LA DESTRA SPARITA - FINITO FINI, SQUAGLIATO CASINI, LA RUSSA E ALEMANNO CERCANO DI RECUPERARE 5 MILIONI DI VOTI

Carlo Fusi per "Il Messaggero"

Ma insomma la destra, che fine ha fatto? Inutile cercarla dalle parti del governo: nè, un ministro, né un vice, e nemmeno un sottosegretario appartengono a quel mondo che solo nella passata legislatura aveva un centinaio di parlamentari nelle coorti dei berluscones. Altrettanto inutile inseguirla nei meandri dei moderato-conservatori.

Ci sono, è vero, tracce sparse in Parlamento o in qualche Consiglio regionale sotto questa o quella sigla: ma in generale quella costituency che fino a ieri compulsava fiera le tabelle elettorali ora le guarda con il crescente terrore di finire ammucchiata nella mesta e indistinta categoria "altri". E allora? Beh, diciamo che, non potendo più contare su una rappresentanza politica propria e riconoscibile, ci sono alcuni milioni di elettori che si sono intruppati sotto le insegne del Cavaliere.

FINI SI CHIAMA FUORI
Al momento sembrano destinate a restarci. Perché ci si trovano bene. Praticamente tutti i report, infatti, e ultimo quello stilato dall'istituto di ricerche sociopolitiche di Arnaldo Ferrari Nasi, dicono due cose. Primo, gli elettori di destra non vedono un leader con le stimmate del loro mondo nel quale riconoscersi.

Cancellato Gianfranco Fini - che invece per anni li aveva fatti sognare portando fin nella stanza dei bottoni governativa una classe dirigente nata e cresciuta nel mito dell'Msi, di Almirante e dell'opposizione perpetua intesa come orgogliosa non commistione - adesso sugli epigoni di quella stagione: da La Russa a Storace, da Gasparri a Matteoli, si è posata la polvere del deja vu: la più ostica da mandare via. Secondo, gli elettori di destra stanno con Berlusconi perché lo considerano l'unico in grado di battere l'avversario di sempre, l'odiata sinistra. Tutti gli altri sono cloni per di più sono in odore di centrismo. Una specie di marchio d'infamia.

DIASPORA COME IL PSI?
Messa così, sembra che per chi votava An (il simbolo della Destra di Storace sulla scheda elettorale c'è; quello di Fratelli d'Italia pure), si spalanchi la voragine del destino che ha contraddistinto nella prima Repubblica il Psi: diaspora o annientamento. Al tempo stesso, però, è difficile credere che milioni di elettori con un fortissimo tratto identitario si rassegnino ad ammainare ogni loro bandiera.

Anche perché sono tanti i pezzi di ex apparato che non si rassegnano alla pensione. E infatti le iniziative si moltiplicano. Fli ha chiuso i battenti ma Roberto Menia si è accollato il compito di cucire i pezzettini sparsi per l'Italia: è andato in Sicilia per una iniziativa con Domenico Nania, ex vicepresidente del Senato. A Roma, Silvano Moffa e Pasquale Viespoli hanno riunito i loro aficionados di Azione popolare: c'erano anche Gennaro Malgieri e Landolfi. A metà giugno, a riunirsi saranno i Fratelli d'Italia di La Russa. A luglio è prevista la convention di Storace.

Nel frattempo, l'europarlamentare ex finiano Potito Salatto ha creato, con Salvatore Tatarella, l'associazione "Popolari italiani per l'Europa". Dietro parecchie di queste sortite, seguendo lo spartito di una regia felpata e accorta, c'è l'ex ministro Andrea Ronchi, uno dei pochi (meglio: l'unico) che parla con tutti e con il quale tutti parlano. E poi c'è la partita romana: la più importante di tutte.

LA PARTITA PER IL CAMPIDOGLIO
Già, perché per il Campidoglio è in pista Gianni Alemanno, l'unico esponente di destra che guida una amministrazione di grande prestigio e visibilità. Se dovesse essere rieletto, diventerebbe inevitabilmente lui il riferimento della destra sparsa e smarrita. Si vedrà.

L'impresa di riunire ciò che la vicenda politica ha sparpagliato è difficilissima, forse impossibile. Bisogna individuare una piattaforma di valori e di credibili parole d'ordine. Serve tenacia e lungimiranza. Serve pragmatismo. «Se a un uomo di destra glielo togli, non gli resta niente» amava dire Pinuccio Tatarella, la mente più lucida di quel mondo, la cui prematura scomparsa ha reso orfani tanti.

