marco cappato

FENOMENOLOGIA DI MARCO CAPPATO BY FACCI: “GLI STUDI IN BOCCONI, IL LAVORO ALLA GALBANI, LA SCINTILLA CON PANNELLA E GLI ANNI A BRUXELLES. GLI ARRESTI, LA CAMPAGNA ANTIPROIBIZIONISTA E QUELLA SULL’EUTANASIA LEGALE - CAMPA COME PUÒ, PERCHÉ BATTAGLIARE FUORI DAL PALAZZO, SENZA STIPENDI, È DURA. AL CONSIGLIO COMUNALE MENEGHINO PRENDE SOLO DEI GETTONI DI PRESENZA…”

Filippo Facci per “Libero quotidiano”

marco cappato 2

 

Primi anni Novanta, siamo in un bar di via Carlo Alberto, a Monza, e al tavolino all' aperto c' è il segretario cittadino dei socialisti Antonio Cappato, poi il segretario cittadino dei Repubblicani Alberto Cappato (fratello del primo) e poi i di lui figli Massimo Cappato e Marco Cappato, radicale il primo e in divenire il secondo. Appassionate di politica sono anche le rispettive mogli o mamme, e il quadro insomma è la riproposizione delle loro cene di Natale dove in genere si scannano accoratamente in discussioni su questo o quel partito.

 

Allevati a pane e politica sin da bambini - domanda - potevano quindi i due ragazzi, Massimo e Marco, crescere come persone normali? Risposta: sì. Marco all' epoca ha studiato al liceo cattolico Villoresi (liceo per figli di papà) e nel 1994 è laureando in economia e commercio alla Bocconi; Massimo invece è laureato in ingegneria e comunque il radicale è lui, per ora: è diventato consigliere comunale prima ancora di finire gli studi. Ha conosciuto Pannella in un infuocato comizio a Monza, in piazza Trento e Trieste, dove il leader radicale urlò «palazzo di merda» contro un condominio degli anni Sessanta che deturpa la piazza ancor oggi; Pannella quel giorno guardò Massimo e prese a chiamarlo «Beautiful» per via della mascella alla Ridge Forrester.

marco cappato foto di bacco

 

Intanto Marco (Cappato) preparava la tesi di laurea sul «no profit globale» e sul Partito Radicale transnazionale, unico partito con sede all' Onu e ufficio a Manhattan. Così, per la sua tesi, Marco va a Roma e i radicali li intervista e conosce tutti. Anche Pannella, a cui si presenta come «fratello di Beautiful», ed ecco scattare la scintilla. Subito.

 

Quasi subito, cioè: prima Marco fa uno stage alla Galbani di Melzo e si occupa di controllo qualità in mezzo a salumi e mortadelle, oltre a mettere in piedi un giornalino interno ed essere accusato di comportamento antisindacale. Ma è bravo, come lo è il fratello che è militante radicale ma lavora anche per un' importante società di consulenza.

MARCO CAPPATO DJ FABO

Sinché viene il tempo delle scelte.

 

I CLUB PANNELLA

Massimo decide di buttarsi sul lavoro e lo farà con successo: fonderà una startup che oggi ha 250 dipendenti (Revevol) e che lavora con Google e Facebook; insieme a Sergio Marchionne ha curato il trasbordo di Fiat su Facebook oltre al «Citbot», un progetto sperimentale di intelligenza artificiale che sul sito dell' Associazione Coscioni risponde alle domande degli utenti. La scelta di Marco Cappato, invece, si decide in poche ore.

 

Aveva partecipato a congressi e raccolto firme referendarie, ricoperto incarichi nei «Club Pannella» (ne divenne segretario nazionale) ma è nel 1995 che il grande Marco gli telefona e gli dice che c'è un lavoro per lui ai radicali di Bruxelles: allora molla la Galbani e accetta, e la cosa gli permetterà anche di saltare il servizio militare o meglio l'obiezione di coscienza, che durava di più.

