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CONVENTION FATTA A MAGLIE - "OBAMA SI E’ INVENTATO LA NUOVA POLITICA MODERATA DEMOCRATICA: IL SUO E’ STATO UN GRAN DISCORSO DI UN GRANDE BUGIARDO PERCHÉ LA RICONVERSIONE AL CENTRO È UN PO’ TARDIVA E NON CREDIBILE - CI VUOLE UNA BELLA FACCIA TOSTA AD AVER GOVERNATO DA LIBERAL INTEMERATO PER POI BUTTARSI SULLA EREDITÀ CONSERVATRICE"

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Maria Giovanna Maglie per Dagospia

 

Fermi tutti, abbiamo scherzato col "change", e da oggi ci spostiamo tutti compatti verso il vecchio rassicurante centro. Barack Obama ha fatto un gran discorso, forse l'ultima importante della sua presidenza, e ci mancherebbe, perché intanto parlava per sè, della sua eredità, dell'America che lascia dopo otto anni al potere, poi  perché si preparava alla campagna d'autunno in cui deve far eleggere parlamentari legati a lui che gli serviranno nella sua attività futura di grande lobbista internazionale, e infatti si è inventato la nuova linea politica moderata democratica.

 

Un gran discorso di un grande bugiardo perché la riconversione al centro è un po’ tardiva, un po’ non credibile, certamente però è abile, e il 2016 ci ha abituato a tutto.

 

OBAMA CONVENTIONOBAMA CONVENTION

Entusiasmo alle stelle nella convention,  e si capisce, ché nonostante le balle diffuse via stampa e tv, la platea era fortemente delusa dal discorso freddo di Bill Clinton martedì, e si ritrovava francamente annoiata dalle performance anonime di Bill De Blasio, sindaco di New York, uno che ha sempre fatto il tifo per Sanders, di Jesse Jackson, sempiterno attivista dei diritti civili che in epoca di presidente nero fa un po’ ridere., di Jerry Brown, governatore della California, di Leon Panetta, ex capo della CIA ex ministro della Difesa e oggi gran bollito, dell'ennesima attrice dai gridolini entusiastici  per Hillary Clinton, Sigourney Weaver, infine da un paio di canzoni di Lenny Kravitz.

 

BLOOMBERGBLOOMBERG

Era piaciuto invece il discorso strappalacrime di Gabrielle Giffords, la deputata dell'Arizona a cui un uomo sparò alla testa a Tucson nel 2011, che parla e cammina con fatica e che ha fatto l'immancabile intemerata contro le armi. Ospite a sorpresa Michael Bloomberg, ex sindaco di New York, a lungo repubblicano poi indipendente, ora clintoniano in odio a Donald Trump, ma il suo è stato più che altro il rigurgito di una rissa tra miliardari della Grande Mela, il meno serio dei quali ce l’ha fatta fregando il più serio; tristissimo Tim Kaine, senatore della Virginia e candidato alla vicepresidenza, oratore veramente moscio.

 

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Poi è arrivato Barack Obama e ha fatto un discorso di destra, ascoltare per credere, citando essenzialmente due presidenti repubblicani, Ronald Reagan e Theodore Roosevelt, per dire che alla convention di Cleveland non ci sono stati  repubblicani e conservatori ma solo arrabbiati carichi di odio e di accuse, mentre l'America è grande, forte, prospera e unità. “L'America che conosco è piena di coraggio, di ottimismo e di genialità”, insomma non è quella oscura e timorosa di Donald Trump, che è un demagogo.

 

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Ci vuole una bella faccia tosta a chiamarti Barack Obama, aver governato da liberal intemerato e da politically correct estremo, per poi buttarsi sulla eredità conservatrice; certo è che chi ha scritto il discorso, e ci  lavorato chissà quanto, ha deciso che l'unica possibilità per Hillary Clinton di vincere le elezioni a novembre è quella della svolta verso il centro, come fece del 1992 Bill Clinton,che ci credeva, occupando tutti gli spazi di esaltazione della Costituzione e dell’ eccezionalismo americano, lasciati liberi secondo loro dal progetto di Donald Trump.

