di maio salvini diciotti

ROUSSEAU FORTE – ARRIVA L’ANNUNCIO DEL VOTO DEGLI ISCRITTI SUL CASO DICIOTTI: DOMANI PC APERTI DALLE 10 ALLE 19: ECCO IL QUESITO E LA RICOSTRUZIONE CHE FA CAPIRE CHE SAREBBE GIUSTO NEGARE L’AUTORIZZAZIONE – SALVINI TEME LA FREGATURA NONOSTANTE LE RASSICURAZIONI DI LUIGINO DI MAIO CHE IL VOTO ON LINE ANDRÀ PER IL VERSO GIUSTO: “SPERO CHE IL GIOCO NON GLI SFUGGA DI MANO” – L'ASTICELLA PER I 5 STELLE È IL 70%. SE IL DISSENSO RIMANE SOTTO IL 30, PUÒ ESSERE CONTENUTO, ALTRIMENTI...

1 – LUNEDÌ 18 FEBBRAIO VOTO SU ROUSSEAU PER SALVINI E LA DICIOTTI

Da www.lettera43.it

 

rousseau voto sul processo a salvini 4

Gli iscritti del M5s voteranno sulla piattaforma Rousseau per decidere sul caso Diciotti e l'autorizzazione a procedere contro il ministro dell'Interno Matteo Salvini lunedì 18 febbraio, dalle 10 alle 19. Il giorno successivo è previsto il primo voto al Senato in Giunta per le autorizzazioni, poi dovrà esprimersi anche l'Aula di Palazzo Madama. L'annuncio ufficiale dell'apertura delle urne online per il popolo pentastellato è arrivato con un post sul Blog delle Stelle. Il quesito proposto alla base è il seguente:

 

Il ritardo dello sbarco della nave Diciotti, per redistribuire i migranti nei vari paesi europei, è avvenuto per la tutela di un interesse dello Stato?

– Sì, quindi si nega l’autorizzazione a procedere

– No, quindi si concede l’autorizzazione a procedere

 

LA RICOSTRUZIONE DEL CASO DICIOTTI SUL BLOG DELLE STELLE

salvini

Chi vota sì, dunque, vota per negare l’autorizzazione a procedere. Chi vota no, vota per concederla. La dirigenza del M5s ha ricostruito sul Blog delle Stelle la vicenda della nave della Guarida costiera italiana interpretandola in un certo modo: «Non è il solito voto sull’immunità dei parlamentari. Di quei casi si occupa l’articolo 68 della Costituzione, e su quelli il M5s è sempre stato ed è inamovibile: niente immunità, niente insindacabilità.

 

Nessuna protezione per i politici che devono rispondere delle loro azioni individuali. Noi mandammo a processo i nostri portavoce Paola Taverna e Mario Giarrusso ed entrambi votarono per farsi processare. Questo è un caso diverso: stiamo parlando infatti dell’articolo 96 della Costituzione. Nello specifico questo è un caso senza precedenti perché mai in passato si era verificato che la magistratura chiedesse al parlamento di autorizzare un processo per un ministro che aveva agito nell’esercizio delle sue funzioni e non per azioni fatte per tornaconto privato e personale (tangenti, truffa, appalti, etc): in questo caso non ci porremmo neppure il problema e lo spediremmo in tribunale».

diciotti

 

TRA LE RIGHE LA RICHIESTA DI NEGARE L'AUTORIZZAZIONE

Il M5s, in parole povere, sta chiedendo agli iscritti di negare l'autorizzazione a procedere. Lo si deduce anche da altri passaggi della ricostruzione del caso, ad esempio da ciò che viene scritto nel secondo paragrafo del post pubblicato sul Blog delle Stelle: «Ricordiamo brevemente i fatti.

 

Tra il 20 e 25 agosto scorso, mentre 137 migranti si trovavano sulla Diciotti, ovviamente con assistenza sanitaria e alimentare, il ministro degli Esteri e il presidente del Consiglio Conte stavano sentendo i leader degli altri Paesi europei affinché ognuno accogliesse la propria quota di migranti. Questo accordo doveva essere raggiunto prima dello sbarco perché, altrimenti, sarebbero dovuti rimanere tutti in Italia. E questo a causa del Regolamento di Dublino, che impone che il primo Paese di approdo debba farsi carico di tutti i migranti che arrivano in Europa».

 

rousseau voto sul processo a salvini 3

Il ministro dell’Interno Salvini, si spiega ancora nel post, «d’accordo con il ministro dei Trasporti Toninelli, il vice presidente del Consiglio Di Maio e con il presidente Conte, negò quindi lo sbarco fino a che l’accordo non fosse stato raggiunto. Per questa vicenda il Tribunale dei ministri di Catania ha deciso di inquisire il ministro dell’Interno perché ha considerato il ritardo dello sbarco dalla nave un sequestro di persona e ha chiesto al parlamento l’autorizzazione a procedere».