 

marco cappato

Lavora duro dal 1995 al 1998: metà dello stipendio lo gira al partito e l'altra metà lo mette via, visto che le vacche magre, per i radicali, sono la regola. E qui, diciamo, comincia la piena avventura radicale di Marco Cappato: che consiste nel dire cose giuste ma con troppo anticipo, così che dapprima sembrino sciocchezze; poi le cose giuste si riveleranno giuste, ma il buon radicale a quel punto sarà già passato a dire altre cose giuste con troppo anticipo, così che sembreranno altre sciocchezze. Il radicale è questo: resta fuori dal Palazzo, sembra che dica sempre sciocchezze e invece non ne dice mai, o quasi. Il radicale semina nel gelo dell' inverno, mentre altri, in climi più miti e comodi, raccoglieranno e si daranno ogni merito.

 

MARCO CAPPATO

NEW YORK

Marco Cappato, a Bruxelles, riesce anche a farsi arrestare per la prima volta: non stiamo neanche ad approfondire, c'entra col Coordinamento Radicale Antiproibizionista di cui era tesoriere. Resta in guardina poche ore, ma il curriculum ora è completo.

 

Può andare a New York come responsabile del Partito Radicale Transnazionale alle Nazioni Unite: oltre alla campagna antiproibizionista, partecipa a quella per l' istituzione del Tribunale penale internazionale che ha un certo successo, e di lui scrive anche il Washington Post. Di seguito, diventerà europarlamentare subentrando a Emma Bonino (catturata dalle sirene del governo Prodi) e viene premiato dalla rivista «European Voice» per la sua campagna per la protezione dei dati personali a margine della lotta al terrorismo.

 

Tutta roba di cui in Italia si sa poco, mentre si sa che in quel periodo Marco prende a cuore l' Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica: e qui enumerare tutte le battaglie dell' Associazione diventa complicato, anche perché sono tutte battaglie combattute fuori dal palazzo e nel disinteresse generale dei media.

 

L'arrivo di Marco Cappato e della madre di Fabiano Antoniani al momento di preghiera dedicato alla memoria di Antoniani, conosciuto come DJ Fabo © ANSA 16

Cappato combatte per abolire la retriva legge sulla fecondazione assistita (poi cancellata dalla Corte Costituzionale, allora come oggi) e, dopo esser diventato segretario dell' Associazione nel 2005, sostiene la battaglia di Piergiorgio Welby (un malato di distrofia che chiede il distacco del respiratore) sino a ottenere l' interruzione delle terapie tra mille polemiche.

 

Naturalmente non fa tutto da solo: ma lui c'è sempre. È ovunque, a fare tutto. Si fa arrestare in Russia nel sollecitare il primo Gay Pride moscovita, conduce campagne contro l' assenteismo al Parlamento Europeo e poi da Bruxelles precipita al Consiglio comunale di Milano, dove riesce a rompere i coglioni anche lì. Ricorre contro l' elezione di Roberto Formigoni a Presidente di Regione Lombardia, denunciando una falsificazione delle firme a sostegno: ma i giudici gli daranno ragione troppo tardi.

 

Non molla l'Associazione Coscioni - anzi - e nel 2012 comincia la battaglia per l' eutanasia legale. Presenta leggi di iniziativa popolare rimaste lettera morta, si autodenuncia per aver aiutato pazienti a ottenere l' eutanasia, coinvolge volti noti e meno noti nella campagna, ma ogni volta sbatte contro il ritardo culturale di una politica che registra sempre nuovi distacchi dalla realtà a dispetto di crescenti populismi e intolleranze. Niente sembra poter illuminare il grigio di quella clandestinità dove il decesso di centinaia di migliaia di persone è accompagnato da un intervento non dichiarato dei medici.

marco cappato 2

 

LE DIFFICOLTÀ

Intanto Marco Cappato campa come può, perché battagliare fuori dal palazzo, senza stipendi, è dura. Al consiglio comunale meneghino prende solo dei gettoni di presenza, ma in compenso matura l'idea meno radicale della sua vita: sposarsi. «Coup de foudre» commenta Pannella, stranito quando apprende che Marco andrà addirittura in viaggio di nozze: i radicali non vanno mai in vacanza.

 

Lei è Simona Voglino Levy, tra altro ex apprezzata collaboratrice di Libero: ha conosciuto Marco intervistandolo per Telelombardia. Il neo marito è già sposato coi Radicali di Pannella, e lei lo sa, ma in casa la gerarchia è tutt'altra: comanda Luigi (il cane) e poi c'è Simona e ultimo lui, che impalma la moglie in una spiaggia di Forte dei Marmi con un sindaco socialista a officiare, e poi se ne va in Sudamerica. Che borghese. Ma Cappato, si diceva, è anche una persona normalissima, calma, ordinaria anche se morigerata nello stile di vita.

