DUE PESCI E DUE MISURE - LA BILANCIA DELLA GIUSTIZIA ITTICA DI EMILIANO. QUAND'ERA PM MANDO' SOTTO PROCESSO UN AGENTE (ASSOLTO DOPO 12 ANNI DI CALVARIO GIUDIZIARIO) PERCHE ERA CONVINTO CHE AVESSE RICEVUTO IN REGALO SPIGOLE E COZZE DA ALCUNI INDAGATI - DA SINDACO L'AVER OTTENUTO IN DONO DA UN COSTRUTTORE INDAGATO TANTO DI QUEL PESCE PREGIATO DA RIEMPIRE UNA VASCA LO DEFINISCE UN BANALE ERRORE - IL FIGLIO DEL POLIZIOTTO ATTACCA L'ASTRO CADENTE DEL PD: "A DIFFERENZA SUA NOI NON ABBIAMO RICEVUTO E NEMMENO MANGIATO LE COZZE E LE SPIGOLE, MA LEI CI HA ROVINATO LA VITA"…

Gian Marco Chiocci e Massimo Malpica per il Giornale

Due pesci e due misure. Il sindaco di Bari - che ora chiede scusa per aver accettato «cozze e spigoloni» dagli imprenditori edili Degennaro, ma spiega di non voler dimettersi «per un po' di pesce» - da pm ha trascinato nella rete del maxiprocesso «Dolmen» un poliziotto, accusato ingiustamente di corruzione per aver ricevuto una «tangente ittica», ovviamente fresca e di qualità.

Una storia surreale «tutta a base di pesce», anche perché tra i protagonisti c'è l'ex superboss pentito Salvatore Annacondia, detto «Manomozza» per aver perso l'uso dell'arto pescando a strascico. A prendere di petto il sindaco per aver valutato diversamente episodi simili è Luigi de Gregorio, figlio di Vincenzo, ex sovrintendente della polizia a Trani all'inizio degli anni '90.

Luigi, dopo aver letto della vasca di cozze pelose, spigoloni, seppioline e astici che il sindaco di Bari ebbe in regalo dal gruppo di costruttori vicini alla sua giunta, ha preso carta e penna e ha scritto una lettera alla Gazzetta del Mezzogiorno. Che l'ha pubblicata col titolo «Mio padre poliziotto processato da Emiliano per una cesta di pesce mai ricevuta».

De Gregorio racconta l'odissea giudiziaria del padre, poliziotto oggi in pensione, tirato in ballo dallo stesso Annacondia e indagato dal «sindaco sceriffo» quando ancora indossava la toga come magistrato dell'Antimafia. E nella lettera attacca Emiliano. «Non credo siano sufficienti le scuse, sia pure pubbliche, per aver accettato e consumato questo pacco.

Un primo cittadino, un uomo di giustizia, integerrimo al dire comune, si autocondanna moralmente e fa pubblico mea culpa, pur non essendo accusato di nessun reato. Ma un errore l'ha commesso, perché lo stesso sindaco è ben cosciente che tali omaggi sono quanto mai pericolosi, e bisogna fare di più per convincere gli elettori baresi dell'integrità morale del primo cittadino».

Per il padre di Luigi De Gregorio, infatti, quel regalo ittico, mai ricevuto e dunque mai consumato (secondo la giustizia italiana che prima ha considerato prescritto il reato, e poi ha assolto l'uomo «per non aver commesso il fatto»), è stato foriero di anni di sofferenza. Nessuna attenuante per l'ex sovrintendente di Ps, ritenuto compromesso con il clan Annacondia anche per quei doni. Dopo l'avviso di garanzia, «mio padre - continua la lettera del figlio - ha dovuto subire un processo, il "Dolmen", lungo 12 anni, che ha visto assumere il ruolo di pm almeno per i primi e più intensi anni, il dottor Michele Emiliano».