 

2 – IL VICEPREMIER LEGHISTA NON SI FIDA DELLA RETE "SPERO CHE IL GIOCO NON SFUGGA DI MANO"

MATTEO SALVINI LUIGI DI MAIO

Amedeo La Mattina per “la Stampa”

 

«S periamo che il gioco non sfugga di mano a Luigi». Matteo Salvini non si fida, teme lo scivolone, la base grillina in prevalenza «manettara, giustizialista». In pubblico dice di occuparsi di altro, dei pastori sardi e del prezzo del latte, di essere «tranquillissimo («gli italiani sanno che sulla Diciotti ho agito per il loro bene e la loro sicurezza»). Forse il suo «amico» Luigi Di Maio gli ha dato assicurazione che il voto on line andrà per il verso giusto, decretando il No all' autorizzazione a procedere chiesto dal tribunale dei ministri. Salvini però rimane scettico sulla mossa dei 5 Stelle che domani voteranno sulla piattaforma Rousseau.

 

Gli è stato spiegato che non si tratta di una votazione libera, aperta a tutti: c' è una platea di iscritti predefinita. Insomma si tratta di uomini e donne che seguono la politica, conoscono le dinamiche della maggioranza e del governo gialloverde, capiscono le implicazioni che potrebbe avere la prevalenza del Sì al processo.

rousseau voto sul processo a salvini 2

 

I leghisti però assicurano che non c' è stata alcuna rassicurazione da parte del capo dei 5 Stelle, nessuna telefonata tra i due vicepremier. Tanto che il capo del Carroccio sarebbe rimasto sorpreso della decisione di affidare agli iscritti la scelta di cosa votare al Senato.

 

SALVINI DI MAIO

Certo, se ne parlava da giorni di questa possibilità, ma nessuno nella Lega credeva che gli alleati di governo arrivassero a scavalcare i propri parlamentari, cioè gli eletti da milioni di cittadini, lasciandosi trasportare dagli iscritti. Con la conseguenza che Manlio Di Stefano, preannuncia: «Se il popolo M5s voterà sì noi voteremo sì in Giunta delle autorizzazioni».

 

Anche se poi il sottosegretario agli Esteri aggiunge di ritenere che «l' autorizzazione a procedere non vada concessa perché parliamo di un consiglio ministri che ha agito collegialmente». Il problema per Di Stefano è che non si doveva arrivare a questo. A suo parere Salvini ha mostrato «un segno di debolezza»: «Doveva farsi processare e rinunciare all' immunità». L' esponente grillino è «ambiguo», reagiscono i leghisti, soprattutto ha sbagliato a usare il termine «immunità».

 

rousseau voto sul processo a salvini 1

Dal premier Giuseppe Conte a Di Maio nessuno ha mai usato questo parola che ha il significato di scudo a un' offensiva giudiziaria per reati gravi contro la Pubblica amministrazione, concussione, corruzione, appropriazione di denaro pubblico e altro che in passato giustificava il via libera al giudizio dei magistrati. Poi ci sono segnali che non fanno dormire sonni tranquilli al ministro dell' Interno.

GIUSEPPE CONTE LUIGI DI MAIO MATTEO SALVINI

 

Segnali che confermano i suoi sospetti e il rischio che «il gioco sfugga dalle mani di Luigi», appunto. Ieri su Facebook il gruppo consiliare M5s di Torino ha scritto che «non è corretto e non è accettabile che un ministro, o comunque un politico, possa sottrarsi a quelle forme di controllo e di responsabilità dei propri comportamenti, anche quando è nell' esercizio delle sue funzioni. Se questo dovesse avvenire sarebbe una minaccia per il concetto stesso di democrazia». Ecco «per questo come consiglieri comunali di Torino del M5S voteremo Sì sulla piattaforma alla richiesta di autorizzazione a procedere».

 

diciotti migranti

Silvio Berlusconi ha gioco facile nel dire che «ma che begli alleati si è trovato Salvini, ci pensi sopra anche su questo». Il Cavaliere ha tutto l' interesse a mettere zizzania tra Lega e 5 Stelle, vorrebbe che la storia gialloverde arrivi al capolinea. Salvini invece intende andare avanti anche dopo le elezioni europee, ma avrebbe preferito che Di Maio non tentasse di ricevere dagli iscritti alla piattaforma Rousseau un voto per tirarsi fuori da una situazione difficile, imbarazzante, per essere legittimato, forzare la mano ai senatori dubbiosi o perfino favorevoli al Sì.