 

Ha la patente, ma non ha mai avuto una macchina. È tesoriere dell' Associazione Coscioni, ed è lui ad aver deciso il proprio stipendio: 2700 euro. Per fare? Per farsi processare, rischiare seriamente la galera e costringere la classe politica a digerire le leggi che il Parlamento non ha il coraggio o la capacità di fare. I radicali rompono i coglioni, citano sempre le leggi sull'aborto e sul divorzio: ma senza di loro ne saremmo ancora privi, o chissà quando le avremmo avute. Ora siamo al suicidio assistito, al diritto che scelga, ciascuno, se soffrire inutilmente o no. La battaglia continua. Pannella. Cappato. Da Marco a Marco.

Ultimi Dagoreport

matteo salvini roberto vannacci giorgia meloni massimiliano fedriga luca zaia

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA GLI OCCHI PUNTATI SULLA TOSCANA! NELLA REGIONE ROSSA SARÀ CONFERMATO EUGENIO GIANI, MA ALLA DUCETTA INTERESSA SOLO REGISTRARE IL RISULTATO DELLA LEGA VANNACCIZZATA – SE IL GENERALE, CHE HA RIEMPITO LE LISTE DI SUOI FEDELISSIMI E SI È SPESO IN PRIMA PERSONA, OTTENESSE UN RISULTATO IMPORTANTE, LA SUA PRESA SULLA LEGA SAREBBE DEFINITIVA CON RIPERCUSSIONI SULLA COALIZIONE DI GOVERNO – INOLTRE ZAIA-FEDRIGA-FONTANA SONO PRONTI A UNA “SCISSIONE CONTROLLATA” DEL CARROCCIO, CREANDO DUE PARTITI FEDERATI SUL MODELLO DELLA CDU/CSU TEDESCA - PER LA MELONI SAREBBE UNA BELLA GATTA DA PELARE: SALVINI E VANNACCI POTREBBERO RUBARLE VOTI A DESTRA, E I GOVERNATORI IMPEDIRLE LA PRESA DI POTERE AL NORD...

matteo salvini luca zaia giorgia meloni orazio schillaci

FLASH! – L’”HUFFPOST” RIPORTA CHE SALVINI VUOL CONVINCERE LUCA ZAIA A PORTARE IL SUO 40% DI VOTI IN VENETO MA SENZA CHE IL SUO NOME BRILLI SUL SIMBOLO – PER ACCETTARE IL CANDIDATO LEGHISTA STEFANI, LA MELONA INSAZIABILE, PAUROSA CHE L’EX GOVERNATORE VENETO PORTI VIA TROPPI VOTI A FDI, L’HA POSTO COME CONDIZIONE A SALVINI – PER FAR INGOIARE IL ROSPONE, OCCORRE PERÒ CHE ZAIA OTTENGA UN INCARICO DI PESO NEL GOVERNO. IL MAGGIORE INDIZIATO A LASCIARGLI LA POLTRONA SAREBBE ORAZIO SCHILLACI, MINISTRO TECNICO IN QUOTA FDI, ENTRATO IN COLLISIONE CON I TANTI NO-VAX DELLA FIAMMA - AVVISATE QUEI GENI DI PALAZZO CHIGI CHE ZAIA SUI VACCINI LA PENSA ESATTAMENTE COME SCHILLACI…

monique veaute

NO-CAFONAL! – ARCO DI TRIONFO PER MONIQUE VEAUTE, QUELLA VISPA RAGAZZA FRANCESE CHE NEL 1984 GIUNSE A ROMA PER LAVORARE ALL’ACCADEMIA DI FRANCIA DI VILLA MEDICI - DA ABILISSIMA CATALIZZATRICE DI GENIALI E VISIONARIE REALTÀ ARTISTICHE INTERNAZIONALI, DETTE VITA A UN FESTIVAL CHE SCOSSE LO STATO DI INERZIA E DI AFASIA CULTURALE IN CUI ERA PIOMBATA ROMA DOPO L’ERA DI RENATO NICOLINI – L'ONORIFICENZA DI ''COMMANDEUR DE L'ORDRE DES ARTS ET DES LETTRES'' NON POTEVA NON ESSERE CONSEGNATA DALL’AMBASCIATORE FRANCESE SE NON A VILLA MEDICI, DOVE 40 ANNI FA TUTTO È NATO….

