BISI 007 - NEI GIORNI CALDI DI METÀ LUGLIO (DECISIONE DEL RIESAME, VOTO SULL’ARRESTO DI PAPA, ETC), DAGLI ARRESTI DOMICILIARI BISIGNANI SCARICÒ CON UN VIRUS TROJAN I DATI TELEMATICI DAI COMPUTER DI NEMICI E AVVERSARI POLITICI - IL 29 SETTEMBRE WOODCOCK & C. HANNO SEQUESTRATO TUTTI I PC DI CASA - I FILE FINIVANO SU DIVERSE MAIL DI GOOGLE, MA TRA I DOCUMENTI ALCUNI SONO RITENUTI “CLASSIFIED” DALLA SOCIETÀ DI MOUNTAIN VIEW: PER ACQUISIRLI SERVE UNA ROGATORIA…

Massimo Martinelli per "Il Messaggero"


Ha cominciato una notte di luglio, alle tre meno due minuti e ha finito 144 ore dopo, cioè sei giorni esatti, più o meno alla stessa ora. Luigi Bisignani, indicato come il burattinaio della presunta loggia P4, era agli arresti domiciliari, a Roma, nella sua villa sulla Trionfale. E in questo arco temporale, ininterrottamente, scaricò in maniera apparentemente illegale i dati telematici che un virus «amico» aveva rubato per lui sui computer di nemici e avversari politici.

La circostanza, che ha già portato alla perquisizione e al sequestro dei tutti i pc di casa Bisignani lo scorso 29 settembre, emerge dalla perizia depositata ieri dai pm Woodcock e Piscitelli al tribunale del Riesame di Napoli. Il quale, nei prossimi giorni, dovrà decidere il dissequestro di quei macchinari.

Non è tutto. Perché nella memoria dei computer di Bisignani, i periti avrebbero ritrovato anche documenti riservati, indicati come «classified», presumibilmente acquisiti presso banche dati telematiche di organismi governativi, italiani e stranieri. E il fatto che per conoscere il contenuto di questa documentazione, i pm napoletani abbiano dovuto inviare una rogatoria in Usa, alla sede centrale di Google, conferma che si tratta di materiale riservato che è stato ottenuto proprio durante quell'attività di pirateria informatica.

Il convincimento deriva dal fatto che è proprio Google il gestore delle caselle di posta elettronica che fungevano da serbatoio per i dati che Bisignani attingeva nei computer di estranei inconsapevoli. I periti della procura di Napoli hanno spiegato chiaramente cosa è accaduto in quei sei giorni, dall'8 al 14 luglio scorsi: Bisignani utilizzava un file del tipo Trojan; cioè una sorta di «cavallo di Troia» che poteva essere inviato per email alla persona da spiare e si autoinstallava nel suo computer nel momento in cui veniva aperta la posta elettronica.

Da quel momento, il Trojan registrava l'attività dei computer in cui si era infilato e ritrasmetteva tutto in copia verso alcune caselle di poste elettronica di Google, con estensione Gmail.com o Googlemail.com, attivate da Bisignani.

E lui, il presunto ideatore della P4, ne aveva almeno sei di indirizzi email con Google. Il perito della procura ne ha isolati tre: tip848@gmail.com; octo424@gmail.com e dude626@gmail.com. E' da questi serbatoi che l'ex giornalista ha attinto dati per sei giorni di seguito, utilizzando i cinque computer, i due tablet e il notebook che poi gli sono stati sequestrati lo scorso 29 settembre.

E adesso gli investigatori stanno cercando di capire se il fatto che abbia scelto quel periodo di luglio possa avere un qualche significato. In effetti, la settimana era decisamente «calda», almeno per l'inchiesta P4: il martedì 12 era fissata l'udienza del Riesame di Napoli che doveva pronunciarsi sulla fondatezza del provvedimento che teneva Bisignani ai domiciliari; il giorno dopo, mercoledì 13, la Giunta per le Autorizzazioni era convocata per decidere, sulla richiesta di arresto formulata nei confronti del parlamentare Alfonso Papa, e i lavori furono poi spostati al 15 luglio. E ancora, il giorno 8, proprio quello in cui Bisignani cominciò a scaricare dati ininterrottamente, alcuni settimanali avevano pubblicato ampi servizi sulla presunta rete di amicizie e di connivenze.

Il prossimo passo sarà l'acquisizione del contenuto di quelle tre caselle di posta elettronica. Ma dagli States, come anticipato, fanno resistenze. Il gestore Google ha evidenziato la presenza di documenti riservati, cioè «classified». E per acquisirli all'indagine sarà necessario un passo formale con una rogatoria integrativa attraverso il ministero della Giustizia.

In realtà, la «web company» statunitense ha già fornito alcune indicazioni su quello che è custodito nelle tre caselle di posta elettronica Gmail di Bisignani, informando ad esempio i magistrati napoletani che esistono anche file audio con le registrazioni di conversazioni avvenute nella stanza in cui erano installati i computer con il Trojan. Il quale, evidentemente, aveva anche la capacità di funzionare come microspia ambientale.

 

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