 

LaRussa Ignazio Gianni Alemanno Storace Francesco Maurizio Gasparri MATTEOLISILVIO BERLUSCONI Roberto Menia Casini e Fini

Ultimi Dagoreport

sigfrido ranucci giovambattista fazzolari

DAGOREPORT - UCCI UCCI, TUTTO SUL CASO RANUCCI: DAI PRESUNTI CONTATTI DI SIGFRIDO CON I SERVIZI SEGRETI PER L'INCHIESTA DI "REPORT" SUL PADRE DI GIORGIA MELONI AL PEDINAMENTO DI SIGFRIDO, CHE COINVOLGEREBBE FAZZOLARI, IL BRACCIO DESTRO (E TESO) DI LADY GIORGIA – RANUCCI, OSPITE IERI SERA DI BIANCA BERLINGUER, HA PRECISATO, MA CON SCARSA CHIAREZZA, COSA E' ACCADUTO NELLE DUE VICENDE: “NON SONO STATO SPIATO DA FAZZOLARI. SO CHE È STATO ATTIVATO UN MECCANISMO PER CAPIRE CHI FOSSE IL NOSTRO INFORMATORE. SI TEMEVA FOSSE QUALCUNO DEI SERVIZI, MA NON È ACCADUTO” - SULL'ALTRA VICENDA DEL PEDINAMENTO: "NON SO SE SONO STATO SEGUITO MATERIALMENTE" – RIGUARDO L'ATTENTATO: "NON HO MAI PENSATO CHE DIETRO CI FOSSE UNA MANO POLITICA" - DAGOSPIA CERCA DI FAR LUCE SUI FATTI E I FATTACCI... - VIDEO

giorgia meloni marina berlusconi antonio tajani

DAGOREPORT – IL DESIDERIO DI FARSI INCORONARE REGINA D'ITALIA, PER IL MOMENTO, LA MELONA LO DEVE RIPORRE NEL CASSETTO DEI SOGNI - L’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, BOCCIATA DA TUTTI I PARTITI CHE NON INTENDONO FINIRE CANNIBALIZZATI DALLA MELONI, STA MANDANDO IN PEZZI FORZA ITALIA - TAJANI FA IL POSSIBILISTA E GLI AZZURRI ESPLODONO. LASCIAMO POI PERDERE LA FAMIGLIA DI ARCORE CHE VEDREBBE SPARIRE IL NOME BERLUSCONI DAL SIMBOLO DEL PARTITO - A MILANO SI VOCIFERA DI UN TERRIBILE SCAZZO AL CALOR BIANCO TRA UN TAJANI IN MODALITA' RIBELLE E CRISTINA ROSSELLO, VICINISSIMA A MARINA - L'IDEONA DI FARSI INCORONARE "SUA MAESTA' GIORGIA I" FA STORCERE IL NASO ANCHE AI VARI POTENTATI SOTTERRANEI DEI FRATELLINI D’ITALIA (LOLLOBRIGIDA-LA RUSSA-RAMPELLI)...

zaia stefani salvini meloni fico schlein de luca

DAGOREPORT – L'ESITO DELLE REGIONALI IN VENETO, CAMPANIA E PUGLIA E' GIA’ SCRITTO MA SARA' IMPORTANTISSIMO PER “PESARE” OGNI PARTITO IN VISTA DELLE STRATEGIE PER LE POLITICHE DEL 2027 – I VOTI DELLE VARIE LISTE POTREBBERO CAMBIARE GLI EQUILIBRI INTERNI ALLE COALIZIONI: SE IN CAMPANIA E PUGLIA LE LISTE DI DECARO E DI DE LUCA FARANNO IL BOTTO, PER L'EX ROTTAMATRICE DI ''CACICCHI'' ELLY SCHLEIN SAREBBE UNO SMACCO CHE GALVANIZZEREBBE LA FRONDA RIFORMISTA DEL PD - ANCHE PER CONTE, UN FLOP DEL SUO CANDIDATO ALLA REGIONE CAMPANIA, ROBERTO FICO, SCATENEREBBE LA GUERRIGLIA DEI GRILLINI CHE DETESTANO L'ALLEANZA COL PD - LADY GIORGIA TIENE D’OCCHIO LA LEGA: SE PRECIPITA NEI CONSENSI IN VENETO, DOVE E' STATA FATTA FUORI LA LISTA ZAIA, PROVEREBBE A SOSTITUIRE IL MALCONCIO CARROCCIO CON AZIONE DI CARLETTO CALENDA...