de luca manfredi schlein tafazzi conte landini silvia salis

DAGOREPORT - LA MINORANZA DEL PD SCALDA I MOTORI PER LA RESA DEI CONTI FINALE CON ELLY SCHLEIN. L’ASSALTO ALLA GRUPPETTARA (“NON HA CARISMA, CON LEI SI PERDE DI SICURO”), CHE HA TRASFORMATO IL PD DA PARTITO RIFORMISTA IN UN INCROCIO TRA UN CENTRO SOCIALE E UN MEETUP GRILLINO – NONOSTANTE LA SONORA SCONFITTA SUBITA NELLE MARCHE E IL FLOP CLAMOROSO IN CALABRIA, LA SEGRETARIA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA RESISTE: TRINCERATA AL NAZARENO CON I SUOI FEDELISSIMI QUATTRO GATTI, NEL CASO CHE VADA IN PORTO LA RIFORMA ELETTORALE DELLA DUCETTA, AVREBBE SIGLATO UN ACCORDO CON LA CGIL DI “MASANIELLO” LANDINI, PER MOBILITARE I PENSIONATI DEL SINDACATO PER LE PRIMARIE – IL SILENZIO DEI ELLY ALLE SPARATE DI FRANCESCA ALBANESE - I NOMI DEL DOPO-SCHLEIN SONO SEMPRE I SOLITI, GAETANO MANFREDI E SILVIA SALIS. ENTRAMBI INADEGUATI A NEUTRALIZZARE L’ABILITÀ COMUNICATIVA DI GIORGIA MELONI – ALLARME ROSSO IN CAMPANIA: SE DE LUCA NON OTTIENE I NOMI DEI SUOI FEDELISSIMI IN LISTA, FICO RISCHIA DI ANDARE A SBATTERE…

emmanuel macron

DAGOREPORT – MACRON, DOMANI CHE DECIDERAI: SCIOGLI IL PARLAMENTO O RASSEGNI LE DIMISSIONI DALL'ELISEO? - A DUE ANNI DALLA SCADENZA DEL SUO MANDATO PRESIDENZIALE, IL GALLETTO  È SOLO DI FRONTE A UN BIVIO: SE SCIOGLIE IL PARLAMENTO, RISCHIA DI RITROVARSI LA STESSA INGOVERNABILE MAGGIORANZA ALL’ASSEMBLEA NAZIONALE – PER FORMARE IL GOVERNO, LECORNU SI È SPACCATO LE CORNA ANDANDO DIETRO AI GOLLISTI, E ORA FARÀ UN ULTIMO, DISPERATO, TENTATIVO A SINISTRA CON I SOCIALISTI DI OLIVIER FAURE (MA MACRON DOVRA' METTERE IN SOFFITTA LA RISANATRICE RIFORMA DELLE PENSIONI, DETESTATA DAL 60% DEI FRANCESI) – L’ALTERNATIVA E' SECCA: DIMETTERSI. COSÌ MACRON DISINNESCHEREBBE MARINE LE PEN, INELEGGIBILE DOPO LA CONDANNA - MA È UN SACRIFICIO ARDUO: SE DA TECNOCRATE EGOLATRICO, CHE SI SENTIVA NAPOLEONE E ORA È DI FRONTE A UNA WATERLOO, SAREBBE PORTATO A DIMETTERSI, TALE SCELTA SAREBBE UNA CATASTROFE PER L'EUROPA DISUNITA ALLE PRESE CON LA GUERRA RUSSO-UCRAINA E UN TRUMP CHE SE NE FOTTE DEL VECCHIO CONTINENTE (LA FRANCIA E' L'UNICA POTENZA NUCLEARE EUROPEA E UN POSTO NEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU), COL PERICOLO CONCRETO DI RITROVARSI ALL'ELISEO BARDELLA, IL GALLETTO COCCODE' DI LE PEN, CHE NEL 2014 AMMISE A "LE MONDE" DI AVER RICEVUTO UN FINANZIAMENTO DI 9 MILIONI DA UNA BANCA RUSSA CONTROLLATA DA PUTIN...