A NAPOLI È CACCIA ALLE FOTO A HARD DELLE MILF CHE SCOPAVANO CON IL CONSOLE USA DONALD MOORE – NAPOLI PORTA SFIGA AL BANANA: IL PG DELLA CASSAZIONE CHE HA CONFERMATO L’INCANDIDABILITÀ E' UN EX PM CAMPANO CON CUI COLLABORAVA ANCHE DE MAGISTRIS

Dagoreport

1. LE PREOCCUPAZIONI DELLE MILF NAPOLETANE
Affari d'oro per un paio di hacker napoletani di Via Chiaia, una delle strade chic del capoluogo. Hanno trovato una vera e propria miniera d'oro in tempi di vacche magre: le signore della Napoli-bene che pagano suon di bigliettoni per ripulirsi la reputazione web dopo lo scandalo del chiacchieratissimo console Donald Moore, finito sulla graticola negli Usa per aver ospitato prostitute e amanti nella sede diplomatica che affaccia su Mergellina.

Pare, infatti, che le foto col console - un tempo gettonatissime sui siti della movida partenopea - siano diventate parecchio imbarazzanti oggi. Tanto da richiedere l'intervento degli esperti informatici per seppellirle nel profondo del web e renderne più difficile la ricerca su Google. Parecchie gentildonne hanno qualcosa da nascondere...

2. URGE CORNETTO ANTI-JELLA (GIUDIZIARIA)
Saranno anche coincidenze, ma forse il Banana un pensierino sulla (s)fortuna che gli porta Napoli - al netto dell'amore della bella Francesca Pascale - deve iniziare a farselo. Prima l'avviso di garanzia ricevuto, nel 1994, da presidente del Consiglio durante il forum internazionale sulla criminalità in corso proprio nel capoluogo campano, poi le inchieste della Procura vesuviana su Rai fiction e sulla presunta estorsione di Valter Lavitola e, infine, il processo per corruzione di Sergio De Gregorio.

La ciliegina sulla torta? Ieri, a chiedere la conferma dei due anni di interdizione dai pubblici uffici, in Cassazione, è stato un magistrato napoletano, Aldo Policastro. Ex pm antimafia a Napoli, Policastro ha lavorato a numerose e delicatissime inchieste sul crimine organizzato e sui colletti bianchi spesso affiancato da un giovane sostituto procuratore di nome Luigi de Magistris.

3. I GIORNI DIFFICILI DEL GOVERNATORE
Giorni assai complicati per il governatore della Campania, Stefano Caldoro. Pronto a lanciarsi nell'avventura europea, sarebbe stato frenato nei suoi ardori elettorali dal Caimano che non intende dare spazio ai big nella prossima tornata di maggio, tant'è che resteranno fuori dai giochi anche Fitto in Puglia e Galati in Calabria. "Non voglio conte interne", avrebbe detto il Banana ai suoi.

Dunque, spazio all'assessore regionale Fulvio Martusciello che nutriva ambizioni da futuro presidente della Regione Campania nel 2015. Intanto, in Consiglio regionale la situazione è sempre più instabile con gli "alfanoidi" di NcD e i "ribelli" di Forza Campania (che nei prossimi giorni presenterà simbolo e nuova sede in vista delle amministrative) che scalciano e che potrebbero federarsi in un maxi-gruppo da 16 consiglieri, in pratica più della metà della maggioranza di centrodestra che oggi è a quota 31.

E, come se non bastassero i problemi politici, appena ventiquattr'ore fa, un'altra tegola si è abbattuta sul governatore. E stavolta arriva dalla Procura di Napoli.

4 - INDAGATO IL CAPOSTAFF DI CALDORO, PERQUISIZIONI A CASA E IN UFFICIO
Leandro Del Gaudio per "Il Mattino"

Una operazione immobiliare ritenuta sospetta, la necessità investigativa divederci chiaro. E di far partire la catena degli accertamenti, con un blitz della Guardia di Finanza che bussa alle porte di Sandro Santangelo, capo della segreteria del presidente della giunta regionale Stefano Caldoro. Sono le prime ore del mattino, quando gli uomini del nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza si presentano a casa negli uffici del braccio destro del governatore, nell'ambito di un'inchiesta nata da una segnalazione di una presunta operazione sospetta da parte della Banca d'Italia.

Stando a quanto emerso finora, sotto i riflettori finisce l'acquisto di un immobile di via Toledo, operazione immobiliare che vede coinvolta anche la docente Annamaria Colao, moglie del governatore Caldoro. Stando alla lettura di quanto emerso finora da un procedimento ancora in corso, la Colao non risulta indagata, nell'ambito di una vicenda investigativa in cui risulta decisivo l'accertamento degli atti acquisiti nel corso del blitz di ieri mattina. Doverosa una premessa: perquisizioni e acquisizioni di atti non vanno intesi come una condanna a carico degli indagati, ma come un mezzo di ricerca di eventuali riscontri investigativi.

Tutte le persone coinvolte in questa vicenda potranno fornire la propria versione dei fatti nel corso del seguito del procedimento. Ma in cosa consiste l'inchiesta culminata ieri nelle perquisizioni in casa e negli uffici di Santangelo? Truffa e riciclaggio sono i reati ipotizzati dal pm Giancarlo Novelli, magistrato in forza al pool reati contro la pubblica amministrazione guidato dal procuratore aggiunto Alfonso D'Avino. Stando a quanto trapelato finora, sotto i riflettori finiscono alcune movimentazioni bancarie che vedono legati Santangelo, la Colao e una società immobiliare: una triangolazione, grazie alla quale è stato acquistato un immobile in via Toledo nel corso di una asta fallimentare.

Ad insospettire gli inquirenti, passaggi di denaro quanto meno anomali: la Colao ad esempio avrebbe versato una somma di denaro per sostenere l'acquisto dell'immobile, vedendosi poi restituire parte della cifra, qualche tempo dopo che l'immobile era stato comprato dalla società immobiliare Resolve, che fa capo allo stesso Santangelo.

Tutto alla luce del sole, tutto attraverso i conti correnti - spiegano dal fronte difensivo -, quanto basta comunque ad avviare gli accertamenti in linea con le tassative procedure antiriciclaggio. Perché quel ritorno di denaro? In cosa consiste quella sorta di parziale operazione rientro? Domande in cui contano gli aspetti numerici.

Si parte dall'acquisto dell'immobile per 300mila euro, grazie a un prestito di soci, ma anche in relazione a un accordo tra Santangelo e la Colao, che stabilisce la divisione dell'immobile in due parti: una di 47 metri quadrati, che resta a Santangelo; l'altra di 80 metri quadrati che viene acquistato da Colao, che versa 200mila euro.

Ma sui movimenti in entrata e in uscita, tocca ora ai militari della Finanza fare chiarezza. Una operazione seguita ieri mattina dagli avvocati Fabio Carbonelli e Alfonso Furgiuele, storicamente quest'ultimo difensore del governatore Caldoro, pronti a fornire una versione uguale e contraria alle accuse di truffa e riciclaggio.

vesuviosegreto@gmail.com

 

donald moore tra scopelliti e talarico ALESSIA ARDESI - FRANCESCA PASCALE A SAN SIRO.KAREN DE GRACIA - VALTER LAVITOLA - DEBBIE CASTANEDABERLUSCONI CON RICCARDO MARTINELLI E VALTER LAVITOLA jpegde gregorio e lavitolaDE MAGISTRIS ALLO STADIOMARCELLO TAGLIALATELA E STEFANO CALDORO Stefano Caldoro STEFANO CALDORO E LUIGI DE MAGISTRIS

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