 

 

C'era una volta il “change”, ora c'è la grande patria e dopo otto anni di grande incertezza  a tutto in politica internazionale, si torna addirittura alle posizioni muscolari e internazionaliste di un tempo, quasi tendenza  Bush, odiato e calunniato per otto anni, ma ora si porta perché detesta Trump a tal punto da aver disertato la convention con famiglia.

BILL DE BLASIOBILL DE BLASIO

 

Se è vero quel che democratici da ieri sostengono, ovvero che repubblicani hanno tradito le loro parole chiave, appropriarsene è legittimo. Resta il discorso della coerenza, che Obama ha dribblato tentando di spiegare che non si deve scegliere tra l'essere progressisti e l'essere conservatori, ma tra l'essere democratici o autoritari.

 

Hillary deve molto a Obama, per aver con la sua autorevolezza di capo del Paese, operato una riconversione a 360 gradi della campagna democratica. Ciò non toglie che se tutte le ricerche, ultima quella del Pew Research Center, dicono che contenti tra gli americani sono solo il 24 per cento, che il  77 crede che Donald Trump cambierà il modo nel quale le cose vanno a Washington contro un 45 che dà fiducia alla Clinton, allora Barack Obama e suo vice Joe Biden hanno aiutato sè stessi e  non la candidata,hanno trasmesso il messaggio rischioso che con lei si sceglie un terzo identico o comunque simile mandato.

 

JOE BIDEN 1JOE BIDEN 1

Aleggia sulla convention la maledetta storia degli hacker e delle mail, con tanto di accuse a Putin di aiutare platealmente Donald Trump, rafforzate da un appello tra il serio e il provocatorio  di Trump, che ha  invitato Putin a tirare fuori  se le ha una volta per tutte le mail di Hillary.

 

E’ diventato un autentico tormentone, ed è straordinaria la faccia tosta di chi accusa altri del proprio comportamento fraudolento. Il punto ripetuto fino alla nausea è: chi ha in mano le mail che Hillary Clinton ha sempre negato di avere, che il capo del FBI ha invece sostenuto che esistono, sono top secret, sono state spostate su indirizzo personale della Clinton quando era segretario di Stato, quindi messe a disposizione di chiunque avesse la capacità di rubarle?

 

Queste mail rivelano la verità sulla strage di Bengasi, spiegano che nel settembre del 2012 l'ambasciatore la sua scorta furono lasciati senza protezione, e nonostante avessero chiesto l'aiuto dell'esercito, perché aiutarli avrebbe significato  ammettere  a ridosso della rielezione di Obama il pericolo del dopo guerra in Libia, invece di ostentare vittoria facile e pacificazione avvenuta? Chi le ha? Assange rinchiuso nell’ambasciata dell’Equador a Londra, Snowden che è rifugiato a Mosca, altri che le hanno vendute ai migliori offerenti?

 

Materiale così in mano a governi che come la Cina e la Russia non sono né amici ne nemici, lo ha spiegato bene Rudy Giuliani, ma interlocutori, il rapporto con i quali dipende dall'abilità del presidente e del  segretario di Stato, è una bomba. Dovesse uscire di qui all’ 8 novembre, avrà non solo compromesso la elezione della Clinton ma inficiato a lungo la tenuta del sistema elettorale e di selezione dei candidati.

 

Dovesse essere tenuto riservato per poi utilizzarlo come arma di ricatto e pressione, a Clinton eventualmente letta, sarebbe anche peggio, comprometterebbe la tenuta del sistema americano. Di tutto ciò i democratici ogni giorno infiltrati da hackers che ne svelano la disinvoltura di comportamento, fingono di infischiarsene. Non è una bella storia.  Oggi gran finale col discorso della nominata.

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