LIGRESTI (DI FRANCIA) ADDIO - LA DE AGOSTINI STA SBOLOGNANDO LE CLINICHE FRANCESI DI ‘GENERALE DE SANTE’ AL GRUPPO AUSTRALIANO RAMSAY E AL CREDIT AGRICOLE - E CON L'OPERAZIONE SI ROMPONO GLI ULTIMI RAPPORTI DI AFFARI TRA MEDIOBANCA E LA FAMIGLIA LIGRESTI
Carlotta Scozzari per Dagospia
L'alleanza in Générale de Santé (Gds), che a oggi risulta piuttosto inconsueta, tra il Gruppo De Agostini da una parte e Antonino Ligresti, fratello di Salvatore, dall'altra, è l'ennesima dimostrazione di come, nel mondo della finanza, tiri una brutta aria sugli affari che corrono sull'asse tra Italia e Francia.
Questa mattina la società di investimenti del Gruppo De Agostini, Dea Capital, ha annunciato di essere in trattativa esclusiva per la cessione dell'intera partecipazione detenuta nella società di oltralpe, attiva nel settore delle cliniche private e quotata sul mercato Eurolist di Parigi, al prezzo di 16,75 euro per azione.
A presentare un'offerta congiunta non vincolante sono stati i fondi Ramsay Health Care e Ramsay Santé, del gruppo fondato dall'uomo d'affari australiano Paul Ramsay, scomparso appena il primo maggio scorso, più la francese Crédit Agricole Assurances. Il periodo di esclusiva concesso alla cordata scadrà il 6 giugno.
Se verrà raggiunto un accordo vincolante, sul gruppo francese verrà lanciata un'Opa (offerta pubblica di acquisto). Da notare che i fondi Ramsay Health Care sono gli stessi che già nel dicembre del 2013 hanno rilevato la divisione psichiatrica di Générale de Santé, quindi è un po' come se avessero già un piede nel gruppo.
L'offerta, ha spiegato Dea Capital in un comunicato, riguarda l'83,43% del capitale di Générale de Santé custodito dalle società Santé Sa in forma sia diretta sia indiretta attraverso la Santé Développement Europe Sas. Il Gruppo De Agostini ha in mano il 43% di Santé Sa, mentre Mediobanca ha quasi il 10% (9,92%) e ad Antonino Ligresti fa capo la restante parte del capitale pari a circa il 47% e corrispondente alla quota di maggioranza.
Un'alleanza a tre che ha tutta l'aria di essere passata di moda, se si considera che vede schierati la Mediobanca di Alberto Nagel e la De Agostini capitanata da Lorenzo Pellicioli (e fin qui non c'è nulla di che stupirsi) insieme con il fratello di Salvatore Ligresti. Imprenditore e immobiliarista, quest'ultimo, finito nei guai sia giudiziari sia finanziari insieme con i figli Jonella, Giulia e Paolo per le vicende della compagnia assicurativa Fondiaria-Sai.
E siccome è stata proprio la Mediobanca di Nego Nagel a "mollare" la famiglia di Don Salvatore facendo emergere molte delle "magagne" Fonsai (gruppo ai tempi d'oro dell'economia finanziato a piene mani da Piazzetta Cuccia), suona alquanto strano questo sodalizio in Générale de Santé con Antonino Ligresti.
Ma niente paura: se l'operazione annunciata questa mattina dovesse andare a buon fine, anche quest'ultimo legame che unisce Mediobanca alla famiglia "allargata" dei Ligresti, dovrebbe essere spazzato via. Dal momento che Piazzetta Cuccia, da quasi un anno ormai, ha annunciato la fuga dai salotti e la cessione di tutte le partecipazioni, è altamente probabile che Nego Nagel scelga di imitare la De Agostini dell'amico Pellicioli vendendo la partecipazione alla cordata formata dal gruppo Ramsay e dal Crédit Agricole.
Del resto, l'avventura in Générale de Santé non è stata delle più fortunate. Basti pensare che, nel 2007 (tutta un'altra epoca per il mondo degli affari), il veicolo del Gruppo De Agostini Dea Capital Investments aveva acquisito il 43% di Santé Sa, cassaforte controllante del gruppo francese delle cliniche, investendo 347 milioni. Adesso, la stessa partecipazione, nel bilancio di Dea Capital del 2013, vale "appena" 221,2 milioni, dopo essere stata nuovamente svalutata dai 226,1 milioni risalenti alla fine del 2012.
Analoga sorte per Mediobanca, che nella relazione semestrale al 31 dicembre 2013 annunciava una leggera revisione al ribasso di 800mila euro del valore di libro della partecipazione in Générale de Santé, che ora è in carico per 30 milioni. Diverso il discorso per Antonino Ligresti, che ricopre tra l'altro il ruolo di presidente di Gds (il suo vice è Lorenzo Pellicioli) e che a quanto risulta è intenzionato a restare socio, eventualmente anche aumentando la propria partecipazione.
Il 2013 per Gds non è stato un anno semplice: i ricavi sono scesi da 1,93 a 1,87 miliardi, mentre il margine operativo lordo (ebitda), che tende a rispecchiare l'andamento del business del gruppo, è sceso da 240 a 226 milioni. L'utile netto di Générale de Santé è invece salito da 56 a 111 milioni ma grazie alle plusvalenze realizzate con alcune cessioni. In questo quadro, l'indebitamento finanziario netto, per quanto lo scorso dicembre sia sceso da 769 a 610 milioni, resta piuttosto elevato.