E prima dell'assoluzione, ricorda ancora il figlio del poliziotto, «ci sono piovute addosso le critiche più sgradevoli, sguardi di sdegno da parte di chi ci conosceva, commenti biechi e condanne spregevoli da parte di chi, in queste occasioni, trova nelle disgrazie altrui gli unici spazi di autostima e la vaga sensazione di vivere sotto un cielo più blu di quello di altri». Insomma, «anche mio padre come lei, signor sindaco, ha cercato di preservare il buon nome e l'onorabilità della famiglia, soprattutto per proteggere quella dei propri figli, esattamente come lei ha dichiarato in un'intervista. Ma intanto nessuno ci ha ancora risarcito i rilevanti danni subiti per quattro spigole e cinquanta cozze pelose - a differenza sua - mai ricevute e consumate. Ma che ci hanno rovinato la vita».

Contattato dal Giornale a Trani, dove oggi si gode la meritata pensione, l'anziano poliziotto è di poche parole: «Sono stato accusato di corruzione per delle affermazioni false di un collaboratore di giustizia a cui gli inquirenti di allora hanno creduto ciecamente. La parola di un pentito che parlava di un regalo periodico che io avrei ricevuto, ossia appunto una cesta di pesce a settimana, evidentemente valeva più di quella di un poliziotto che da anni era in prima linea a combattere il crimine.

Emiliano da pubblico ministero ha preferito credere a quello (il pentito Annacondia, ndr) che a me, che pure per anni ho servito onestamente questo Stato. Evidentemente davo fastidio, e sono stato punito con accuse infamanti che solo dopo anni e anni di vicissitudini giudiziarie, si sono risolte come era naturale che si risolvessero: con il definitivo riconoscimento della mia totale estraneità ai fatti contestati».

Niente pesce per il poliziotto, dunque, mentre Annacondia lo amava al punto di averne guadagnato, come detto, il nome di battaglia, quel «manomozza» che faceva tremare il Nord Barese. Lo amava così tanto da parlarne anche nelle sue audizioni con l'Antimafia di Violante. Al quale racconta per esempio di una cena dell'86 con la Juventus in trasferta in Puglia, organizzata da un noto avvocato barese.

«Ero il suo consigliere nel fargli mangiare il pesce perché lui si fidava solo del pesce che io gli portavo. Lo dovevo pulire, gli consigliavo: questo lo puoi mangiare in questo modo, questo lo puoi mangiare in un altro modo», racconta il pentito di mafia. Ben altra storia quella di Emiliano. Una vita per la legalità, salvo ritrovarsi «pentito» di pesce.

 

 

MICHELE EMILIANONICHI VENDOLA E MICHELE EMILIANO MICHELE EMILIANOMICHELE EMILIANO - NEL TONDO ROBERTO DE SANTISGIANNI DE GENNARO MICHELE EMILIANO NICHI VENDOLA E MICHELE EMILIANObalducci emiliano desantis festeggiano insieme Ultras baresi Alberto Savaresi col sindaco Emiliano

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa

DAGOREPORT - LA RISSA CONTINUA DI LA RUSSA - L’ORGOGLIOSA  CELEBRAZIONE DELL’ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL MOVIMENTO SOCIALE, NUME TUTELARE DEI DELLE RADICI POST-FASCISTE DEI FRATELLINI D'ITALIA, DI SICURO NON AVRÀ FATTO UN GRANCHÉ PIACERE A SUA ALTEZZA, LA REGINA GIORGIA, CHE SI SBATTE COME UN MOULINEX IN EUROPA PER ENTRARE UN SANTO GIORNO NELLE GRAZIE DEMOCRISTIANE DI MERZ E URSULA VON DER LEYEN - DA MESI 'GNAZIO INTIGNA A FAR DISPETTI ALLE SORELLE MELONI CHE NON VOGLIONO METTERSI IN TESTA CHE A MILANO NON COMANDANO I FRATELLI D'ITALIA BENSI' I FRATELLI ROMANO E IGNAZIO LA RUSSA – DALLA SCALATA A MEDIOBANCA ALLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA, DAL CASO GAROFANI-QUIRINALE ALLO SVUOTA-CARCERI NATALIZIO, FINO A PROPORSI COME INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI DI ‘’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ E IL MAGNATE GRECO IN NOME DELLA LIBERTÀ D’INFORMAZIONE – L’ULTIMO DISPETTUCCIO DI ‘GNAZIO-STRAZIO ALLA LADY MACBETH DEL COLLE OPPIO… - VIDEO

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…