CONTE SALVINI DI MAIO

 

 

In ogni caso è una mossa che spiazza Salvini e tra l' altro potrebbe non giovare allo stesso Di Maio. Il leghista non vuole credere a chi, soprattutto nell' opposizione, sostiene che si tratti di una votazione controllata, pilotata, che perfino verrà taroccata se dovessero prevalere il Sì. Non vuole prendere in considerazione roba del genere. Ma anche se fatte con le migliori intenzioni, potrebbero accadere di tutto .

 

 

3 – L'«ASTICELLA» DEI 5 STELLE PER IL VOTO SUL PROCESSO: «CI VORREBBE IL 70% DI NO»

Tommaso Labate per il "Corriere della Sera"

 

MARIO MICHELE GIARRUSSO

«Martedì saprete la nostra posizione». Il voto sulla piattaforma Rousseau è fissato per domani, a lui è stato anche chiesto di preparare un video per spiegare i termini della questione Salvini-Diciotti che potrebbe andare online già oggi, il canovaccio è stato già scritto ed è pronto per essere recitato, con tutte le parti in commedia già distribuite. Eppure c' è un motivo dietro la scelta di Michele Giarrusso, capogruppo pentastellato nella giunta per le autorizzazioni a procedere del Senato che dopodomani si esprimerà sulla richiesta dei magistrati di processare il titolare del Viminale, di dribblare microfoni e taccuini trincerandosi dietro quel «martedì saprete» e ignorando i passaggi intermedi.

 

Quel motivo rimanda alla doppia operazione impossibile che sull' asse Casaleggio Associati-Palazzo Chigi stanno mettendo in campo da almeno ventiquattr' ore, tentando in extremis uno dei due «miracoli» - perché di questo si tratta - che al momento appaiono decisamente fuori anche dalla portata di Giuseppe Conte e Luigi di Maio.

 

conferenza stampa su reddito di cittadinanza e quota 100 27

Il primo è tentare di convincere Salvini a rinunciare allo «scudo» di Palazzo Madama, di riportarlo cioè alla rotta iniziale («Che mi processino pure») poi invertita con l' ormai celebre lettera al Corriere . Ci avrebbero provato sia il presidente del Consiglio che il collega vicepremier, quest' ultimo forte - dopo la notizia della probabile iscrizione nel registro degli indagati della Procura di Catania - che analoga sorte potrebbe presto toccare anche a lui.

 

«Se rinviano a giudizio me o Toninelli, ci faremmo processare. Sicuro che a te vada ancora di passare per quello che si fa scudo del Senato?», è stata la sintesi del ragionamento sottoposto da Di Maio al titolare del Viminale.

MARIO MICHELE GIARRUSSO

 

Il secondo miracolo, visto che il primo difficilmente si realizzerà, è convincere Alessandro Di Battista a scendere in campo in difesa di Salvini.

 

Missione forse addirittura più impossibile della prima, visto che il leader dell' ala barricadera del M5S - intimamente convinto che i senatori debbano votare a favore della richiesta dei magistrati - è praticamente in rotta col gotha del Movimento da una settimana, da quando si è ritrovato sui giornali con gli scomodi galloni del «colpevole» della disfatta abruzzese.

CONTE TONINELLI

 

Un deputato molto ascoltato a Palazzo Chigi, evocando la notizia di calcio più commentata della settimana, arriva a dire che «con Alessandro siamo alle prese con una specie di caso Icardi all' Inter: è il nostro giocatore più forte ma la società è in rotta con lui, e viceversa». Una sua parola toglierebbe più di una castagna dal fuoco dell' ala «governista». A cui, se fallissero i due miracoli, non resterebbe che il piano A.

 

Già, il piano A. Sperare che a favore del lodo anticipato ieri dal sottosegretario agli Esteri Manlio di Stefano a Sky - «l' autorizzazione contro Salvini non va concessa perché parliamo dell' operato di un governo intero» - si esprima nella votazione della piattaforma Rousseau almeno il 70 percento dei votanti.

 

MANLIO DI STEFANO

Con la minoranza ristretta sotto il perimetro del 30 percento, nell' assemblea di deputati e senatori già convocata per lunedì sera, il dissenso interno su tutta la linea (Salvini ma anche il cambio della ragione sociale annunciato da Di Maio) potrebbe essere contenuto. Ma più di un segnale va nella direzione opposta. La (per ora) annunciata presenza di Di Battista, che pure non è parlamentare, potrebbe dar fuoco alle polveri. «Dobbiamo contenere i danni», continua a dire ai suoi Di Maio. Perché di questo si tratta. Per ora.

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