAVOLO - AL DI LÀ DELLE DECISIONI CHE PRENDERÀ LA PROCURA DI MILANO SUL PRESUNTO “CONCERTO” DEL QUARTETTO CALTA-GIORGETTI-LOVAGLIO-MILLERI NELLA PRIVATIZZAZIONE DEL 15% DI MPS, IL PROGETTO TANTO AUSPICATO DA GIORGIA MELONI DI DARE VITA A UN TERZO POLO BANCARIO, INTEGRANDO MPS, BPM E MEDIOBANCA, SI È INCAGLIATO DI BRUTTO: LO VUOLE SOLO FRATELLI D’ITALIA MENTRE FORZA ITALIA SE NE FREGA E LA LEGA E' CONTRO, SAPENDO BENISSIMO CHE L’OBIETTIVO VERO DEL RISIKONE BANCARIO È QUEL 13% DI GENERALI, IN PANCIA A MEDIOBANCA, NECESSARIO PER LA CONQUISTA CALTAGIRONESCA DEL LEONE DI TRIESTE - AL GELO SCESO DA TEMPO TRA CALTA E CASTAGNA (BPM) SI AGGIUNGE IL CONFLITTO DI CALTA CON LOVAGLIO (MPS) CHE RISCHIA DI ESSERE FATTO FUORI PER ‘’INSUBORDINAZIONE’’ - ANCHE LA ROSA DEI PAPABILI PER I NUOVI VERTICI DI MEDIOBANCA PERDE PETALI: MICILLO HA RIFIUTATO E VITTORIO GRILLI NON È INTERESSATO - LA BOCCIATURA DELL’OPERAZIONE DI FITCH, CHE VALUTA MPS CON UN RATING PIÙ BASSO RISPETTO A MEDIOBANCA - LAST BUT NOT LEAST: È SENZA FINE LO SCONTRO TRA GLI 8 EREDI DEL VECCHIO E IL CEO MILLERI, PARTNER DEVOTO DI CALTARICCONE…