LA BUCCIA DEL BANANA A RENZI FONZIE: TENERE IN VITA IL GOVERNO PER FERMARNE L’ASCESA - "FORZA ITALIA" IN MANO AI CATA-FALCHI SANTADECHE'-VERDINI

Ugo Magri per "la Stampa"

Vuoi vedere che Letta ci ha indovinato, mercoledì non scoppierà la crisi, giovedì neanche e venerdì nemmeno? Berlusconi sta per alzare bandiera bianca. Se la Giunta delle elezioni deciderà di cacciarlo dal Parlamento, con un nobile discorso lui protesterà al mondo la propria innocenza, si dichiarerà vittima dei magistrati. Ma per il bene supremo dell'Italia incasserà il ceffone senza mandare tutto all'aria...

Così perlomeno in questo momento il Cavaliere sembra orientato. Sabato ne aveva discusso con i più fedeli amici, e domenica non ha cambiato idea. Anzi, si va convincendo vieppiù che tenere in vita il governo sarebbe una trovata strategica geniale, l'unico modo per intralciare la marcia trionfale di Renzi. Se fino a pochi giorni fa Silvio non vedeva l'ora di tornare alle urne, adesso pare intenzionato a votare non prima del 2018.

Questa è l'istantanea postata da Arcore, sempre soggetta a ripensamenti si capisce. Verrebbe dunque da immaginare le «colombe» che festeggiano a champagne la svolta pacifista del Líder Máximo, e viceversa i cosiddetti «falchi» con le piume abbassate. Invece, sorpresa, succede esattamente il contrario. Il gruppone dei moderati è in grande allarme, laddove si coglie euforia tra i duri e puri.

Pare infatti che, nel suo discorso al Paese, il Cav non voglia soltanto confermare il sostegno a Letta, ma intenda sbaraccare il Pdl e annunciare la rinascita di Forza Italia la cui gestione finirebbe (ecco il motivo del loro giubilo) tutta nelle mani dei «falchi». Vale a dire di Verdini, di Bondi, di Capezzone e, naturalmente, della volitiva Santanché. Verrebbe nominato un comitato di gestione provvisorio, come avviene in tutte le fasi di transizione rivoluzionaria.

Ma trova pure conferma l'indiscrezione, divulgata dal «Giornale», secondo cui Berlusconi avrebbe già vergato di suo pugno una carta che trasferisce a Verdini tutte le deleghe operative fin qui gestite da Alfano. In pratica, un trasferimento dei poteri che nella visione berlusconiana segnerebbe una sorta di Yalta, una pace durevole tra le anime interne basata sulla ripartizione delle sfere di influenza: di qua il partito, di là il governo. Chi si occupa del primo non dovrà immischiarsi del secondo, e viceversa.

Oltre al quartetto sopra illustrato, i ruoli di primo piano verrebbero conferiti a Crimi, nella veste di tesoriere, a Palmieri, a Fontana, a D'Alessandro, alla Calabria: tutti quanti falchi, falchissimi. Ma come escludere dagli organigrammi Michela Vittoria Brambilla, già animatrice dei circoli berlusconiani, tornata in auge dopo una campagna di battaglie animaliste? Ci sarà posto anche per lei, laddove i governativi, i ministeriali saranno tenuti fuori dal palazzo di Piazza San Lorenzo in Lucina, finemente arredato con divani in pelle della Natuzzi, una sede sibaritica che Berlusconi inaugurerà con la sua presenza mercoledì o giovedì, davanti a un nugolo di telecamere.

E potrebbe essere quella (sebbene come sempre nulla sia deciso) l'occasione ideale per il doppio annuncio, sul passaggio delle consegne Pdl-Forza Italia e sulla crisi che non si farà più. Ma dopo averla più volte minacciata salvo cambiare idea, difficilmente in futuro qualcuno ci cascherà, certo non Letta, non il Pd. Cosicché la delegazione «azzurra» al governo si troverà inerme, perennemente sotto schiaffo, mai più nella condizione di poter alzare la voce. E quando prima o poi tornerà al partito, troverà le stanze tutte occupate...

 

 

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