villa casa giorgia meloni antonio tajani matteo salvini

DAGOREPORT - AH, CHE STREGONERIA È IL POTERE: TRAFIGGE TUTTI. SOPRATTUTTO I PARVENU. E COSÌ, DA PALAZZO GRAZIOLI, CHE FU LA SEDE INFORMALE DI GOVERNO E DI BUNGA-BUNGA DI BERLUSCONI PREMIER, SIAMO PASSATI A "VILLA GRAZIOLI" CON LA NUOVA DOVIZIOSA DIMORA DELL’EX ABITANTE DELLA GARBATELLA, DOVE OCCUPAVA CON MADRE E SORELLA DUE DISGRAZIATE CAMERE E CUCINA - UN IMMOBILE CHE STA SOLLEVANDO UN POLVERONE DI POLEMICHE: VILLA O VILLINO? COL SOLITO AGOSTINO GHIGLIA CHE AVREBBE SOLLECITATO GLI UFFICI DELLA PRIVACY DI TROVARE UN MODO PER LIMITARE LE INFORMAZIONI DA RENDERE PUBBLICHE ALLA CAMERA, IN RISPOSTA A UN’INTERROGAZIONE DELLA BOSCHI SULLA RISTRUTTURAZIONE DELLA VILLA – LA SINDROME DI "IO SO' GIORGIA E NUN ME FIDO DE NESSUNO!" HA POI TRASFORMATO LA MAGIONE NEL SUO BUNKER PERSONALE, LONTANO DAGLI SGUARDI E ORECCHIE INDISCRETE CHE INFESTANO PALAZZO CHIGI - TUTTO BENE QUANDO VENGONO CHIAMATI A RAPPORTO I SUOI FEDELISSIMI, MOLTO MENO BENE QUANDO TOCCA AGLI ALTRI, AGLI “ESTRANEI” DELLA CONVENTICOLA MELONIANA. DAL CENTRO DI ROMA PER RAGGIUNGERE “VILLA GRAZIOLI” CI VOGLIONO, IN LINEA D’ARIA, BEN 40 MINUTI DI MACCHINA. ANCHE DOTATI DI SIRENE E LAMPEGGIANTI, È “UN VIAGGIO”…. - VIDEO

simone canettieri giorgia arianna meloni

DAGOREPORT - MASSÌ, CON I NEURONI SPROFONDATI NELLA IRRITABILITÀ PIÙ SCOSSA, ARIANNA MELONI AVEVA URGENTE BISOGNO, A MO’ DI SOLLIEVO, DELL’ARTICOLO DI DEBUTTO SUL “CORRIERONE” DI SIMONE CANETTIERI - MESSA DALLA SORELLA GIORGIA A CAPO DELLA SEGRETERIA DI FDI, ARIANNA NON NE HA AZZECCATA UNA - ALLA PARI DI QUALSIASI ALTRO PARTITO DI MASSA, OGGI FDI SI RITROVA ATTRAVERSATO DA UNA GUERRIGLIA INTESTINA FATTA DI COLPI BASSI, RIPICCHE E SPUTTANAMENTI, INTRIGHI E COMPLOTTI – DALLA SICILIA (CASINO CANNATA-MESSINA) A MILANO (AFFAIRE MASSARI-LA RUSSA), FINO AL CASO GHIGLIA-RANUCCI, DOVE IL FILO DI ARIANNA SI È ATTORCIGLIATO PERICOLOSAMENTE INTORNO AL COLLO - CHE LA SORELLINA NON POSSIEDA LA ‘’CAZZIMMA’’ DEL POTERE, FATTA DI SCALTREZZA E ESPERIENZA, SE N'E' AMARAMENTE ACCORTA ANCHE LA PREMIER. E PUR AMANDOLA PIÙ DI SE STESSA, GIORGIA L’AVREBBE CHIAMATA A RAPPORTO PER LE SCELTE SBAGLIATE: SE IL PARTITO VA AVANTI COSÌ, RISCHIA DI IMPLODERE… - VIDEO